Societa' Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare
BIBLIOTECA DIGITALE

In collaborazione con:
Dipartimento di Scienze Biochimiche "A. Rossi Fanelli"
Istituto Pasteur - Fondazione Cenci Bolognetti
Sapienza Universita' di Roma
 
 


TRATTATO DELLO SCORBUTO DIVISO IN TRE PARTI
on un Catalogo Cronologico di quanto e' finora comparso sopra questo Soggetto.

OPERA DEL CEL. SIG. LIND D.M.
E Membro del Real Collegio di Medicina d'Edimburgo
Tradotta in Lingua Toscana
DAL SIG. DOT. LUCA MARTINI
M.F. e Secretario dell'Imperial Accademia Fiorentina
SI AGGIUNGONO
Li due egregi Trattati sopra la stessa materia del Cel. Sig. BOERHAAVE, e del Sig. ADDINGTON.

VENEZIA
Presso NICCOLO' PEZZANA
M D CCLXVI
CON LICENZA DE' SUPERIORI, E PRIVILEGIO

(Il Treatise on the Scurvy di James Lind fu pubblicato nel 1753; viene qui riportata la prima traduzione italiana, del 1766. Il testo e' importante non solo perche' Lind vi dimostro' che il succo di limone cura lo scorbuto, malattia che nell'epoca delle grandi traversate atlantiche presentava una incidenza elevatissima, ma soprattutto perche' egli utilizzo' e descrisse, forse per la prima volta nella storia della medicina un trial clinico controllato su gruppi di pazienti trattati con rimedi diversi.
Il testo originale e' di proprieta' della BIBLIOTECA MEDICA STATALE, ubicata presso il Policlinico Umberto Primo che ha generosamente acconsentito a rendere possibile questa trascrizione.)

