Societa' Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare
BIBLIOTECA DIGITALE

In collaborazione con:
Dipartimento di Scienze Biochimiche "A. Rossi Fanelli"
Istituto Pasteur - Fondazione Cenci Bolognetti
Sapienza Universita' di Roma
 
 


TRATTATO DELLE MEMBRANE IN GENERALE
M.F. SAVERIO BICHAT

Prima edizione italiana
Giuseppe Brancadoro e comp., Roma 1833

Biblioteca del Dipartimento di Scienze Biochimiche A. Rossi Fanelli
Universita' di Roma "Sapienza"
Societa' Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare (SIB)
Trascrizione e annotazioni di Andrea Bellelli

Francesco Saverio Bichat nacque il 14 novembre 1771 a Thoirette, nel Jura, e mori' a Parigi il 22 luglio (3 termidoro secondo la terminologia rivoluzionaria) 1802, all'eta' di trentuno anni. Il padre, Giovanni Battista, era un medico ed aveva studiato a Montpellier, uno dei centri della teoria vitalistica. Francesco Saverio studio' la medicina a Lione con Petit e poi a Parigi con Desault; alla morte di quest'ultimo gli subentro' nei ruoli di chirurgo e anatomista. Nel 1796 fondo' la Societa' di Medicina insieme con i piu' importanti medici francesi dell'epoca: Dupuytren, Pinel, Cabanis, Corvisart. Nel 1799 pubblico' il Trattato delle Membrane, la sua opera piu' importante. Mori' probabilmente per le complicanze di una infezione contratta nel corso delle autopsie, e forse per una concomitante tubercolosi polmonare.
Il testo originale viene qui fedelmente trascritto, con un minimo di correzioni o annotazioni indicate tra parentesi quadre per agevolarne la lettura; in particolare e' mantenuta l'ortografia originale, oggi alquanto obsoleta. Ho sostituito pero' quei caratteri (ad es. accentati) che non tutti i browsers di rete leggono correttamente e ho corretto gli errori di stampa. Nonostante lo stile a tratti pesante del testo e della traduzione, risalta chiarissima fin dai primi capitoli l'intuizione fondamentale di Bichat, secondo la quale gli organi, tra loro diversi, sono spesso composti di "membrane" tra loro simili o uguali: e' la nascita dell'istologia. Non mancano inoltre considerzioni di fisiologia sostenute da esperimenti di vivisezione, oggi inaccettabili, ma all'epoca comuni. Bichat e' un tardo seguace del vitalismo, che appare ovunque nel Trattato ma viene piu' compiutamente sistematizzato in altre opere di quali le Ricerche Fisiologiche sulla Vita e sulla Morte; il definitivo superamento del vitalismo avverra' tra il 1830 e la fine del secolo, con le scoperte della chimica, della microbiologia e della biochimica. AB

ARTICOLO PRIMO
Considerazioni generali sulla classificazione delle membrane.
1. Le membrane non sono state, fino a quest'epoca, un'oggetto particolare delle ricerche degli anatomici. Questo genere di organi, disseminati, per cosi' dire, in tutti gli altri, concorrente alla struttura del maggior numero di essi, avente rade volte una esistenza isolata, non e' stato giammai da essi esaminato. Ne hanno i medesimi unita la storia a quella degli organi rispettivi sopra i quali esse spiegansi. Il pericardio e il cuore, la pleura ed il polmone, il peritoneo e gli organi gastrici, la sclerotica e l'occhio, il glande ed il suo mucoso inviluppo, gl'intestini e le loro tuniche fungose, appartengono, sempre nelle loro opere, al medesimo capitolo. E' questo, per la descrizione, il corso piu' semplice e senza dubbio il migliore; ma, seguendolo, gli anatomici colpiti dalla differenza di struttura degli organi, hanno obbliato che le di loro membrane respettive potevano avere dell'analogia; essi hanno trascurato di stabilire tra le medesime delle approssimazioni ed e' questa una essenziale laguna.

2. La scienza e' qui mancante di quelle considerazioni generali che nei nostri libri anatomici precedono il trattato di ciascun sistema organico, come i sistemi nervoso, vascolare, muscolare, osseo, legamentoso, ecc.; considerazioni che formano la piu' bella parte dello studio della struttura animale, e che ci mostrano la natura uniforme da per tutto ne' suoi processi, variabile soltanto nei loro risultamenti, avara dei mezzi che essa impiega, prodiga degli effetti che ne ottiene, modificando in mille maniere alcuni principii generali, i quali, differentemente applicati, presiedono alla nostra economia, e ne costituiscono gl'innumerevoli fenomeni.

3. Haller, il quale sotto il semplice rapporto della erudizione, delle esperienze, e della osservazione, sembra aver esaurito ciascun punto dall'anatomia, non ha fatto, per cosi' dire, che subodorare questo. Egli non stabili'nel suo articolo sulle membrane in generale, alcuna linea di demarcazione tra loro; una tessitura analoga le confonde tutte; esse non sono agli occhi suoi che una modificazione dell'organo cellulare, il quale fornisce loro una base comune sempre facile ad essere ricondiotta al suo stato primitivo. Questa opinione, vera sotto un rapporto, sara' evidentemente provata falsa sotto molti, nel tratto di quest'opera. Qui la minor riflessione e' sufficiente per comprendere che questi organi devono differire, non solamente per la maniera, in cui e' ordinata, incrociata la fibra, che le forma; ma ben'anche per la natura di questa fibra stessa; che v'e' tra loro differenza di composizione, come di tessuto. Questa composizione potrebbe essere in fatti la medesima in alcune parti distinte della loro conformazione esterna, dalle loro proprieta' vitali, dalle loro funzioni?

4. Molti medici celebri hanno, dopo Haller, conosciuto questa verita'; hanno essi sentito che nel sistema membranoso, diversi limiti erano da stabilirsi tra alcuni organi fino a questo momento confusi. L'osservazione dei caratteri infinitamente varii che prende l'infiammazione in ciascuna mambrana ne ha loro indicata principalmente la necessita'; perche' spesso lo stato morboso, [piu'] che lo stato sano, sviluppa nettamente la differenzadegli organi tra loro; perche' nell'uno piu' che nell'altro caso, le loro forze vitali mostransi decisissime. Il signor Pinel, seguendo questi principii ha stabilito una giudiziosa approssimazione tra la struttura differente, e le differenti affezioni delle membrane; nel leggere una tal'opera, mi si e' presentata questa idea , abbenche' per altro, vi si trovino, come si vedra', molti risultamenti differentissimi da quelli da lui annunziati.

5. Allorche' si osservano con un sol colpo d'occhio in generale tutte le membrane dell'organica economia, sembra che la classificazione debba essere compostissima , tanto relativamente alla loro sorprendente molteplicita', quanto a cagione della loro apparente varieta' in ciascuna regione. Non e' esagerare la proporzione interna colla pelle, il fissarla da otto ad uno e se fosse possibile il riunirle tutte in una medesima superficie, forse niuna offrirebbe un'aspetto esattamente simile a quello delle altre. Per poco che si rifletta per altro alla loro struttura , e alle loro funzioni, vedesi facilmente che molte si approssimano, e che quantunque una conformazione esterna diversa sembri distinguerle questa diversita' non e' che nella forma , e non nel fondo della loro organizzazione.

6. Fa d'uopo dunque fissare con precisione quali membrane appartengono alla medesima classe, quali sono quelle che si separano, o si approssimano tra loro: ora osserviamo qui che i caratteri delle nostre divisioni non devono essere fondati sopra lacuni attributi esterni, stranieri, per cosi' dire, alla natura dell'organo; ma besni' sopra questa stessa natura. Non e' che sulla identita' simultanea della conformazione esterna della struttura, delle proprieta' vitali, e delle funzioni che deve essere fondata l'attribuzione di due membrane ad una medesima classe. lasciamo alle altre scienze i metodi artificiali di distribuzioni; non e' che dai metodi naturali che noi possiamo essere, in questo caso, condotti ad utili risultamenti.

7. Classificando le membrane secondo questi principii, noi possiamo, io credo, riportarle a due divisioni generali: l'una comprendera' le membrane semplici, l'altra le membrane composte. Io chiamo membrane semplici quelle, l'esistenza isolata delle quali non legasi, che per mezzo di rapporti indiretti di organizzazione, colle parti vicine; una membrana composta e' quella che risulta dall'insieme di due o tre delle precedenti, e che ne unisce i caratteri, spesso differentissimi.

8. Possono distribuirsi in tre classi le membrane semplici. La prima e' quella delle membrane mucose, la denominazione delle quali la prendo dal fluido che ne umetta abitualmente la superficie libera, e che e' fornito di dalle piccole glandole inerenti alla loro struttura; esse rivestono l'interno di tutti gli organi cavi, che comunicano all'esterno per le diverse aperture, dalle quali e' forata la pelle: tali sono le cavita' della bocca, dell'esogfago, dello stomaco, degl'intestini, della vescica, della matrice; colle fosse nasali, con tutti i condotti escretori ecc. Trovansi nella seconda classe le membrane sierose, caratterizzate anch'esse dal fluido linfaticoche le lubrifica continuamente, e che separato, per esalazione della massa del sangue, differisce dal precedente in ragione di uscirne per via di secrezione. Enumeransi in questa classe il pericardio, la pleura, il peritoneo, la tunica vaginale, l'aracnoide, la membrana sinoviale delle articolazioni, quella della guaina dei tendini, ecc. La terza classe in fine, comprende le membrane fibrose, chiamate cosi' per la loro tessitura, che non sono umettate da alcun fluido, che son composte da una fibra bianca analoga ai tendini, ed alle quali si riferiscono il periostio, la dura madre, la sclerotica, l'inviluppo del corpo cavernoso, le aponeurosi, le capsule articolari, le guaine tendinose, ecc. Io non espongo alcuno dei caratteri di queste membrane in appoggio della sopra indicata divisione; la loro descrizione servira' a stabilire tutte le loro differenze, e con cio' anche a provare la esattezza della demarcazione stabilita fra loro.

9. Ciascuna delle precedenti membrane semplici concorre in diverse parti, a formare le membrane composte, che io divido in fibro-sierose, sero-mucose, e fibro-mucose.

10. Oltre le membrane semplici e composte delle quali ho parlato, ve ne sono ancora molte, le quali, o del tutto incognite nella loro organizzazione, o conosciute ma isolate, esistono sole della loro specie, [e] non possono far parte di una classificazione qualunque.

11. Finalmente, le membrane accidentalmente sviluppate nello stato morboso, tali come la pellicosa delle cicatrici, la saccoccia membranosa che formano le cisti ecc., meritano anch'esse di divenir l'oggetto delle nostre ricerche; sia per loro medesime, sia per la loro analogia colle membrane naturali.

ARTICOLO SECONDO: DELLE MEMBRANE MUCOSE
I. Della estensione e del numero delle membrane mucose
12. Occupano le membrane mucose, come abbiam detto, l'interno delle cavita' comunicanti colla pelle per le sue diverse aperture; il loro numero a primo colpo d'occhio e' considerabilissimo, perche' gli organi all'interno dei quali esse si ripiegano, sono moltissimi. Lo stomaco, la vessica, l'uretra, la matrice, gli ureteri, gl'intestini ecc. ecc., prende ciascuno da queste membrane una parte della sua struttura; nulla di meno se si considera che da per tutto sono esse continue, prolungandosi le une dalle altre come esse nascono primitivamente dalla pelle, si comprendera' che questo numero deve essere singolarmente limitato. Ravvisandole infatti cosi', non separatamente in ciascuna parte, ma nel tempo medesimo sopra tutte quelle nelle quali esse continuansi, si vede che riduconsi a due superfici generali, di cui le altre tutte sono porzioni.

13. La prima di queste due superfici, penetrando per la bocca, per il naso, per la faccia anteriore dell'occhio, 1^ tapezza la prima e la seconda di queste cavita', prolungasi dall'una nei condotti escretori delle parotidi, delle ghiandole sub-mascellari; dall'altra, in tutti i seni, forma la congiuntiva, s'insinua nei punti lacrimali , nel canale e sacco nasale, e si continua nel naso; 2^ discende nella faringe, ed ivi fornisce un prolungamento alla tromba di Eustachio, la quale li' penetra nell'orecchia interna [media], e, come vedremo, la tapezza; 3^ s'insinua nella trachea, e spiegasi sopra tutte le vie aeree; 4^ penetra nell'esofago e nello stomaco; 5^ propagasi nel duodeno, ove fornisce due prolungamenti destinati, l'uno al condotto coledoco, ai numerosi vasi dell'epatico, ai cistici ed alla vescichetta; l'altro al pancreatico, e alle sue diverse branche; 6^ si continua negl'intestini tenui e crassi, e termina in fine all'ano, ove vedesi identificare colla pelle.

14. La seconda membrana mucosa generale penetar nell'uomo per l'uretra, da dove spiegasi, per una parte sulla vescica, sugli ureteri, sulle pelvi, sui calici, sui mamelloni, e sui condotti capillari, che apronsi alla loro sommita', dall'altra parte essa s'insinua nei tubi escretori della prostata, nei condotti eiaculatori, nelle vescichette seminali, nei canali deferenti, e nelle branche mille volte ripiegate che loro danno origine. Nella donna questa membrana s'introduce per la vulva, e penetrando da un lato, per l'uretra, diportasi, come nell'uomo, sugli organi orinari, dall'altro lato vedesi entrare nella vagina, tapezzarla egualmente che la matrice e le tube, e continuarsi in seguito col peritoneo per l'apertura di questi condotti. E' questo il solo esempio, nella economia, di una comunicazione stabilita tra le superficie mucose e le sierose.

15. Questa maniera d'indicare il tragitto delle superfici mucose, dicendo che esse prolungansi, s'insinuano, penetrano, ecc. da una cavita' all'altra, non e' senza dubbio conforme al corso della natura, la quale crea in ciascun organo delle membrane che gli appartengono, e non le estende cosi' di mano in mano; ma la nostra maniera di considerarle si accommoda meglio a quel linguaggio; di cui la minor riflessione rettifica il senso.

16. Riportando cosi' a due membrane generali tutte le superfici mucose, io sono non solamente appoggiato alla ispezione anatomica, ma l'osservazione patologica mi fornisce ben'anche e dei punti di demarcazione tra esse, e dei punti di contatto tra le diverse porzioni delle membrane, delle quali ciascuna e' l'insieme. Nei diversi quadri di epidemie catarrali, delineati dagli autori, vedesi frequentemente l'una di queste membrane essere attaccata in totalita', l'altra, al contrario, restare intatta; non e' raro di osservare principalmente un'affezione generale della prima, di quella che prolungasi dalla bocca, dal naso, e dalla superficie dell'occhio nelle vie alimentari, e nei bronchi. L'ultima epidemia osservata a Parigi, dalla quale e' stato lo stesso sig. Pinel attaccato, portava questo carattere; quella del 1761, descritta da Razous, lo presentava egualmente; quella del 1732, descritta nelle Memorie della Societa' di Edimburgo, mostro' lo stesso fenomeno; ora, non vedesi in tali casi un'affezione corrispondente nella membrana mucosa, che spiegasi sugli organi orinari e su' quelli della generazione. Vi e' qui dunque[:] 1^ analogia tra le porzioni della prima per la uniformita' di affezione; 2^ demarcazione tra le due, per l'integrita' dell'una, e la malattia dell'altra.

17. Vedesi altresi' che, l'irritamento di un punto qualunque di una di queste membrane determina frequentemente un dolore in un'altro punto della membrana medesima, il quale non e' irritato. Cosi' il calcolo nella vescica cagiona un dolore alla punta del glande; la presenza dei vermi negli intestiniun prurito alla punta del naso ecc. ecc. Ora in questi fenomeni puramente simpatici, e' infinitamente raro che l'irritamento parziale dell'una di queste due membrane, attacchi dolorosamente una delle parti dell'altra.

18. Devesi dunque, in conseguenza della ispezione, e della osservazione, considerare la superficie mucosa in generale, come formata di due grandi membrane, successivamente spiegate sopra molti organi non aventi fra loro comunicazione che per la pelle, la quale serve loro d'intermedio, e che continuandosi con entrambe, concorre con esse a formare una membrana generale, da per tutto continua, che avviluppa esternamente l'animale, e che prolungasi internamente sul maggior numero delle di lui parti essenziali. Comprendesi che esister devono degl'importanti rapporti tra la porzione interna, e la porzione esterna di questa membrana unica: anche questo ci verra' dimostrato dalle ulteriori ricerche.

II. Organizzazione esterna delle membrane mucose
19. Ogni membrana mucosa presenta due superfici: l'una aderente agli organi vicini, e l'altra libera, coperta di villosita', sempre umida di un fluido mucoso. Merita ciascuna una particolare attenzione.

20. La superficie aderente corrisponde quasi da per tutto ai muscoli. La bocca, la faringe, tutto il condotto alimentare, la vescica, la vagina, la matrice, una porzione dell'uretra ecc. presentano uno strato muscolare, abbracciante all'esterno la loro tunica mucosa, la quale e' all'interno.Questa disposizione coincide perfettamente, negli animali a pannicolo carnoso, con quella della pelle; che d'altronde si approssima tanto, come vedremo alla struttura delle membrane mucose, e che, come abbiam veduto, e' loro da per tutto continua. Nell'uomo, l'organo cutaneo presenta ancora qua e la alcune tracce di questo muscolo esterno, come osservasi al pellicciaio, al palmare cutaneo, agli occipitali, ai frontali, alla maggior parte di muscoli della faccia ecc. Questa disposizione delle membrane mucose, fa che sieno esse agitate dai moti abituali di contrazione e di dilatazione, i quali favoriscono la secrezione che vi si opera, e le altre diverse funzioni, di cui esse sono la sede.

21. L'inserzione di questo strato muscolare non si fa immediatamente alla faccia esterna delle membrane mucose, ma bensi' secondo Albino, ad uno strato denso di tessuto cellulare, il quale e' stato da tutti gli autori descritto allo stomaco, agli intestini, alla vescica ecc. sotto il nome di tunica nervosa; ma che bene esaminato, non presenta alcun carattere analogo a quello indicato con questo nome. L'esperienza del soffiamento, per mezzo della quale viene ricondotta al suo stato primitivo, non e' tanto facile quanto Albino, ed altri hanno preteso; questo e' quello che mi ha fatto sospettare che la sua natura non fosse cellulare; che essa fosse probabilmente di tessitura fibrosa, formata dall'insieme, e dall'incrociamento di una innumerevole moltitudine di tendini delicatissimi, ed appena visibili, offrenti dei punti di origine, e di termine a tutte le fibre carnose dello strato muscolare, le quali, come ognun sa, non descrivono giammai dei circoli intieri, ma bensi' dei segmenti piu' o meno estesi di questa curva. Io confesso che questo sospetto, quantunque molto verisimile, non e' fondato sopra alcuna esperienza rigorosa e decisiva.

22. Qualunque sia per altro la natura di questa membrana intermedia alla mucosa ed alla muscolare, essa ha evidentemente una tessitura densa, stretta, che le da una resistenza molto analoga a quella di uno strato fibroso. Da essa riceve l'organo la sua forma: la seguente esperienza lo prova. Prendete una porzione d'intestino, toglietele, in un punto qualunque, questo strato, come anche la sierosa, e la muscolare; soffiatevi in seguito dell'aria, dopo averla legata inferiormente; l'aria determina in questo punto un'ernia della tunica mucosa. Voltate quindi un'altra porzione d'intestino, privatela in un piccolo spazio, della sua membrana mucosa, e di questa, il soffiamento produrra' sulle tuniche sierose e muscolari il medesimo fenomeno che nel caso precedente ha esso determinato sulla mucosa: a questo strato intermedio deve dunque attribuirsi la sua resistenza alle sostanze atte a diste[nde]re. Diciamo altrettanto dello stomaco, della vescica, dell'esofago, ecc.

23. La superficie libera delle membrane mucose, quella che e abitualmente umettata dal fluido da cui prendono esse il nome, presenta due specie di crespe o di piegature. Le une inerenti alla struttura di queste membrane, vi s'incontrano costantemente, qualunque sia lo stato di dilatazione o di stringimento dell'organo; tali sono il piloro, le valvole conniventi degl'intestini tenui, quella del Bauchino, ecc. Queste pieghe sono non solamente formate dalla membrana mucosa, ma ben'anche dalla tunica intermedia, di cui abbiamo parlato, la quale prende in questi luoghi una densita' ed una grossezza considerabile, e che assicura la di lei solidita'.

24. Le altre pieghe sono, per cosi' dire, accidentali, e non osservansi che nel tempo della contrazione dell'organo: tali sono quelle dell'interno dello stomaco, degl'intestini crassi ecc. Nel maggior numero dei cadaveri umani protati nei nostri anfiteatri, queste pieghe, delle quali parlasi tanto per lo stomaco, non sono suscettibili di esservi osservate, perche' per lo piu' il soggetto e' morto in coneguenza di una affezione che ha in lui alterato le forze vitali al punto d'impedire qualunque azione di questo viscere, di maniera che, quantunque si trovi egli frequentemente in istato di vacuita', le di lui fibre non sono in modo alcuno contratte.

25. Nelle esperienze sugli animali viventi, al contrario, queste pieghe sono visibilmente; ed ecco come possono dimostrarsi. Fate copiosamente mangiare i bevere un cane; apritelo all'istante, e fendete lo stomaco lungo la grande curvatura: niuna piega e' allora apparente; ma poco dopo esso contraesi; i suoi lembi si ristringono, e tutta la superficie mucosa copresi di crespe elevatissime, in forma di circonvoluzioni. Si ottiene il medesimo risultamento, strappando da un'animale, da poco ucciso, lo stomaco, distendendolo coll'aria, ed aprendolo subito, o ben'anche fendendolo subito nel suo stato di vacuita', e stirandolo in senso opposto pei suoi lembi, esso distendesi; le sue crespe spariscono, e se si cessa dal distenderlo, esse si riformano all'istante manifestissimamente.

26. Io osservo, relativamente al soffiamento dell'aria nello stomaco, che, distendendolo coll'ossigeno, non vengono determinate dal contatto di questo gas delle crespe piu' decise, e, per conseguenza una contrazione piu' forte, che facendo uso, pel medesimo oggetto, del gas acido carbonico. Presenta questa esperienza un risultamento molto simile a cio' che io ho osservato, rendendo alcuni animali enfisematici con differenti fluidi aereiformi. Le rane, e i porci d'India (sono queste le due specie scelte per avere un'esempio negli animali a sangue rosso e freddo, ed in quelli a sangue rosso e caldo), non presentano che pochissima differenza nella loro irritabilita', e nella loro suscettibilita' galvanica, sia che essi sieno stati gonfiati coll'ossigeno, o col gas acido carbonico, e che conseguentemente i loro muscoli sieno stati in contatto coll'uno o coll'altro, risultamento differente da quello delle diverse asfissie. Vivono essi benissimo con questo enfisema artificiale, il quale va a terminare poco a poco col dissiparsi. L'enfisema prodotto col gas nitroso e' costantemente mortale, e il contatto di questo gas sembra colpire i muscoli di atonia. Disteso da lui lo stomaco dopo poco tempo non si contrae piu' , e le sue crespe spariscono. Del resto, in questo, come in tutte le altre prove che hanno le forze vitali per oggetto, ottengonsi dei risultamenti spesso variabilissimi.
[Questi esperimenti, sebbene crudeli, sono molto interessanti, soprattutto se si considera che l'ossigeno era stato scoperto soltanto 24 anni prima da Priestley, che non ne aveva compreso la natura, chiarita poi da Lavoisier; Lavoisier aveva inoltre studiato la chimica della respirazione e l'anidride carbonica. AB]

27. Siegue da cio' che abbiamo detto relativamente alle membrane mucose, che, nella contrazione degli organi cavi, tapezzati da queste membrane, esse non subiscono che una leggerissima diminuzione di superficie; che esse non si conraggono, ma piegansi internamente in maniera che sezionandole sopra l'organo in contrazione si avrebbe una estensione quasi eguale a quella che esse presentano nel tempo della di lui dilatazione. Questa assertiva, vera per lo stomaco, per l'esofago, per gl'intestini, non lo e' forse egualmente per la vescica, la di cui contrazione mostra all'interno delle crespe meno sensibili; ma esse lo sono bastantemente per non derogare intieramente dalla legge generale. E' appresso a poco lo stesso della vescichetta del fiele [colecisti], in cui peraltro trovasi un'altra causa. Alternativamente osservata nella fame e nel tempo della digestione, la vescichetta contiene il doppio di bile nel primo caso che nel secondo, come ho avuto occasione di vedere una infinita' di volte in alcune esperienze fatte a questo oggetto, o con altre vedute. Ora, allorche' la vescichetta e' in parte vuota, essa non contraesi sulla bile che resta, colla energia dello stomaco, allorche' contiene pochi alimenti; colla forza della vescica allorche' contiene poca orina. E' dessa allora floscia di maniera che la di lei distensione o la di lei rilasciatezza, non influiscono che leggiermente sulle crespe della sua membrana mucosa.

28. Dicendo per altro che le membrane mucose presentano sempre, con qualche differenza pero', la medesima superficie, nella estensione e nel restringimento dei loro organi respettivi, io non intendo parlare che dello stato ordinario delle loro funzioni, e non di quelle enormi dilatazioni, delle quali vedesi spesso lo stomaco, la vescica; piu' di rado gl'intestini divenir la sede. Avvi allora, senza dubbio, una estensione ed una contrazione reali che nella membrana coincidono con quelle dell'organo.

29. Una notabile osservazione che ci presenta la faccia libera delle membrane mucose, e che e' stata da me gia' indicata, si e' che questa faccia e' da per tutto in contatto con dei corpi eterogenei a quello dell'animale, sia che questi corpi introdotti dall'esterno per nudrirlo, non sieno ancora assimilati alla di lui sostanza, come vedesi nel tubo alimentare nella trachea; sia che essi vengano dall'interno, come osservasi in tutti i condotti escretori delle glandole, i quali apronsi tutti in cavita' tapezzate da membrane mucose, e trasmettono all'esterno le molecole, le quali, dopo aver concorso per qualche tempo alla composizione dei solidi, divengono loro eterogenee, e se ne separano pel moto abituale di decomposizione che si fa nei corpi viventi. Secondo questa osservazione, devonsi riguardare le membrane mucose, come limiti, come barriere, che collocate fra i nostri organi ed i corpi che sono loro stranieri, li guarentiscno della impressione funesta di questi corpi, e servono per conseguenza, all'interno, alle medesime funzioni che adempie all'esterno la pelle relativamente ai corpi che circondano quello dell'animale, e che endono continuamente ad agire sopra di lui.
[Bichat presenta qui la teoria, cara ai vitalisti, secondo la quale il corpo e' il terreno di scontro tra la forza vitale, che lo mantiene in vita, e le forze chimiche e fisiche dei suoi componenti, che tendono alla decomposizione. AB]

III. Organizzazione interna delle membrane mucose.
30. Tra le membrane mucose, e le altre esiste questa differenza essenziale, relativamente alla loro organizzazione interna, che esse sempre risultano dall'insieme di molte lamine, le sierose, le fibrose, ecc., non avendone giammai che una. Queste lamine o strati sono, sono fuori del corpo reticolare, i medesimi di quelli che compongono la pelle, colla quale questa specie di membrane ha la piu' esatta analogia. Noi esamineremo ora separatamente ciascuno di questi strati, l'epidermide cioe', il corpo papillare, ed il corion, nei loro attributi generali. Considereremo in seguito le modificazioni particolari che essi subiscono nelle diverse parti delle superfici mucose.

31. Tutti gli autori hanno ammesso l'epidermide delle membane mucose; sembra ancora che la maggior parte abbiano creduto che non vi sia questa porzione della pelle, la quale discenda dalle cavita' per tapezzarle. Haller in particolare e' di questa opinione; ma la minore ispezione basta per osservare che qui, come alla pelle, essa non forma che uno strato superficialeal corpo papillare e al corion. L'acqua bollente, la quale distacca da sopra il palato, la lingua, la faringe medesima, lascia vedere a nudo gli altri due strati.

32. Questa epidermide e' distintissima sul glande, all'ingresso dell'ano, dell'uretra, delle fosse nasali, della bocca, e in generale ovunque le membrane mucose incominciano a separarsi dalla pelle. Mostrasi essa in questi diversi luoghi per le frequenti escoriazioni che vi accadono, alle labbra principalmente per la sezione con una lancetta finissima, per l'azione dell'acqua bollente, per l'approssimazione di un ferro rovente, per gli epispastici ancora, come lo prova il processo degli antichi, i quali per rifrescare i lembi liberi del labbro leporino, impiegavano questo mezzo.