Prefazione dell'autore

      Il Soggetto dell'Opera che presento al Pubblico e' dei piu' interessanti per l'Inghilterra, le di cui flotte sono le piu' potenti, e il commercio il piu' florido di tutte le nazioni. Ordinariamente si suppone che l'armate perdono maggior quantita' di soldati mediante le malattie che mediante l'armi. Questa supposizione e' stata verificata durante l'ultima guerra. Le nostre flotte ci hanno perse maggior quantita' di persone, mediante il solo Scorbuto, di quel che cen'abbiano perse mediante l'armi riunite della Francia, e della Spagna. Oltre le sorprendenti stragi che accidentalmente ha cagionate questa malattia nei vascelli, e nelle flotte, ella quasi sempre attacca il temperamento dei marinai, e quando non e' arrivata al punto di produrre una sorprendente calamita', non lascia per altro che d'aumentare considerabilmente la malignita' dell'altre malattie. Sono cento cinquanta anni in circa che Pietro Hawkins noto' nelle sue osservazioni in un viaggio nei marinari del Sud che questa malattia era la peste del mare. Produsse una nota di 10.000 marinari morti di questa malattia nello spazio di venti anni che era stato impiegato nel mare. Ma mi lusingo di far vedere in quest'Opera, che si puo' prevenire questa disgrazia, e ovviare al pericolo d'una cosi' fatale malattia. Io non dubito che il Pubblico non sia per ricevere favorevolmente dei tentativi, il di cui scopo e' quello di mettere un freno ad un si' potente nemico. Questa e' una materia, nella quale tutti i Medici pratici sono estremamente interessati; questa malattia non solo si limita a i marinari ma attacca ancora l'armate di terra ed e' endemica in molti paesi. Da piu' d'un secolo vien riguardata come il flagello dell'Europa. Non ostante questa parte della medicina e' in una tale oscurita' che ancora i piu' dotti hanno bisogno di nuovi lumi sopra questa materia. Il tristo racconto dello Scorbuto che distrusse l'armata Imperiale in Ongheria, la Citta' di Thorn in Pollonia e molt'altre relazioni inserite in quest'Opera ne somministrano la prova.
      In poche parole riportero' qual e' stato il motivo di quest'Opera.
      Il Sign. Walter avendo pubblicata la relazione del viaggio del Lord Anson, la pittura viva, e penetrante che fece dello stato miserabile in cui quella malattia ridotto aveva l'equipaggio di questo comandante, eccito' molte persone a far ricerca della natura d'una malattia accompagnata da si' straordinari sintomi. Si riconobbe che le migliori descrizioni di questa malattia erano nelle relazioni dei viaggi; Si vede con dispiacere nell'istesso tempo, che queste descrizioni non erano che produzioni di persone di mare poco istruite della Medicina, e che verun Medico aveva esaminata questa malattia nel mare per schiarire questa materia, e per dissipare le folte tenebre, dalle quali e' inviluppata nell'opere dei Medici, che non praticano, che in terra. Qualche tempo dopo la Societa' dei Chirurghi dei Vascelli del Re, pubblico' il loro lodevole progetto per favorire i progressi delle cognizioni mediche mediante le premure unite assieme di tutti i suoi membri, i loro differenti viaggi somministrandogli l'occasione d'osservar la natura, d'indebolire le malattie, e d'apprendere le varieta', che ci somministra la differenza dei climi, del sole, e delle stagioni. Travagliai allora intorno ad una memoria sopra lo Scorbuto sul disegno di farla pubblicare da questa Societa'. Mi parve, che questo Soggetto meritasse le piu' esatte ricerche. Fui obbligato in conseguenza di consultare molti Autori, che avevano scritto sopra questa malattia: Ci trovai degl'errori le di cui conseguenze erano state molto perniciose nella pratica. I cattivi effetti che gia' avevano prodotti, mi fecero vedere una evidente necessita' di renderli piu' giusti. Ma siccome non e' cosi' facile lo sradicare i vecchi pregiudizi, o rivoltare delle opinioni, che il tempo, il costume, e che molte autorita' hanno stabilite, percio' e' stato necessario di presentare senza parzialita' un catalogo con ordine cronologico di tutto cio' che e' stato fin qui pubblicato sopra lo Scorbuto, a fine di scoprire le sorgenti di questi errori. Per potere esporre con chiarezza questa materia e sotto un punto di vista convenevole e' bisognato far delle ricerche in una gran quantita' di materiali. Sicche' quel che a prima vista credevo non dovesse essere che una corta dissertazione, e' diventato un volume, che non e' piu' conforme al piano, e all'istituzione della Societa'.
      Non devo qui tralasciare di dimostrare la mia riconoscenza ad alcuni degni membri di quella Societa', i quali hanno somministrate molte eccellenti osservazioni pratiche , fra i quali i Signori Yves di Gosport, e Giovanni Murray Celebre Chirurgo a Wells. Mal grado questi vantaggi, non dubito punto, che non siano scappati molti difetti di negligenza per essere stato messo sotto la stampa piu' presto di quel che mi fossi proposto; vi sono non ostante due cose che pare debbano essere eccettuate
      1. Il piano dell'Opera. Io sono in pena d'essere obbligato ad incominciare da una critica d'Autori che hanno scritto sopra lo Scorbuto: questo principio non piacera' molto a tutto il mondo. Non era cosi' facile di trovare un metodo egualmente a portata di tutti i lettori; e finalmente, la disposizione dei Capitoli non e' una materia molto importante. L'ordine che ho adottato e' quello, che seguir devono nell'esame di quest'Opera i Medici, e i Dotti, che hanno studiata questa malattia, e che hanno veduto tutto cio' che hanno scritto gl'Autori. Era necessario a bella prima procurare di risolvere certe obbiezioni, che rilevar si possono dalla dottrina, che s'e' cavata dalla sua gioventu' nelle Scuole, affinche' esaminar si potesse con minor pregiudizio la seconda parte dell'Opera. Quanto a quelli che non sono punto al fatto della materia, io gli consiglio d'incominciare dalla lettura della seconda parte; questa gli mettera' in istato di portare un miglior giudizio sopra la prima. Alla fine dell'Opera ho posta la Biblioteca Scorbutica, ovvero la collezione degl'Autori che hanno trattato dello Scorbuto; si possono consultare come in un Dizionario. Qui e' necessario avvertire, che allor quando si trovera' semplicemente il nome d'un Autore nella prima, e seconda parte, bisogna aver ricorso alla Tavola alfabetica: Ella indica la pagina, ovvero il titolo del libro ove e' riportata, ovvero il suo estratto nella terza parte. Nell'ordine dei Capitoli ho fatta precedere la cura preservativa alla cura radicale, e siccome il primo di questi Capitoli e' molto esteso , ho rimesso in gran parte nel secondo. Questo metodo di trattare lo Scorbuto gli conviene forse meglio che verun altro. Nel piano che ho seguirato si vedra', che ho avuto in vista un Autore la di cui opera e' stata generalmente ben ricevuta; Quest'e' il Sig. Astruc, de morbis venereis. Se tutte l'altre malattie fossero ben trattate nell'istessa maniera, si diminuirebbe estremamente l'enorme moltitudine dei libri, il di cui numero ancora giornalmente s'aumenta.
      2. La critica deve eccettuare alcune repetizioni, in certi casi queste erano necessarie per reprimere dei pregiudizi che potevano allora naturalmente sollevarsi; e per somministrare delle, nuove forze al ragionamento.
      Per quel che apartiene al contenuto dell'Opera in generale: mediante un seguito di ragionamenti ho procurato di stabilire nella prima parte cio' che s'e' avanzato sopra le prove le piu' evidenti; l'ho confermate con l'autorita' dei migliori Autori. Sono stato necessariamente condotto a questa spiacevole parte della mia Opera, voglio dire a criticare i sentimenti di celebri Autori, non nella veduta di disprezzare le loro fatiche e di diminuire la loro riputazione, ma per l'amore del vero e per l'utilita' del genere umano. Io spero, che i Lettori sinceri, e giudiziosi riguarderanno questi motivi come una sufficiente apologia delle liberta' che mi son prese: Dies diem docet.
      I principali Capitoli della seconda parte contengono una descrizione della malattia, le sue cause, e i mezzi di prevenirla, e di guarirla; sono stati questi, stabiliti ancora sopra delle osservazioni, e dei fatti contestati. Non ho sofferto che l'illufioni della teoria abbiano influito sopra la pratica, e pervertito il giudizio; e a fine, che il certo preceda l'incerto, ho poste alla fine della teoria le conseguenze, che tirar se ne possono.
      Nella terza parte ho dato un compendio di tutto cio' che e' stato scritto sopra questo soggetto da i piu' celebri Autori, si' Medici, come altri. Ho procurato d'esprimer sempre i loro sentimenti con altrettanta chiarezza, e precisione quanto m'e' stato possibile, ho procurato d'esprimermi piu' tosto con chiarezza, che con eleganza, come conviene in un libro di Scienza. Conoscere una malattia, e guarirla, e' tutto cio' che v'e' di piu' essenziale a sapersi; Quest'e' il perche' ho trascritti i sintomi, e la cura degl'Autori che non si sono intieramente copiati.

 


TAVOLA DEGL'AUTORI
Citati in quest' Opera.

Gli Autori ove si trova citata la pagina, son quelli, dei quali il Sign. Lind ha dati gl'estratti nella sua Biblioteca Scorbutica.

A
Acta Hassniensia; Adam, Melchior; Addington (p.379); Aezio; Agricola, Gio.; Alberti Mich.; Alberti, Salomon (p.284); Albino; Alston (p.378); Anson, v. Waller; Areteo; Astruc; Avicenna; Aureliano.

B
Bachstrom; Bacon, Franc.; Barbette; Bartolini; Behrens; Belovy; Berkely (p.355); Van-Beyerwick; Birch; Blancardo; Boerhaave (p.329); Boneto; Bontekoe; Borrichio; Bra'; Brendel; Briscow; Bruceo (p.280); Bruner(p.281); Burchard.

C
Cadet; Carreri Gemelli,; Carrichtero; Cartier; Castaneda; Cellario; Celso; Chameau (p.321); Charleton (p.315); Chevreau; Churchill; Ciresio; Cleghorn; Clusio; Cocchi Ant.; Cockburn (p.327); Colleg. Copenhaguen; Colleg. Viennen.; Commerc litter. Norimberg.; Conringio; Cordo.