33. Ma, a misura che osservansi piu' profondamente le membrane mucose, l'esistenza di questo inviluppo diviene piu' difficile ad essere provata, non potendo il piu' delicato strumento separarvelo. L'acqua bollente non lo distacca, almeno negl'intestini, nella vescichetta del fiele, e nello stomaco, da me sottomessia questa esperienza, sia allorquando il calore vitale, avevale abbandonate, sia allorquando strappate palpitanti dal ventre di un'animale, erano desse ancor penetrate dalle forze della vita. Ma cio' che le nostre esperienze far non possono, vien spesso operato dalle infiammazioni. Tutti gli autori che hanno scritto sulle affezioni degli organi tapezzati da queste membrane , riportano degli esempi di pezzi piu' o meno considerabili, rigettati all'esterno dall'uretra, dall'ano, dalla bocca, dalle narici ecc. Haller ha raccolto un numero grande di osservazioni simili. Senza dubbio che allora la separazione dell'epidermide si fa, appresso a poco, come vedesi nelle infiammazioni cutanee. In molti cadaveri, per altro, di persone morte con i segni della infiammazione sulle membrane mucose, e che ho avuto occasione di sezionare, o di far sezionare, non ho potuto ancora osservare questa separazione, vale a dire l'epidermide sollevarsi in un punto, e restare ancora aderente negli altri come nella risipola. Io ho tentato, senza successo, di determinarla coll'applicazione di un epispastico sulla tunica interna degl'intestini di un cane.

34. Questa epidermide e' soggetta, come quella della pelle, a divenir caosa per la pressione. Choppart cita l'esempio di un pastore, il di cui canale dell'uretra presentava questa disposizione, in conseguenza della frequente introduzione di una piccola bacchetta per procurarsi dei voluttuosi piaceri. Conoscesi da ognuno la densita' che prende questo inviluppo nello stomaco dei gallinacci. In alcune circostanze, nelle quali le membrane mucose escono all'esterno, come nei prolassi dell'ano, della vagina, della matrice, negli ani contro-natura ecc., alcune volte la pressione degli abiti produce in questa epidermide una spessezza maggiore di quella che e' a lei naturale.

35. L'epidermide e' unita ai peli sulla pelle, quantunque non dia loro immediatamente origine. Alcune volte ancora osservansi delle produzioni peliformi sulle membrane mucose, La vescica, lo stomaco, gl'intestini, la membrana pituitaria sono state, in diverse circostanze, la sede di queste escrescenze pro naturali. Haller ne cita diversi esempi.

36. Questo inviluppo sembra avere sulle superfici mucose, la medesima tessitura che alla pelle, eccettuata la sottigliezza delle lamine, dalle quali esso risulta. A questa sottigliezza, e percio' alla denudazione de' nervi, fa d'uopo senza dubbio riferire la facilita' che provasiad eccitare nella sensibilita' diverse modificazioni considerabili, allorquando coi processi galvanici armasi di zinco la superficie mucosa della congiuntiva, della pituitaria, della membrana interna del retto, o delle gengi[v]e ecc., e che pongonsi a contatto immediato o mediato con questi diversi metalli. L'epidermide si riproduce con prontezza, allorche' e' stata tolta. Sprovveduta di ogni specie di sensibilita', essa e', sotto questo rapporto, destinata, come la pelle, a guarentire il sensibilissimo sotto posto corpo papillare. Alla sua presenza sulle membrane mucose devesi attribuire la facolta' che esse hanno di essere esposte all'aria, ed anche al contatto de' corpi esterni, senza desquamarsi ne' infiammarsi, come vedesi negli ani contro-natura, nei prolassi dell'ano ecc., mentre le membrane fibrose e sierose, non sostengono giammai impunemente questo contatto;dal che niun pericolo, sotto questo rapporto almeno, di aprire la vescica; da cio', al contrario, il precetto tanto giustamente raccomandato di non aprire la cavita' del peritoneo, d'incidere il meno possibile le capsule sinoviali ecc. Io osservo che la esistenza dell'epidermide sulle membrane mucose e' importante a considerarsi relativamente alla opinione di quelli, i quali, come Seguin, credendole sprovviste della medesima, hanno dettoche la contagione acquistavasi sempre dal polmone, e non dalla pelle, la quale, secondo essi, e guarentita da questo inviluppo.

37. All'epidermide succede, nella organizzazione della pelle, il corpo mucoso o reticolare; descritto specialmente da Malpighio, e generalmente considerato come la sede del colore nelle diverse razze umane. Descrivesi questo come uno strato crivellato di fori per lassaggio dei capezzuoli nervosi. Il signor Sabatier indica la maniera per vederlo. Dicesi che Soemmering lo abbia separato dall'epidermide e dal corion sullo scroto di un negro; io confesso di non averlo ancora potuto distinguere, e sembra che il signor Portal non sia stato piu' fortunato.

38. Dististinguesi solamente una specie di succo gelatinoso, intermedio al corpo papillare, e all'epidermide, e per lo piu' ancora esso non e' apparente; giammai ho potuto osservarlo con precisione. Esaminando attentamente la pelle di un negro, ho veduta, tolta l'epidermide, la superficie esterna del corion tinta in nero; ed ecco tutto: del resto, qualunque sieno e questo corpo reticolare, e questo intonacamento mucoso, certamente essi non esistono nelle membrane mucose, poiche' esse non hanno parte nella colorazione dei tegumenti. L'ardore del sole che rende questi oscuri nei bianchi, non sembra agire sul principio di queste membrane, esposte come essi ad un tale ardore, come vedesi all'orlo rosso delle labbra ecc. Io ho molte volte osservato sul palato dei cani sottomessi alle mie esperienze, delle macchie analoghe a quelle che coloravano qua e la il loro inviluppo esterno.
[Bichat dimostra, un secolo prima di Virchow, che il colore della pelle si arresta all'epidermide, e non puo' nascondere, dietro la sobria descrizione dell'anatomista, il compiacimento del figlio della rivoluzione francese che trova l'egalite' realizzata nella natura.]

39. La sensibilita' della pelle e' dovuta, come ognun sa, principalmente al corpo papillare; quella delle membrane mucose, intieramente analoga a quella della pelle, mi sembra dipendere dalla medesima causa. Le papille di queste membrane non possono essere poste in dubbio; alla loro origine, laddove esse si insinuano nelle cavita', come sulla lingua, al palato, alla parte interna delle ale del naso, sul glande, nella fossa navicolare, al di dentro delle labbra ecc., basta l'ispezione per dimostravele. Ma domandasi se nella profondita' di queste membrane tali papille esistono egualmente. L'analogia lo indica, poiche' la sensibilita' e' ivi la medesima che alla loro origine; ma l'ispezione lo prova in una maniera non meno certa. Io credo che le villosita', delle quali veggonsi da per tutto disseminate, non sieno altra cosa che queste papille.

40. Si sono avute sulla natura di queste villosita' idee differentissime: sono state esse considerate all'esofago, e nello stomaco come destinate alla esalazione del succo gastrico; agl'intestini come inservienti all'assorbimento del chilo, ecc. Ma, 1^ e' difficile di concepire come un'organo, appresso a poco da per tutto simile, eseguisca nelle diverse parti funzioni tanto differenti. Io dico appresso a poco simile, perche' ognun sa che le villosita' degl'intestini tenui sono piu' decise di quelle dei crassi ecc. 2^ Quali saranno le funzioni delle villosita' della pituitaria, della tunica interna dell'uretra, della vescica, se esse non hanno rapporto alla sensibilita' di queste membrane? 3. Le microscopiche esperienze di Hunter, di Cruiksanck, e specialmente di Hewsson. Io posso peraltro assicurare nulla aver veduto di simile alla supeficie degl'intestini tenui all'istante dell'assorbimento chiloso; e pure sembra che una cosa d'ispezione non possa variare. 4^ E' vero che queste villosita' intestinali sono accompagnate da per tutto da una rete vascolare, che da loro un colore differentissimo da quello delle papille cutanee; ma il non apparire della rete cutanea non dipende che dalla pressione dell'aria atmosferica, e specialmente dall'increspamento che esso cagiona nei piccoli vasi. Vedete, in fatti, il feto che esce dal seno materno, mostra la superficie cutanea tanto rossa quanto quella delle sue membrane mucose, e se le papille fossero un poco piu' prolungate, la di lui pelle somiglierebbe esattamente alla faccia interna degl'intestini. Chi non sa d'altronde che la rete vascolare circondante le papille cutanee, viene resa sensibile dalle iniezioni delicate punto di cangiare intieramente il colore della pelle.

41. Che nello stomaco questa rete vascolare esali il succo gastrico; che negl'intestini s'intralci essa coll'origine degli assorbenti, in maniera che questi abbraccino le villosita'; questo e' quello di cui non puo' dubitarsi in seguito delle esperienze e delle osservazioni degli anatomici, che sonosi, in questi ultimi tempi, occupati del sistema linfatico. Ma cio' non impedisce che la base di queste villosita' non sia nervosa, e che esse non facciano sulle membrane mucose le medesime funzioni che eseguiscono le papille sull'organo cutaneo. Questa maniera di considerarle, spiegando la loro esistenza generalmente osservata sopra tutte le superfici mucose non sembra molto piu' conforme al piano della natura,che il supporre che esse, in ciascun luogo facciano delle funzioni diverse e spesso opposte.

42. E' per altro difficile il decidere la questione colla oculare osservazione. La tenuita' di questi prolungamenti ne invola la struttura anche ai nostri strumenti microscopici; specie di agenti dai quali la fisiologiae l'anatomia mi sembra d'altronde, che non abbiano giammai ritratto un gran soccorso, perche' quando riguardasi nella oscurita', ciascuno vede a suo modo, e secondo come e' disposto. L'osservazione dunque delle proprieta' vitali e' quella che deve guidarci; ora e' evidente che a giudicarne a seconda di esse, le villosita' hanno la natura che io loro attribuisco. Ecco una esperienza, la quale mi serve a dimostrare l'influenza del corpo papillare sulla sensibilita' cutanea: essa riesce egualmente sulle membrane mucose. Togliesi l'epidermide in una parte qualunque, ed irritasi il corpo papillare con uno stilletto acuto, l'animale si agita, grida, e da segni di vivo dolore. Sdrucciolasi quindi per una piccola apertura fatta alla pelle uno stilletto puntuto nel tessuto cellulare subcutaneo ed irritasi la faccia interna del corion, l'animale resta tranquillo, a meno che alcuni filamenti nervosi, urtati a caso, non lo facciano soffrire. Siegue molto evidentemente da cio' che la sensibilita' risiede nella superficie esterna della pelle; che i nervi traversano il corion senza concorrere alla di lui tessitura, e che la loro espansione non ha luogo che al corpo papillare. Lo stesso avviene alle superfici mucose.

43. La lunghezza delle papille, la forma stessa variano nelle diverse superfici mucose; il loro aspetto non e' il medesimo allo stomaco, agl'intestini, alla vescica, alla vescichetta del fiele, sul glande ecc., il che coincide benissimo colla sensibilita' propria di ciascun organo; sensibilita' provata da una moltitudine di osservazioni raccolte da Bordeu; il quale fu il primo a fissare l'attenzione dei fisiologi sulle modificazioni particolari che subisce questa proprieta' nelle diverse parti.

44. Le membrane mucose hanno il loro corion come la pelle: esso e' denso al palato, alle gengi[v]e, nella membrana pituitaria; piu' sottile allo stomaco, agl'intestini; poco distinte alla vescica e alla vescichetta del fiele, nei condotti escretorii. Sembra esso formato di strati cellulari condensati, e fortemente uniti, come alla pelle. La macerazione sviluppa questa tessitura in una maniera sensibilissima. V'e' per altro questa differenza, che nella idropisia il corioon cutaneo sollevasi, e cangiasi in cellule distinte, che vengono riempite dall'acqua; in luogo che nulla di simile si osserva; nella medesima circostanza sul corion mucoso. Questa differenza nello stato morboso, non ne suppone forse una struttura? no, perche' la membrana sinoviale e' certamente della medesima natura delle membrane sierose, e nulla di meno non ha essa parte nelle diatesi idropiche che spesso la attaccano in totalita'. Sarebbe curioso di esporre all'azione della polvere di coscia le membrane mucose per vedere se presentassero i medesimi fenomeni della pelle.

IV. Glandole delle membrane mucose.
45. Oltre il triplice strato di cui abbiamo parlato, le membrane mucose presentano ancora nella loro struttura una grandissima quantita' di glandole e numerosi vasi sanguigni. Le glandole mucose esistono in tutte le membrane di questo nome; situate al di sotto del loro corion, od anche nella sua grossezza, esse versano continuamente, da fori impercettibili, un umore mucillaginosoche lubrifica la loro superficie libera, e la guarentisce dalla impressione dei corpi coi quali e' dessa in contatto, nel tempo medesimo che favorisce il tragitto di questi corpi medesimi.

46. Queste glandole, apparentissime ai bronchi, al palato, all'esofago, agl'intestini, ove prendono il nome degli anatomici che le hanno descritte con esattezza, sono meno apparenti nella vescica, nella matrice, nella vescichetta del fiele, nelle vescichette seminali ecc.; ma la mucosita' che ne umetta le membrane, dimostra inequivocabilmente la loro esistenza. In fatti, poiche' da una parte questo fluido e' appresso a poco lo stesso su tutte le superfici mucose, e poiche' da un'altra parte, in quella nelle quali le glandole sono apparenti, esso viene evidentemente fornito da loro, egli deve essere egualmente separato in quelle nelle quali esse sono meno apparenti. L'identita' de' fluidi separati in fatti, suppone l'identita' degli organi secretorii. Sembra che laddove queste glandole nascondonsi ai nostri sguardi, la natura supplisca col numero alla loro tenuita'. Vi sono pero' degli animali, ne' quali, agl'intestini specialmente, esse formano, colla loro moltitudine, una specie di nuovo strato aggiunto a quelli de' quali abbiamo parlato. Questa disposizione e' osservabile nel palato dell'uomo, nei pilastri del velo palatino ecc.

47. Esiste dunque questa grande differenza tra le membrane mucose e le sierose, che il fluido il quale lubrifica le une e' fornito per secrezione, mentre quello che umetta le altre lo e' per esalazione. Conoscesi poco la composizione dei fluidi mucosi, perche' nello stato naturale e' difficile di raccoglierli, e nello stato morboso in cui la loro quantita' aumentasi, come, p.e. nei catarri, questa composizione probabilmente cangia. Ma le loro funzioni nella economia animale on sono dubbiose.

48. La prima di queste funzioni e' di guarentire le membrane mucose dalle impressioni de' corpi con i quali sono esse in contatto, ed i quali tutti, come abbiamo veduto, sono eterogenei a quello dell'animale. Ecco senza dubbio la ragione per cui i fluidi mucosi sono piu' abbondanti, laddove questi corpi soggiornano qualche tempo, come nella vescicaalla estremita' del retto ecc.; che laddove non fanno essi che passare, come negli ureteri, e in generale in tutti i condotti escretorii. Ecco ancora, perche' allorquando l'impressione di questi corpi potrebbe esser funesta, questi fluidi si spandono in maggior quantita' sulle loro superfici. La siringa che penetra l'uretra, e che vi soggiorna; lo strumento che lasciasi nella vagina per stringervi un polipo; quello che, col medesimo fine, resta qualche tempo nelle fosse nasali; la cannula fissata nel sacco lacrimale per deostruirlo; quella che introducesi nell'esofago per supplire alla deglutizione impedita, determinano sempre sulle porzioni della superficie mucosa che loro corrisponde una secrezione piu' abbondante del fluido che vi e' abitualmente versato. E' questa una delle principali ragioni che rendono difficile il soggiorno delle siringhe elastiche nella trachea. L'abbondanza delle mucosita' che vi si separano allora, turando i fori dello strumento, esige delle frequenti nuove introduzioni, e possono anche minacciare l'infermo di soffocamento, come Desault lo ha osservato, quantunque abbia egli molte volte ritrattorandi vantaggi da questo mezzo.

49. Sembra dunque che qualunque eccitamento un poco vivo delle superfici mucose, determini nelle glandole corrispondenti un considerabile aumento di azione. Ma come questo eccitamento, il quale non ha luogo immediatamente sulla glandola, puo' aver esso sulla medesima una si' grande influenza? perche', come noi abbiam detto, queste glandole sono sempre sottoposte alla membrana, e per conseguenza separate da lei dai corpi che la irritano. Sembra che cio' dipenda da una modificazione generale della suscettibilita' galndolosa, la quale e' suscettibile di essere messa in giuoco da ogni irritamento fissato alla estremita' dei condotti escretorii. Le seguenti considerazioni serviranno a provarlo: 1^ la presenza degli alimenti nella bocca determina la saliva a colarvi piu' abbondantemente; 2^ la siringa fissata nella vescica, ed irritante gli ureteri, o le loro vicinanze aumenta lo scolo dell'orina; 3^ spesso basta, per far contrarre quest'organo in maniera da sormontare gli ostacoli del canale, d'introdurre in questo, per mota, una candeletta; 4^ l'irritamento del glande, e della estremita' dell'uretra determina, nel coito, la contrazione delle vescichette seminali, ed aumenta l'azione secretoria del testicolo; 5^ l'azione di un fluido irritante sulla congiuntiva cagiona un'abbondante secrezione di lacrime; 6^ facendo delle esperienze sullo stato dei visceri gastrici, durante la digestione o la fame, io ho osservato che fino a tanto che gli alimenti sono solamente nello stomaco, lo scolo di bile e' poco considerabile, ma che questo aumenta quando essi passano nel duodeno, di maniera che trovasene allora molta in questo intestin. Nella fame la vescichetta del fiele e' distesissima, colando poca bile negl'intestini. Al termine, ed anche al mezzo della digestione, la vescichetta contiene la menta' meno di bile; essa dovrebbe pero' piu' facilmente vuotarsi nell'astinenza, in quanto la bile che vi si trova e' di un verde fosco, amarissima, molto acre, e per conseguenza adattissima ad irritar l'organo che la contiene. Al contrario, nel mezzo, od al termine immediato della digestione, essa e' molto piu' chiara, meno acre, meno irritante; fa dunque d'uopo che, durante la digestione vi sia un'altro stimolo; e questo stimolo sono gli alimenti che passano alla estremita' del coledoco (1).
(1) Si e' molto parlato per sapere se vi era una bile cistica ed una bile epatica; se l'una era di natura differente dall'altra; se la loro quantita' aumentavasi o variava ecc. Le opinioni contrarie ed anche opposte sono state appoggiate da numerose esperienze fatte sugli animali viventi come Haller ha fatto benissimo osservare. Queste esperienze, quantunque a primo colpo d'occhio contraddittorie, non lo sono peraltro in fatto, come io ho avuto occasione di convincermene, ripetendole a diverse epoche della digestione, e durante l'astinenza dell'animale, il che non era ancora stato fatto con precisione. Ecco cio' che e' stato da me osservato nei cani, i quali sono serviti alle mie esperienze.
1^ Nel tempo dell'astinenza, lo stomaco e gl'intestini tenui essendo voti, trovasi la bile nei condotti epatico e coledoco di color giallo chiaro; la superficie del duodeno e del digiuno tinta di una bile che presenta il medesimo aspetto; la vescichetta del fiele distesissima da una bile verdastra, amara, tanto piu' fosca e piu' abbondante, quanto la dieta e' stata piu' lunga. 2^ Durante la digestione stomacale, la quale puo' prolungarsi lunghissimo tempo, dando al cane grossi pezzi di carne, che egli inghiotta senza masticare, le cose sono appresso a poco nel medesimo stato. 3^ Al principio della digestione intestinale, trovasi la bile del condotto epatico sempre giallastra, quella del condotto coledoco piu' fosca; la vescichetta meno piena, e la sua bile che diviene di gia' piu' chiara. 4° Al terminare della digestione, subito dopo, la bile dei condotti epatico e coledoco, quella contenuta nella vescichetta del fiele, quella che trovasi sparsa sul duodeno, sono asaolutamente del colore della bile epatica ordinaria, vale a dire, di un giallo chiaro, e poco amara. La vescichetta non e' che a meta' piena, rilassata e niente contratta.
Queste osservazioni ripetute moltissime volte, provano evidentemente che tale e' durante l'astinenza e la digestione, la maniera in cui cola la bile. 1^ Sembra che in ogni tempo il fegato ne separi una quantita' sensibilissima, quantita' per altro che aumenta nella digestione. 2^ Quella che e' fornita durante l'astinenza, dividesi tra l'intestino che se ne trova sempre colorato, e la vescichetta, che la ritiene senza versarne porzione alcuna dal condotto cistico, ove, cosi' ritenuta acquista un'acrimonia ed una tinta osca, necessarie senza dubbio alla digestione che va ad eseguirsi. 3^ Allorche' gli alimenti essendo stati digeriti dallo stomaco, passano nel duodeno, allora tutta la bile epatica, che prima dividevasi, cola nell'intestino, ed anche in maggiore abbondanza; da un'altra parte, la vescichetta versa altresi', quella che essa contiene, sulla massa alimentare, la quale se ne trova allora tutta penetrata. 4^ Dopo la digestione intestinale, la bile epatica diminuisce ed incomincia a colare in parte nel duodeno, e a rifluire in parte nella vescichetta ove, allora esaminata, essa e' chiara ed in poca quantità, perche' non ha ancora avuto il tempo ne' di colorarsi, ne' di raccogliersi in quantita'.
Vi e' dunque questa differenza tra le due qualita' di bile, che l'epatica cola in una maniera continua nell'intestino, e che la cistica rifluisce, fuori del tempo della digestione, nella vescichetta, e cola nel tempo di questa funzione verso il duodeno; ovvero e' sempre il medesimo fluido, una parte del quale conserva sempre il carattere che ha uscendo dal fegato, e l'altra va a prenderne uno differente nella vescichetta. La diversita' del colore della bile cistica, secondo che essa ha o no soggiornato, ha molta analogia col colore dell'orina la, quale piu' o meno ritenuta nella vescica, trovasi piu' o meno colorata.

50. Concludiamo da queste numeroso considerazioni, che uno dei mezzi principali impiegati dalla natura per aumentare l'azione delle glandole, e per determinare quella dei loro condotti escretorii, e' l'irritamento della estremita' di questi condotti; ed a cio' fa d'uopo riferire la secrezione abbondante, e la escrezione dei fluidi mucosi nei casi sopra riferiti, come anche a questa suscettibilita' delle glndole mucose per l'irritamento della estremita' dei loro condotti, fa d'uopo attribuire i reumi artificiali che si sono arrivati a produrre col far respirare i vapori di gas acido muriatico ossigenato; lo scolo mucoso che accompagna la presenza di un polipo, di un tumore qualunque nella vagina, della presenza della pietra nella vescica ecc.; la frequenza dei fiori bianchi nelle donne che usano smodatamente del coito; lo scolo piu' abbondante del mucco delle narici nelle persone che fanno uso del tabacco ecc. In tutti questi casi vi e' evidentemente eccitamento della sommita' dei condotti mucosi.

51. Le membrane mucose, per la continua secrezione, di cui sono esse sede, esercitano ancora un'officio principale nell'animale economia. Devonsi esse riguardare come uno dei principali emuntori pei quali escono all'esterno continuamente i residui della nutrizione, e per conseguenza come uno degli agenti principali della decomposizione abituale, che toglie ai corpi viventi le molecole, le quali, avendo concorso per qualche tempo alla composizione dei solidi, sono in seguito divenute loro eterogenee.

52. Osservate infatti che tutti i fluidi mucosi non penetrano nella circolazione, ma sono rigettati all'esterno; quello della vessica dall'uretra coll'orina, quello delle vescichette seminali dai condotti deferenti colla semenza; quello delle narici dall'azione di soffiarsi il naso; quello della bocca, in parte per la evaporazione, in parte per l'ano cogli escrementi; quello dei bronchi per la esalazione polmonare, che si opera principalmente per la dissoluzione nell'aria della respirazione, di questo fluido mucoso; quelli dell'esofago, dello stomaco, degl'intestini, della vescichetta del fiele ecc., con gli escrementi, de' quali essi formano spesso, nello stato ordinario, una parte quasi tanto considerabile, quanto il residuo degli alimenti, e che essi ancora compongono quasi intieramente in alcune dissenterie, in alcune febbri, nelle quali la quantita' delle materie rese e' evidentemente sproporzionata a quella che prendesi ecc. Osserviamo a questo proposito, che vi sono sempre alcuni errori nell'analisi dei fluidi in contatto colle membrane, dei quali parliamo, come dell'orina, della bile, del succo gastrico ecc.; perche' e' difficilissimo, ed anche impossibile, di separarne i fluidi mucosi.

53. Se ci rammentiamo cio' che e' stato detto precedentemente sulla estensione delle due superfici mucose generali, eguali, ed anche superiori alla estensione dell'organo cutaneo; se quindi ci rappresentiamo queste due grandi superfici, le quali rigettano continuamente all'esterno i fluidi mucosi, vedremo di quale importanza deve essere nella economia questa evacuazione, e di quali disordini la di lei lesione puo' divenire la sorgente. Senza dubbio ad una tal legge della natura, la quale vuole che tutto questo fluido mucoso sia rigettato all'esterno, fa d'uopo attribuire nel feto, la presenza dell'umore ontuoso di cui e' piena la vescichetta del fiele, il meconio che ingorga i di lui intestini ecc.; specie di fluidi che non sembrano essereche un ammasso di succhi mucosi, i quali non potendo essere evacuati, soggiornano fino alla nascita sugli organi rispettivi, nei quali sono stati segregati.

54. I fluidi mucosi non sono i soli ad essere rigettati all'esterno, ed a servire di emuntorii alla economia; ma quasi tutti i fluidi separati dalla massa del sangue per secrezione, trovansi in questo caso; cio' e' evidente per la parte piu' considerabile della bile; verosimilmente la saliva, il succo pancreatico, e le lacrime sono altresi' rigettate cogli escrementi, e il loro colore e' quello che impedisce di distinguerveli come la bile. Io dubito ancora che, se si riflettesse ad una moltitudine di fenomeni, saremmo tentati a stabilire in principio generale che ogni fluido deparato per secrezione non rientar nel sangue; che questo carattere non appartiene che ai fluidi separati per esalazione, come quelli delle cavita' sierose, delle articolazioni, del tessuto cellulare, dell'organo midollare ecc.; che tutti i fluidi sono cosi' escrementizi o recrementizi, e che niuno e' escrementizio recrementizio come viene indicato dalla divisione comune (2).
(2)La bile nella vescichetta; l'orina nella vescica; la semenza nelle vescichette seminali sono certamente assorbite; ma non e' il fluido stesso che rientra nella circolazione, sono le parti le piu' tenui, alcuni dei suoi principi, che noi ben non conosciamo, verosimilmente la parte acquosa linfatica; cio' non assomiglia punto all'assorzione della pleura e di altre membrane analoche, nelle quali il fluido rientra nel sangue tale quale ne e' uscito.

55. Quello che vi e' di sicuro e' che io non sono potuto arrivare a fare assorbire da linfactici la bile e la saliva iniettandole nel tessuto cellulare di un animale vivente; hanno esse costantemente prodotto una infiammazione, e in conseguenza un ascesso. 1^ Ognun sa che l'orina infiltrata non si assorbisce, e colpisce di morte tutto cio' che essa tocca; mentre gli infiltramenti di linfa, di sangue risolvonsi facilmente. 2^ V'e' una differenza essenziale tra il sangue e i fluidi segregati, relativamente alla decomposizione. Al contrario, sotto questo rapporto, i fluidi esalati se ne approssimano molto, come le sierosita' ecc. Ma questa discussione oltrepassar ci farebbe i limiti che dobbiam qui prescriverci; e percio' se ne trattera' in un'altra opera.

V. Sistema vascolare delle membrane mucose
56. Le membrane mucose ricevono un grandissimo numero di vasi. Il considerabile color rosso che le distingue, sarebbe sufficiente a provarlo, quantunque le iniezioni non lo dimostrassero. Questo rossore non e' per tutto uniforme; minore nella vescica, nei crassi intestini, nei seni della faccia, esso e' decisissimo allo stomaco, agl'intestini tenui, alla vagina ecc. Dipende esso da una rete vascolare moltiplicatissima, le di cui branche, dopo aver traversato il corion ed esservisi ramificate, evngono a spandersi, dividendosi all'infinito, sulla sua superficie, abbracciandovi il corpo papillare, e trovandosi coperte dall'epidermide soltanto.

57. La posizione superficiale di questi vasi e' quella che li espone frequentemente alle emorragie, come osservasi principalmente alle narici, come vedesi nelle emottisi, nella ematemesi, o vomito di sangue, nella ematuria, o emorragia delle vie orinarie, in alcune dissenterie, nelle quali il sangue esce dalle pareti intestinali, nelle emorragie uterine ecc., di sorte che le emorragie spontanee, indipendenti da qualunque violenza esterna portata sui vasi, sembrano essere un'affezione speciale delle membrane mucose; che e' raro di osservarle fuori di questi organi, e che esse formano almeno uno dei grandi caratteri che le distinguono da tutte le altre membrane.