D
Deckers; Delaware; Diemerbroeck; Dioscoride; Dodard; Dodoneo (p.279); Doleo (p.322); Doringio; Drawitz (p.307); Dreyer; Duhamel; Dureto.

E
Ezio (p.271); Egede; Egineta; Ellis (p.373); Etmullero (p.322); Eugaleno (p.290).

F
Fabrizio Giorg.; Fabrizio Hildano (p.301); Fesio; Foresto (p.286); Franco; Freind; Freitag; Friccio

G
Gallieno; Gama Vasco de vid. Castaneda; Gemma, Cornelio; Glaubero Jos. Rodolfo; Gorter; Grainger.
Haberstro; Hackluit; Hales; Halles; Hambergero; Harris; Hartman (p.302); Harveo Gedeon (p.309); Harveo Gugl.; Hechstetter; Heuchero (p.333); Hilscher; Hippocrate; Histor. Natur. della Russia; Hoffman, Frid. (p.354); Home; Horn; Horstio (p.297); Houlier; Hummel (p.377); Huxam.

J
Jacotio; James, viaggio del Cap. Th.; Joinville; Junckero; Junio.

K
Kaav; Keil; Koeleser de Kereser; Kolben; Kramer (p.345); Krantz.

L
Lancastre, viaggio del Cap.; Lancisi; Langio (p.273); Law; Lemnio; Lescarbot; Lining; Lipenio; Lister (p.325); Lower; Lucrezio.

M
Maitland; Marcello; Marziale; Martini (p.298); Maude; Maynwaringe (p.314); Mead (p.374); Medical Dissertat. on the Passions; Medical Essais Edimb.; Memor. Accad. Scienz.; Mercuriale; Mercklin; Miscell. curios. Germ.; Missa; Mithobio; Moellenbroek (p.308); Monck; Morin; Munting (p.320); Murray; Musgrave; Musschembroek

N
Nicolai; Nitzsch (p.333, 356).

O
Oesler; Oxford. Collect. itin.; Olao Magno.

P
      Patino, Carlo; Paul, Simon; Pena; Petit; Petreo; Peucero; Pitcarnio (p.328); Platero (p.296); Plinio; Plummer; Poupart; Pringle; Prospero, Alpino; Purchass. Coll. itin.

R
Ramazzini; Reusnero (p.289); Rhodio; Riviere (p.302); Robinson Bryan; Roetenbeck; Ronseo (p.273); Russel (p.376); Ruyschio; Ruye.

S
Santorio; Schenkio; Schmid Lod.; Schmids Jos.; Sennerto (p.299); Silvio de le Boc. (p.318); Sinopeo (p.342); Solano; Sorano; Steeghio; Strabon; Stubendorph; Sulzer; Sutton; Sydenham (p.323).

T
Tabernemontano; Thiesen; Timeo (p.307); Tintorio; Tschirnausen; Twestrengk.

V
Vander Mye; Van-Helmont; Van-Swieten (p.380); Verhandelinge (p.321); Ulric.

W
Waldschmidt; Waltero (p.366); Weickard (p.301); Wiero (p.276); Willis (p.309); Winslow; Wormio Olao; Wyck.

Y
Ywers.

Z
Zypfel.

 


TAVOLA DE' CAPITOLI
Contenuti in questo Volume

PARTE PRIMA.
      Cap. I. Istoria critica delle differenti descrizioni di questa malattia.; pag. 1
      Cap. II Delle differenti divisioni dello Scorbuto in freddo, e caldo, acido, e alkalino. pag. 29
      Cap. III Della distinzione, che ordinariamente si fa in Scorbuto di Mare, e Scorbuto di Terra. pag. 42
      Cap IV. Dello Scorbuto contratto nel ventre della Madre, ereditario e contagioso. pag. 55

PARTE SECONDA
      Cap. I. Le vere cause dello Scorbuto, cavate dalle osservazioni che sono state fatte si nel mare che in terra. pag. 59
      Cap. II. Il Diagnostico. pag. 107
      Cap. III. Il Prognostico. pag. 127
      Cap. IV. La Cura profilatica, ovvero la maniera di prevenire questa malattia specialmente nel Mare. pag. 131
      Cap. V. La cura di questa malattia, e de' suoi sintomi. pag. 174
      Cap. VI. La teoria di questa malattia. pag. 201
      Cap. VII. Le Sezioni. pag. 231
      Cap. VIII. La natura dei sintomi spiegata con la teoria, e le sezioni precedenti. pag. 236

PARTE TERZA
      Cap. I. I passi degl'Antichi Autori, che si suppone riferirsi a questa malattia, e le prime descrizioni, che ne sono state date. pag. 255
      Cap. II Biblioteca Scorbutica, ovvero Tavola Cronologica di tutto cio' che e' stato scritto fin qui sopra lo Scorbuto. pag. 271
      Appendice.
      Trattato dello Scorbuto tratto dagl'Aforismi del Sig. Boerhaave commentati dal Van Swieten
      Trattato dello Scorbuto marino del Sig. Addington

Fine della Tavola de' Capitoli

 


NOI RIFORMATORI
Dello Studio di Padova.

Avendo veduto per la Fede di Revisione ed Approvazione del P.F. Filippo Rosa Lanzi Inquisitor General del Santo Offizio di Venezia nel Libro intitolato Trattato del Lind su lo Scorbuto ec. del Boerhaave commentato dal Sig. Van Swieten ec. MS., non v'esser cosa alcuna contra la Santa Fede Cattolica, e parimente per Attestato del Segretario Nostro, niente contro Principi e buoni costumi, concediamo Licenza a Niccolo' Pezzana che possi essere stampato, osservando gli ordini in materia di Stampe, e presentando le solite Copie alle pubbliche Librarie di Venezia, e di Padova.
      Dat. li 14. Giugno 1766.

Angelo Contarini Proc. Rif.

Andrea Tron Kav. Rif.

Girolamo Grimani Rif.

Registrato in Libro a Carte 280 al Num. 1778.

Davidde Marchesini Segr.

      Adi' 15 Giugno 1766.

Registrato nel Magistr. Eccel. degli Esecutori contro la Bestemmia.
     

Francesco Gadaldini Segr.

 


TRATTATO DELLO SCORBUTO
      PARTE PRIMA

 

CAPITOLO PRIMO
Istoria Critica dei differenti Trattati che sono comparsi sopra questa malattia.

E' cosa sorprendente il trovare nei primi Autori che hanno scritto sopra lo Scorbuto, Ronseo, Ezio, e Wiero (1) non solo una descrizione dei suoi sintomi, ma ancora un enumerazione di quasi tutti i veri Antiscorbutici che sono conosciuti finora.
      Ronseo credette che questa fosse la medesima malattia, di quella che e' descritta da Plinio (2), e che afflisse l'armata Romana comandata da Cesare Germanico. Egli osserva che questa a suo tempo non compariva che nell'Olanda, nella Frigia e in Danimarca; non ostante egli aveva sentito dire che questa si faceva vedere nelle Fiandre, nel Brabante, come in alcune parti dell'Alemagna; Attribui' in certi luoghi la frequenza di questa malattia alla differenza del terreno, del clima, e del nutrimento. Cio' che lo fece pensar cosi', fu, che vedeva alcuni di questi paesi intieramente esenti da questa malattia, scrisse la sua prima lettera per provarlo (3).
      Pare che Ezio sia stato il primo che abbia pensato che questa malattia fosse di natura contagiosa: Egli cadde' in quest'errore, dall'avere osservato, che dei Monasterj intieri che si servivano del medesimo nutrimento, e respiravano la medesima aria, erano nel medesimo tempo attaccati da questa malattia; specialmente dopo febbri, le quali senza dubbio possono diventar contagiose in abitazioni ristrette, e ben serrate; pensa in conseguenza, che questa malattia possa essere in qualche maniera la crisi d'una febbre, e come tale la crede contagiosa.
      Wiero, che copia i sintomi di quest'ultimo Autore quasi parola per parola, e' con ragione d'un differente sentimento. Osserva che lo Scorbuto non e' propriamente la crisi d'una febbre, ma che simile a molte altre malattie, puo' esser cagionato mediante il cattivo stato dei visceri, e la viziata costituzione del sangue che resta dopo le febbri. Pensa esser stato portato a credere contagiosa questa malattia perche' se ne vedevano attaccate delle famiglie intiere: ma egli l'attribuisce al servirsi quelle del medesimo nutrimento. Egli non ostante s'inganna probabilmente sopra l'autorita' d'Ezio, allorche' pensa che quella malattia potrebbe esser contagiosa quando le gengive sono putride, dubita in conseguenza se in alcune parti della bassa Alemagna, ove dopo poco tempo era comparso lo Scorbuto, fosse dovuto al nutrimento o al contagio, ma in seguito noi proveremo ampiamente che non e' punto contagioso. (4) Osserveremo ancora, che Wiero ha descritti si' esattamente i differenti sintomi di quella malattia, che gli Autori che l'hanno seguito durante lungo tempo, altro non hanno fatto, che copiarlo. Era di gia' passato un tempo considerabile, quando Salomone Alberto scrisse un ampio trattato sopra questa materia. Egli si fa un gran merito d'avere scoperto un sintoma che verun altro Autore aveva osservato in questa malattia, e che dice aver veduto una, o due volte, quest'e' un irrigidimento (rigor) della mandibola inferiore. Non ostante Wiero passava sempre per un uomo della maggiore reputazione ed il suo libro era stimato per il migliore sopra questo soggetto, al tempo ancora d'Eugaleno; quest'ultimo gli rese questa giustizia e rimesse intieramente alla sua opera per la cura. Si deve dunque riguardar Wiero come ottimo giudice in questa materia, e siccome egli era di un gran sapere, e di una riconosciuta probita' (come provano bastantemente i suoi scritti sopra quello soggetto, e sopra molti altri) si deve credergli quando dice che quella malattia fino a suo tempo era particolare agli abitanti delle coste marittime Settentrionali, e che mai l'aveva veduta ne' in Spagna, ne' in Francia, ne' in Italia e neppure nella vasta estensione dell'alta Alemagna; Dice ancora che se questa malattia comparisse nell'Asia, o nell'Africa, non vi e' alcun dubbio che cio' non segua nei paesi marittimi, la di cui fluttuazione mediante un grossolano nutrimento, e l'uso d'un'acqua corrotta puo' produrla, come nei paesi ove questa e' endemica. Egli non dava semplici congetture, aveva viaggiato molto, ed era stato in tutti quei luoghi, dei quali parla (5). Un libro che scrisse de Praestigiis Daemonum, acrebbe molto la sua reputazione. Si vede che ei non era ne' cosi' debole, ne' cosi' credulo come alcuni piu' moderni Autori che hanno scritto sopra lo Scorbuto.
      Brunnero che dopo di lui puo' esser riguardato come il piu' giudizioso Autore sopra questa materia, osserva che a suo tempo, essendo venuto in maggior uso il vino, lo Scorbuto non era cosi' frequente come altre volte, nei paesi ancora ove era stato endemico.
      Malgrado tutto questo, restiamo sorpresi di trovare negli Autori che hanno scritto molto poco tempo dopo, che questo preteso veleno contagioso si fosse sparso da tutte le parti. Solomone Alberto meno di 30 anni dopo Wiero nella sua lettera dedicatoria al Duca di Brunswick, dopo alcune patetiche declamazioni sopra i vizj del secolo, osserva, che egli aveva veduto lo Scorbuto in ciaschedun paese, e che era comune nella Misnia, nella Lusazia, sopra le frontiere della Boemia, e della Slesia ec.
      Non ostante, siccome la malattia conservava ancora la medesima faccia, ei la descrive sotto le medesime apparenze: perche' sebbene quest'Autore che praticava in un luogo ove Wiero dice, che lo Scorbuto era raro, avesse scoperto un sintoma straordinario che alcune volte accompagnava quella malattia e del quale abbiamo parlato di sopra, nientedimeno ad ogni altro riguardo ne da' la medesima descrizione che Wiero. Dice particolarmente, che le gengive putride, e la gonfiezza delle gambe sono i segni i piu' certi, e i soli caratteristici (6); Gli altri Autori suoi contemporanei ne fanno la medesima descrizione; bisogna dunque che il sintoma osservato da Salomone Alberto fosse molto raro, poiche' verun altro Autore l'aveva osservato prima di lui.