58. La posizione superficiale del sistema vascolare delle membrane mucose e' altresi' quella la quale fa che le loro porzioni visibili, come l'orlo rosso delle labbra, il glande ecc. servono spesso ad indicarci lo stato della circolazione. Cosi' nelle diverse specie di asfissia; nella sommersione, nello strangolo ecc., queste parti presentano una considerevole lividura, effetto della difficolta' che prova il sangue venoso a traversare il polmone, e del suo riflusso verso le superfici nelle quali il sistema delle vene nasce da quello delle arterie.

59. Io ho gia' fatto osservare che nel feto, e nel neonato il sistema vascolare era tanto manifesto nell'organo cutaneo, quanto lo e' nelle membrane mucose; che il color rosso vi era lo stesso: esso vi si trova anche piu' deciso nei primi tempi della concezione; ma poco dopo la nascita, tutto il rossore della pelle sembra concentrarsi sulle membrane mucose, le quali prima inattive, non avevano bisogno di una circolazione tanto decisa, ma che divenendo tutto ad un tratto la sede principale, ove accadono i fenomeni della digestione della escrezione, della bile, dell'orina, della saliva ecc., devono ricevere una quantita' maggiore di sangue. La esposizione all'aria delle membrane mucose per altro, prolungata un tempo molto lungo, fa spesso loro prendere l'aspetto della pelle come e' stato benissimo osservato dal signor Sabatier, curando dei prolassi della vagina, e della matrice, i quali, per questa circostanza hanno talvolta imposto, e fatto credere un'ermafroditismo.

60. Presentasi una importante questione nella storia del sistema vascolare delle membrane mucose, quella cioe' di sapere se questo sistema ammetta piu' o meno sangue secondo diverse circostanze. Siccome gli organi all'interno de' quali spiegasi questa sorta di membrane sono quasi tutti suscettibili di contrazione, come vedesi allo stomaco, agl'intestini, alla vescica ecc., si e' creduto che, durante la dilatazione, i vasi meglio spiegati ricevano pu' sangue, e che nel tempo della contrazione al contrario, ripiegati sopra loro medesimi, strangolati per cosi' dire, essi non ammettano che una piccola quantita' di questo fluido, il quale rifluisce allora negli organi vicini. Il signor Chaussier ha fatto un'applicazione di questi principii allo stomaco, di cui ha egli considerata la circolazione, come alternativamente inversa a quella dell'epiploon, il quale riceve durante la vacuita' di quest'organo, il sangue che il medesimo, allorche' e' contratto, non puo' ammettere. E' stato ancora attribuito alla milza un'uso analogo dopo Lieutaud. Ecco cio' che l'ispezione degli animali aperti durante l'astinenza, e alle diverse epoche della digestione mi ha mostrato a questo riguardo.

61. 1^Durante la pienezza dello stomaco i vasi sono piu' apparenti all'esterno di questo viscere, che durante la vacuita'; all'interno la superficie mucosa non e' piu' rossa, anzi mi e' sembrata talvolta esserlo meno. 2^ L'epiploon meno disteso durante la pienezza dello stomaco, presenta appresso a pocoo il medesimo numero di vasi apparenti, egualmente lunghi, ma piu' ripiegati sopra loro medesimi, di quello essi sono nella vacuita'(3). Se sono dessi allora meno ingorgati di sangue, la differenza non e' che pochissimo sensibile. Io osservo, riguardo a cio', che fa d'uopo per ben distinguere questo guardarsi che nell'aprire l'animale il sangue non cada sull'epiploon che presentasi, ed impedisce di distinguere lo stato in cui esso trovasi. 3^ Io posso assicurare, che non esiste rapporto talmente costante tra il volume della milza, e la vacuita' o la pienezza dello stomaco, che queste due circostanze coincidono in maniera necessaria; e che se il primo organo aumenta, e diminuisce in diverse circostanze, cio' non e' precisamente in senso inverso dello stomaco. Io avevo prima fatto, come Lieutaud, delle esperienze sui cani per assicurarmene; ma la ineguaglianza di grossezza, di eta' di quelli che mi sono stati portati, facendomi temere di non aver potuto ben paragonare la loro milza, le ho ripetute su i porci d'India della medesima grossezza, ed esaminati nel medesimo tempo, gli uni nella vacuita' dello stomaco, gli altri nella pienezza; e quasi sempre ho trovato il volume della milza appresso a poco eguale, o almeno la differenza non era sensibilissima. In altre esperienze per altro, ho veduto manifestarsi alcune volte delle ineguaglianze nel volume della milza, e specialmente nel di lei peso; ma cio' era indifferentemente nel tempo della digestione, o dopo di essa. Sembra, in conseguenza di tutto cio', che se durante la vacuita' dello stomaco vi e' un riflusso di sangue verso l'epiploon e la milza, questo riflusso e' minore di quello che comunemente si dice. D'altronde nel tempo di questo stato di vacuita', le numerose pieghe della membrana mucosa di questo viscere gli lasciano, come abbiam detto di sopra, quasi altrettanta superficie, e per conseguenza quasi tanti vasi quanti nella pienezza, e percio' il sangue deve circolarvi quasi con ugual liberta'. Non vi sono allora ostacoli reali fuori che nelle tortuosita', e non nello stringimento, nello strangolo di questi vasi per la contrazione dello stomaco: ora, questo ostacolo viene facilmente sormontato.
(3) E' questa una conseguenza necessaria della disposizione del sistema vascolare dello stomaco. In fatti, la grande coronaria stomachica, essendo situata trasversalmente tra lui e l'epiploon, e dando delle branche all'uno ed all'altro, e' evidente che allorquando lo stomaco si situa, scostandole, tra le lamine dell'epiploon, ed allorquando sopra di lui, diviene piu' certo, e' evidente, dissi, che le branche che egli riceve dalla coronaria, non possono egualmente applicarvisi. Per far cio', farebbe d'uopo che esse si portassero dall'uno all'altro senza il tronco intermedio che le taglia ad angolo retto; allora distendendosi lo stomaco le allontanerebbe come l'epiploon, e si situerebbero fra loro, in luogo che egli le spinge innanzi a lui con il loro tronco comune, colla coronaria, e li fa piegare.

62. Quanto poi agli altri organi cavi e' difficile di esaminare la circolazione degli organi vicini durante la loro pienezza e la loro vacuita', atteso che i vasi di questi non sono superficiali come all'epiploon, e perche' essi stessi non trovansi isolati come la milza. Non puo' dunque, per decidere la questione, che vedersi lo stato delle membrane mucose alla loro superficie interna; ora, questa superficie mi e' sempre sembrata tanto rossa durante la contrazione quanto durante la dilatazione. Io per altro non do questo che come un fatto, senza pretendere di tirarne alcuna conseguenza opposta all'opinione comune. E' possibile in fatti che quantunque la quantita' di sangue sia appresso a poco sempre la medesima, la rapidita' della circolazione aumenta, e che per conseguenza in un dato tempo piu' di questo fluido vi arriva nel tempo della pienezza, il che sembra necessario alla secrezione allora maggiore dei fluidi mucosi.

VI. Varieta' di organizzazione delle membrane mucose nelle diverse regioni
63. L'insieme dell'epidermide, del corpo papillare, del corion, delle glandole, e de' vasi, costituisce nelle membrane mucose la loro intima organizzazione, la quale presenta delle grandissime varieta' nelle diverse regioni, nelle quali vengono esaminate. Io non indichero' che le principali di queste varieta', perche' in niun luogo queste membrane presentano il medesimo aspetto, e per descrivere tutte le loro differenze farebbe d'uopo esminarle tutte.

64. Una di queste varieta' e' quella che offre l'aspetto delle membrane mucose alla loro origine, messo a parallelo con quello sotto il quale presentansi esse nella profondita' dei loro organi. Paragonate, p.e. la superficie del glande, dell'orlo libero della faccia interna delle labbra, delle gengi[v]e, della faccia interna delle palpebre, del principio dell'uretra, dell'ano, della vulva ecc., con una porzione qualunque della superficie dello stomaco, degl'intestini ecc. vedrete da un lato il corpo papillare poco deciso non offrire la forma villosa; l'epidermide densa distintissima, e facile ad esser tolta; il corion caratterizzatissimo; i vasi un poco meno superficiali; le glandole mucose moltiplicatissime, grossissime, specialmente alla bocca; dall'altro lato incontrerete dei caratteri quasi opposti. Si direbbe che alla loro origine le membrane mucose hanno una struttura media tra quella della pelle e quella della loro porzione profonda.

65. Un'altra varieta' di struttura, non meno visibile e' quella che incontrasi nella porzione della superficie mucosa che tapezza i seni. Non vi si osserva quasi piu' rossore, tenuita' estrema, impossibilita' di distinguere i tre strati de' quali abbiam parlato, non glandole mucose sensibili, quantunque vi esista una considerevole secrezione di mucosita': ecco i caratteri di quei prolungamenti della pituitaria, i quali si considerano come atti ad aumentare l'odorato, ma che non eseguiscono questa funzione nel senso in cui intendesi comunemente. Infatti all'istante nel quale un'odore penetra nel naso, avendo l'aria per veicolo, non puo' esso tutto ad un tratto introdursi nei seni in vista dell'estremo ristringimento delle aperture per le quali queste cavita' comunicano nelle narici; ma poco a poco esso vi penetra, impregna tutta l'aria che vi e' contenuta, e non potendo che difficilmente riuscirne per la medesima ragione che vi e' difficilmente arrivato prolunga la sensazione, la quale svanirebbe ben presto, sulla membrana pituitaria stessa per il rinuovamento dell'aria. Cosi' la pituitaria e' dunque destinata a ricevere l'impressione degli odori, e i di lei prolungamenti a ritenerveli.

66. Io osservo, riguardo alla struttura particolare della porzione di membrana mucosa che tapezza i seni, che quella del prolungamento che spiegasi nell'orecchia interna, e' assolutamente la stessa colla sola differenza di una piu' decisa delicatezza nel tessuto. Tutti gli anatomici chiamano questa membrana, il periostio della cassa dell'orecchia interna. Le seguenti considerazioni provano che questa non e' una membrana fibrosa analoga a quella che avviluppa le ossa; ma uno strato mucoso simile a quello dei seni. 1^ Vedesi chiaramente che essa si continua colla membrana pituitaria, mediante il prolungamento della tromba di Eustachio. 2^ Trovasi abitualmente umida di un fluido mucoso che questo canale trasmette all'esterno: carattere straniero alle membrane fibrose, sempre inerenti colle loro due facce. 3^ Niuna fibra vi si puo' distinguere. 4^ La di lei apparenza fungosa, quantunque biancastra, la di lei mollezza, la facilita' con cui essa cede al minore agente diretto sopra di lei per lacerarla, sono un carattere che non offre in luogo alcuno il periostio.

67. Io non parlo delle altre differenze di struttura delle membrane mucose nelle loro diverse regioni, differenze pero' da per tutto realissime; faccio soltanto osservare, 1^ che queste varieta' le distinguono dalle membrane sierose, l'aspetto delle quali e' da per tutto lo stesso, come puo' vedersi, paragonando il pericardio, il peritoneo ecc., 2^ che questa varieta' coincida, come ho di gia' fatto osservare, nelle differenze che rilevansi nella sensibilita' delle diverse porzioni di queste membrane: cosi' l'emetico e' un'irritante per lo stomaco, e non per la congiuntiva, la pituitaria percepisce esclusivamente gli odori; la superficie mucosa della lingua i sapori ecc. ecc. Al contrario ill contatto di tutti i corpi sulle membrane sierose poste a nudo, produce dei fenomeni esattamente analoghi, come vedremo.

VII. Forze vitali delle membrane mucose
68. La sensibilita' delle membrane mucose e' uno dei grandi caratteri che le distinguono dagli altri organi analoghi. Questa forza inerente ai corpi organici, variabile in ciascuna parte, pronta a svilupparsi nelle une sotto l'influenza del minore eccitante, difficile ad essere messa in giuoco nelle altre, presente in tuttem suscettibile di passare per la infiammazionedallo stato il piu' oscuro, all'ultimo grado d'intensita', questa forza e' qui notabile pei caratteri del tutto analoghi a quelli che essa presenta nella superficie cutanea, con cui la superficie mucosa, come abbiam detto,ha la maggiore simiglianza, relativamente, alla struttura. A questa analoga sensibilita'fa d'uopo riferire una moltitudine di fenomeni, che sviluppansi alternativamente, e in un'ordine inverso sull'una, e sull'altra superficie. Io indichero' successivamente alcuni di questi fenomeni.

69. 1^ Allorche' la temperatura dell'aria ambiente intorpidisce la sensibilita' dell'organo cutaneo, stringendo il di lui tessuto, la sensibilita' della superficie mucosa riceve un considerabile accrescimento di energia. Ecco perche' nell'inverno nei climi freddi ecc., ne' quali le funzioni della pelle sono singolarmente limitate, tutte quelle delle membrane mucose si aumentano in proporzione: da cio' un'esalazione polmonare piu' decisa, le secrezioni interne piu' abbondanti, la digestione piu' attiva, piu' pronta ad eseguirsi, e per conseguenza l'appetito piu' facile ad essere eccitato. 2^ Allorquando, al contrario, il calore del clima, della stagione ecc., viene a rilassare, a spandere la superficie cutanea, si direbbe che la superficie mucosa si ristringe a proporzione; nella state, nel mezzogiorno ecc., diminuzione delle secrezioni interne, p.e. di quella dell'orina, lentezza dei fenomeni digestivi per la mancanza di azione dello stomaco e degl'intestini; appetito tardo a ritornare ecc. 3^ La soppressione istantanea delle funzioni dell'organo cutaneo determina spesso un'accrescimento morboso in quella dell'organo mucoso. L'aria fredda che arresta la traspirazione produce frequentemente dei raffreddori, dei catarri, specie di affezione caraterizzata specialmente dalla sensibilita', e dall'azione aumentata delle glandole mucose. 4^ In diverse affezioni delle membrane mucose; i bagni i quali rilassano, e dilatano la pelle, producono buoni effetti.

70. Le precedenti considerazioni stabiliscono evidentemente l'influenza delle forze vitali della pelle su quelle delle membrane mucose; alcune altre, non meno importanti, dimostrano la dipendenza reciproca in cui trovasi la pelle dalle forze vitali delle medesime membrane. 1^ Nel tempo della digestione, nel quale i succhi mucosi piovono da ogni parte, e in abbondanza nello stomaco e negl'intestini, in cui le membrane mucose dei visceri gastrici sono, per conseguenza in una grande azione, l'umore dell'insensibil traspiro diminuisce apparentemente secondo le osservazioni di Santorio; esso e' in piccolissima quantita' tre ore dopo il pasto, di maniera che l'azione dell'organo cutaneo e' visibilmente meno energica. 2^ Durante il sonno, in cui tutte le funzioni interne divengono piu' decise, si eseguiscono nella loro pienezza; in cui la sensibilita' delle membrane mucose e' per conseguenza caratterizzatissima, la pelle sembra essere colpita da una debolezza manifesta, debolezza indicata dal freddo da cui essa e' presa, allorche' l'animale resta allo scoperto come nel tempo della vigilia; dalla mancanza in essa di suscettibilita' pei diversi eccitanti ecc., ecc.

71. Come quella dell'organo cutaneo, la sensibilita' delle membrane mucose e' essenzialmente sottomessa alla immensa influenza dell'abitudine, la quale tendendo continuamente ad ottundere la vivacita' del senso di cui esse sono sede, riconduce egualmente alla indifferenza il dolore ed il piacere che esse ci fanno provare, e di cui essa e', come ognun sa, il termine medio.

72. Io dico primieramente che l'abitudine riconduce alla indifferenza le sensazioni dolorose nate sulle membrane mucose. La presenza del catetere che penetra l'uretra per la prima volta, e' crudele il primo giorno, incomoda il secondo, penosa il terzo, insensibile il quarto; i pessari introdotti nella vagina, i tappi fissati nel retto, le taste introdotte nelle fosse nasali, la cannula posta stabilmente nel canale nasale, presentano a diversi gradi i medesimi fenomeni. Sopra questa osservazione e' fondata la possibilita' della introduzione delle tente nella trachea per supplire alla respirazione; nell'esofago per produrre una deglutizione artificiale. Questa legge dell'abitudine puo' arrivare anche a trasformare in piacere una impressione a principio penosa: l'uso del tabacco per la membrana pituitaria, e di diversi alimenti per la palatina, ne forniscono notabili esempi.

73. Dico, in secondo luogo, che l'abitudine riconduce alla indifferenza le sensazioni piacevoli nate sulle superfici mucose. Il profumiere posto in un'atmosfera odorante; il cuciniere il di cui palato e' continuamente attaccato da deliziosi sapori, non trovano nelle loro professioni i vivi piaceri che essi preparano agli altri. Dall'abitudine puo' anche nascere la successione del piacere alle penose sensazioni, come nel caso precedente essa riconduce la pena al piacere. Io osservo per altro che questa considerevole influenza dell'abitudine, non si esercita che sulle sensazioni prodotte dal semplice contatto, e non su quelle che da la lesione reale delle membrane mucose; cosi' essa non rende piu' miti i dolori cagionati sulla vescica dalla pressione, ed anche dalla lacerazione che produce la pietra [il calcolo urinario]; sulla superficie della matrice la presenza di un polipo ecc.

74. A questo potere dell'abitudine sulle forze vitali delle membrane mucose, fa d'uopo riferire in parte la diminuzione graduata delle loro funzioni, che accompagna l'eta'. Tutto e' eccitante per il fanciullo; tutto si ottunde nel vecchio. Nell'uno, la sensibilita' attivissima delle superfici mucose alimentari, biliari, orinarie, salivali ecc., concorrono principalmente a produrre quella rapidita' con cui succedonsi i fenomeni digestivi, e secretorii; nell'altro questa sensibilita' resa ottusa dall'abitudine del contatto, non incatena che con lentezza i medesimi fenomeni..

75. Non dipende forse dalla medesima causa quella considerabile modificazione della sensibilita' delle superfici mucose, cioe', che alla loro origine, come alla pituitaria, alla palatina, al glande, all'apertura del retto ecc., esse ci dannola sensazione dei corpi con i quali sono in contatto e che esse non procurano questa sensazione negli organi profondi che tapezzano, come gl'intestini ecc. Nella profondita' degli organi questo contatto e' sempre uniforme; la vescica non conosce che il contatto dell'orina; la vescichetta che quello della bile; lo stomaco che quello degli alimenti masticati, e ridotti, qualunque sia la loro diversita', ad una pasta polposa analoga. Questa uniformita' di sensazione porta seco la nullita' della percezione, poiche' per percepire fa d'uopo paragonare, e poiche' qui i due termini di comparazione mancano. Il feto pertanto non ha la sensazione delle acque dell'amnios; l'aria irritantissima da prima pel neonato, termina col non essergli sensibile. Al contrario, al principio delle membrane mucose, gli eccitanti variano ad ogn'istante; l'anima puo' dunque percepirne la presenza, perche' puo' stabilire delle approssimazioni tra i diversi loro modi di azione. Cio' che io dico e' tanto vero, che se nella profondita' degli organi le membrane mucose sono in contatto con un corpo straniero, e differente da quello che e' loro abituale, esse ne trasmettono la sensazione all'anima. Le candelette nella vescica, le tente che s'insinuano nello stomaco, ne sono un esempio. L'aria fresca che in un gran calore dell'atmosfera e' improvvisamente introdotta nella trachea, si aggira sopra tutta la superficie dei bronchi [con] una piacevole sensazione ; ma ben presto l'abitudine ci rende a cio' insensibili, e cessiamo di averne la percezione.

76. E' difficilissimo indicare esattamente il carattere delle forze toniche delle membrane mucose, perche' essendo queste unite quasi da per tutto ad uno strato muscolare, non puo' distinguersi cio' che appartiene alla tonicita' dell'una da cio' che dipende dall'irritabilita' dell'altro ovvero se le membrane mucose sono isolate, come alle narici, la loro aderenza rende oscurissimi i fenomeni delle loro forze toniche. L'azione per altro dei condotti escretorii su i loro rispettivi fluidi; quella della vescichetta del fiele, delle vescichette seminali, che sprovviste sono di accessori muscolari; la contrazione talvolta spasmodica dell'uretra sulla siringa che la penetra, non lasciano alcun dubbio sull'energia di questa forza tonica, simile al certo nelle sue diverse modificazioni a quella che osservasi nell'organo cutaneo.
I concetti dell'eccitabilita' e della reattivita' della materia vivente sono caratteristici del vitalismo, di cui Bichat e' un convinto sostenitore. Bichat trova quindi naturale attribuire eccitabilita', sensibilita', forza contrattile alla mucosa anziche' ai nervi che la innervano e ai muscoli che la sostengono: per lui queste qualita' appartengono intrinsecamente a qualunque organo o tessuto.

VIII. Simpatie delle membrane mucose
77. Io riporto a tre classi generali le simpatie delle membrane mucose, come quelle della mag gior parte degli altri organi. Nella prima classe collocansi le simpatie nelle quali 1'irritamento di una parte della superficie mucosa, determina in un altra parte 1'esercizio della sensibilita'. Una pietra nella vescica cagiona un dolore alla punta del glande; i vermi deglintestini eccitano un plurito alla punta del naso. Whytt ha veduto un corpo straniero introdotto nell'orecchia attaccare dolorosamente tutto il lato corrispondente della testa; un ulcera della vescica determinare ogni volta che 1'inferma orinava, uu dolore alla parte superiore delle coscie ecc. ecc.

78. Riporto alla seconda classe le simpatie nelle quali I'irritamenio di un punto qualunque della superlicie mucosa, determina in un altro l'esercizio della irritabilita', cosi' una impressione troppo viva sulla pituitaria fa sternutare, 1'irritamento de' bronchi fa tossire; i calcoli biliari determinano dei vomiti spasmodici; le pietre orinarie determinano la retrazione del testicolo all'anello ecc. ecc. In tutti questi casi vi e' contrazione dei muscoli determinata dall'irritamento delle superficie mucose lungi daL luogo a cui accade questa contrazione.

79. L'ultima classe di simpatie delle membrane mucose e' quella in cui l'irritamento di un punto qualunque della loro estensione determina altrove 1'esercizio della tonicita'. A questa classe bisogna riferire cio' che abbiam detto di sopra sull'azione glandolosa aumentata dall'irritamento della estremita' dei condotti escretorii. Cosi' e' evidente che 1'aumento delle forze toniche della parotide per separar la saliva del suo condotto escretorio per trasmetterla, allorche' l'estremita' di questo condotto e' irritata dagli alimenti, dei medicamenti salivatori ecc. e', dissi, evidente che questo aumento e' un fenomeno puramente simpatico. Potra' caratterizzarsi ciascuna di queste tre classi di simpatie col nome della forza vitale che essa mette in giuoco, chiamando la prima simpatia di sensibilita'; la seconda simpatia d'irritabilita' la terza simpatia di tonicita'. [Si noti la classificazione delle forze vitali, ritenute caratteristiche di tutta la materia vivente].

80. Questa maniera di classificare le simpatie, presa intieramente dallo stato delle forze vitali, delle quali esse non sono che modificazioni irregolari, che abberrazioni incognite nella loro natura, mi sembra preferibile a quella di Whytt. il quale siegue semplicemente 1'ordine delle regioni, ed anche a quella di Barthez, il quale, piu' metodico nell esaminarle successivamente negli organi legati per sistemi, in quelli che sono isolati, in quelli situati nelle meta' simmetriche del corpo, e' nulladimeno soggetta, come dimostrero' altrove, a gravissimi inconvenienti.

IX Funzioni delle membrane mucose
81. Io ho di gia' esaminato molte funzioni delle membrane mucose, le ho considerate, 1^ come uno dei grandi emuntori dell'animale economia; 2^ come facienti, riguardo ai corpi eterogenei che esistono al di dentro dei nostri organi, le medesime funzioni che la pelle adempie riguardo ai corpi esterni che la circondano; 3^ come facilitanti il tragitto di questi corpi eterogenei, pel fluido mucoso che le lubrifica. Mi rimangono ad esaminare tre questioni agitate in questi ultimi tempi, quelle cioe' di sapere, 1^ se le membrane mucose influiscono sul color rosso del sangue; 2^ se in esse si fa una esalazione; 3^ se gli assorbenti ne nascono, se vi si eseguisce per conseguenza. un'assorbimento.

82. Il rossore considerabile di queste membrane, 1'analogia della respirazione, in cui il sangue. si colora.traversando la superfide mucosa dei bronchi; la conosciuta esperienza di una vescica piena di sangue ed immersa nell'ossigeno, in cui il fluido si colora egualmente, ha fatto opinare che il sangue non essendo separato dall'aria atmosferica che da una sottile pellicosa sopra alcune superfici mucose, come sulla pituitaria, sulla palatina, sul glande ecc., vi prenda egualmente un color piu' rosso, sia collo sbarazzarsi di una porzione di gas acido carbonico, sia col combinarsi colL'ossigeno dell'aria, e che queste membrane adempissero cosi' delle funzioni acessorie a quelle dei polmoni. Le esperienze di Surine sull'organo cutaneo, esperienze adottate da molti fisici celebri, sembrano aumentare ancora la realta' di questo sospetto.

83. Ecco l'esperienza da me tentata per assicurarmi di questo fatto. Ho estratto da una ferita fatta al basso ventre, una porzione d'intestino che ho legata in un punto; 1'ho quindi ridotta conservando all'esterno un'ansa, la quale e' stata aperta, per introdurvi dell'aria atmosferica, che ha empito tutta la porzione situata al di qua della legatura. Ho in seguito legato 1'intestino al di sotto della apertura, e il tutto e' stato introdotto di nuovo in cavita'. Un'ora dopo, essendo stato aperto 1'animale, ho paragonato il sangue delle vene meseraiche che nascevano dalla porzione dell'intestino disteso dall'aria col sangue delle altre vene traenti la loro origine dal resto del condotto. Niuna differenza di colore si e' manifestata; la superficie interna della porzione dell intestino disteso, non era di un rosso piu' brillante. Ho creduto di ottenere un effetto piu' deciso, ripetendo coll'ossigeno la medesima esperienza, in un'altro animale; ma non ho osservato egualmente alcuna varieta' nella colorazione del sangue. Siccome sulle membrane mucose, che sono ordinariamente in contatto coll'aria, questo fluido si rinnuova incessantemente, e' agitato da un perpetuo moto, e che nella esperienza precedente, era desso restata stagnante, ho procurato di produrre il medesimo effetto negl'intestini. Ho fatto due aperture nel basso ventre, ho estratto da ciascuna una porzione d'intestino, ho aperto queste due porzioni, ho adattato ad una il tubo di una vescica piena di ossigeno, all'altra, quello di una vescica vuota; ho quindi compresso la vescica piena; in maniera da far passare 1'ossigeno, nell'altra, traversando l'ansa d intestino restata uel basso ventre, aflinche' iL calore vi mantenesse la circolazione. L'ossigeno e stato cosi' molte volte rinnuovato dall'una all'altra vescica, formando una corrente nell'intestino; il che in vista della di lui contrattilita' e' piu' difficile di quello che sembra a prima vista. Essendo stato in seguito aperte il basso ventre, niuna differenza ho trovato tra il sangue venoso che ritorna da questa porzione d'intestino, e quello che scorreva per le altre; La posizione superficiale delle vene meseraiche, che e' ricoperta solamente da una lamina sottile, e trasparente del peritoneo, il loro volume per poco che 1'animale sia grosso, rendono facilissimi questi paragoni.

84. Io conosco che puo' conchiudersi da cio' che accade agli intestini a cio' che ha luogo nella membrana pituitaria, nella palatina ecc., perche' quantunque analoga, l'organizzazione puo' essere differente. Non si puo' qui, come agli intestini, esaminare il sangue venoso che ritorna dalla parte; ma, 1^ se si considera che negli animali i quali hanno respirato per qualche tempo l'ossigeno, non vedesi che la membrana palatina, o la pituitaria sia piu' rossa; 2^ se si riflette che la lividura delle diverse parti di questa membrana, negli asfittici per il gas acido carbonico dipende non dal contatto immediato di questo gas sulla membrana, ma dal riflusso verso le estremita' del sangue venoso che non puo' traversare il cuore, come lo ha dimostrato Godwin per la sommersione, e come accade in tutti i casi ne' quali il sangue ha provato, prima della morte, grande difficolta' a traversare il polmone; 3^ se osservasi, in fine, che in queste circostanze, il contatto dell'aria non cangia, dopo la morte, la lividura che da il sangue venoso alle membrane mucose, quantunque la pelle sia allora molto piu' facilmente permeabile ad ogni specie di fluido aeriforme; si vedra' che fa d'uopo almeno sospendere il giudizio sulla colorazione del sangue attraverso alle membrane mucose, fino a che ulteriori osservazioni abbiano deciso la questione.

85. Ecco un altra esperienza, la quale puo' dare ancora qualche lume su questo punto. Io ho gonfiato la cavita' peritoneale di diversi porci d'India col gas acido carbonico, coll'idrogeno, coll'ossigeno, e coll'aria atmosferica, per vedere se potevo ottenere attraverso ad una, membrana sierosa; ma non ho, in conseguenza di queste esperienze, trovato alcuna differenza nel colore del sangue del sistema addominale: era egualmente un porco d'India ordinario che veniva da me ucciso per il paragone.