      Undici anni dopo Eugaleno c'insegna che questa malattia s'e' sparsa quasi per tutto con una sorprendente rapidita', e quel che e' da osservarsi maggiormente si e', che in questo breve spazio di tempo aveva sofferta si gran mutazione, che le gengive putride, e la gonfiezza delle gambe non eran piu' i segni caratteristici, l' ammalato spesso moriva prima che questi segni comparissero. (7) E' ancora molto probabile che questi sintomi a suo tempo non comparissero che di rado, o sivvero punto affatto; se ne puo' giudicare dall'istoria che ei riporta nel suo libro di dugento anni in circa, nella quale non si trova che una sola persona le di cui gengive fossero affette.
      In varj luoghi della sua opera ci fa intendere, che quella, malattia era divenuta estremamente maligna, e ci vuole persuadere che la sua frequenza, e la sua malignita' dipendono da una causa molto singolare. (8) I suoi sintomi erano allora innumerabili (9) e questa malattia era assai piu' frequente di quel che fosse gia' mai stata, almeno se bisogna dar fede alle parole della sua lettera; e' vero che in quest'occasione egli s'esprime molto iperbolicamente; dice d'aver veduto una quantita' quasi innumerabile di malati attaccati da uno dei sintomi di questa malattia; bisogna che abbia avuta una pratica prodigiosamete estesa. (10)
      Oltre le ragioni naturali, che egli porta, si fa piacere ancora d'introdurre alcune considerazioni morali per render ragione della frequenza, e della malignita' dello scorbuto, e dei sintomi, che gli attribuisce. In un luogo accusa il Diavolo delle irregolari apparenze di questa malattia (11) in un altro crede che questa nuova calamita' sia stata mandata per permissione divina per punire i peccati degli uomini. Da tutta la sua opera pare, che ei si reputi l'uomo il piu' penetrante per scoprire questo Proteo ascosto sotto differenti, e sorprendenti forme: sicche' con molta pieta' rende grazie al Cielo della sua interessante scoperta. (12) Siccome questo libro e' stato spesso ristampato in diverse parti dell'Europa, e che da i migliori Autori e' stato raccomandato, come dal Boerhaave, Hoffmanno, ec. che vien riguardato oggi giorno come il migliore, che vi sia sopra lo scorbuto (13) conviene esaminarne il contenuto, e il merito del suo Autore. Noi osserveremo in che parte la descrizione che egli da' di questa malattia, differisca da quella, che ne hanno data tutti gli Autori, che lo hanno preceduto: quelli che l'hanno seguito altro non hanno fatto per cosi' dire che copiarlo di maniera tale, che noi avremo poco da dire sopra tutto cio' che e' stato scritto dopo lui fino a Willis che n'ha descritti i sintomi in una maniera un poco differente.
      Eugaleno differisce da tutti gli Autori, che l'hanno preceduto.
      I. Intorno a quel che egli suppone che la malattia potesse essere molto avanzata, avanti che fossero comparsi i sintomi che ei credeva i piu' equivoci, e i piu' incerti, cosi' si spiega. "Dopoche la malattia ha durato lungo tempo, il malato cade in una continova languidezza, risente un abbattimento di spirito, un senso di dolorre gravativo nelle membra, ovvero un dolore acuto in alcune parti." (14) Ma questi sintomi da Ezio sono posti in un capitolo separato sotto il nome di segni lontani, che gli sono comuni con altre malattie.
      Foresto che era molto a portata di vedere degli scorbutici dimorando in un porto di mare, li riporta come sintomi antecedenti dello scorbuto. Dice che allora quando comparivano, dubitava della prefenza dello scorbuto, fin tanto he non fossero comparsi i sintomi proprj, e particolari di quella malattia, come le gengive putride ec. Ma Eugaleno suppone che spesso lo Scorbuto metta l'infermo in sepoltura prima che compariscano questi ultimi simtomi (15).
      II. Al contrario suppone che i sintomi, i quali secondo tutti gli altri Autori non compariscono che nell'ultimo periodo di questa malattia si presentino sovente nel principio senza che alcun altro segno Scorbutico l'abbia preceduta: tali sono le frequenti sincope, l'Atrofia, l'Idropisia ec. Bruceo, ed altri riportano questi ultimi sintomi come gli effetti dello scorbuto il piu' consumato, e il piu' inveterato. Cosi' in luogo di questo regolare progresso di sintomi che altre volte si osservava nei differenti periodi dello Scorbuto, e che Wiero e molti altri hanno esattamente descritti, al tempo d'Eugaleno divenne la malattia la piu' irregolare, e la piu' ingannatrice, che immaginar si possa.
      III. Eugaleno differisce da tutti gli Autori che l'hanno preceduto, nella descrizione che ei da' di molti sintomi particolari di questa malattia; sicche' le ulcere scorbutiche, secondo lui son secche (16) quando prima di lui erano al contrario fungose, fetide ec. Altre volte la difficolta' di respirare Dispnea tormentava molto gli scorbutici allorche' facevano qualche esercizio, o qualche moto. Eugaleno ne parla con molta indifferenza, come della diarrea, e di quasi tutti gli altri sintomi.
      IV. Egli attribuisce molti nuovi sintomi a questa malattia, i quali pare che siano opposti alla di lui natura, o almeno che veruno ha osservati prima di lui: Non ostante, si puo' supporre che Dodoneo, Wiero e molti altri Autori hanno avuta occasione di vedere lo Scorbuto nella sua maggiore malignita', allora quando nel 1556 era epidemico nei luoghi ove questi praticavano, e dove probabilmente non e' mai comparso dopo in un grado cosi' grande. I sintomi che ei riporta sono dei cancri, dei buboni, delle ulcere del pene, l'abolimento della memoria, i sintomi della peste ec.
      Perche' dunque Eugaleno da' egli una descrizione di Scorbuto si' diversa da quella che gli altri Medici n'avevan data? Non ci e' da dire che due cose: e' necessario supporre, I. che molto poco tempo dopo che sono state pubblicate le relazioni di questa malattia, abbia ella fatti dei progressi incredibili, sia divenuta universale, e abbia presa una faccia, e dei sintomi intieramente differenti; Quest'era l'opinione d'Eugaleno, e benche' abbia data una relazione dello Scorbuto talmente nuova e talmente differente, non ostante dice espressamente, che questa era la Stomacacia di Plinio, malattia descritta da tutti gli Autori sotto il nome di Scorbuto: Egli l'attribuisce alle medesime cause, impiega la medesima cura, e per il trattamento rimette ancora particolarmente a questi Autori. II. O bisogna supporre che quest'Autore potesse essersi ingannato, credendo che questa malattia, che ha descritta, fosse precisamente la medesima che quella che altre volte era conosciuta sotto questo nome. Ci potrebbe essere ancora qualche analogia tra le prime descrizioni che ci ha date dello Scorbuto, e cio' che ei riguarda come tale, o almeno si puo' supporre aver egli dato questo nome ad una compilazione di differenti sintomi dei quali ha dato il primo la descrizione, ed in quella maniera sotto il nome di Scorbuto ha caratterizata una malattia particolare, ovvero una classe di malattie; nome che gli Autori che l'hanno seguito, gli hanno ancora conservato.
      Quanto alla prima supposizione, prima di credere che questa malattia abbia sofferta una si' grande alterazione e' necessario di conoscere le ragioni sopra le quali e' fondato per pensare che tante malattie differenti, e opposte altro non siano che lo Scorbuto mascherato sotto differenti forme. E' necessario almeno, che negli effetti, o sintomi di queste malattie vi sia qualche lontana analogia , o falsa somiglianza, in mancanza della quale egli avra' una forte presunzione di credere d'essersi potuto ingannare.
      Ma in luogo di farci vedere qualche somiglianza fra le malattie che descrive, e quelle, che sono state descritte da i suoi antecessori, si serve del metodo il piu' straordinario per provare la loro identita'. Per segni patognomonici, e dimostrativi dello Scorbuto egli prende alcuni sintomi che non erano stati gia' mai osservati in questa malattia, cioe' a dire uno stato d'orina, e di polso, intieramente differente da quello, che e' descritto dai piu' esatti Autori (17). Ora supponendo che il polso e l'orina, come gli altri sintomi avessero mutato faccia, era necessario che provasse l'identita' di queste malattie per mezzo d'altri segni, e non per mezzo dei sintomi nei quali da se medesima differiva la malattia.
      Oltre il polso, e l'orina che riguarda come segni i piu' dimostrativi, riporta spesso altri segni, o diagnostici, ma non conta che sopra i primi, sebbene sovente se ne serva per confermare il giudizio che aveva fissato sopra questa malattia. Per formarsi un idea giusta di quest'Autore e' necessario considerare tutti questi segni: credo che possino essere riportati convenevolmente alle due seguenti classi.
      I. I sintomi che non sono stati gia' mai osservati nello Scorbuto da altri che lui, e che in effetto sembrano piu' proprj ad altre malattie; tali sono lo stato del polso, e dell'orina di cui abbiamo parlato di sopra, un ansieta' che non era niente continova nella regione dello stomaco sotto il diaframma (18), un riserramento di gola (19), un tumore che si trasportava da un luogo all'altro (20), della propensione al vomito nel principio d'una febbre (21).
      II. I sintomi comuni ad altre malattie, che gli Autori i quali l'avevano preceduto chiamavano sintomi lontani, ed equivoci, come un dolore ottuso nelle gambe, di cui spesso parla come d'una prova convincente della presenza dello Scorbuto (22): un abbattimento di spirito (23) un aggravamento di sintomi dopo le purgazioni (24) uno stato di languidezza piu' tosto che una evidente malattia; una malattia lenta senza alcuna manifesta causa, alcune volte il vomito, dei deliquj, ed una mutazione di colore nel viso; una eruzione sopra la faccia, o nel petto in una febbre (25); egli riguarda ancora come un segno dimostrativo dello Scorbuto una eruzione dopo la morte (26) ovvero nelle sue vicinanze (27). Pare per altro che non conti sopra questi segni che per convalidare le prove che tira dall'orina, e dal polso.
      Tali sono i segni principali sopra dei quali Eugaleno fonda il diagnostico delle malattie che descrive. Ma fra questi segni non ci si trova veruno di quei sintomi che gli altri Autori prima di lui avevan creduti assolutamente necessarj per dimostrare l'esistenza dello Scorbuto.
      Al contrario prende per segni dimostrativi e costanti, quelli che non sono stati gia' mai osservati in questa malattia ne' avanti, ne' dopo, come in seguito noi ampiamente proveremo. Sicche' dobbiamo necessariamenre concludere, che ha descritta una malattia tutta differente, essendone la prova tutta la sua Opera, e cio' che segue la confermera' ancora da vantaggio.
      E' cosa sorprendente, con una pratica cosi' estesa come quella che pretende aver avuta, che in settantadue osservazioni, e piu' di dugento casi pubblicati da lui, o dal suo editore non sia stata fatta menzione alcuna di un solo vero caso scorbutico in cui fossero attaccate le gengive. Non vi e' che una straordinaria e molto dubbiosa relazione d'un Ecclesiastico, nella quale egli ne parla (28). La sua indisposizione era stata cagionata da una costipazione: quando godeva perfetta sanita' era solito d'andare del corpo dieci, o dodici volte il giorno. Egli lo guari' per mezzo della cavata di sangue, e d'alcuni antiscorbutici dei quali non fa veruna parola, e col rendere al ventre la sua antica liberta'. Veramente sostiene, che lo Scorbuto conduce sovente il malato al sepolcro prima che le gengive, o le gambe siano attacate (29); ma e' credibile che fra il gran numero d'infermi che ha trattati di questa malattia (30) non abbia veduto che un solo caso, del quale noi parliamo, in cui le gengive fossero attaccate? Mentre che altre volte nel maggior vigore del male, e oggi giorno, come noi in seguito lo proveremo, quest'e' il principale, e il piu' costante sintoma, e il segno caratteristico di questa malattia.