86. Credo per altro avere osservato molte volte, sia sulle ranocchie, sia sugli animali a sangue rosso e caldo, come su i gatti, su i porci d'India, che 1'infiltramento dell'ossigeno nel tessuto cellulare da dopo un certo tempo, un colore al sangue, molto piu' vivo di quello che questo fluido presenta negli enfisemi artificiali prodotti dal gas acido carbonico, dall'idrogeno, e dall'aria atnosferica: circostanze nelle quali il colore del sangue non differisce dal naturale. Ma, in altri casi 1'ossigeno non ha avuto alcuna influenza sulla colorazione del sangue, di maniera che, malgrado che molte espeiienze sieno state ripetute su questo punto, io non posso indicare alcun risultamento generale. Sembra che le forze toniche del tessuto cellulare, e delle pareti de' vasi che serpeggiano qua e la su questo tessuto, ricevano una variabilissima influenza dal contatto del gas, secondo la natura di questa influenza le fibre ristringendosi, increspandosi piu' o meno, rendono queste parti piu' o meno permeabili, sia ai fluidi aeriformi che tendono a liberarsi dal sangue per unirsi con quello dell'enfisema; sia questo ultimo fluido, se esso tende a combinarsi col sangue, il che determina senza dubbio le varieta' da me osservate.

87. Ha forse luogo una esalazione sulle superfici mucose? 1'analogia della pelle sembrerebbe indicarlo perche' pare ben provato che il sudore non sia un trasudamento per i pori organici della superficie cutanea; ma bensi' un vero trasudamento da alcuni vasi di una natura partticolare, e continui al sistema arterioso.

88. Sembra, in primo luogo che la perspirazione polmonare che si opera sulla superficie mucosa dei bronchi, la quale ha tanto rapporto con quella della pelle, che aumenta e diminuisce, secondo che questa diminuisce od aumenta, e la di cui materia e' verosimilmerite della medesima natura; sembra, dissi che la perspirazione polmonare si faccia, almeno in parte, dal sistema dei vasi esalanti, e che, se la combinazione dell'ossigeno dell'aria, coll'idrogeno del sangue, concorre a produrla nell'atto della respirazione, cio' non e' che in piccolissima quantita' e per la porzione puramente acquosa; fa d'uopo per altro osservare, riguardo a cio' che la dissoluzione del fluido mucoso che lubrifica i bronchi nell'aria incessantemente inspirata ed espirata fornisce una porzione considerevole di questo vapore insensibile nella state, ma abbondantissitno nell'inverno che sollevasi dal polmone.
[Che l'acqua sia composta da idrogeno e ossigeno era stato dimostrato da Lavoisier pochi anni prima; Bichat crede erroneamente che nel sangue sia presente idrogeno libero e che vi si possa formare acqua grazie all'ossigeno inspirato dall'aria.]

89. 11 succo intestinale da Haller specialmente considerato, ma che sembra essere in minor quantita' di quella da esso lui valutata; i succhi gastrico, ed esofageo vengono probabilmente depositati per la via della esalazione sulle loro rispettive superfici mucose. Ma, in generale e' difficilissimo il distinguere con precisione in questi organi, cio' che appartiene al sistema esalante da cio' che fornito viene dal sistema glandolare mucoso, il quale, come abbiam detto, e' loro da per tutto sottoposto. Veggonsi. per tanto costantemente i fluidi mucosi dell'esofago dello stomaco, degl'intestini, mischiarsi con i fluidi esofageo, gastrico, intestinale ecc.

90. L'assorbimento delle membrane mucose e' evidentemente provato da quello del chilo sulle superfici intestinali, da quello della virulenza venerea sul glande e sul condotto dell'uretra, da quello del miasma vaiuoloso, di cui fregansi le gengi[v]e, della porzione sierosa della bile, dell'orina, della semenza, allorche' esse soggiornano nei loro serbatoi rispettivi. Allorche' nella paralisi delle fibre carnose che terminano il retto, le materie si accumulano alla estremita' di questo intestino (affezione comune nei vecchi, e di cui Desault cita molti esempii) queste materie acquistano spesso una durezza, probabile effetto dell'assorbmento dei succhi che trovansi ivi fermati. Esistono diverse osservazioni di orina quasi totalmente assorbita dalla superficie mucosa della vescica negli ostacoli insormontabili dell'uretra ecc. In qualunque modo si faccia questo assorbimento, sembra che esso non si eseguisca in una maniera costante, non interrotta, come quella delle membrane sierose, nelle quali il sistema esalante ed il sistema assorbente, sono in una continua alternativa di azione; ma che essa accade solo in alcune circostanze, la maggior parte delle quali forse non sono nell'ordine naturale delle funzioni. Si hanno, per altro, ancor meno dati sulla maniera in cui, si eseguisce l'assorbimento mucoso, che su quella dell'assorbimento cutaneo, pochissimo conosciuta, come ognun sa, e di cui molti pongono anche in dubbio l'esistenza.

X. Osserzioni sulle affezioni delle membrane mucose
91. Non e' mio oggetto esaminare le affezioni delle membrane mucose, e indichero' soltanto alcuni fenomeni, i quali, in queste affezioni meritano a mio credere, una particolare attenzione, e delle quali propongo una spiegazione ai medici fisiologi.

92. Perche' in conseguenza delle infiammazioni, delle quali sono esse la sede, le membrane mucose non contraggono esse quasi mai aderenze, come cio' accade tanto spesso alle superfici sierose? perche' la superficie interna dello stomaco, degl'intestini, della vescica infiammata, non attaccasi essa allora nelle sue diverse porzioni, come quella della pleura, della tunica vaginale ecc.

93. Perche' nelle infiammazioni delle membrane mucose vi e' un abbondante scolo di fluido che le umetta abitualmente; il che costituisce le diverse specie di catarri, mentre la sorgente del fluido che si esala dalle membrane sierose, e' comunemente esaurita in casi analoghi? questa seconda questione corrisponde essa alla prima?
[Bichat intuisce che la diversa tendenza a formare aderenze delle membrane mucose e sierose dipende dalla diversa composizione delle rispettive secrezioni, molto prima della loro effettiva caratterizzazione biochimica; si vedano anche pp. 99 e 102, piu' avanti.]

94. Perche' i polipi, specie. di affezione propria delle membrane mucose, e che giammai osservasi nelle altre; perche' i polipi non nascono essi quasi che all'origine di queste membrane, in vicinanza della pelle, come nel naso, nella faringe, nella vagina ecc., e non nelle loro porzioni profonde, come nello stomaco, negl'intestini ecc.? dipende cio' forse dalla tessitura particolare che caratterizza, come io ho dimostrato, le membrane mucose in vicinanza dei luoghh nei quali esse nascono dalla pelle, o devesi soltanto attribuire questo fatto alle cause piu' numerose d'irritamento che agiscono all'origine delle cavita'?

95. Le afte non sono esse un'affezione infiammatoria isolata delle glandole delle membrane mucose, mentre i catarri sono caratterizzati da una infiammazione generale di tutte le parti di queste membrane?

DELLE MEMBRANE SIEROSE

I. Della estensione e del numero delle membrane sierose.
96. Le membrane sierose, o linfatiche, o cellulari occupano 1'esterno della maggior parte degli organi dei quali le membrane mucose tapezzano l'interno: tali sono lo stomaco, gl'intestini, la vescica ecc. Incontransi esse in quegli organi soggetti a grandi moti, od a moti frequenti e reciproci, come alle superfici articolari, alle guaine tendinose; veggonsi d'intorno a tutti gli organi essenziali alla vita. Il cervello, il cuore, il polmone, tutti i visceri gastrici, il testicolo ecc., ne prendono un inviluppo esterno.

97. Non formano esse, come le membrane mucose, una superficie per tutto continua su i numerosi argani sopra i quali si spiegano; ma trovansi sempre separate le une dalle altre, non avendo quasi mai comunicazione. Il loro numero e' considerabilissimo. Aggiungete a tutte quelle delle grandi cavita' quelle delle cavita' articolari, delle capsule tendinose, e vedrete che l'estensione della superficie sierosa, presa in totalita', e considerata come somma di tutte queste membrane in particolare, sorpassa di molto la superficie mucosa, considerata egualmente in una maniera generale.

98. Una sola considerazione basta per convincerne. Le superfici mucose e sierose si accompagnano in un grandissimo numero di parti, come allo stomaco, agl'intestini, al polmone, alla vescica, alla vescichetta ecc., in maniera da presentarvi appresso a poco la medesima estensione. Ma, da una parte le superfici mucose si prolungano, laddove le sierose non s'incontrano, come alle fosse nasali, all'esofago, alla bocca, ecc. ecc.; da un altra parte v'e' un grandissimo numero di superfici sierose esistenti separatamente dalle mucose, il pericardio, 1'aracnoide, 1e sinoviali delle articolazioni, quella delle guaine tendinose. Ora, se paragonasi 1'estensione delle superfici sierose isolate, a quella delle superfici mucose egualmente isolate, si vedra' che 1'una e' molto superiore all'altra.

99. Queste considerazioni, minute in apparenza, meritano nulla di meno una speciale attenzione a cagione del rapporto delle funzioni esistenti tra queste due superfici in totalita', rapporto che e' specialmente relativo alla esalazione dei fluidi albuminosi operata dall'una, e alla secrezione dei fluidi mucosi di cui l'altra e' la sede. Del resto, considerando 1'estensione di ciascuna membrana sierosa in particolare, veggonsi infinite varieta' dal peritoneo, il quale sembra avere il massimo di superficie, fino alle membrane sinoviali delle cartilagini alla laringe, che sembrano presentarne il minimo.

100. La superficie sierosa presa in totalita', paragonata alla superficie cutanea, le e' evidentemente, molto superiore in larghezza, di maniera che, sotto questo rapporto, la quantita' del fluido albarninoso continuamente esalato all'interno, sembra piu' considerevole di quella dell'umore abitualmente espulso all'esterno per l'insensibile traspiro: io dico sotto questo rapporto, perche' diverse circostanze, aumentando 1'azione dell'organo cutaneo, possono ristabilire l'equilibrio nella esalazione di questi due fluidi, 1'uno dei quali rientra per 1'assorbimento nel torrente circolatorio, e 1'altro e' puramente escrementizio. Io ignoro egualmente se la esalazione polmonare e cutanea riunite sieno minori di quella che si opera sull'insieme delle superfici sierose.

II. Divisione delle membrane sierose
101. La classe delle membrane sierose conmprende due generi essenzialmente distinti. Il primo vien composto della pleura, del pericardio, del peritoneo, dell'aracnoide, della tunica vaginale ecc., e in generale da tutte le membrane delle grandi cavita'. Il secondo comprende 1^ le capsule delle guaine tendinose, indicate da Albino, da Monro, da Sabatier, esposte da Haller, da Iunker, descritte da Fourcroy e da Soemmering sotto il nome di capsule mucose: nome che da una falsa idea della loro struttura, e che quello di sinoviali rimpiazzera' vantaggiosamente; 2^ le membrane sinoviali da me descritte nelle diverse articolazioni, e delle quali, io credo, che niuno abbia ancora indicato la struttura e gli usi.

102. Cio' che confonde questi due generi nella classe, e' 1^ la loro disposizione esterna comune in forma di sacco senz'apertura; 2^ la loro tessitura cellulare; 3^ l'esalazione e 1'assorbimento alternativi, che vi si eseguiscono. Cio' che stabilisce tra loro una linea molto reale di demarcazione e' che 1^ il fluido che lubrifica le membrane dell'uno e dell'altro, sembra diversificar nella sua composizione, quantunque molt'analogia li approssimi. 2^ Nelle diatesi idropiche che attaccano simultaneamente il tessuto cellulare, e le superfici sierose del peritoneo, della pleura ecc., l'affezione non si estende alle membrane sinoviali, il che indica una differenza di struttura, quantunque noi non conosciamo bene questa differenza. 3^ Reciprocamente nelle idropisie delle articolazioni, affezione generalmente molto rara, dei ganglii; vere idropisie delle capsule sinoviali dei tendini, non v'e' affezione concomitante delle grandi cavita'.

III. Organizzazione esterna delle membrane sierose

103. Ogni membrana sierosa rappresenta un sacco senza apertura, e' spiegata sugli organi rispettivi che essi abbraccia, e che ora sono numerosissimi, come al peritoneo, ora unici, come al pericardio, avviluppanti questi organi in maniera che essi non sono contenuti nella di lei cavita' e che se fosse possibile sezionarle nella loro superficie, si avrebbe questa gravita', nella sua integrita'. Questo sacco offre, sotto un tal rapporto, la medesima disposizione di quei beretti ripiegati sopra loro medesimi, e coi quali avviluppasi la testa:: paragone triviale, ma che da un idea esatta. di queste membrane.

104. In conseguenza di questa disposizione generale, e' facile di concepire che le membrane sierose non apronsi giammai per lasciar penetrare nei loro organi rispettivi i vasi ed i nervi che vi si portano, o che ne escono; ma che sempre esse ripiegansi, accompagnandoli sino agli organi; e formando loro in tal modo una guaina, la quale impedisce che essi sieno contenuti nelle loro cavita', il che previene l'infltramento della sierosita' che li lubrifica, infiltramento che avrebbe luogo attraverso il tessuto cellulare vicino, specialmente nella loro idropisia se, come le membrane fibrose fossero esse forate per il passaggio di questi vasi e di questi nervi. Una tale disposizione esclusivamente considerabile nelle membrane delle quali parliamo, e' manifesta all'ingresso. dei vasi dei polmoni, della milza, degl'intestini, dello stomaco, dei testicoli, delle articolazioni ecc. Vedesi benissimo nell'aracnoide, membrana, come io diro' essenzialmente sierosa.

105. Dopo l'idea generale da noi data di queste membrane, e' ancor facile di concepire come quasi tutte sono composte di due parti distinte, quantunque continue, ed abbraccianti, 1'una, la superficie interna della cavita' in cui esse incontransi, l'altra gli organi di questa cavita'; cosi' v'e' una pleura costale ed una polmonare; un'aracnoide del cranio, ed una cerebrale; una porzione di peritoneo ripiegata sul suo organo gastrico, e l'altra sulle pareti addominali; una parte della capsula sinoviate dei tendini, abbracciante il tendine, e 1'altra che riveste la guaina all'interno ecc..

106. Quantunque le membrane sierose sieno isolate, nulla di meno esistono alcune volte delle comunicazioni tra loro: quella, p. e. della cavita' epiploica colla cavita' peritoneale, quella della cavita' aracnoidea colla cavita' della membrana che tapezza i ventricoli. Alcuni autori opinano che esistano delle comunicazioni tra certe capsule sinoviali dei tendini, e l'interno delle articolazioni vicine. Io non ho potuto giammai incontrarle. Non v'e' che un esempio di continuita' tra le membrane sierose e le mucose, quella, cioe' che mediante la tuba falloppiana, esiste tra il peritoneo e la superficie uterina. Come mai la rispettiva natura delle membrane qui cangia?

107. Ogni membrana sierosa ha una delle sue due superfici libera, per tutto contigua a se stessa; l'altra aderente agli organi vicini. La prima e' notabile, 1^ per la sua levigatezza; 2^ per la sierosita' che l'umetta; 3^ per lo sdrucciolamento abituale che essa prova.

108. Il levigato della superficie libera delle membrane sierose, e' un carattere che le distingue specialmente. Tutti gli organi che offrono questa disposizione, la devono all'inviluppo che essi ne prendono; il fegato cessa di essere levigato e lucido nel suo lembo diaframmatico, ove il peritoneo lo abbandona; v'e' sotto questo rapporto una differenza grande tra 1'aspetto della faccia anteriore e quello della faccia posteriore dell'intestino cieco; la vescica e' rugosa da pertutto ove manca dell'inviluppo peritoneale; le cartilagini delle coste non hanno il levigato di quelle delle articolazioni, le quali sono abbracciate dalla membrana sinoviale ccc.

109. Questo notabile attributo delle membrane sierose dipende esso forse dalla compressione sopra di loro esercitata? la di loro situazione nei luoghi ove sono esse esposte ad un'attrito continuo sembrerebbe farlo credere. Bordeu lo ha pretso allorche' ha detto che tutte le parti del basso ventre erano primitivamente avviluppate dal tessuto cellulare, il quale per la pressione si e' cangiato in seguito in membrana, di maniera che il peritoneo si forma parzialmente sopra ciascun organo gastrico, e che queste diverse parti danno origine, riunendosi alla membrana generale. Questa spiegazione della, formazione del peritoneo e' secondo lui, applicabile alla pleura, al pericardio, ed a tutte le membrane analoghe.

110. Se tale e' il corso della natura, 1^ perche' qualunque sia l'eta' a cui si esamina il feto, ritrovasi il peritoneo, e le membrane sierose, tutte egualmente sviluppate quanto i loro organi corrispondenti? 2^ Come si formano le numerose pieghe di queste membrane, tali come il messenterio, l'epiploon ecc.? 3^ Perche' vi sono delle parti, nelle quali esse non esistono, quantunque queste parti sieno esposte ad un attrito eguale a quello delle parti, nelle quali incontransi? perche' p. e. la vescica n'e' sprovveduta su i lati, mentre la di lei parte anteriore n'e' tapezzata? 4^ Perche' non si formano egualmente delle superfici sierose attorno ai grossi vasi del braccio, della coscia ecc., i quali imprimono agli organi un moto manifesto? 5^ Perche' la spessezza delle membranie sierose non aumentasi laddove il moto e' piu' forte, e non diminuisce laddove e piu' debole? perche', p. e. la spessezza della tunica vaginale eguaglia essa quella del pericardio? 6^ Come, all'interno l'attrito puo' esso produrre un corpo organizzato, mentre all'esterno esso disorganizza costantemente l'epidermide? come legare la tessitura tutta vascolare linfatica delle membrane sierose colla pressione che le produce?

111. L'impossibilita' di risolvere queste numerose questioni prova che non e' una pressione meccanica quella a cui devesi attribuire e la formazione delle membrane sierose e il levigato della loro superficie; che il loro modo di origine e' il medesimo di quello degli altri organi; che esse incominciano e si sviluppano con loro; che questo levigato e' un risultantento manifesto della loro organizzazione, come la villosita' della superficie delle membrane mucose dipendono dalla tessitura di queste medesime membrane. Che si direbbe di un sistema in cui queste villosita' venissero attribuite alla pressione degli alimenti sullo stomaco, dell'orina sulla vescica, dell'aria sulla pituitaria, ecc. ecc.

112. Ogni membrana sierosa e' umida alla superficie interna di un fluido quasi identico alla sierosita' del sangue, nel primo genere di queste membrane, tali come la pleura, il peritoneo ecc., di una natura analoga, ma un poco piu' composta per il secondo genere che comprende la sinoviale delle articolazioni, delle guaine tendinose ecc. Gli orifici esalanti lo versano continuamente e continuamente e' desso ripreso dagli assorbenti. La di lui quantita' varia: semplice rugiada nello stato naturale, esso esalasi in vapori. allorche' le superficie sierose messe a scoperto, permettono all'aria di scioglierlo. Esso e' piu' abbondante nei cadaveri, perche' da una parte, il trasudamento che le forze toniche impediscono, si opera allora facilmente per la, caduta di queste forze, e rimpiazza la esalazione vitale, trasmettendo meccanicamente, per il loro peso, i fluidi degli organi circondanti alle diverse cavita' sierose; perche' da una parte questa medesima caduta delle forze toniche si oppone ad ogni specie di assorbimento; da cio' la stasi, l'accumulamento, di questo fluido. Ognuno sa fino a qual punto aumenta la sua quantita' nelle diverse idropisie, segnatamente in quella del basso ventre.

113. Questa quantita' non varia essa forse secondo i diversi stati degli organi avviluppati dalle membrane sierose? si e' detto da molto tempo che la sinovia esalavasi in maggiore abbondanza nel moto delle articolazioni, che nel loro stato di riposo. Io non ho su questo punto alcun dato fondato sulla esperienza; ma posso assicurare aver molte volte osservato sugli animali viventi che, l'esalazione della superficie sierosa del basso ventre non aumentasi durante la digestione o almeno che, se, essa e' maggiore, l'assorbimento diviene piu' attivo, e che cosi' la superficie del peritoneo non e' piu' umida che in altro tempo. Ho aperto il petto di molti piccoli porci d'India, dopo averli fatti correre molto tempo in una camera per accelerare la loro respirazione, e non ho osservato neppure una umidita' maggiore sulla pleura.

114. Qual'e' la natura del fluido delle cavita' sierose. Nello stato patologico, nelle diverse idropisie, la sua natura albuminosa e posta fuori di dubbio dall'azione del fuoco, dall'alcol e dagli acidi. E' difficile di analizzarlo nello stato sano. Nulladimeno Heusson, avendone raccolta una cucchiaiata in grandi animali, ha trovato che la di lui Composizione era la stessa di quelli del fluido circolante nel sistema linfatico, di quella della sierosita' del sangue, vale a dire egualmente albuminosa. Le prove di questo autore, delle quali tutto sembra confermare il risultamento, hanno, nulladimeno bisogno di essere ripetute.

115. Quanto all'umore delle superfici articolari, e delle guaine tendinose sembra che analogo a quello delle cavita' ne differisca per altro per la natura dell'albumina che esso contiene. Vedete, relativamente a cio' l'analisi che ne e' stata presentata negli annali di chimica.

116. L'uso principale di questo fluido, lubrificando le superfici, e' d'impedire le aderenze, inevitabile effetto, senza di lui, dell'attrito che esse provano. Questo attrito e' continuo ovunque trovansi tali membrane. Come gli autori meccanici del passato secolo, i quali nella economia organica hanno tanto attribuito alle leggi fisiche non hanno immaginato di trovare in questo attrito una delle cause della propagazione del calore animale? come que attrito non e' stato aggiunto da essi a quello della circolazione?

117. La superficie, esterna delle membrane sierose e' quasi da per tutto aderente agli organi vicini; e' raro infatti di vedere queste membrane separate da entrambi i lati. L'aracnoide alla base del cranio, ed alcuni altri esempi fanno eccezione. Questa aderenza delle membrane sierose ai loro organi rispettivi e' tutta diversa da quella delle membrane fibrose. In questa il passaggio dei vasi unisce talmente le due parti, che la loro organizzazione sembra comune e che l'una esendo tolta l'altra muore quasi sempre, come vedesi nel periostio relativamente alle ossa ecc. Al contrario ogni membrana sierosa, e' quasi sempre straniera all'organizzazione che essa circonda, non essendo la di lei organizzazione legata alla sua.

118. Io esaminero' in appresso le prove della prima assertiva relativa alle membrane fibrose. Ecco quelle della seconda, relativamente alle sierose. 1^ Veggonsi spessissimo queste membrane abbandonare e ricoprire a vicenda i loro rispettivi organi. Cosi' i legamenti larghi,lontanissimi dalla matrice, nello stato ordinario servono ad essa di membrana sierosa nel tempo della gravidanza; l'intestino che si distende, prende dal messenterio un'inviluppo, il quale lo abbandona allorche' esso si contrae; l'epiploon e' a vicenda come ha benissimo osservato Chaussier, membrana ondeggiante nel basso ventre, e tunica dello stomaco. Spesso l'inviluppo peritoneale della vescica, l'abbandona quasi la totalita'; il sacco erniario di quegli enormi spostamenti dei visceri gastrici, non e' egli primitivamente servito a tapezzare le pareti del basso ventre ecc.? ora, e' evidente che potendo i diversi organi esistere separatamente dalle loro membrane sierose, non v'e' alcuna connessione tra la loro reciproca organizzazione. 2^ E' sempre un tessuto lasso, facile a distendersi in tutti i sensi, quello che serve di mezzo di unione, e giammai un sistema vascolare sanguigno, come nella maggior parte delle altre aderenze. 3^ L'affezione, di un'organo non e' una conseguenza necessaria di quella della di lui membrana sierosa, e reciprocamente; spesso l'organo cade infermo senza che la membrana sia malata. Nella operazione dell'idrocele p. e., il testicolo resta quasi costantemente intatto in mezzo alla infiammazione della tunica vaginale; la infiammazione della membrana mucosa degl'intestini non e' una di quella del loro inviluppo peritoneale; e reciprocamente nelle diverse affezioni catarrali acute degli organi a membrana mucosa all'interno e sierosa all'esterno, non vedesi questa infiammare ecc. In una parola, le affezioni delle membrane mucose sono da per tutto distintissime da quelle delle sierose; quantunque per lo piu' entrambe concorrano alla formazione del medesimo organo. E' evidente che una linea di demarcazione tanto reale nelle funzioni, ne suppone evidentemente una nella organizzazione. La vita delle membrane sierose e' dunque intieramente separata da quella dei loro organi corrispondenti.

119 Vi sono nulladimeno dei casi nei quali queste sorte di membrane cessano dal presentare una tale lassezza di aderenza, e nei quali divengono talmente unite agli organi che tapezzano che spesso il piu' fino scalpello non saprebbe separarle. Vedete la tunica vaginale sull'albuginea; le due lamine fibrosa e sierosa del pericardio la sinoviale delle cartilagini, l'aracnoide sulla dura madre, ed altre membrane delle quali si parlera' nell'articolo delle siero-fibrose ecc. La connessione di queste diverse superfici e' tale, che moltet sono state fin qui prese per una membrana unica Non v'e' peraltro maggiore identita' di organizzazione che laddove le membrane sierose piu' debolmente attaccate ai loro organi rispettivi, come vedesi al pericardio, alla pleura ecc.

IV. Organizzazione interna delle membrane sierose
120. Un colore biancastro, lucente, meno splendente pero' di quello delle aponeurosi; spessezza variabile, sensibile sul fegato, sul cuore, sugl'intestini ecc., a pena valutabile nell'aracnoide, nell'epiploon ecc.; una trasparenza notabile tutte le volte che scollansi queste membrane in una estenzione un poco considerabile, o che si esaminano laddove esse sono libere da entrambe le facce come all'epiploon: ecco i loro principali caratteri di struttura.

121. Tutte, non hanno che una lamina unica, da cui e' possibile, ne' luoghi, ne' quali essa e' densa di togliere degli strati cellulari, ma che non si puo' giammai nettamente dividere in due o tre porzioni: carattere essenzialmente distintivo da quelli delle membrane mucose. L'azione di un [ve]scicatorio applicato alla loro superficie esterna, preliminarnte scoperta, p.e. sopra una porzione d'intestino fissata all'esterno, in un'animale vivente non vi fa, come alla pelle sollevare una pellicosa, sotto la quale si raduna la sierosita': io ho fatto molte volte questa prova. Qual'e' la composizione immediata di questa lamina unica delle membrane sierose?

122. Ogni organo e' in generale un insieme, 1^ di tessuto cellulare, che ne e' come il modello, come il primo abbozzo; 2^ di una materia particolare, la quale si deposita in questo abbozzo p. e. di gelatina per le cartilagini; di gelatina e di fosfato calcare per le ossa; di fibrina pei muscoli ecc.; 3^ di vasi che portano e riportauno questa materia della nutrizione; 4^ di nervi. Cio' che approssima gli organi e' dunque il tessuto cellulare; i vasi ed i nervi cio' che li distingue e' materia nutritiva. Un'osso diverrebbe muscolo, se senza nulla cangiare alla di lui tessitura, la natura gl'imprimesse la facolta' di separare la fibrina, e d'incrostarsene in luogo di separare, o d'incrostarsi di fosfato calcare. Ora le membrane sierose non sembrano avere per loro una materia ntitritiva distinta: esse non sono, sotto questo rapporto, un'organo sui generis; esse non sono tessute che del modello, che dell abbozzo degli altri, e non penetrate da una materia che le caratterizzi. Tutte formate di tessuto cellulare, differiscono da questo tessuto nella sua forma comune, che per un grado di condensamento, che per l'approssimazione e l'unione delle cellule, che trovansi, nello stato ordinario, lontane.

123. Ecco sopra quali prove e appoggiata la realta' di questa tessitura tutta cellulare, da me attribuita alte membrane sicrose; 1^ v'e' identita di natura, laddove trovasi identita' di funzioni e di affezioni. Ora e' evidente che gli usi di queste e del tessuto cellulare, relativamente all'assorbimento, ed alla esalazione continue della linfa, sono assolutamente le medesime, e che i diversi fenomeni delle idropisie sono assolutamente loro comuni, colla sola differenza dello stravaso nelle une; e dell'infiltramento nelle altre. 2^ Il soffiamento dell'aria nel tessuto sottoposto a queste membrane termina col ricondurle quasi allo stato cellulare, allorche' esso e' riuscito, e che l'aria e' stata spinta un poco innanzi. 3^ La macerazione, come ha benissimo osservato Haller, produce sempre il medesimo efetto, ma piu' sensibilmente ancora. 4^ Le diverse cisti, gl'idatidi ecc., l'aspetto dei quali, la tessitura, la natura stessa, sono assolutamente i medesimi che nelle membrane sierose, come vedremo in appresso nascendo sempre in mezzo al tessuto cellulare, crescono a sue spese, e ne sono tutti formati. 5^ Niuna fibra incontrasi nelle membrane sierose, carattere distintivo dagli altri organi e analogo a quello del tessuto cellulare.