      Rimetto il lettore alle pagine 32. e 98. della sua Opera per osservarvi le questioni che faceva a i suoi infermi. Ci si trovera' la recapitolazione dei diagnostici che ha dati delle malattie scorbutiche, e non dimostra d'aver gia' mai cercato i segni dei quali noi venghiamo a parlare. Non porta che un solo esempio del vacillamento dei denti (31), e mette questo sintoma nell'ultimo rango quasi che sia di poca importanza (32) e osserva nel medesimo tempo che vi sono dei segni di Scorbuto molto piu' dimostrativi, talche il polso, l'orina, l'oppressione dell'epigastrio e degli ipocondrj, e i deliquj. Non riguarda le macchie come un segno di questa malattia, che nell'atrofia scorbutica, non riportandone che un caso molto dubbioso (33).
      In questa occasione noi lo paragoneremo un altra volta con gli Autori, che l'hanno preceduto. Reusnero non scrisse che quattro anni prima di lui, ed egli aveva raccolto in un Volume considerabile quasi tuttocio' che era stato scritto sopra lo Scorbuto. Dopo aver fatta la descrizione delle gengive putride, e delle macchie cosi' s'esprime: "Questi sono i segni patognomonici dello Scorbuto senza i quali la malattia non puo' sussistere" (34).
      Abbiamo detto in secondo luogo, che si poteva supporre che queste malattie non fossero precisamente le medesime, e che Eugaleno avesse caratterizzato sotto il nome di Scorbuto una certa specie di malattia particolare nella quale e' stato seguitato da tutti gli altri Autori. I suoi successi nella cura, i quali cita cosi' spesso pare che confermino questa opinione. Tutto questo mi conduce al solo diagnostico del quale non ho niente parlato, e che ho riservato per questo luogo: Egli lo riguarda come il segno distintivo il piu' caratteristico di tutte le malattie che ha descritte, e che si trova quasi in ogni pagina del suo libro (35): La sua regola generale era di chiamare Scorbuto tutte le malattie che non trovava ben descritte negli Antichi, e che niente cedevano a i rimedj che avevano prescritti in questi casi (36).
      Raccomanda la lettura della sua Opera solamente a quelli che sono versati nella lettura degli Antichi Medici Greci, e Romani (37); osserva che senza questa non si puo' essere in istato di distinguere le antiche malattie dalle moderne: ha disposte confusamente quest'ultime o quelle che credeva tali sotto il nome generale di Scorbuto senza verun'altra distinzione. Io daro' esattamente al Lettore la vera idea che aveva quest'Autore dello Scorbuto, a fine che egli possa giudicare quale e' la malattia particolare, o la specie delle malattie che egli ha caratterizate.
      Pare che sia stato dell'istessa opinione d'un dotto medico di questo secolo, il quale fondato sopra questo passaggio di Salomone, che non vi e' niente di nuovo nel mondo, assicura, che tutte le malattie erano le medesime, che oggi giorno. Il nostro Autore non ostante n'eccettua la lue Gallica, e lo Scorbuto (pag. 250). Crede che una venga dal Nord, e l'altra dal Sud, e che riscontrandosi esse si comunichino e mescolino reciprocamente il loro veleno. Ma egli non conosceva niente affatto le affezioni isteriche e ipocondriache ne' tutte le altre malattie oggi giorno conosciute sotto il nome di malattie nervose: aveva molto poca cognizione del Reumatismo, della Rachitide e di molte altre malattie che non sono state descritte dagli Antichi o almeno molto imperfettamente. Cosi' tutte le volte che queste malattie si presentavano con questa particolarita' di non esser descritte negli antichi Autori, non faceva veruna difficolta' a pronunziare che questo era Scorbuto.
      Credeva, che lo Scorbuto potesse prendere il carattere di tutte le malattie acute, o croniche, alle quali e' soggetto il corpo umano, o per esprimermi diversamente, che le numerose, e differenti malattie che descrive nel suo libro, dopo la peste fino ad una semplice febbre intermittente, potessero esser prodotte dal solo Scorbuto. Credeva ancora che ciascheduna di queste malattie potesse sussistere separatamente senza l'aspetto di veruno dei sintomi osservati dagli altri Autori nello Scorbuto, o sivvero senza veruno degli ordinarj sintomi che egli medefimo descrive, eccettuata l'orina, e il polso. Confessa che il primo di questi due segni e' sovente fallace. Per quel che riguarda il polso, sebbene egli lo confideri come il solo sintoma (38) costante in tutte le malattie, si vede non ostante in molti luoghi della sua Opera che era equivoco; e doveva certamente variar molto in tante si' differenti malattie (39).
      Ma siccome la differenza dei climi deve necessariamente influir molto sopra la medesima malattia, dalla descrizione che n'han data gl'antichi Autori che praticavano, nei paesi meridionali, noi vegghiamo in conseguenza che le crisi, e i caratteri delle febbri, e altre malattie sono differenti nei climi freddi. Queste circostanze ed altri accidenti devono necessariamente variar le indicazioni del regolamento, e della cura. Il nostro Autore non ci fa veruna attenzione: Ma allorche' la malattia la piu' ordinaria differiva nella minima circostanza dell'esatta descrizione data da questi Autori, e sopra tutto quando questa non cedeva niente al metodo curativo che questi propongono egli la riportava allo Scorbuto.
      Ora sia che la malattia fosse puramente scorbutica, o che lo Scorbuto fosse complicato con un altra malattia, non era niente possibile d'ottenere la guarigione nell'uno, e nell'altro caso senza l'uso degli antiscorbutici ordinarj; era necessario nell'ultimo caso di mescolarli con i rimedj proprj all'altra malattia: cosi' egli ci fa intendere d'essergli sempre ben riuscito questo metodo (40).