124. Questa tessitura delle membrane sierose, dimostra evidentemente che il sistema lin fatico entra essenzialmente nella loro formazione, che anche esse verosimilmente non sono che un'intralciamento di esalanti e di assorbenti; perche' ognun sa che l'organo cellulare n'e' un insieme; ma quest'assertiva dettata dall analogia, e' appoggiata ancora da prove dirette. 1^ Il fluido delle idropisie delle diverse cavita', varia in densita' ed in colore. Mascagni ha sempre osservato che i linfatici a loro vicini contenevano un fluido esattamente analogo. 2^ Due cadaveri avendo uno stravaso sanguigno nel petto, hanno offerto al medesimo autore gli assorbenti del polmone ingorgati di sangue. 3^ In un uomo divenuto enfisematico in conseguenza di un'avvelenamento, i vasi erano distesi dall'aria. 4^ Iniettati nel basso ventre o nel petto dei fluidi colorati, dicesi, che si trovino poco dopo nei linfatici vicini col medesimo colore. Io ho ripetuto spesso questa esperienza; il fluido iniettato e' stato ben presto assorbito ma non la materia che lo colorava, di maniera che questa materia piu' condensata, dopo l'assorbimento, tingeva la superficie sierosa, essendo i linfatici trasparenti come all'ordinario. Fa d'uopo scegliere in generale l'addome per queste esperienze, perche' denudatissimi sul fegato, gli assorbenti, possono esservi piu' facilmente esaminati. Questa facolta' assorbente conservasi qualche tempo dopo la morte; ma devesi aver cura, per ottenerne allora piu' sicuro l'effetto, di conservare l'animale, se esso e' a sangue caldo, in un bagno appresso a poco alla sua temperatura: io ho avuto molte volte l'occasione di assicurarmi di questa verita' e di osservare con Cruikshanck che cio' che dice Mascagni sull'assorbimento nei cadaveri umani quindici, trenta, quarantott'ore anche dopo la morte, e' almeno estremamente esagerato (1). 5^ Ecco una esperienza di cui mi servo ogni anno per dimostrare gli assorbenti: io faccio macerare per cinque o sei ore il cuore di un bue nell'acqua; dopo questo tempo la membrana sierosa di quest'organo, la quale non lasciava che difficilmente vedere i vasi, ne sembra coperta. 6^ Allorche' le membrane sierose s'infiammano, veggonsi i linfatici sottoposti distesi come esse dai globetti rossi del sangue etc. ecc.
(1) Non e' alla permanenza di questa facolta' assorbente dopo la morte che devesi in parte attribuire la vacuita' del sistema arterioso che allora osservasi? spesso in fatti, le arterie contengono ancora una quantita' assai grande della porzione fibrosa del sangue, ammassata in grumi, ma la sierosita' e' sempre scomparsa. Ora, se, come dicesi, la vacuita' di questo sistema fosse intieramente dovuta ad uno sforzo per spingere il sangue nel sistema venoso che non fa resistenza, mentre il sangue di ultimo sistema ne trova una grandissima dalla pienezza determinata nella orecchietta destra della inazione del polmone; se, dissi, la vacuita' delle arterie fosse tutta dovuta ad una simile causa, sembra che questa causa dovesse esercitarsi sulla porzione fibrosa come sulla sierosita'; che in questo ultimo sforzo il sangue dovesse passare nel suo stato naturale, ed intieramente nel sistema venoso. Allorche' dunque trovansi dei grumi nel sistema arterioso, e' probabile che le arterie non avendo avuto la forza di espellere tutto il sangue, questo siasi decomposto, che la sua porzione sierosa sia stata ripresa dagli assorbenti che apronsi alla loro superficie interna, e che la fibrosa sia restata come vedesi d'altronde nella risoluzione della maggior parte delle ecchimosi Non e' forse ancora cio' che accade nel cuore, allorche' ci presenta dopo la morte, molti grumi fibrosi, e niente sierosita'? tutte queste idee peraltro sono congetture che ulteriori ricerche devono confermare.

125. Sembra dunque dimostrato, 1^ che gli assorbenti si aprono con una infinita' di orificii sulle membrane sierose; 2^ che le loro radici mille volte intralciate tra loro e cogli orificii degli esalanti, concorrono specialmente a formarne il loro tessuto; 3^ che la difficolta' di distinguere i pori assorbenti ed esalanti sulle loro superfici, non e' una ragione di negarne l'esistenza, dipendendo questa difficolta' dalla loro tenuita', e dalla direzione obliqua con cui apronsi tra le lamine di queste membrane: cosi' l'obliquita' della inserzione del condotto di Wartonio, del coledoco, ne rende l'ispezione difficilissima quantunque questi condotti sieno molto piu' considerabili; 4^ che d'appresso questa struttura, fa d'uopo riguardare le membrane sierose sempre disposte, come abbiam veduto, in forma di sacco senza apertura, come grandi serbatoi intermedii ai sistemi esalante ed assorbente, ove, la linfa, uscendo dall'uno, soggiorna qualche tempo prima di entrare nell'altro, ove essa subisce, senza dubbio, diverse preparazioni, che noi non conosciamo e non conosceremo giammai perche' farebbe d'uopo analizzarla comparativamente in questi due ordini di vasi, il che e' quasi impossibile, almeno per il primo, ed ove, in fine, essa serve a diversi usi relativi agli organi, d'intorno ai quali forma un atmosfera umida.

126. Entrano essi dei vasi sanguigni nella struttura delle membrane sierose? questi vasi sono numerosissimi intorno ad esse, come vedesi al peritoneo, al pericardio, alla pleura ecc.; essi serpeggiano sulla loro faccia esterna, vi si ramificano; ma io ho sempre dubitato che facessero parta realmente del tessuto, e sono quasi anche convinto, del contrario; le seguenti considerazioni appoggiano la mia opinione. 1^ Nei casi nei quali questi vasi sono iniettati, tolgonsi facilmente collo scalpello dalla faccia esterna di queste membrane, senza interessare la loro continuita', il che e' impossibile di fare giammai nelle fibrose e nelle mucose. 2^ Esaminando queste membrane laddove sono esse libere da entrambe le facce, niun vaso sanguigno v'e' sensibile: l'aracnoide alla base del cranio ne fornisce un'esempio. 3^ I vasi cangiano frequentemente di rapporto con queste membrane. Io ho provato nella nota alla pagina 50, che allorquando l'epiploon si applica sullo stomaco nella sua pienezza i vasi che esso contiene tra le sue lamine, non risalgono con lui sopra questo viscere a cagione della grande coronaria stornachica, che vi si oppone. Allorche' iniettansi dei cadaveri attaccati da ernie voluminose, non veggonsi i vasi serpeggianti nello stato ordinario sulla superficie del peritoneo che corrisponde all' anello, prolungarsi inferiormente sul sacco erniario. Non sembra che i vasi i quali osservansi nei legamenti larghi della matrice li sieguano nello spostamento grande che essi provano nel tempo della gravidanza ecc.

127. Credo dunque molto probabile che le membrane sierose non abbiano a loro stesse vasi sanguigni; che quelle che chiamansi arterie del peritoneo, della pleura ecc., non sieno che tronchi serpeggianti sulla loro superficie esterna, capaci di abbondonarle allorche' esse si spostano, essendo loro, per cosi' dire, stranieri, non entrando immediatamente nella loro struttura, alla quale i sistemi assorbente ed esalante concorrono quasi soli. Esistono senza dubbio delle comunicazioni tra il sistema arterioso e le membane sierose per mezzo degli esalanti; ma nulla di preciso e' conosciuto ancora sulla natura, sulla disposizione, ed anche, fino ad un certo punto sulle funzioni di questi vasi.

V Forze vitali delle membrane sierose
128. Esiste una grandissima differenza tra la sensibilita' delle membrane precedentemente esaminate, e quella delle membrane sierose; queste profondamente situate, costantemente fuori del contatto di ogni corpo straniero, non godono che di un senso oscuro; sono esse poco suscettibili di cagionare una impressione dolorosa, irritandole. Ecco perche', allorquando in un animale vivente vengono scoperte, ed irritate cogli agenti chimici o fisici, l'animale resta tranquillo; ma l'azione di questi eccitanti, che nello stato d'integrita' di queste membrane medesime, non e' a principio sensibile, diviene ben presto incomodissimo, ed anche dolorosissimo, per poco che restino esse eposte all'aria. Questo fenomeno pero' non vi si osserva esclusivamente. Tutti gli organi bianchi, i tendini, i legamenti, le cartilagini, in una parola tutte le parti da Haller chiamate insensibili, non fanno provare all'animale alcuna sensazione, ponendole a contatto con i corpi esterni, allorche' questo contatto si esercita nel loro stato naturale, quando sono state recentemente scoperte; ma se il soggiorno all'aria, od altre cause le irritano, le infiammano, esse divengono sensibilissime.

129. Per ben comprendere questo fatto essenziale, osserviamo che vi sono due specie di sensibilita', l'una puramente organica, l'altra di relazione. La sensibilita' organica e' quella facolta' per cui un'organo riceve l'impressione di un corpo che agisce sopra di lui, senza trasmettere questa impressione al centro comune; cosi' le glandole sono esse sensibili alla presenza del sangue che vi arriva; i condotti escretorii a quella dei fluidi che contengono ecc. Su questa specie di sensibilita' aggiransi i fenomeni della digestione, della circolazione, della respirazione, delle secrezioni, dell'assorbimento, della nutrizione ecc.; essa presiede alla vita interna, alla vita organica, a quella che e' destinata a comporre e a decomporre continuamente l'animale, ad assimilare, e ad espellere le sostanze che lo nutriscono. La sensibilita' di relazione e' quella per cui i nostri organi sono suscettibili non solamente di ricevere le impressioni di un corpo che agisce sopra di loro; ma ben'anche di riferire questa impressione al sensorio comune; per questa sensibilita' l'animale e' in rapporto con tutto cio' che lo circonda; da essa dipendono i fenomeni dell'azione dei sensi, del cervello ecc.; essa e' quella che presiede alla vita esterna od animale, cosi' chiamata, perche' i soli animali ne sono dotati, essendo l'altra comune a loro ed ai vegetabili.

130. La sensibilita' organica e' il principio, l'elemento della sensibilita' di relazione, n'e', per cosi' dire, il primo grado, di maniera che allorquando essa aumenta molto in un'organo, prende il carattere di sensibilita' di relazione, e quest'organo riferisce al centro comune le impressioni che riceve, e che prima non trasmetteva o trasmettevale confusamente. Ora, e' evidente che l'effetto della infiammazione e' di esaltare nelle parti la loro sensibilita' organica, di farla passare per conseguenza allo stato di sensibilita' di relazione. In conseguenza di cio' e' facile il comprendere come i tendini, le ossa, le cartilagini, le membrane sierose, ed altri organi chiamati insensibili da Haller, non fanno provare alcuna sensazione incomoda all'animale, allorche' vengono irritati immediatamente dopo averli scoperti. In fatti, siccome sono essi allora nel loro stato naturale, e siccome in questo stato la sensibilita' organica e' il loro solo appannaggio, essi non possono trasmettere al cervello altre impressioni, che quella generale del tatto. Ma se essi restano scoperti per qualche tempo, l'aria l'infiamma, la sensibilita' organica trasformasi in quella di relazione; ogni contatto di un corpo straniero sopra di essi diviene e percettibile e doloroso per l'animale.

131. Come la natura, aumentando cosi' in una parte la sensibilita' organica, la trasforma essa in sensibilita' di relazione? come si fa questo passaggio dall'una all'altra? contentiamoci di annunziare il fatto senza alzare il velo che ne copre il principio. Ogni dottrina delle forze vitali non puo' giammai essere che una serie di dati fondati sull'osservazione. Indicare i fenomeni, astenersi ben spesso dal ricercare la connessione che hanno fra loro, e' quello che abbiamo quasi sempre da fare. Io osservo peraltro, che mille cause, oltre il contatto dell' aria, infiammando le membrane sierose, possono esaltare la loro sensibilita' organica, e trasformarla in sensibilita' di relazione, quantunque queste membrane non veugano scoperte. La storia delle loro infiammazione e' da consultarsi su questo punto.

132. E' forse all'eccesso della sensibilita' delle membrane mucose su quella delle sierose che deve attribuirsi il seguente fenomeno? allorche' le prime escono all'esterno nei prolassi dell'ano, della vagina ecc., esse conservano sempre appresso a poco il grado di calore che e' loro naturale, a meno che non vi sia strozzamento. Le seconde, al contrario, sono esse poste a nudo; in una ferita, come vedesi nelle anse degl'intestini ritirate dal ventre di un'animale: esse si raffreddano ben presto, restano lungo tempo ad un grado di temperatura inferiore, e non riprendono quello che e' loro ordinario che allorquando 1'infiammazione incomincia a sopravvenire, ed esalta la loro sensibilita'.

133. E' stata da me fatta, riguardo a cio' una osservazione, la quale prova bene cio' che e' stato avanzato di sopra, vale a dire la separazione della vita delle membrane sierose dalla vita degli organi che esse abbracciano. In fatti, quantunque l'ansa dell'intestino restata all'aria si raffreddi all'esterno, nulladimeno la porzione corrispondente della membrana mucosa conserva, come puo' ognuno assicurarsene, fendendo l' intestino, e introducendovi il dito, ed anche se ritirasi una porzione di tubo intestinale, e si fende in maniera che essa presenti nel medesimo tempo all'aria una superficie mucosa, ed una sierosa, l'una e' di gia' fredda che l'altra nulla ha ancora perduto della sua abituale temperatura.

134. Le forze toniche delle membrane sierose sono caratterizzate: 1^ dall'assorbimento che vi si opera, ed a cui presiedono talmente queste forze, che dal momento in cui una causa qualunque colpisce queste membrane di atonia, l'assorbimento cessa e l'idropisia sopraviene; 2^ dalla contrazione lenta e graduata, che esse provano in conseguenza della evacuazione naturale, o artificiale dai fluidi di queste idropisie; 3^ dall'aumento manifesto, ed istantaneo di queste forze toniche nel caso in cui tali collezioni acquose vengono improvisamente evacuate, o passano di nuovo rapidamente nel torrente circolatorio; 4^ dall'analogia del tessuto cellulare, che identico nella sua natura, e nelle sue proprieta' vitali, colle membrane sierose, gode, come ognun sa, di una tonicita' decisissima in alcuni luoghi, p. e. nel dartos.

135. Le membrane sierose sono molto meno estensibili di quello puo' credersi a primo colpo d'occhio per le enormi dilatazioni delle quali ono esse suscettibili in diversi casi. Il meccanismo della loro dilatazione lo prova evidentemente. Questo meccanismo dipende da tre principali cause, 1^ dallo sviluppo delle pieghe che esse formano, e questa e' quella che v'influisce piu' delle altre fra le tre cause. Ecco perche' il peritoneo, quella tra tutte le membrane di questa classe, la piu' esposta alle dilatazioni a cagione della gravidanza, delle. idropisie, degl'ingorgamenti viscerali, ivi piu' frequenti che altrove, ecco dissi, percbe' il peritoneo presenta un numero tanto grande di pieghe. Ecco ancora percbe' osservansi specialmente attorno agli organi soggetti a delle alternative abituali di contrazione e di ristringimento, come attorno allo stomaco, agl' intestini, alla matrice, alla vescica, manifestissime in questo primo stato, sono poco apparenti nel secondo. 2^ L'ampliazione delle cavita' sierose dipende dagli spostamenti, de' quali le loro membrane sono suscettibili. Cosi', a1lorquando il fegato s'ingrossa considerabilmente, la sua membrana sierosa aumenta in parte la propria estensione a spese di quella del diaframma, la quale stirata distaccasi e si applica sul viscere ingorgato. Io ho veduto in un'aneurisma del cuore, il pericardio il quale non aveva potuto che pochissimo cedere, essere distaccato in parte dalla porzione dei grossi vasi che egli ricopre. 3^ Queste membrane in fine, subiscono nel loro tessuto una distensione, un'allungamento realissimi. Ma questa e' in generale la causa la meno sensibile dell'ampliazione della loro cavita', e cio' accade soltanto ancora nelle ampliazioni molto considerabili, nei casi ordinari le due prime cause sono quasi sempre sufficienti.

136. Consideriamo di passaggio che l'aumento di estensione di una parte dell'organo cutaneo ha spesso molta analogia con quella delle superfici sierose. Nei sarcoceli voluminosissimi, per esempio, la pelle che li ricopre si accomoda alla loro estensione, 1^ per lo sviluppo delle pieghe dello scroto; 2^ per lo stiramento della pelle della verga, della parte superiore delle cosce che si applica sul tumore; 3^ per una estensione reale di quella che corrisponde, nello stato ordinario, al testicolo.

IV Simpatie delle membrane sierose
137. Le simpatie sono state da me divise in tre classi, cioe', 1^ in simpatie di sensibilita', o in quelle, le quali, all'occasione dell'irritamento di una parte, determinano un dolore, od una sensazione qualunque in un'altra parte; 2^ in simpatie d'irritabilita', le quali sono caratterizzate dalla contrazione di un'organo muscolare in conseguenza dell'applicazione di uno stimolo sopra un'altro organo piu' o meno lontano; 3^ in simpatie di tonicita', le quali manifestansi quando un'organo, essendo eccitato, un'altro riceve un sopraccrescimento di forze toniche. Io non conosco per le membrane sierose che i fenomeni simpatici della prima e della seconda classe.

138. 1^ Osservasi nelle frenitide, in cui l'aracnoide e' irritata, una estrema sensibilita' dell'occhio, e dell'orecchio; 2^ nella operazione dell' idrocele colla iniezione, l'irritamento della sua tunica vaginale e' spesso accompagnato da dolori vivissimi nella regione lombare; 3^ l'affezione infiammatoria della pleura di un lato e' frequentemente la causa di un dolore della pleura del lato opposto, senza che nei cadaveri di quelli ne' quali questo dolore ha avuto luogo, si osservi una infiammazione di questo lato ecc. ecc. Ecco delle simpatie di sensibilita'.

139. Le simpatie di tonicita' sono caratterizzate nelle membrane sierose dai seguenti fenomeni. 1^ Quando una porzione, anche piccolissima del peritoneo e' irritata, come nel pizzicamento di un punto della superficie intestinale, spesso la totalita' nella membrana s'infiamma. 2^ L'infiammazione della pleura ha qualche volta determinato, come osserva Barthez, quella del cervello, e reciprocamente; l'infiammazione delle due pleure si succede molto spesso, e l'affezione dell'una nasce allora simpaticamente da quella dell'altra. 3^ Se s'irrita una porzione del mesenterio di un rettile, tutte le parti vicine ricevono un'accrescimento delle forze toniche, accrescimento, il quale cangia ad un tratto la direzione che queste forze imprimono agli umori, o fa si che il punto irritato divenga il centro della circolazione capillare della parte. Haller, Fontana, e molti altri hanno ripetuto tali esperienze. In tutti questi casi, e in diversi altri che potrei aggiungere v'e' evidentemente accrescimento di tonicita' in un punto diverso da quello irritato. Barthez classifica questi fenomeni, ed altri analoghi tra le simpatie dei vasi sanguigni.

VII Funzioni delle membrane sierose
140. Io ho indicato le funzioni delle membrane sierose relative al sistema linfatico; ho dimostrato queste membrane, come grandi serbatoi intermedi ai sistemi esalante ed assorbente, ove la linfa preparasi, elaborasi ecc. Mi rimangono ora ad indicare i loro usi relativi ai diversi organi sopra i quali esse spiegansi.

141. Il primo di questi usi e' senza dubbio quello di formare d'intorno agli organi essenziali un limite che li separa da quelli che sono loro vicini. Osservate in fatti tutti i visceri principali, il cuore, il polmone, il cervello, i visceri gastrici, il testicolo ecc., limitati dal loro inviluppo sieroso, sospesi al mezzo del sacco che esso rappresenta; non comunicano essi che al luogo ove penetrano questi vasi colle parti adiacenti; per tutto vi e' contiguita', e non continuita'.

142. Questo isolamento di posizione coincide benissimo coll'isolamento di vitalita' che osservasi in tutti gli organi, e segnatamente in quelli da noi indicati. Ciascuno ha la sua vita propria, la quale e' il risultamento di una modificazione particolare della sensibilita', della tonicita', della irritabiiita', modificazione che ne stabilisce necessariamente una nella circolazione, nella nutrizione, nella temperatura. Niuna parte sente, si muove, si nutrisce come un'altra, a meno' che questa non appartenga ad un medesimo sistema. Ciascun'organo eseguisce in piccolo i fenomeni che accadono in grande nella economia; ciascuno prende nel torrente circolatorio 1'alimento che gli conviene, digerisce questo alimento, rigetta all'esterno nella massa del sangue la porzione che gli e' eterogenea, si appropria quella che puo' nutrirlo: questa e' una digestione in piccolo. Senza dubbio che essi volevano dare una idea di quella verita', tanto ben sviluppata da Bordeu gli antichi, i quali dicevano che la matrice e' un'animale vivente in un'altro animale. E' un'uso dunque molto importante delle membrane sierose, quello di contribuire; rendendo indipendente la posizione dei loro organi rispettivi, alla indipendenza delle forze vitali, della vita, delle funzioni di questi organi. Non obbliamo di considerare sotto il medesimo punto di vista l'atmosfera umida di cui esse le circondano continuamente.

143. Una seconda funzione delle membrane sierose e quella di facilitare il moto degli organi. Osserviamo, riguardo a cio', che la natura si e' adoperata ad impiegare due mezzi principali per adempiere questo scopo, cioe' le membrane e il tessuto cellulare. Distribuendo all'esterno il secondo di questi mezzi, essa ha specialmente destinato il primo ai moti interni; il levigato, l'umidita' delle superfici sierose sono loro singolarmente favorevoli.

144. Questi moti interni non sono ordinariamente considerati che una maniera isolata che relativamente alle funzioni dell'organo che le eseguisce: che per rapporto alla circolazione pel cuore, alla respirazione per il polmone, alla digestione per lo stomaco ecc.; ma fa d'uopo riguardarle come portanti in tutta la macchina un'eccitamento continuo, il quale sostiene, anima le forze, e l'azione di tutti gli organi della testa, del petto, e del basso ventre, i quali ricevono meno sensibilmente degli organi de' membri, l' influenza dei moti esterni. Questi moti interni sono quelli che eccitano, mantengono, sviluppano all'interno i fenomeni nutritivi, come all'esterno i moti delle braccia, delle cosce favoriscono la nutrizione dei muscoli che vi si trovano, come sensibilmente vedesi nei fornai, nei meccanici, e in altri artisti che esercitano piu' particolarmente una data parte. In tal modo le membrane sierose contribuiscono indirettamente alla nutrizione, all'accrescimento dei loro visceri rispettivi; ma giammai esse hanno su questa nutrizione una influenza diretta, perche', come ho detto altrove, la loro organizzazione, la loro vita sono differenti dalla vita e dalla organizzazione di questi visceri.

145. Devonsi, come fanno alcuni, riguardare le membrane sierose come inservienti di una specie di modello, il quale determina la forma esterna dell'organo che esse circondano? si rigettera' questa idea se si considera, 1^ la lassezza delle loro aderenze; 2^ la facilita' con cui esse abbandonano i loro organi, e vengono di nuovo a ricoprirli, secondo che essi sono in contrazione o in dilatazione; 3 la disposizione di molte, le quali non abbracciano che in parte questi organi come vedesi alla vescica, al cieco ecc.

146. Io non indico gli usi particolari di ciascuna, quelli della pleura, p. e. relativamente al la respirazione, che essa favorisce col deviamento della porzione costale dalla polmonare ecc.

VIII Considerazioni sulle affezioni delle membrane sierose
147. Ecco alcune questioni, sulla soluzione delle quali, cognizioni piui' estese di quelle da me presentate sulle membrane sierose, potranno forse un giorno influire.

148. Perche' le superfici sierose inferiori, tali come la tunica vaginale, e segnatamente il peritoneo, sono esse piu' frequentemente la sede delle idropisie, delle superiori, tali come la pleura, il pericardio, ed in ispecie l'aracnoide?

149. Perche' nella diatesi idropica di queste diverse membrane e del tessuto cellulare; un'affezione analoga non manifestasi essa nelle membrane sinoviali delle articolazioni e delle guaine tendinose? a qual varieta' precisa di organizzazione appartiene questa differenza?

150. Qual rapporto esiste tra il trasudamento purulento e vischioso delle membrane sierose infiammate, e l'aumento di secrezione, che nel medesimo caso sopraviene nelle glandole delle membrane mucose?

151. Non v' e' un parallelo esatto da stabilire, 1^ tra le aderenze delle membrane sierose che risultano dalla infiammazione, e quelle della riunione delle ferite per prima intenzione? queste aderenze non sono esse nell'uno, come nell'altro caso, l'effetto della infiammazione al suo primo periodo? 2^ tra il trasudamento purulento di queste membrane, e la suppurazione delle ferite non riunite; l'uno e l'altra non sono esse l'effetto del secondo, periodo infiammatorio? se l'identita' di questi fenomeni e' riconosciuta, non dipende essa dalla identita' di struttura delle membrane sierose e del tessuto cellulare, agente essenziale della riunione e della suppurazione delle ferite?

152. Allorche' incontransi delle aderenze sulle membrane sierose in una superficie un poco larga, la esalazione linfatica diviene essa in proporzione piu' abbondante nelle altre superfici non aderenti?

153 Si formano esse nelle articolazioni, sulle superfici sinoviali, di quelle specie di membrane contro natura, tanto comuni in conseguenza della infiammazione della pleura, dell'aracnoide ecc.?

ART1COLO QUARTO: DELLE MEMBRANE FIbrOSE
I Estensione e numero delle membrane fibrose
154. Le membrane fibrose sono moltiplicatissime nella economia animale. Gli organi che esse circondano, non hanno tra loro analogie, come quelli che sono rivestiti dalle membrane sierose, che tutti sono considerabili pei moti piu' o meno manifesti, o come le parti sulle quali si spiegano le membrane mucose, che sono da per tutto in contatto con corpi eterogenei all'animale. Iocontransi specie di membrane all'esterno delle ossa, dell'occhio, del testicolo, della verga, del rene ecc. Veggonsi spiegare sulla circonferenza dei membri, i quali ne prendono un forte inviluppo, nell'interstizio dei muscoli, attorno alle superfici articolari, percbe' conviene collocare tra le medesime le aponeurosi, le capsule fibrose delle articolazioni ecc.

155. Esiste tra tutte queste membrane una notabile continuita'. Il periostio sembra essere il loro punto comune di riunione; quasi tutte ne nascono, vi terminano, o comunicano con lui per diversi prolungamenti. La dura madre, uscendo dai numerosi della base deL cranio si continua con lui, e si unisce alla sclerotica, inviando ad entrambi la lamina; la membrana del corpo cavernoso intralcia le di lei libre colle sue sotto 1'ischio: lo stesso accade in tutte le capsule fibrose che si fissano in alto e in basso dell'articolazione. Tutte le aponeurosi vengono quasi a terminarvi, sia che esse avviluppino un membro in totalita', sia che forniscano ai muscoli delle guaine, dei punt d'inserzione o di termine. Il pericondrio della laringe, la tunica albuginea, quella che circonda il rene, sembrano quasi le sole ad avere una esistenza isolata. Siegue da cio', che puo' concepirsi la superficie mucosa come la superficie fibrosa, in una maniera generale, vale a dire, prolungarsi da per tutto, appartenendo nel medesimo tempo ad una moltitudine di organi, distinta sopra ciascuno per la sua forma, per la sua tessitura, per la sua disposizione, ma continuarsi nel maggior numero, avendo quasi da per tutto delle comunicazioni. Questa maniera di ravvisarla sembra piu' naturale ancora, se si considera the il periostio, termine generale delle diverse porzioni di questa superficie e' esso da per tutto continuo sulle articolazioni, sia per mezzo delle capsule fibrose, le quali uniscono quelle. di uno dei due ossi a quello dell'altro, come all'omero, al femore ecc, sia per mezzo dei legamenti laterali, che adempiono a quest'uso nelle articolazioni, nelle quali, come a quella del ginocchio, non trovasi capsula fibrosa, ma soltanto un sacco sinoviale. Considerando cosi' la superficie fibrosa, ha essa una estesione eguale, almeno, e forse superiore a quella delle superfici sierose e mucose.

156. La particolare estensione di ciascuna porzione di questa superficie e' in generale relativa a quella dell'organo che essa circonda. Non vedesi la sclerotica, 1'albuginea, il periostio formare numerose pieghe come il peritoneo, la pleura ecc., o come la porzione della superficie mucosa che riveste gl'intestini tenui; e' questo un carattere distintivo delle membrane fibrose, carattere a cui la sola dura madre fa eccezione pei prolungamenti che invia tra i lobi del cervello, tra quelli del cervelletto, e tra queste due porzioni principali della massa encefalica.

II Divisione delle membrane fibrose
157. Abbenche' quasi da per tutto continue, le membrane fibrose non facciano, per cosi' dire, che un medesimo tutto, che un'organo unico, esistono nulla di meno tra loro delle differenze molto decise, per dividerle in due grandi classi. Io pongo nell'una, 1^ le aponeurosi, che possono dividersi in aponeurosi d'inviluppo come quelle che circondano la coscia, la gamba, il braccio, 1'antibraccio ecc., e in aponeurosi di inserzione: queste sono quelle, le quali, interposte tra le fibre carnose, danno loro origine, continuandosi con esse; 2^ le capsule fibrose delle articolazioni, come del femore, dell'omero, specie di membrane dagli anatomici troppo moltiphcate, e le quali, come dimostrero' altrove, non esistono che in piccolissimo numero di articolazioni, non essendo la maggior parte di queste provvedute che di membrane sinoviali; 3^ le guaine fibrose dei canali dei tendini.

158. Io pongo nella prima classe delle membrane fibrose, il periostio, la dura madre, l'inviluppo del corpo cavernoso, quello del rene, la sclerotica, l'albuginea, la tunica interna della milza ecc. Tutte queste membrane sono notabili o distinte da quelle della classe precedente, 1^ per la immediata connessione che esse hanno coll'organo che circondano; 2^ percbe' esse, per cosi' dire, fanno parte della sua struttura, essendo le altre quasi straniere alle parti sulle quali si spiegano, ed avendo una vita indipendentissima dalla loro; 3^ per altri diversi caratteri, i quali formeranno l'oggetto delle nostre ricerche nel seguente paragrafo.

III Organizzazione esterna delle membrane fibrose
159. Indichero' prima i caratteri generali della organizzazione esterna, i quali convengono a tutte le membrane fibrose; esporro' in seguito quelli di ciascuna delle due classi, nelle quali sono state esse distribuite. 1^ Ogni membrana fibrosa ha le sue due facce da per tutto continue alle parti vicine, sempre aderenti, giammai libere, come vedesi nell'una delle facce delle membrane sierose e delle mucose, giammai per conseguenza umettate da un fluido particolare come queste due classi di membrane ne presentano ancora un'esempio. 2^ La maggior parte rappresenta una specie di sacchi nei quali sono contenute diverse parti. Cosi' la fascia lata forma alla coscia un'inviluppo aggiunto a quello dei tegumenti; l'albuginea ne presenta uno al testicolo, la sclerotica all'occhio; il periostio all'osso, le capsule fibrose alla membrana sinoviale ecc. 3^ Questo inviluppo e' forato da diverse aperture pel passaggio dei vasi e dei nervi, che si portano alle parti sottoposte o che ne escono; carattere distintivo da quello delle membrane sierose,le quali ripiegansi sempre, e non si aprono giammai per lasciar penetrare i vasi agli organi che esse abbracciano. Queste aperture formate dal semplice deviamento delle fibre, sono in generale piu' grandi del diametro de' vasi corrispondenti, il che impedisce che essi sieno in diverse circo stanze strangolati.

160. I caratteri della organizzazione esterna, proprii delle membrane fibrose della prima classe variano a seconda dei generi compresi in questa classe, a seconda che questi caratteri vengono osservati nelle aponeurosi, nelle capsule articolati, o nelle guaine tendinose. Le aponeurosi d'inviluppo presentano una forma variabilissima; secondo la parte che esse ahbracciano; disposte ora in forma di guaine cilindriche, come ai membri; ora piane in forma di tela come innanzi ai muscoli addominali; sono esse tutte notabili per la loro continuita' con alcuni muscoli per mezzo dei quali l'animale imprime loro il grado di tensione conveniente per limitare, o facilitare i moti della parte. Ciascuna ha, per cosi' dire, i suoi muscoli estensori, la contrazione dei quali graduata a volonta' fa variare egualmente a volonta' lo stato in cui essa trovasi. Questa legge di organizzazione esterna e' evidente nella inserzione, 1^ delle articolari e delle due porzioni frontale ed occipitale, della tela epicranica; 2^ dei muscoli retti all'aponeurosi addominale anteriore al mezzo delle inserzioni tendinose; 3^ del gran pettorale e del gran dorsale, alla brachiale del bicipite, all'antibrachiale; 4^ del sottile dell'antibraccio alla palmare; 5^ del gluzio grande, del fascia lata ecc., all'aponeurosi del medesimo nome; 6^ dei semi-tendinosi, dei semi-membranosi e bicipite alla tibiale; 7^ dei piccoli dentati posteriori, a quella che ricopre i muscoli delle gronde vertebrali ecc.

161. Questa disposizione ha il vantaggio non solamente di diminuire o di aumentare in generale la estensione delle aponeurosi. ma ben anche di proporzionar le alla contrazione dei muscoli. In fatti, come la maggior parte di quelli annunziati di sopra sono gli agenti essenziali del moto della parte in cui essi si trovano, e' evidente che questa parte non puo' con forza muoversi senza che la di lei aponeurosi sia energicamente distesa; perche' l'azione di un muscolo sull' aponeurosi non si separa da quella che esso esercita sul membro. Cosi' il bicipite flettendo violentemente 1'antibraccio distende necessariamente con violenza l'aponeurosi atitibrachiale. Ora, e' facile di comprendere il vantaggio della distensione delle aponeurosi d'inviluppo, durante la contrazione dei muscoli sottoposti, sia per aumentare la loro forza comprimendosi un poco, sia per prevenire ogni sluogarnento delle loro fibre, sluogamento molto frequente nei gemelli, e nel soleare, i quali non hanno un'inviluppo aponeurotico corrispondente per resistere alla energia dei loro moti. Questo sluogamento e' cagione di un vivo dolore, e di una sospensione momentanea di moto: fenomeni che formano il granchio.

162. Ogni capsula fibrosa presenta un'organizzazione esterna tale che vedesi formare una specie di cilindro cavo, le due estremita' del quale abbracciano le due teste ossee, continuando col periostio. Spesso e' essa forata, non solo come all'ordinario pel passaggio dei vasi, come le membrane fibrose in generale; ma ha pur anche delle aperture considerabili per trasmettere i tendini che vanno ad impiantarsi tra lei o le membrane sinoviali. Trovasene un sensibile esempio nel rapporto del sottoscapolare con la capsula dell'omero.

163. Le guaine tendinose; notabili specialmente alle facce palmare e piantare delle dita della mano, e del piede, rappresentano in generale la meta' di un cilindro piu' o meno lungo, di cui ciascun lembo fissato a quelli della falange, vi nasce dal periostio e vi s'intralscia con lui. L'osso completa la cavita' che traversa il tendine,e che riveste in totalita' la membrana sinoviale.

164. I caratteri della organizzazione esterna della seconda classe delle membrane fibrose, del periostio, della sclerotica, dell' albuginea, differiscono molto dai precedenti. Questa sorte d'inviluppi, corrisponde all'esterno con un tessuto lasso agli organi circondanti. Abbracciate ordinariamente dai muscoli esse permettono facilmente sotto questo rapporto, i loro diversi moti, e prendono spesso, al luogo ove l'attrito e' considerabile una tessitura cartilaginea per la esalazione della gelatina tra le loro fibre, le quali se ne incrostano. Questa disposizione e' impropriamente designata col nome di periostio indurito, quando questa membrana e' quella che la presenta.

165. La superficie interna di queste membrane intimamente unita all'organo che esse circondano; v'invia diversi prolungamenti, i quali identificano, per cosi' dire la loro esistenza colla sua. Moltissime fibre si distaccano dal periostio, e penetrano nell'osso; la dura madre v'invia egualmente dei numerosi filamenti; dall'albuginea; dall'inviluppo dei corpi cavernosi; dalla tunica propria della milza portano delle appendici fibrose, le quali si incrociano in diversi sensi all'interno a cui si coordinano e si sostengono le altre sue parti costituenti.

166. In seguito di cio', noi dobbiamo considerare la membrana stessa come il modello che determina la forma e la grandezza dell'organo. Vedesi pertanto, allorche' essa e' tolta, mandar fuori qua' e la' alcune irregolari vegetazioni. Il callo in caso di spostamento molto considerabile per permettere il prolungamento del periostio sulle superfici divise, e' ineguale ecc. La figura del testicolo si altera, allorche' la di lui tunica albuginea e' stata interessata in un punto qualunque ecc. E' questo un carattere distintivo da quello delle membrane sierose, le quali possono, senza cagionare alcuna lesione nella forma del loro organo rispettivo, abbandonarlo, come abbiamo veduto in una parte piu' o meno estesa, e spesso anche nella totalita'.

IV Organizzazione interna delle membrane fibrose
167. Qualunque sia la classe a cui, esse appartengono, le membrane fibrose hanno sempre appresso a poco la medesima organizzazione. Il loro colore di un grigio fosco nel maggior numero, diviene, sulle aponeurosi di un bianco splendente. Tutte allorche' sono diseccate, divengono, come i tendini, esposti egualmente al diseccamento; giallastre, semitrasparenti, elastiche; la loro grossezza e' media tra quella delle membrane sierose e quella delle mucose.

168. Formate ordinariamente di una sola lamina, esse ne presentano talvolta due, come alla dura madre; ma non sono quivi distinte che in alcune parti, al luogo dei seni, p. e. in ogni altro luogo il separarle e' quasi impossibile. Dicesi comunemente che la lamina interna, formi, ripiegandosi, la falce, la tend del cervelletto ecc. Comprendesi ma non dimostrasi questa disposizione. Io paragono tali prolungamenti a quelli inviati negl'interstizi dei muscoli dalle aponeurosi che avviluppano i membri, con la differenza 1^ che i primi sono liberi da tutti i lati, e ch gli altri al contrario, forniscono numerosi punti di attacco, 2^ che all'origine dei, primi v'e' un deviamento delle fibre pei seni, mentre a quella dei secondi nulla osservasi di simile.

169. Tutte queste membrane hanno per base comune una fibra di una natura particolare dura, elastica, insensibile, poco contrattile, che non viene sciolta dalla macerazione, come Haller ha detto, in tessuto cellulare. Questa fibra abbondantemente sparsa nella economia animale; e' altresi' il principio essenziale della struttura dei tendini e dei legamenti i quali non differiscono dalle membrane fibrose che nell'essere in essi questa fibra riunita in fascicoli sempre parallelamente disposti, e talvolta incrociati, in luogo che in queste membrane essa intralciasi in rete sottile ed a larga superficie. La fibra nervosa pertanto e' estesa in membrana sulla retina riunita in pacchetti lunghi nei nervi; la fibra muscolare forma alternativamente e dei fascicoli carnosi nei muscoli locomotori, e degli strati membranosi sullo stomaco, sulla vescica ecc. La natura organica resta la medesima in queste varieta' di conformazione.

170. E' senza dubbio a cagione della identita' di natura tra la fibra dei tendini, dei legamenti, e quella delle membrane fibrose, che veggonsi sempre questi organi intralciarsi e continuarsi. Si sa, 1^ che da pertutto i legamenti, ed il periostio si riuniscono insieme, 2^ che quasi tutti i tendini nascono da questa membrana, o vi terminano, 3^ che questi cordoni biancastri e fibrosi prendono ancora la loro inserzione sulla sclerotica, sull'inviluppo dei corpi cavernosi, 4^ che alcuni, come quelli dei muscoli dell'occhio, sembrano confondersi colla dura madre. Questa con tinuita' dei tendini non si osserva giammai sopra alcun'altro organo, e specialmente come vedesi sulle membrane sicrose e mucose.

171. Se avvicinasi ora questa osservazione a quella che ci hanno mostrato quasi tutte le membrane fibrose, continue le une alle altre, si vedra', 1^ che l'estensione dell'organo fibroso, considerato in una maniera generale, e' molto maggiore di quella da noi prima annunziata, poiche' fa d'uopo aggiungervi ancora i legamenti e i tendini; 2^ che quest'organo uniscesi da pertutto, s'incatena si lega, e forma un corpo continuo, di cui il periostio e' come il centro, l'origine, e il termine.

172. Questa fibra fondamentale, base essenziale delle membrane, delle quali parliamo, non e' disposta in tutte nella medesima maniera, la sclerotica, l'albuginea, la dura madre ecc., ci presentano un incrociamento, il quale variato in mille direzioni, sembra assolutamente inestricabile; questo incrociamento diviene meno complicato nel periostio; non si fa che in due o tre sensi nelle aponeurosi e nelle capsule fibrose; esso e' nullo nei legamenti, formati come si e' detto da fibre parallele.

173. lo osservo che nella economia animale non vi sono che tre fibre ben distinte; 1^ quella di cui parliamo; 2^ la nervosa; 3^ la muscolare, non essendo l'organo cellulare fibroso. Ciascuna ne' suoi organi rispettivi, cioe' nei tendini, nei muscoli, e nei nervi e' distintissima e manifestissima, perche' vi esiste separatamente forma quasi intieramente questi organi ma la natura non puo' essa combinarle due a due, tre a tre ecc.? non conviene forse attribuire a questa combinazione le proprieta' di certi organi i quali partecipano egualmente di quelli appartenenti alle dette primordiali tre fibre? ognun comprende che per questa combinazione io non intendo l'intralciamento ordinario dei muscoli coi nervi apparenti che vi si distribuiscono, di questi medesimi muscoli coi loro tendini ecc.

174. Qualunque sia lo stato isolato o combinato di queste tre fibre esse sono evidentemente ben distinte nella loro natura ed e' impossibile di mettere l'opinione di una moltitudine di anatomici i quali osservando che le compressioni interne cangiano talvolva i muscoli in un corpo biancastro, denso e stretto, hanno creduto la fibra muscolare identica a quella dei tendini; e per conseguenza delle membrane fibrose. Nei muscoli la medesima fibra e' secdndo essi alternativamente carnosa e tendinosa. Come ammettere unita' di natura laddove v'e' differenza d'organizzazione esterna ed interna, di proprieta' vitali, di funzioni, ed anche di affezioni? ora il minimo parallelo stabilito tra il tendine ed il muscolo, dimostra queste differenze, sulle quali io non mi trattengo. V'e' certamente minore analogia tra il muscolo ed il tendine che riceve la sua inserzione che tra questo, e l'osso, che a suo luogo gli fornisce, nell'adulto, un'attacco.

175. Qual e' la natura di questa fibra bianca, base comune delle membrane delle quali parliamo? s'ignora, perche' non conosconsi, in lei, delle proprieta', ben decise, perche' essa, per cosi' dire non ne ha che delle negative da quelle della fibra muscolare, la quale e' caratterizzata dalla contrattibilita', e da quelle della fibra nervosa, che e' distinta per la sensibilita'; vedesi quasi sempre in uno stato passivo, del resto, ad essa ogni organo fibroso dove quella forza, e quella resistenza che gli son proprie, e che non trovansi che in piccolo numero degli altri organi. Essa stabilisce tra quelli ne' quali esiste, la pelle, le cartilagini, le membrane sierose ecc., una essenziale differenza di struttura; la divisione ordinaria pertanto degli organi in bianchi ed in rossi e' manifestamente difettosa in cio' che nella classe delle parti bianche confondonsi cogli organi fibrosi quelli formati solamente dal tessuto cellulare e quelli che essendo di differente tessitura, non hanno questa fibra per base

176. Questa fibra non e' sviluppata egualmente in tutte le eta'; molte membrane fibrose non ne presentano nel feto quasi alcuna traccia. Considerando il centro frenico, molte aponeurosi, e la ura madre nei primi mesi, vi si osserva l'aspetto delle membrane sierose, ed una tessitura tutta cellulare; non e' che poco a poco che le fibre sviluppansi, e terminano in fine coll'invadere, se posso cosi' esprimermi, tutta la membrana.

177. Il sistema vascolare delle membrane fibrose e' decisissimo; esso penetra il di loro tessuto, entra evidentemente nella di loro composizione. Veggonsi spesso i vasi ramificarvisi all'infinito prima di penetrar nell' organo che esse ricoprono. Alcuni anatomici, in vista di cio', le hanno considerate come atte ad attivare la circolazione, a supplire cosi' alla forza del cuore, la quale deve essere rallentata alla loro superficie; ma la poca loro contrattilita', la loro aderenza alle parti, nelle quali e' stato attribuito loro questo uso, sembrano evidentemente niegarla.

178. Sembra certo che vi sia un rapporto considerabile, abbenche' poco conosciuto, tra la circolazione di queste membrane e quella dell'organo che esse ricoprono. Se distruggesi l'organo midollare, l'osso e' attaccato da necrosi; la circolazione vi cessa all'interno; tutto il suo sistema vascolare sembra ripiegarsi all'esterno sul periostio, il quale diviene allora rosso, denso, sensibilissimo, e termina coll'ossificarsi. L'esperienza inversa, quella per cui distruggendo il periostio sopra una parte considerabile dell'osso colla precauzione di lasciare dei tronchi essenziali, sviluppasi una circolazione piu' attiva sul sistema midollare, il quale diviene altresi' osseo. Questa esperienza fatta da diversi anatomici viventi, dicesi, avere avuto del successo: essa mi ha presentato sempre grandissime difficolta' giammai dei successi.

179. Le membiane fibrose hanno esse dei nervi? se si riguarda la sezione puo' rispondersi di no; se si riguardansi molti fenomeni della loro sensibilita', puo' assicurarsi di si. Ma questi fenomeni sono essi irrevocabilmente legati alla presenza di quei cordoni midollari, tali almeno come li vediamo negli altri organi?

V Forze vitali delle membrane fibrose
180. Haller ha posto tra gli organi insensibili le membrane fibrose perche' irritate con diversi agenti chimici o meccanici, non fanno provare all'animale alcuna sensazione dolorosa; ma io ho di gia' fatto osservare che tale proprieta', ristetta da questo grand'uomo in limiti troppo poco estesi, aveva due gradi diversissimi; l'uno in cui l'organo sembra essere il termine della impressione che riceve; l'altro in cui esso riferisce questa impressione al cervello.

181. La sensibilita' non e' che al primo grado nelle membrane fibrose; i diversi eccitanti determinano sopra di esse nella loro integrita', un,effetto analogo a quello dei fluidi che vi arrivano per nutrirle; esse sentono lo stimolo ma non trasmettono questa sensazione, o almeno non la trasmettono che confusissimamente. Io paragono questo stato a quello di una regione divenuta paralitica; certamente la sensibilita' organica sussiste in questa regione, poiche' i fluidi vi circolano, poiche' le secrezioni vi si eseguiscono ecc.; ma la sensibilita' di relazione vi e' estinta. Le membrane fibrose sono naturalmente cio' che i tegumenti di questa regione divengono accidentalmente. Consideriamo peraltro che in essicome nelle membrane fibrose l'infiammazione esalta talmente la sensibilita' organica, ch'essa trasformasi in questo caso in quella di relazione come puo' osservarsi sul periostio scoperto, sulla dura madre che si esfolia dopo la trapanazione ecc.

182. Quantunque in seguito di un gran numero di esperienze sugli animali viventi la sensibilita' di relazione sembri nulla nelle membrane fibrose e negli organi analoghi che formano parte del corpo fibroso considerato in generale, vi e' nulla di meno un modo di eccitamento che la fa sviluppare considerabilmente nei legamenti coi quali esse hanno tanta analogia di struttura. Scoprite in fatti una articolazione in un cane, quella della gamba, p.e.; sezionate con attenzione gli organi che la circondano; togliete con esattezza specialmente i nervi, in maniera da non lasciare che i legamenti; irritate questi con un agente chimico o meccanico, l'animale resta immobile e non da alcun segno di dolore. Distendete, dopo cio' questi medesimi legamenti, imprimendo un moto di torsione all'articolazione; l'animale all'istante si dibatte, si agita, grida ecc. Tagliate in fine questi legamenti in maniera da lasciare solo la membrana sinoviale che esiste in questa articolazione, e torcete in seguito le due ossa in senso contrario: questa torsione non e' piu' dolorosa.

183. Risulta da questa esperienza, da me spesso ripetuta, che i legamenti, insensibili agli agenti che li tagliano, li lacerano, li disorganizzano, lo sono molto a quelli che li distendono piu' del loro grado naturale. Hanno essi, dunque il loro modo di sensibilita' di relazione, e questo modo e' analogo, alle loro funzioni. Lontani, in fatti, per la loro posizione da ogni eccitante esterno che possa agire sopra di loro chimicamente o meccanicamente, essi non hanno bisogno come la pelle esposta a questa sorte di eccitamento, di una sensibilita' che ne trasmetta la impressione. Soggettissimi, al contrario, ad essere distesi, stirati, torti nei violenti moti dei membri, era necessario che essi avvertissero l'anima di questo genere d'irritamento, il di cui eccesso avrebbe potuto, senza cio', divenir funesto all'articolazione. Ecco come la natura accomoda la sensibilita' di ciascun'organo ai diversi eccitanti che puo' esso provare, a quelli particolarmente che diverrebbero pericolosi se l'anima non ne fosse prevenuta; perche' questa forza vitale e' l'agente essenziale che veglia alla conservazione dell'animale. Consideriamo d'appresso questo esempio che non devesi giammai decidere sulla insensibilita' di un organo, senza aver provato sopra di lui tutti i mezzi d'irritamento. Ora, come dice Grimand, chi puo' conoscere tutti questi mezzi d'irritamento? chi puo' sapere tutti quelli con i quali la sensibilita' propria delle diverse parti trovasi specialmente in rapporto?

184. A questo modo di sensibilita' dei legamenti, e delle capsule fibrose fa d'uopo attribuire principalmente, 1^ i vivi dolori che accoompagnano la produzione delle lussazioni; 2^ quelli piu' crudeli ancora che si fanno provare agl'infermi nelle estensioni atte a ridurle, specialmente allorquando, come nelle antiche lussazioni, siamo obbligati ad impiegare delle forze considerabili; 3 gl'intollerabili patimenti del supplizio usato per lo innanzi in alcuni paesi, e che consiste nello strappare, tirandoli a quattro cavalli, i membri del reo.Iin tutti questi casi, allorche' le estensioni incominciano, esse sono insufficienti per portare la loro influenza sulla pelle e su i nervi, sempre lassamente disposti d'intorno alle articolazioni. I soli legamenti sono stirati e possono essere la sede dei dolori; ma se le estensioni aumentano, tutti gli organi vicini all'articolazione, concorrono a produrli.

185 Senza dubbio alla insensibilita' delle membrane fibrose per un modo di eccitamento, e alla loro sensibilita' per un'altro modo, fa d'uopo ancora riferire i risultamenti, contradditori offerti dalle esperienze di Haller, di Zinn, di Zimmerman, di Walstorf ecc., da un lato; di Lecat, di Lorri, di Benefeld, di Schlithing, ecc., dall' altro, sulla dura madre.

186. Le forze toniche delle membrane fibrose divengono. manifestissime, 1^ nella erezione della verga, il cui inviluppo si distende alternativamente, e si ristringe non per elasticita', e per lo sforzo meccanico del sangue, ma, come lo ha fatto notare Barthez, per una forza che gli e' propria, e che essa riceve dal principio vitale; 2^ nel ritorno della. sclerotica sopra se se' stessa, in conseguenza della punzione dell'occhio idroftalmico; 3^ nei fenomeni analoghi che presentano il testicolo allorche' l'ingorgamento di cui era stato esso la sede, si risolve; le capsule fibrose allorche' si evacua la sinovia nelle idropisie articolari ecc. Io non parlo qui della pretesa contrattilita' attribuita da Baglivi alla dura madre, delle oscillazioni che vi ha supposte Lacase, e che erano necessarie al suo ingegnoso sistema.

187. Le membrane fibrose godono di una estensibilita' per la dura madre nell'idrocefalo; per il periostio nel gonfiamento dell'osso, per le fibre. legamentose nel vacillamento delle sinfisi del pube e della sacroischiatica; per le aponeurosi negl'ingorgamenti diversi dei membri ed in generale per tutta questa classe di membrane nelle diverse tumefazioni dei loro organi rispettivi. Allorche' il sacco che esse formano, s'ingrandisce, cio' non avviene, come quello delle membrane sierose per lo sviluppo delle loro pieghe, ma per una estensione reale, per un'allungamento del loro tessuto; e cio' che e' allora considerevole si e' che esse non diminuiscono, e anche aamentano di grossezza. Questa osservazione e' facile a verificarsi sull'albuginea ai un testicolo scirroso, sulla sclerotica di un'occhio attaccato da idropisia ecc.; si direbbe che l'estensione diviene una causa d'irritamento, il quale determina su queste membrane una nutrizione piu' attiva.

188. Questa estensibilita' delle membrane fibrose e' sottomessa ad una legge costante, non puo' essa operarsi in una maniera lenta, graduata, insensibile. Allorche' sviluppasi istantaneamente nelle parti sottoposte una tumefazione considerevole, esse non possono con egual prontezza distendersi, e sopravvengono allora quei strangolamenti tanto comuni nella pratica chirurgica, ed i quali non risultano che da una mancanza di proporzione tra l'estensibilita' dell'organo cellulare e quella delle membrane fibrose, essendo l'una piu' pronta, e piu' facile dell'altra ad essere messa in giuoco.

V Simpatie delle membrane fibrose.
189. Le simpatie della prima classe quelle nelle quali, all'occasione, dell'irritamento di una parte, la sensibilita' si sviluppa in un'altra, sono notabili sulle membrane fibrose, 1^ allorche' nelle periostosi le quali non occupano che una piccola superficie, la totalita' del periostio dell'osso restato sano diviene dolente; 2^ allorche' in alcune malattie dell'articolazione dell'anca, 1'infermo prova al ginocchio che e' sano, un vivo dolore; 3^ allorche', in conseguenza di un'ammaccatura, di una puntura del periostio in un punto qualunque, tutto il membro diviene dolente ecc. ecc.

190. Le simpatie della seconda classe, le quali sono caratterizzate dalla contrazione di certi muscoli per l'effetto dell'irritamento di un'organo lontano, osservansi molto frequentemente nelle membrane fibrose: 1^ la puntura del centro frenico cagiona nei muscoli della faccia una contrazione da cui nasce il riso sardonico; 2^ le lacerazioni delle capsule fibrose delle articolazioni, la puntura delle aponeurosi, la distensione dei legamenti nelle lussazioni del piede, sono frequentemente accompagnate da moti spasmodici nei muscoli delle mascelle; un tetano caratterizzatissimo n'e' spesso il risultamento; 3^ una schieggia ossea fissata nella dura madre ha molte volte determinato delle contrazioni convulsive in diverse parti ecc. ecc.

191. Trovansi finalmente nelle membrane fibrose delle simpatie della terza classe, nelle quali, per l'irritameuto di una parte, la tonicita' di un'altra prova dei notabili cangiantenti sia in piu' sia in meno. 1^ Essendo la dura madre infiammata, l'infiammazione che e' sempre accompagnata da un eccesso di forze toniche, si manifesta al periostio, spesso sulla sclerotica ecc. 2^ L'irritamento di una estensione un poco considerevole del periostio aumenta manifestamente le forze dell'organo midollare, allorche' esso diviene il nocciuolo di un nuovo osso ecc. ecc. Molti fenomeni per altro da me considerati come simpatie, appartengono forse ad un'incatenamento delle funzioni, ancora poco conosciuto, incatenameuto che fa dipendere le affezioni di un'organo da quelle di un'altro, talvolta lontanissimo. Confessiamolo, la parola simpatia e' spesso un velo alla ignoranza in cui noi siamo delle molle segrete che fa giuocare la natura, per legare tra loro, e coordinare gl'innumerevoli risultamenti che essa ottiene da un piccolissimo numero di cause.

VII Funzioni delle membrane fibrose

192.E' molto piu' difficile l'assegnare gli usi generali delle membrane fibrose di quelli delle precedenti, perche' esse non hanno tra loro rapporti tanto diretti, e perche' alcune differenze piu' decise ne separano le divers specie. Fa d'uopo dunque considerare le Loro funzioni nelle due classi che ci sono servite a dividerle.

193. Noi troviamo subito nella prima le aponeurosi. Quelle d'inviluppo, 1^ aumentano a1 membro una solidita', che esso non potrebbe prendere dalla sua guaina cutanea; 2^ ritengono i muscoli nella loro rispettiva situazione; impediscono il loro spostamento; forniscono loro frequentemente delle guaine parziali, come vedesi al sartorio; la grossezza in densita' per tanto delle aponeurosi e' per tutto in ragione del numero dei muscoli. Quella del braccio e' sottile; trovasi in quella della coscia una considerabile grossezza; al contrario, e' molto poco decisa alla gamba, specialmente nella parte posteriore, essa lo e' molto all'avan-braccio; 3^ riflettono esse sul membro il moto, favoriscono internamente lo sdrucciolamento dei muscoli, esternamente quello della pelle, la quale negli attriti che prova, spesso si sposta; 4^ esse determinano la forma esterna del membro, la quale varierebbe continuamente a cagione della lassezza dell'organo cutaneo; 5^ favoriscono esse la circolazione venosa per la compressione esercitata sulle diverse parti che costituiscono il membro. Cosi' le varici, rare nelle vene profonde che accompagnano le arterie, sono comunissime nelle superficiali, le quali trovansi fuori della influenza di questa compressione, che 1' arte imita coll'applicazione di strette fasciature ecc.

194. Gli usi delle aponeurosi d'inserzione sono sensibili: per mezzo di esse e dei tendini, la natura riunisce in piccolissimo spazio degli attacchi carnosi, chee sull' osso occuperebbero uno spazio molto considerabile, e necessariamente una larghezza che renderebbe incomodi i moti.

195. Io preterisco le funzioni delle capsule articolari e delle guaine tendinose, essendo esse evidentissime. Faccio soltanto osservare, riguardo alle capsule, che il loro intralciamento col periostio, assicura la solidita' della loro inserzione, perche' nello stiramento che esse provano, il moto portandosi tutto sopra questa ultima membrana, vi si perde in parte, e la lacerazione dell'attacco fibroso, e' meno temibile.

196. Le membrane fibrose della seconda classe, come il periostio, la sclerotica, 1'inviluppo cavernoso ecc., 1^ guarentiscono i loro organi rispettivi dalla impressione delle parti vicine, nel loro moto, da quelle dei muscoli specialmente, l'attrito de' quali potrebbe divenir loro funesto; 2^ hanno esse sulla nutrizione dell'organo che ricoprono una influenza essenziale, quantunque non conosciamo esattamente il modo di questa influenza, la quale e' specialmente rimarchevole al periostio relativamente all'osso; 3^ la loro vita essenzialmente legata a quella dell'organo, sembra per tutto confondere i suoi fenomeni con quelli della loro, il che produce la massima difficolta' di determinare questi fenomeni con precisione. Vedete cio' che io ho detto in diversi luoghi di questo articolo sugli usi di tali membrane.

VIII Considerazioni sulle affezioni delle membrane fibrose
197. Non v'e' forse una linea di demarcazione reale tra le flemmasie delle membrane sierose, e quelle delle membrane fibrose? possiamo forse riferire alla medesima classe le affezioni infiammatorie del periostio, delle capsule articolari da una parte, della pleura, del peritoneo ecc., dall'altra? la differenza essenziale che passa, come abbiam veduto, tra le due classi delle membrane precedenti, relativamente alla organizzazione esterna, alla tessitura, alle proprieta' vitali, alle funzioni ecc., non deve forse stabilirne una tra le loro affezioni? se e' vero che la differenza delle infiammazioni delle membrane mucose e delle sierose riposa sulla loro diversita' di struttura, perche' qui, dove questa diversita' e' tanto decisa, non avra' essa la medesima influenza?

198. Non vedesi in conseguenza delle infiammazioni del periostio, della sclerotica, dell'inviluppo cavernoso, e di altre membrane fibrose ne' l'opacita', ne' l'aumento sensibile di grossezza, ne' le false membrane o le artificiali, ne' le aderenze, ne' lo stravaso di una sierosita' torbida e lattescente, che accompagnano le diverse affezioni infiammatorie delle membrane sierose: queste due infiammazioni possono esse dunque essere simili per la loro natura?

199. Non sono stati forse attribuiti ad alcune membrane fibrose dei caratteri, morbosi, i qua1i appartengono ad alcune lamine sierose che sono loro essenzialmente aderenti? cosi' l'aracnoide e' intimamente aderente alla dura madre, la tunica vaginale all'albuginea ecc. Non si e' forse, sotto questo rapporto preso l'abbaglio sulla sede della infiammazione , specialmente nella frenitide? vedete quello che io dico, riguardo a cio' nell' articolo dell'aracnoide. Farebbe d'uopo, io credo, risolvere queste numerose questioni, prima di riunire nella medesima classe le infiammazioni delle membrane fibrose e sierose.

ARTICOLO QUINTO: DELLE MEMBRANE COMPOSTE
200. Noi abbiamo esaminato le membrane semplici che, possono riportarsi nella economia animale ad alcune classi generali. Spesso isolate, queste membrane si riuniscono talvolta, e dalla loro combinazione risultano degli organi composti, i quali prendono allora dei caratteri medii a quelli della loro doppia base. Percorrendo nelle sue diverse parti questa combinazione, vi si trovano delle membrane 1^ siero-fibrose; 2^ siero-mucose; 3^ fibro-mucose. Ciascuna sara' l'oggetto delle nostre ricerche.

I Membrane fibro-sierose
201. Le membrane sierose e fibrose hanno una manifesta tendenza ad essere aderenti; nel maggior numero dei casi nei quali sono esse sopraposte, presentano questo carattere; 1^ l'aracnoide spiegasi, come provero' in appresso, sopra tutta la faccia interna della dura madre; 2^ la tunica albuginea prende dalla vaginale la lamina che le da quell'aspetto levigato che vi si osserva esternamente; 3^ la porzione libera del pericardio e' manifestamente sierosa al di dentro, e fibrosa al di fuori; delle due lamine che la formano, l'una si riflette sull'origine dei grossi vasi e sul cuore, che essa abbraccia, l'altra si continua colla tunica fibrosa di questi vasi, e si perde identificandosi con lei; 4^ tutte le membrane sinoviali sono talmente unite, e alle capsule articolari, laddove queste esistono, e alle guaine fibrose dei tendini, che si rende quasi impossibile il separarle. Alla membrana unica, riunione di queste due lamine distinte, negli esempi precedenti, io do il nome di fibro-sierosa.

202. Lo sviluppo di questa specie di membrane sembra spesso non manifestarsi che coll'eta'. 1^ Ognun sa che il pericardio, lassamente unito, nel fanciullo, al centro fibroso del diaframma, gli diviene nell'adulto aderentissimo. 2^ Nel feto di cinque a sei mesi, l'albuginea sola circonda immediatamente il testicolo; tra lui e la porzione del peritoneo che e' in seguito destinata a formare la sua tunica vaginale, esiste un tessuto lasso, che permette loro di facilmente sdrucciolare l'una sull'altra. 3^ La dura madre e l'aracnoide possono facilmente separarsi nella prima eta'. La doppia lamina del pericardio offre altresi', quantunque meno sensibilmente, questa disposizione.

203. Queste varieta' di aderenze dipendono esse forse dalla continuata compressione delle superfici vicine nel loro moto, che le forzino in due ad unirsi? devesi forse a questa causa meccanica attribuire la formazione delle membrane siero-fibrose? se e' cosi'; 1^ perche' tutte le membrane non si sviluppano esse nella medesima maniera? perche' alcune sono tanto bene formate nel feto quanto nell'adulto? 2^ perche' la pleura non e' essa intimamente unita al periostio delle coste quantunque vi sia piu' compressione abituale per parte del polmone sopra le due superfici sierosa e fibrosa? 3^ perche' le parti diverse, dalle membrane fibrose non contraggono esse colle sierose una simile unione quando sono entrambe a contatto, ed esposte ad essere compresse dai moti ecc. ecc.

204. Queste diverse considerazioni, unite a quelle da me presentate di sopra sulla pretesa origine meccanica delle membrane sierose, mi sembrano provare evidentemente che questa maniera di concepire le operazioni della natura, non sia quella che essa adotta in fatto, e che queste idee prese tutte dalle leggi fisiche non debbano servire di base ad alcuna spiegazione fisiologica. La formazione di queste membrane fibro-sierose e' dunque come quella di tutte le altre parti, un risultamento delle leggi organiche, tanto immediato, tanto diretto, quanto le aderenze contratte dal periostio sull'osso che ricopre, ed a cui non era nella infanzia che molto debolmente unito.
[Qui Bichat enuncia un principio fondamentale del vitalismo, l'irriducibilita' della fisiologia alla chimica e alla fisica. Molta ricerca successiva sara' necessaria per dimostrare che questo principio non e' valido. AB]

205. La stretta connessione per altro delle membrane fibrose e sierose, e' spesso essenziale alle funzioni della parte. Senza di lei la membrana sinoviale, spiegata, iucrespata nei violenti moti delle articolazioni si altererebbe ben presto e renderebbe incomodi questi moti. In generale non trovansi delle strette connessioni, e per conseguenza delle membrane siero-fibrose, che in tutti gli organi i quali non sono suscettibili di una grandissima dilatazione, come il cervello, il testicolo ecc;, ma laddove l'organo e' soggetto a delle varieta' di volume decisissime, come lo stomaco, la vescica, la matrice ecc., avrebbero esso impedito i diversi spostamenti che deve provare come e' stato detto, la membrana sierosa per accomodarsi a queste variazioni; questa membrana pertanto e' essa allora da per tutto lassamente fissata mediante il tessuto cellulare.

II Membrane siero-mucose
206. Esistono poche membrane siero-mucose nella economia animale. Allorche' queste due membrane semplici concorrono alla produzione di uu medesimo organo esse sono quasi sempre separate da uno strato intermedio, ordinariamente muscolare, come in tutto il condotto intestinale, nella vescica ecc. La vescichetta del fiele presenta per altro, alla sua parte inferiore, l'esempio di una immediata unione. Ma giammai, in generale, l'aderenza e' talmente intima, che le proprieta' non restino distinte. Questo dipende da cio', che le membrane mucose, tutte cellulari al di fuori, dal lato del loro corion non saprebbero offrire dei punti d'inserzione e di aderenza bastantemente fissi alle membrane sierose, le quali a loro luogo formate altresi' di tessuto cellulare, non possono ne anche servir d'appoggio stabile e resistente al corion che tenderebbe a fissarvisi. Le membrane fibrose al contrario, di un tessuto piu' denso, piu' stretto, offrono alle due superficie precedenti una base a cui esse si fissano, e si uniscono intimamente, come abbiam veduto nelle fibro-sierose e come vedremo nelle fibro-mucose.

III Membrane fibro-mucose
207. Queste sorte di membrane si osservano 1^ negli ureteri, formate da un prolungamento della tunica fibrosa del rene, e dalla continuita' della superficie mucosa della vescica; 2^ nel condotto deferente, evidentemente fibroso al di fuori e mucoso al di dentro; 3^ la porzione membranosa dell'uretra presenta uno strato fibroso, oltre il mucoso che la costituisce specialmente; 4^ quantunque nel descrivere le membrane mucose semplici, abbia io molto parlato della pituitaria, e de' suoi prolungamenti nei seni, e' probabilissimo nulla di meno che sia essa una membrana composta dal periostio, ivi piu' sottile che altrove, e dalla superficie, organo immediato dll'odorato; 5^ e' senza dubbio lo stesso della superficie che tapezza l'interno dell'orecchia; 6^ le tube falloppiane sembrano anch'esse essere organizzate appresso a poco egualmente.

208. In tutte queste parti v'e' un' aderenza tanto immediata tra la superficie mucosa e la superficie fibrosa che non possono separarsi. In tutte la prima e' la piu' importante; questa e' quella sulla quale si eseguiscono tutte le funzioni della parte, non essendole l'altra, per cosi' dire, che accessoria, destinata solamente a fornirle un solido appoggio, ad aumentare la di lei forza, e la di lei resistenza ecc.

ARTICOLO SESTO: MEMBRANE NON CLASSIFICATE
209. Vi sono molte membrane, le quali non possono riferirsi ad alcuna delle divisioni precedenti; le quali neppure saprebbero far parte di una classificazione metodica, sia perche' la loro natura e' ignorata, sia perche', quantunque cognitissime, esse esistono separatamente, e sono sole della loro specie.

210. Devesi classificare tra le membrane fibrose, la tunica media delle arterie, o riportarla agli organi muscolari? la maggior parte degli autori ha abbracciato questa ultima opinione; ma saremmo tentati, se non a rigettarla, a sospendere almeno il giudizio sulla identita' delle fibre di questa tunica colle muscolari, considerando, 1^ che essa non ha l'estensibilita' dei muscoli, i quali distendonsi appianandosi senza rompersi, allorche' vengono sollevati dai tumori sottoposti, mentre questa ben presto si lacera nei sacchi aneurismatici, nei quali vengono esse stirate; 2^ che non ha essa quella mollezza di tessuto, quella cedevolezza che caratterizza la fibra carnosa; che, al contrario e' rigida, dura fragile ancora, se questa espressione potesse applicarsi ad un corpo molle; 3^ che questa tunica e' tagliata da una legatura che abbraccia e stringe l'arteria sulla sua tunica cellulosa, mentre ad un grado di costrizione superiore, ed anche immediato, il muscolo non e' diviso, come puo' vedersi strangolando con una stretta legatura una porzione del tubo intestinale: questa fenomeno appartiene senza dubbio alla differenza del tessuto, di cui abbiamo parlato; 4^ che l'arteria non si contrae sotto l'impressione dei stimolanti diversi, i quali fanno entrare in azione la fibra carnosa, durante la vita o dopo la morte; 5^ che l'azione del muscolo e' sottomessa alla influenza nervosa; che quella delle arterie ne e' indipendente, almeno nelle nostre esperienze, come lo ha provato una moltitudine di prove cogli eccitanti chimici o meccanici, e come io me ne sono convinto sopra alcuni cani di grande statura, armando di metalli, e ponendo quindi in comuuicazione la parte superiore della mesenterica, spogliata del peritoneo per lasciare a nudo la rete nervosa che l'abbraccia, con una parte sottoposta di questa medesima arteria, o colla sua superficie interna, od ancora colla tunica fibrosa immediatamente separata nel suo intralciamento nervoso.

211. La notabile contrazione delle arterie, il calibro delle quali si cancella al di sopra delle collaterali nella guarigione di certi aneurisini, in conseguenza delle amputazioni, nei vasi ombelicali dopo la nascita ecc., prova essa una natura carnosa? no senza dubbio; cio' dipende da una modificazione generale della forza tonica in virtu' della quale tutti gli organi tendono a ristringersi, o ristringonsi in effetto, quando la causa che li distendeva cessa di esistere. L'alveolo si cancella ristringendosi, allorche' il dente e' caduto. L'osso rigenerato che contiene un sequestro e' distesissimo, che si tolga questo, esso diminuisce ben presto. Il seno mascellare enormemente tumefatto nei funghi, nelle ozene, riprende il suo ordinario diametro, ed anche cancellasi, allorche' una metodica operazione ha estirpato it tumore, o dato esito al pus. Potrei citare per ciascuna classe di organi simili esempii; ma questi bastano, perche' tratti dalle parti che offrono maggior resistenza; essi fanno facilmente comprendere cio' che accade a quelle che ne offrono meno, come nelle diverse cavita' in conseguenza della evacuazione degli umori formavano le idropisie, nell' apertura degli ascessi situati lontano dai muscoli ecc.

212. Nulla dunque e' ancora meno provato della tessitura muscolare delle arterie, eccettuata per altro l'origine dell'aorta, della polmonare; forse potremmo noi con molta piu' ragione collocare la loro tunica media nella classe delle membrane fibrose, e potrebbe darsi benissimo che il loro moto non fosse che il risultamento, non della irritabilita', ma delle forze toniche piu' decise qui che altrove; il che ritorna a quel modo particolare di forza vitale, il quale, come ha opinato un'autore, sembra in esse tenere il mezzo tra la irritabilita' e l'elasticita'.

213. La tonicita' e la irritabilita', per altro, sono della medesima natura; la loro differenza non consiste che nell'essere i fenomeni dell'una insensibili, e quelli dell'altra apparentissimi; non ve n'e' tra le medesime alcuna demarcazione reale; esse vi succedono e si confondono senza che ce ne avvediamo. La irritabilita' e' quella che presiede alla circolazione nel cuore; la tonicita' ne e' il principio nel sistema capillare; tra questi due estremi vedesi il moto decrescere poco a poco a misura che i vasi si dividono, fino a che esso termina di essere apparente. La irritabilita' e' il massimo, la tonicita' e' il minimo della motilita' organica, di quel modo di moto, il quale costantemente sottratto all'impero della volonta',presiede a tutti i fenomeni digestivo, circolatorio, nutritivo, secretorio, assorbente, esalante ecc., a tutti quelli, in una parola, della vita organica, della vita che decompone e compone incessantemente l'animale. Si esercita l'una sulle masse dei fluidi animali, come nel cuore, nello stomaco, nella vescica, negl'intestini; l'altra sulle loro molecole divisissime, come durante l'assorbimento, la nutrizione, la secrezione ecc. Non bisogna dunque considerare isolatamente queste due forze, ma bensi' come incatenate l'una all'altra per una insensibile graduazione. Tra i muscoli, sede essenziale della irritabilita' e le glandole, organi dei quali la tonicita' e' caratterizzatissima, vi sono delle altre parti nelle quali il moto tiene il mezzo: queste sono il dartos, i corpi cavernosi, il capezzuolo ecc., siegue da tutto cio' che per decidersi sul modo di muoversi delle arterie, e' inutile il disputare sulla tessitura delle fibre di questi vasi, poiche' la natura non ha esclusivamente attribuito ai muscoli questo modo di moto.

214. Il mio oggetto non e' di qui esaminare la questione tanto agitata da Haller, Weitbrett, Lamure, Iadelot ecc., del moto pulsatorio delle arterie. Indichero' soltanto due esperienze, le quali potranno servire a quelli che si occupano ancora di questo lavoro. La prima si e' che ho notato, facendo, con altre vedute, la trasfusione del sangue arterioso di un'animale, nel sistema venoso di un'altro, che nel tempo che il cuore del primo spinge del sangue rosso in una vena del secondo, questa presenta appresso a poco il medesimo moto ondulatorio, le medesime vibrazioni delle arterie scoperte, e delle quali la pulsazione e' allora, come ognun sa, meno facile ad essere distinta che nello stato ordinario, quantunque per altro sia essa realissima. Toccando un'altra arteria e questa vena senta guardarle, sarebbe difficilissimo il distinguerle. Questa prima esperienza coincide colla osservazione dei moti di ondulazione che acquista la vena nell'aneurisma varicoso. Io ottengo ancora il medesimo effetto, mettendo in comunicazione, nel medesimo animale, mediante un tubo curvo, l'arteria carotide, e la vena iugulare. Fa d'uopo prendere l'uno di questi vasi a destra, l'altro a sinistra, altrimenti troppo ricurvato il tubo presentera' un'ostacolo al sangue. 11 risultamento della seconda esperienza si e' che, trasfondendo nell'arteria carotide di un' animale, e dal lato opposto al cuore, il sangue della vena iugulare di un'altro, il primo di questi vasi perde i suoi moti ondulatorii, e che la mano che li tocca prova appresso a poco la medesima sensazione che applicandota sulla vena.

215. Queste due osservazioni, che sono inverse l'una all'altra, mostrandoci quanto e' grande l'influenza del cuore sul moto arterioso, nei grossi tronchi specialmente, provarno che la forza propria della tunica media delle arterie ivi offre alla circolazione un soccorso attivo, meno potente di quello che hanno preteso alcuni autori, e che solamente nel sistema capillare l'influeuza delle pareti vascolari sul moto progressivo del sangue diviene decisissima, e causa essenziale di questo moto. La prima esperienza per altro e' piu' facile ad eseguirsi della seconda, la quale spesso non riesce che con grandi precauzioni, ed in cui il sangue passa difficilmente dalla vena all'arteria.

216. Per ritornare alla tunica artariosa media, sospendiamo il nostro giudizio sulla sua classificazione; asteniamoci altresi' dal collocarla tra i muscoli e le membrane fibrose, sino a che ulteriori esperienze ci abbiano fatto acquistare il diritto di decidere sulla sua natura, perche' da essa sola devono essere presi, come abbiam detto i caratteri delle classi.

217. La medesinia incertezza c'imbarazza allorche' cerchiamo di classificare la membrana interna dei vasi. La di lei natura poco ancora conosciuta sembra involarla ad ogni divisione metodica. Ecco a che riduconsi, relativamente a lei le nostre cognizioni anatomiche.

218. Questa membrana considerata in una maniera generale, e come formante in tutti i vasi che tapezza una superficie continua, puo' riportarsi a due divisioni principali: l'una corrisponde al sangue nero, e alla linfa, l'altra contiene il sangue rosso. Incomincia la prima nelle divisioni capillari del sistema venoso ed assorbente, tapezza le loro innumerevoli ramificazioni, i loro rami ed i loro tronchi; e' continua in ambedue dall'apertura nelle vene succlavie del condotto toracico; riveste l'orecchietta e il ventricolo destri, l' arteria polmonare, e tutte le di lei divisioni. La seconda ha la sua origine nel principio delle vene polmonari, le tapezza, facendo lo stesso all'orechietta e al ventricolo sinistri, all'aorta, e alle sue moltiplicatissime branche.

219. Queste due superfici comunicano senza dubbio al luogo ove terminano le arterie e incominciano le vene; ma cio' non impedisce che vi sia fra loro una linea di demarcazione, e che esse non godano ciascuna di un modo di sensibilita' relativa alla specie di sangue con cui e' in contatto.

220. Questa maniera di considerare la superficie interna del sistema vascolare, mostrandovi due porzioni ben distinte, l'una delle quali trasmette continuamente ai polmoni il sangue, e la linfa da tutte le parti, e l'altra riporta a tutte le parti il sangue elaborato nel polmone, ci conduce a considerare quest'organo come il termine generale della circolazione, come essendo con tutto il resto del corpo io una reciprocita' di azione continua; esso solo, sotto questo rapporto, corrisponde a tutti gli organi, poiche' tutti gl'inviano, poiche' egli invia a tutti l' alimento della vita. La natura ivi concentro' l'uno dei limiti della circolazione generale, e distribui' l'altro limite ovunque vi e' esalazione, secrezione e nutrizione; perche' ivi, in ultima analisi, sono le funzioni che terminano la circolazione arteriosa. Posto tra questi due limiti della circolazione, il cuore bilancia, fa oscillare incessantemente il sangue dell'una e dell'altra, ed e', sotto il rapporto di questa posizione media, che esso merita di essere veramente chiamato il centro della circolazione. Rappresentandosi questa funzione sotto l'idea volgare di un circolo, si potrebbe dire che l'uno dei poli e' nel polmone, che l'altro trovasi in tutte le parti, e che il centro e' il cuore.

221. La membrana interna dei vasi e' considerabile alla sua superficie esterna per una aderenza cellulosa colla tunica media, che rompesi piu' presto, e il di cui tessuto cede e si distende meno facilmente che negli altri organi. Questa membrana interna abbandona talvolta le altre tuniche, e prende dalle parti vicine un'inviluppo resistentissimo, arrivata cosi' verso il foro lacero posteriore la iugulare interna incrocia le sue fibre esterne col periostio del cranio, ed invia la sua tunica interna al di dentro dei seni che essa tapezza, e con le pareti delle quali essa forma una specie di membrana composta, la di cui base fibrosa e' presa dalla dura madre, e che puo' essere considerata come le membrane fibro-sierose, fibro-mucose ecc. Questa facilita' della tunica interna dei vasi di unirsi colla, membrana fibrosa del cranio, non potrebbe essa fornire un argomento favorevole a quelli che credono che la tunica media delle arterie sia della medesima natura di questa ultima classe di membrane.

222. Al di dentro la membrana interna del sistema vascolare viene continuamente umettata da un fluido mucoso, le di cui sorgenti ignoransi ancora, e che la guarentisce dalla impressione del sangue con cui e' dessa in contatto. Conosconsi le numerose valvole delle quali e' guarnita nelle vene e nei linfatici, questa membrana interna.

223. Qual'e' la natura della medesima. Noi non abbiamo relativamente a lei alcun dato: meno estensibile di ciascuna delle membrane di gia' descritte, essa si rompe al minor sforzo diretto sopra di lei, come vedesi nell'aneurisrna, nelle allacciature applicate alle arterie, e fortemente strette. Il suo modo di sensibilita' e' ancora poco conosciuto Esso non e' lo stesso nella porzione che corrisponde al sangue rosso, di quella a contatto col sangue nero, poiche' questo cessa di essere un' eccitante, allorche' egli arriva al ventricolo sinistro, il quale non potendo contraersi, si determina una stasi sanguigna nel polmone, e per conseguenza nel sistema venoso.

224. Questo modo di sensibilita' non influisce forse molto nella causa della morte che e' l'effetto istantaneo della introduzione di un fluido aeriforme, o di altro nei vasi di un'animale? questa esperienza spessissimo ripetuta nel sistema venoso, non e' ancora, io credo, stata tentata sul sistema arterioso: questo e' quello che mi ha determinato a vedere se il risultamento era il medesimo. Io ho spinto molte volte nella carotide di un cane dell'acqua molto tinta in blu dal lato del cervello. L'animate e' morto dopo due minuti, mandando delle dolorose grida. Esaminato il cervello all'istante, non mi ha offerto che alcuni piccoli vasi capillari iniettati qua e la e colorati dal fluido straniero, di cui la maggior parte era senza dubbio arrivata di gia' al cuore seguendo il corso della circolazione. La medesima esperienza fatta con l'acqua pura carica di una sostanza straniera, non e' istantaneamente mortale.

225. Io ho osservato, riguardo a cio', che e' quasi impossibile di soffiar l'aria con la bocca nell'arteria armata di un tubo, come si fa nelle vene, spingendola anche secondo il corso naturale del sangue. Allorche' un'arteria e' tagliata trasversalmente, si stabilisce, se posso cosi' esprimermi, nella sua parte che non appartiene al cuore, un moto antiperistaltico, il quale fa zampillare il sangue con una forza che non puo' sormontarsi con i maggiori conati della espirazione, e che, malgrado essi, riempiesi la bocca di questo liquido. Fa d'uopo necessariamente adattare al tubo fissato nell' arteria quello di una siringa, mediante la quale spingesi con forza la iniezione. Questa osservazione conferma la necessita' di gia' molte volte provata dalla esperienza, di legare l'arteria in alto e in basso della sua apertura nella operazione dell'aneurisma.

226. Sara' altrettanto difficile di determinare il modo di tonicita' della superficie interna del sistema vascolare, quanto il suo modo di sensibilita'; ma l'esistenza di questa proprieta' e' irrevocabilmente provata nei piccoli vasi, ove la circolazione, quasi indipendente dal cuore, non presenta che un moto oscillatorio, il quale e' spesso opposto a quello della circolazione generale, di cui si puo' a volonta' cangiare la direzione coll'applicazione dei stimolanti, come lo hanno provato le esperienze di Haller, di Spallanzani ecc., ed a cui evidentemente presiedono le sole forze toniche.

227. Le funzioni di questa membrana sono di formare all'arteria una specie di epidermide che la guarentisce dalla impressione del sangue, come quella delle membrane mucose le protegge contro le sostanze eterogenee, colle quali sono esse in contatto, di favorire colla sua levigatezza il corso di questo fluido ecc.

228. Oltre le membrane che concorrono a formare il sistema vascolare, ve ne sono molte altre, la natura delle quali egualmente ignorata, non permette di collocarle in una classificazione generale: tale e' quella che tapezza il canale midollare delle ossa, e forma colle sue pieghe l'organo ove si esala, soggiorna e si assorbisce la midolla: tali sono l'iride, la coroidea, notabili, l'una per un modo di muoversi che sembra fare eccezione alle leggi generali, l'altra per l'umore nerastro che la intonica, e di cui ignorasi la sorgente.

229. Finalmente, quantunque perfettamente conosciute, certe membrane, non possono essere classificate perche' esistono sole della loro specie: tali sono la retina, espansione manifesta del nervo ottico; la pia madre che risulta da una grandissima quantita' di vasi ramificati all'infinito sulla faccia esterna del cervello, e uniti gli uni agli altri da un tessuto cellulare lasso, che non contiene giammai grasso, e che diviene frequentemente la sede d'infiltramenti sierosi ecc.

ARTICOLO SETTIMO: DELLE MEMBRANE CONTRO-NATURA
230. Dopo avere abbracciato in un colpo d'occhio generale le diverse membrane, naturalmente sviluppate nella organica ecouomia, quelle che concorrono alle funzioni dell'animale, sia facendo parte degli organi che sono la sede di queste funzioni, sia adempiendo degli usi separati, ci restano ad esaminare le membrane che lo stato morboso produce accidentalmente, e tra le quali distinguonsi 1^ le cisti, specie di organi membranosi, i quali contengono ora un'umor sieroso, come nelle idropisie cistiche ecc.; ora un fluido piu' o meno alterato, e differente da quelli naturali, come nello steatoma ecc. ecc.; 2^ la pellicola che forma la cicatrice nella deperdizione delle sostatnze della pelle e di altri organi ecc. Ora ci occuperemo di queste due membrane contro-natura.

I Delle cisti

231. Quantunque le diverse cavita' membranose delle idropisie cistiche degl'idatidi, dello steatoma, del meliceride, dell'ateroma ecc. ecc., differiscano le une dalle altre per diversi attributi organici, che la loro densita', la loro grossezza sieno varie, nulla di meno molti caratteri sono loro comuni, per poterle tutte collocare nella medesima classe; ora, esaminando questi caratteri comuni, vedesi che essi hanno con quelli delle membrane sierose una si esatta analogia, che saremmo tentati senza il modo di sviluppo di queste membrane di confonderle colle ultime. Ecco quali sono le analogie che comprendonsi senza pena, rammentandosi i caratteri che distinguono le membrane sierose.

232. Analogia di conformazione. Tutte le cisti formano una specie di sacco senza apertura, contenente il fluido che se ne esala, avente una faccia levigata, contigua a questo fluido, un'altra ineguale flocculenta, continua al tessuto cellulare vicino.

233. Analogia di struttura. Sempre formate da una sola lamina, come le meimbrane sierose, le cisti hanno tutte come esse una tessitura cellulare, provata dalla macerazione e dal soffiamento dell'aria. Nascono esse costantemente in mezzo all'organo cellulare, ordinariamente laddove esso e piu' abbondante. Pochi vasi sanguigni le penetrano; il sistema esalante vi e' caratterizzatissimo.

234. Analogia di proprieta' vitali. Sensibilita' di relazione nulla nello stato ordinario, decisissima nella infiammazione; sensibilita' organica sempre manifestissima; tonicita' caratterizzata da una contrazione lenta e graduata in conseguenza della evacuazione artificiale o naturale dei fluidi contenuti ecc.: ecco i caratteri delle cisti; questi sono egualmente, come abbiam veduto, quelli delle membrane sierose.

235. Analogia di funzioni. Le cisti sono evidentemente l'organo secretorio, o piuttosto esalante del fluido che vi e' contenuto. La esalazione vi diviene specialmente caratterizzatissima quando in conseguenza nella evacuazione di questi fluidi non si ha cura di portar via la membrana, o di eccitare una infiammazione artificiale. L' assorbimento vi si manifesta nella guarigione spontanea delle idropisie cistiche: guarigione a cui puo' sola concorrere questa funzione.

236. Analogia di affezioni. Chi non sa che tra l'idropisia della tunica vaginale, e l'idropisia cistica del cordone v'e' la maggiore analogia, che i mezzi curativi sono i medesimi che gli accidenti non differiscono punto, che in ambedue l'infiammazione che si fa nascere colla iniezione di un fluido straniero, p.e. del vino, e' della medesima natura, e determina con un simile meccanismo la guarigione? si aprano due cadaveri attaccati ciascuno da una di queste due affezioni; si paragoni in seguito lo stato delle due saccoccie nelle quali il fluido e' raccolto, l'aspetto e' esattamente lo stesso; togliete dalla cisti del meliceride il fluido che vi e' contenuto, voi non troverete che poca differenza tra lei, le cisti idropiche e le membrane sierose.

237. Le precedenti considerazioni ci portano a stabilire una perfetta simiglianza tra le cisti e le membrane sierose, delle quali partecipano tutti i caratteri e nel sistema delle quali esse entrano essenzialmente. E' probabilissimo che vi sia rapporto tra le une e le altre e che quando una cisti si sviluppa e fornisce un'abbondante esalazione, l'esalazione delle membrane sierose diminuisca; questo per altro non e' appoggiato a prove dirette.

238. Presentasi qui una questione essenziale, quella cioe' di sapere come sviluppansi le cisti, come una membrana, la quale non esiste nello stato naturale; puo' nascere, crescere, ed acquistare anche uno sviluppo considerabilissirno in alcune circostanze. Risolvesi comunemente questo problema nella seguente maniera. Si ammassa prima un poco di fluido in una cellula del tessuto cellulare; la quantita' di questo fluido si aumenta, dilata in tutti i sensi la cellula, le di cui pareti attaccansi alle cellule vicine, ed aumentano cosi' di grossezza. Poco a poco il fluido sieroso nelle idropisie, biancastro e denso nello steatoma ecc., aumenta in quantita', pressa in tutti i sensi la saccoccia che lo rinchiude, la ingrandisce, la comprime contro gli organi vicini, e le da forma sotto la quale si offre a noi. Nulla di piu' semplice a primo colpo d'occhio, che questa spiegazione meccanica; per altro nulla di meno conforme ai processi della natura. Le seguenti considerazioni lo proveranno.

239. 1^ Le cisti sono analoghe sotto tutti i rapporti alle membrane sierose, come dunque avranno esse un modo differente di origine da queste membrane, le quali non si formano giammai, come abbiam veduto, per la compressione del tessuto cellulare? 2^ un'origine tanto meccanica, in cui tutti i vasi pressati gli uni contro gli altri, devono inevitabilmente obliterarsi, come vedesi nella pelle divenuta callosa, si accorda essa colle proprieta' vitali, colla funzione esalante ed assorbente delle cisti, con il loro modo particolare d'infiammazione? 3^ come, se le capsule applicate ed attaccate le une alle altre formano questi sacchi contro-natura, il tessuto cellulare vicino non diminuisce, non sparisce ancora allorche' esse acquistano un gran volume? 4^ come le loro pareti non sono esse piu' dense ai luoghi della loro superficie, ne' quali alcuni punti d'appoggio ossei facilitano di piu' la compressione. dell'organo cellulare? 5^ se da un lato le cisti si formano per la dilatazione che il fluido in esse rinchiuso esercita sul tessuto cellulare; se da un'altro lato e' vero, come non puo' dubitarsene, che questo fluido non sia esalato da esse, fa d'uopo dunque dire che i1 fluido preesiste all'organo che lo separa dal sangue. Io amerei quasi altrettanto assicurare che la saliva preesiste alla parotide ecc.

240. Io credo che la conseguenza immediata delle riflessioni precedenti sia che, la spiegazione comune della formazione delle cisti sia essenzialmente contraria al corso generale che siegue la natura nelle sue operazioni. Come dunque nascono queste cisti? come tutti i tumori che noi vediamo vegetare all'esterno, o manifestarsi all'interno, perche' non v'e' per cosi' dire, differenza tra queste due sorte di produzioni contro-natura, che nella forma che ciascuna manifesta. La maggior parte dei tumori rigettano dalla loro superficie esterna il fluido che vi si separa. La cisti, al contrario, esala questo fluido dalla sua superficie interna, e lo conserva nella sua cavita'. Supponete un tumore fungoso in suppurazione, che si trasforma tutto ad un tratto in cavita', e la suppurazione che si trasporta dalla superficie esterna sulle pareti di questa cavita', questa sara' una cisti. Reciprocamente supponete una cisti superficiale, la di cui cavita' si oblitera, e il di cui fluido si esala alla sua faccia esterna, voi avrete un tumore in suppurazione.
[Qui Bichat, come del resto tutti gli autori a lui contemporanei, confonde le secrezioni sierose con quelle purulente, perche' ignora la natura infettiva di queste ultime; si deve considerare che il Trattato delle Membrane precede di quasi un secolo le grandi scoperte della microbiologia di Koch e Pasteur. Confonde inoltre nel termine tumore molte affezioni distinte, non tutte neoplastiche. AB]

241. Poiche' dunque la forma sola stabilisce una differenza tra i tumori,e le cisti, perche' la formazione di queste non sara' essa analoga a quella dei primi? ora, e' stato giammai immaginato di attribuire alla compressione la formazione de tumori esterni o interni? fa d' uopo dunque considerare la formazione delle cisti nella maniera seguente: incominciano esse dallo svilupparsi e dal crescere in mezzo all'organo cellulare, per mezzo di leggi analoghe a quelle dell'accrescimento generale delle nostre parti, e che sembrano essere delle aberrazioni, delle applicazioni non naturali di quelle leggi fondamentali che noi non conosciamo. Quando la cisti e' una volta caratterizzata, l'esalazione incomincia ad operarvisi; a principio poco abbondante, essa aumentasi in seguito a misura che la cisti fa maggiori progressi. L'accrescimento degli organi esalanti precede dunque sempre l'aumento del fluido esalato, nel modo stesso che a tutte le altre cose eguali, la quantita' della suppurazione di un tumore e' in ragione diretta del di lui volume.

242. Questa maniera di considerare la formazione delle cisti, mi sembra molto piu' conforme alle leggi della natura di quella precedentemente esposta. Ma restera' a determinare il meccanismo preciso della origine e dell'accrescimento della cisti, e per conseguenza di tutti i tumori. Arrestiamoci laddove incominciano le cause primarie. Conosciamo noi il meccanismo dell'accrescimento naturale dei nostri diversi organi? perche' volere indovinar quello delle produzioni contro-natura che ivi sviluppasi, il quale senza dubbio, come ho detto, dipende dalle medesime leggi? e' molto nella economia organica l'indicare le analogie, il mormorare l'uniformita' di un fenomeno incognito con un'altro; sopra il quale tutto il mondo e' d'accordo. Si sara' fatto molto per la scienza, io credo, se in tutti i di lei rami si dimostrera' quel principio che riposa gia' sopra un gran numero di fatti, cioe', che la natura, avara di mezzi e prodiga di risultamenti; che un piccol numero di cause presiede da per tutto ad una moltitudine di fatti, e che la maggior parte di quelli sui quali v'e' incertezza, appartengono ai medesimi principii di molti altri che ci sembrano evidenti.

II Membrane delle cicatrici
243. Il mio oggetto non e' di qui considerare le cicatrici nei diversi organi, di seguire i fenomeni della riunione delle ossa, dei muscoli, dei tendini. Questo lavoro, abbozzato sopra alcuni punti, appena incominciato sul maggior numero, mi tratterrebbe in ricerche straniere ad un trattato delle membrane, in cui deve solamente trovarsi la storia di quella sottile pellicola che rimpiazza, nelle ferite con perdita di sostanze, la porzione di pelle portata via.

244. Ogni ferita che percorre i suoi periodi ordinarii, presenta tra l'epoca della sua formazione, e quella della sua cicatrizzazione i seguenti fenomeni: 1^ essa s' infiamma; 2^ alcuni bottoni carnosi si sviluppano sulla di lei superficie; 3^ suppura; 4^ si cancella; 5^ si ricopre di una pellicola sottile, prima rossa, ma che diviene in seguito biancastra. Percorriamo successivamente questi diversi periodi.
[All'epoca si riteneva che l'infezione con suppurazione fosse la modalita' normale di guarigione delle ferite; solo dopo l'introduzione delle procedure di antisepsi di Joseph Lister divenne chiaro che la suppurazione era un fatto accessorio ed in realta' dannoso. Per la stessa ragione Bichat non distingue infiammazione da infezione. AB]

245. Il tempo della infiammazione incomincia all'istante in cui la ferita e' fatta; essa e' il pronto risultamento dell'irritamento cagionato dall'istrumento, di quello determinato dal contatto dell'aria, dall'apparecchio, e dagli oggetti circondanti. Fino allora difese da questi contatti, il maggior numero delle parti comprese nella soluzione di continuita' non godeva che della sensibilita' organica, che di quella in virtu' della quale ciascun'organo si nutrisce, si appropria i succhi, e li rigetta in seguito. Ma allora queste medesime parti concorrenti a formare la superficie del corpo, devono godere della sensibilita' di relazione, di quella che trasmette al cervello le impressioni ricevute, e che e' tanto sviluppata sull'organo cutaneo. Io ho provato di sopra che l'effetto della infiammazione sopra tutti gli organi volgarmente chiamati insensibili, e' di trasformare in essi la sensibilita' organica che sola hanno in portagio, in sensibilita' di relazione, di cui sono essi privi nello stato naturale. E' questo senza dubbio il primo vantaggio di un tal tempo della cicatrizzazione delle ferite.

246. Un'altro vantaggio della infiammazione nel principio delle soluzioni di continuita', e' disporle allo sviluppo dei bottoni carnosi. Osservasi in fatti che questo sviluppo e' in generale in ragione del sopraccrescimento delle forze, e dell'azione che imprime alle parti lo stato infiammatorio. Allora ciascuna porzione degli organi divisi prende una nuova vita, si penetra sempre piu' di sensibilita' e di tonicita', elevasi ad una temperatura superiore, diviene il centro di un piccolo sistema circolatorio indipendente da quello del cuore. In mezzo a questo sviluppo di forze nascono e crescono i bottoni carnosi, per la produzione de' quali le forze naturali sarebbero state insufficienti. Da cio' il pallore e la flaccidita' di queste produzioni, allorche' le dette diverse condizioni s'infievoliscono o cessano.

247. Questo secondo tempo della formazio ne delle cicatrici, in cui lo sviluppo dei bottoni carnosi presenta i fenomeni seguenti: dei piccoli coipi rossastri si sollevano qua e la in forma di tubercoli ineguali e irregolarmente disposti. A principio piu' o meno lontani, essi si approssimano e si uniscono; delle aderenze si stabiliscono fra loro, e ben presto risulta alla loro superficie una membrana sottile per tutto continua, di una estensione eguale a quella della ferita, che ricopre esattamente, e senza interruzione le parti sottoposte formando loro un nuovo inviluppo.

248. Questo inviluppo non e' ancora la cicatrice, la quale deve essere in seguito molto piu' stretta; questa, per cosi' dire, un' epidermide provisoria, destinata a guarentire la parte, durante il lavoro che prepara e forma questa cicatrice. Essa non differisce dalle membrane ordinarie se non in cio' che queste sono liscie, e per tutto uniformi, mentre i bottoni producono qui' una superficie ineguale e scabra. Questa ineguaglianza dei bottoni, e la loro separazione apparente sembrano a bella prima opporsi alla maniera di considerare il primo stato delle cicatrici, ma la seguente esperienza non lascia su di cio' alcun dubbio. Fate una larga ferita ad un'animale, lasciatela percorrere i due primi periodi, uccidete in seguito l'animale, togliete la porzione di carne sulla quale si sono sviluppati i bottoni, distendetela dal lato opposto con un corpo prominente, ed in maniera che la superficie coi bottoni divenga molto convessa da concava che essa era, i bottoni si cancellano allora; la pellicola stirata diviene da per tutto sensibilissirna, e si prenderebbe per una membrana sierosa infiammata. La semplice dissezione puo' altresi' dimostrare questo stato delle parti.

249. Siegue da cio' che, da quando i bottoni sono riuniti, ogni accesso all' aria sulla ferita trovasi chiuso, e che cio' che comunemente del contatto di questo fluido e' inesatto e contrario alle disposizioni della natura, la quale sa meglio di quello, che possiamo noi farlo coi nostri apparecchi, mette al coperto la parte divisa nel tempo che si prepara, e si opera il lavoro della cicatrice.

250. Allorche' spingonsi le ricerche al di sotto di questa pellicola provisoria, trovansi i bottoni formati, di cellule piene di una sostanza biancastra, densa, come lardacea, e che sarebbe molto necessario di sottomettere all'analisi. Questa sostanza chiude ogni accesso ai fluidi stranieri, i quali tenderebbero a penetrare nelle cellule che non possono essere ben distinte che colla macerazione. Quando soffiasi dell'aria nel tessuto cellulare di un'animale, al quale e' stata fatta da qualche giorno una ferita, queste cellule non si sollevano; i bottoni restano i medesimi in mezzo al gonfiamento generale del tessuto cellulare. Io ho fatto molte volte questa esperienza, sia durante la vita, sia dopo la morte dell animale

251. Qual'e' la natura di questi bottoni carnosi? le seguenti considerazioni provano che essi appartengono essenzialmente all'organo cellulare. 1^ Laddove quest'organo e' piu' deciso, come alle gote ecc., i bottoni carnosi sono piu' facili a nascere, e le ferite piu' pronte a cicatrizzarsi. 2^ Troppo denudata di tessuto cellulare, la pelle ricopresi difficilmente di queste produzioni, e riuniscesi con stento alle parti vicine; da cio' il precetto di aver riguardo a questo tessuto nel taglio dei tumori. 3^ La macerazione riconduce sempre a questa prima base le superfici delle ferite, quando vi si espone un cadavere, che se ne trova affetto. 4^ La natura di questi bottoni e' per tutto la medesima, qualunque sia la diversita' dell'organo che li produce, sia questo un muscolo, una cartilagine, la pelle ecc., dunque essi sono la espansione, la produzione di un'organo che incontrasi in tutti gli altri: ora quest'organo comune a tutti, base generale di ogni parte organizzata, e' il tessuto cellulare.

252. I vasi sanguigni dell' organo si allungano essi, si sviluppano in vasi capillari sulla ferita ricoperta dai bottoni? io credo che il color rosso di queste produzioni appartenga meno a questa causa che al passaggio del sangue negli esalanti e negli assorbenti della porzione del tessuto cellulare che le ha formate col suo sviluppo. Ecco le considerazioni che me lo persuadono. 1^ Il tessuto cellulare sembra non essere che un'intralciamento di assorbenti e di esalanti; ora trovasi in tal caso cosi' ingorgato di sangue che necessariamente questo fluido e' dovuto passare in questi due generi di vasi. 2^ Esiste un'analogia completa tra le membrane sierose infiammate e la pellicola rossa che ricopre e forma in parte i bottoni, relativamente al colore, al modo di sensibilita', alla tessitura cellulare ecc. Ora l'assorhimento contro-natura dei globetti sanguigni sembra principalmente colorare le superfici sierose infiammate, in conseguenza delle osservazioni moderne ecc. 3^ Questo rossore non e' dipendente che dalla infiammazione; esso cessa con lei, e la cicatrice diviene bianca; e' questo dunque uno stato contro-natura, e non lo sviluppo organico di un'ordine di vasi, i quali non dovrebbero obliterarsi se si fossero una volta formati. 4^ Come il sistema sanguigno puo' esso distendersi e spiegarsi in forma di rete laddove primitivamente non esiste, come su i tendini, sulle cartilagini ecc.? pur nulla ostante veggonsi nascere anche su questi organi dei bottoni rossastri ecc. Io peraltro propongo queste riflessioni senza mettervi una importanza maggiore di quella che esse meritano; ma qualunque sia l'influenza dei bottoni carnosi, essi sono evidentemente dovuti in gran parte allo sviluppo dell'organo cellulare.

253. Ecco dunque cio' che accade nel secondo tempo della cicatrizzazione delle ferite. Il tessuto cellulare in virtu' dell'accrescimento di forze sviluppatosi nel primo periodo, elevasi in vescichette irregolarmente disposte,le quali riempionsi di una sostanza biancastra poco comune, si uniscono alla loro superficie, e formano cosi' la prima pellicola. Ma come questa pellicola trasformasi essa in quella della cicatrice? seguiamo il corso della natura, e la vedremo prima di giungere a questo tempo, passare per quelli della suppurazione e del cancellamento.

254. Il tempo della suppurazione non esiste nella cicatrice delle ossa, in quella delle cartilagini rotte, dei muscoli lacerati ecc, e in generale nella riunione di tutti gli organi divisi senza ferita esterna. Fa dunque d'uopo dimostrare in primo luogo qual rapporto trovisi qui tra queste cicatrici interne, e quelle dei tegumenti esterni, perche' un principio uniforme presiede a tutte le operazioni della natura, quantunque esse sembrino in apparenza diverse.

255. Allorche' un'osso e' diviso, i due primi periodi della riunione sono i medesimi di quelli delle cicatrici esterne. I punti s'infiammano, copronsi poi di bottoni carnosi. Nel terzo tempo questi bottoni preliminarmente riuniti, divengono una specie di organo secretorio, o piuttosto esalante il quale separa prima della gelatina di cui egli s'intonaca, il che da' al callo una natura cartilaginea poi del fosfato calcare, il che completa la disposizione ossea. Nelle cicatrici delle cartilagini, la gelatina sola e' esalata nei bottoni carnosi; in quelle dei muscoli e' la fibrina; in una parola il tessuto cellulare e' la base comune di tutte le cicatrici degli organi interni, poiche' specialmente i bottoni carnosi sono i medesimi; essi riunisconsi tutti mediante questa base. Cio' che stabilisce tra loro una differenza e' la materia che si separa, e che resta nel tessuto cellulare; questa materia e' in generale la medesima di quella che serve alla nutrizione dell'organo, di quella che vi e' abitualmente portata ed asportata dal lavoro di questa funzione. Ora, come ciascun'organo di questo sistema differente ha la sua maniera nutritiva propria, ciascuno ha egualmente il suo modo particolare di riunione. Noi conosceremmo egualmente bene che quella delle ossa le cicatrici dei diversi organi, se le sostanze che nutriscono questi organi fossero a noi nello stesso modo cognite come lo e' la gelatina e il fosfato calcare. Il modo di sviluppo delle cicatrici interne e' in generale analogo a quello della nutrizione, o piuttosto egli e' lo stesso, colla sola differenza, che il tessuto cellulare sollevandosi in bottoni irregolari sulle superfici divise, non fornisce alla cicatrice una base modellata sulla forma primitiva dell'organo. Da cio' l'ineguaglianza del callo.

256. Ecco dunque in generale cio' che accade nel terzo tempo delle cicatrici degli organi interni. All' esterno si manifestano dei fenomeni appresso a poco analoghi. La membrana che ricopre i bottoni carnosi diviene anch'essa una specie di organo esalante, che separa dal sangue un fluido biancastro, il quale vien chiamato pus; ma v'e' questa differenza, che, in luogo di restare nel tessuto dei bottoni, di penetrare, d'incrostare questo tessuto, come il fosfato calcare la gelatina nelle ossa, la fibrina nei muscoli ecc., esso viene rigettato all'esterno, e diviene straniero alla riunione, di maniera che nelle cicatrici interne v'e' esalazione, dipoi incrostamento del fluido separato; e nelle cicatrici esterne esalazione; dipoi escrezione di queste fluido.

257. Del resto, una ferita esterna che suppura, mi sembra somigliare in tutto alle superfici sierose, allorche' esse copronsi, in conseguenza della loro infiammazione di un'exudamento purulento. La pellicola sottile cbe tapezza i bottoni carnosi e' in fatti, come io ho osservato, della medesima natura della pleura, e del peritoneo infiammati, vale a dire, essenzialmente cellulare. L'organo della secrezione o piuttosto della esalazione del pus e' nell'uno e nell'altro caso membranoso e perfettamente simile. Il meccanismo della esalazione del pus sulla membrana preliminare delle cicatrici esterne, mi sembra altresi' aver molta analogia con quello della esalazione dei fluidi steatomatosi che si opera nelle cisti.

258. Passiamo al quarto tempo delle cicatrici esterne, a quello cioe' del cancellamento. La suppurazione esaurisce poco a poco quella sostanza biancastra che riempie le cellule dei bottoni. Allora queste cellule, prima gonfissime, diminuiscono insensibilmente di volume; esse si cancellano; la pellicola sottile che erasi spiegata sopra di loro e' meno tesa; nel tempo medesimo gli orli della divisione non sono piu' tanto tumefatti; essi si deprimono; la cavita' della ferita si cancella; il fondo si mette a livello della circonferenza; un pus meno abbondante ne cola, questo e' di miglior cavita', ben presto la sorgente non ne da' piu'.

259. Io credo che a quest'epoca delle ferite le nostre medicature sieno in generale piu' nocive che utili, fissando esse sulle parti divise una causa d'irritamento, la quale vi mantiene uno sviluppo di forze vitali, attissimo a mantenere la suppurazione, mentre nell'ordine naturale, l'equilibrio ordinario delle forze tende a ristabilirsi, ed a farla cessare. Tale e', in fatti, la rivoluzione che si opera in ogni ferita; la di cui guarigione siegue i periodi fissati dalla natura, 1^ le forze vitali si esaltano a principio per 1'infiammazione, al di la dei limiti che le circoscrivono nello stato naturale dell'organo diviso; 2^ esse restano stazionarie in questo grado, durante la suppurazione; 3^ esse diminuiscono poco a poco, e rientrano in fine nei loro limiti all'epoca del cancellamento. Dunque se voi allora le eccitate coll'applicazione di un'eccitante qualunque, p.e.; delle sfila, dei medicamenti, il loro descrescimento, e la suppurazione si mantiene per esse. Io ho di gia' molte osservazioni d'infermi, nei quali una pronta cicatrice e' stata il risultamento della esposizione delle ferite all'aria durante questo ultimo tempo. Posso assicurare altresi' che di due ferite fatte ad un medesimo cane, e a due cani diversi, e delle quali una resti scoperta allorche' si medica l'altra, sul fine della cicatrizzazione la prima guarisce molto piu' presto della seconda. Io so che l'analogia e' sempre una guida infedele; ma almeno puo' essa servire ad alcune lontane induzioni.

260. L' ultimo tempo della cicatrizzazione delle ferite e' la formazione di quella pellicola sottile che rimpiazza in parte la carne tolta: ecco come essa producesi; la suppurazione ha intieramente esaurita tutta la sostanza che infiltrava le cellule dei bottoni; queste cellule allora vote si cancellano, si applicano le une alle altre, e divengono aderenti tra loro, per un meccanismo analogo a quello delle aderenze tanto freguentemente osservate nelle membrane sierose; perche' ciascuna cavita' dell'organo cellulare e' in piccolo cio' che sono in grande le diverse saccoccie sierose.

261. Da queste aderenze delle cellule risultano diversi fenomeni. Tutti i bottoni carnosi scompariscono; e sono rimpiazzati da una superficie uniforme. Questa superficie e' una membrana sottilissima, perche' la grossezza dei bottoni dipendeva non dalle cellule, ma dalla sostanza che la penetrava, e che essendo allora scomparsa per la suppurazione, le lascia del tutto sole. Questa membrana infinitamente meno larga della pellicola primitiva che copriva i bottoni, perche' evacuandosi le cellule sono tornate poco a poco su loro medesime in virtu' delle forze toniche, appresso come allorquando si da esito ai fluidi delle cavita' sierose, esse ristringendosi, e prendono una estensione infinitamente minore di quella che avevano, allorche' erano distese. Questo ritorno delle cellule su loro medesime, ristringendo in tutti i sensi il loro diametro, esse stirano dalla circonferenza al centro i lembi della divisione; questi si approssimano, la larghezza della piaga diminuisce, i medesimi bottoni che nel principio occupavano spesso uno spazio di un mezzo piede di diametro, come p.e. nella operazione del cancro; trovansi allora condensati in una superficie di un pollice o due; approssimandosi cosi', le loro facce si applicano le une alte altre, si attaccano e la membrana della cicatrice risulta dal loro addossamento. Ecco come tutte queste carni, lo sviluppo delle quali ci sorprende e che sembrano ampiamente riparare la perdita della sostanza, non sono pu' che una pellicola rossastra fino a tanto che i linfatici sono ingorgati di sangue, ma a cui il ritorno di questo fluido ne' suoi propri vasi da ben presto un colore biancastro

262. Secondo questo modo di origine della membrana delle cicatrice esterne, e' facile il comprendere, 1^ perche' esse sono aderenti intimamente ai luoghi ne' quali si trovano, e non hanno giammai la lassezza dei tegumenti; 2^ perche' la pelle si approssima da tutte le parti vicine per coprire la piaga; 3^ perche' essa si agrinza approssimandosi; 4^ perche' laddove essa si presta di piu', la cicatrice ha meno estensione, come nelle borse; alle ascelle ecc., perche', al contrario, ne ha di piu' laddove cede difficilmente, come sullo sterno, sul cranio, sul gran trocantere ecc.; 5^ perche' la grossezza di tutte le cicatrici e' in ragione inversa della loro larghezza. In fatti, siccome non v'e' sempre che la medesima quantita' di bottoni carnosi per formarle, fa d'uopo che cio' che esse guadagnano in un senso, lo perdano nell'altro; da cio' molta facilita' a lacerarsi in quelle che sono larghissime; 6^ perche' esse non hanno organizzazione regolare, non hanno parte nelle funzioni dell'organo cutaneo che rimpiazzano; perche' non vi si fa esalazione. In fatti l'agglutinamentodelle lamine del tessuto cellulare ha distrutto il suo sistema esalante, come quello delle membrane sierose e' annientatodalle loro aderenze reciproche: consideriamo che questo fenomeno e' una nuova prova che la membrana delle cisti, ove l'esalazione e' evidente, non si forma, come e' stato detto per l'adesione meccanica o infiammatoria dell'organo cellulare.

263. Io non [ho] paragonato tali riflessioni aulle cicatrici con cio' che e' stato scritto, su questo punto da Fabre, da Lewis, da Hunter, e da altri. L'esposizione di tutti i fenomeni delle ferite infiammate; in suppurazione, e nello stato di cancellamento, non e' stata presentata. Io rimetto agli autori che hanno trattato ex professo questa materia; il lettore analizzando li potra' giudicare esso stesso in che le vedute da me presentate differiscono, e si approssimano a quelle comunemente ricevute; e qual grado di confidenza hanno esse diritto d'ispiare a chi ricerca meno una opinione che una serie di fatti incatenati gli uni agli altri.

Qui termina il Trattato delle Membrane in Generale: ma gli fanno seguito due trattati piu' brevi e specifici: il Trattato della Membrana Aracnoide e il Trattato della Membrana Sinoviale.