      Noi abbiamo ragione di credere che in lui vi sia stato qualche cosa di peggio, che l'ignoranza. Egli ci dice che se la malattia era conosciuta ella era molto facile a guarire (41), e ci rimette a Wiero che prima di lui aveva scritto molto saggiamente sopra questo soggetto; il solo fine che si propose nella sua Opera fu di scoprire questo nuovo Proteo mascherato sotto tante apparenze si' differenti, e si' fallaci (42). In effetto egli non ci ha indicato verun altro rimedio antiscorbutico, che' quelli che erano stati commendati prima di lui, come si puo' vedere nei suoi Canoni Therapeutici (43). La Coclearia e' il suo principal rimedio antiscorbutico, e dopo quello il crescione o sia nasturzio acquatico, e la beccabunga. Non ostante egli credeva che alcuni di questi rimedj, per certi sintomi di questa malattia, avessero una virtu' piu' particolare che gl'altri: Raccomanda particolarmente il crescione acquatico per il coma (o caro secondo lui) che sopravviene nella febbre scorbutica (44). Riporta per cosi' dire un esempio miracoloso, dell'efficacia di questa pianta (45). Nelle convulsioni che accompagnano le febbri scorbutiche preferisce il sugo di coclearia (46), e racconta una istoria egualmente sorprendente dei suoi buoni effetti (47).
      Ma quale idea si deve avere di quest'Autore, allorche' si vanta d'aver fatte delle cure si' numerose, e si' straordinarie nelle malattie le piu' lunghe, e le piu' ostinate per mezzo di questi semplici rimedj in un si' corto spazio di tempo, che sorpassa ogni credenza? Tale era allora l'efficacia di queste piante, che toglieva dalle braccia della morte molti sfortunati infermi che languivano da lungo tempo: queste guarivano delle malattie, che avevano resistito a tutti gli altri rimedj, e che s'erano burlati della sagacita' dei migliori Medici. Tutta la sua opera e' ripiena di simili tratti: "Molte persone, dice il medesimo, attaccate da questa malattia, e ritenute nei loro letti da settimane, da mesi, e da anni ancora furono guarite in pochi giorni per mezzo di questi potenti sughi antiscorbutici, quantunque le loro malattie fussero delle piu' ostinate, e delle piu' invecchiate" (48).
      Nel caso d'una donna di parto, che pareva molto cattivo, durante molte ore per mezzo di questi rimedj (49) egli sospese le debolezze, e l'ansieta' scorbutiche dalle quali era minacciata. Questi felici effetti l'impegnarono a ripeterli otto, o nove volte per giorno. Chiunque leggera' la relazione che da' di questa malattia ci vedra' dei casi cosi' straordinarj da non potersene trovare in tutta l'Istoria delle malattie, come per esempio delle ulceri che s'aprono, e si serrano ec. (50).
      Fece molte cure, nei casi ancora, che comparivano pericolosi, nelle febbri, per mezzo d'una infusione d'un poca di coclearia nel siero di capra (51). Guari' una febbre maligna principalmente per mezzo di due dramme e mezzo di coclearia, aggiunte ad una bevanda aperiente. La febbre, e tutti i suoi cattivi sintomi diminuirono dacche' l'infermo n'ebbe presa quattro, o cinque volte; Questi ricomparvero avendo cessato per lo spazio di due giorni di prendere il rimedio (52).
      La vanita', e la presunzione di questo Autore sono insopportabili, allorche' assicura che guariva delle Tisi principianti in quattordici giorni (53), delle paralisi in cinque (54), spesso in quattro, e in quattordici al piu' lungo (55); dei violenti mali di denti in alcune ore (56); molte febbri quartane in dieci giorni, che non sarebbero potute guarire altrimente in un anno (57). In una parola secondo lui non vi sono piu' malattie incurabili, ed ei rende alla Medicina il suo primo credito, e la sua riputazione (58).
      Per vero dire, alcune volte il malato spirava prima che avessero agito i rimedj antiscorbutici; tale fu il caso d'una giovane fanciulla. Per convincere la famiglia s'offerse di far vedere i maravigliosi effetti de suoi rimedj sopra del figlio maggiore che era attaccato dall'istessa malattia. Ma dopo averli provati senza successo durante diciotto giorni, ed essendo stato informato il padre che questi rimedj non convenivano, ed erano nocivi in una eta' si' tenera, fu licenziato (59). Fra molti altri il caso seguente e' un esempio della sua estrema ignoranza in Medicina; per un segno dimostrativo dello Scorbuto egli prese la disposizione che aveva una donna di parto per cadere in un deliquio (60). Credette che la cancrena d'un piede in un uomo di settanta anni, fosse scorbutica a motivo d'alcune macchie un poco nere, e purpuree che comparivano sopra la parte mortificata, come dal polso piccolo, debole, ed ineguale, al quale in un simil caso si deve naturalmente attendere. (61) Sembra che fra la Lue Gallica, e lo scorbuto non abbia conosciuta veruna altra differenza che il polso (62) e alcune volte l'orina (63).
      Tutti gli Autori che son venuti dopo Eugaleno per molto tempo l'hanno seguito scrupolosamente nella descrizione che hanno data di questa malattia. Martini, Horstio, e Sennerto hanno una si' grande stima per lui, che con esattezza scrupolosa copiano tutti i sintomi che descrive come particolari a questa malattia; e sopra tutto il gran fondamento che egli faceva sopra l'orina, e il polso per assicurarne l'esistenza: Non si contentano solamente di questo quando Eugaleno, ovvero i suoi editori riportano qualche sintoma singolare, e straordinario, non mancano d'aggiungerlo al diagnostico dello Scorbuto.
      Nella terza parte si possono vedere le osservazioni che fecero loro medesimi, e che aggiunsero a quella d'Eugaleno; lo sopravanzarono in assurdi. Pare che il loro merito consista principalmente nelle cure, o almeno nei rimedj che ci hanno dati per le differenti malattie descritte da Eugaleno. Non ostante bisogna render giustizia a Sennerto; Egli avverte che ha copiato quest'Autore perche' al suo paese lo Scorbuto non era molto comune (64).
      Eugaleno non aveva talenti sufficienti, per dare veruna teoria che potesse schiarir la natura di tutte le malattie che ei riferiva allo Scorbuto. I principj dei quali si serve in certe occasioni come l'ostruzioni del fegato, e della milza, la sovrabondanza dell'umore atrabi1iare, e la corruzione degli umori son tolti in prestito da altri Autori; spiega questi in una maniera imperfetta, e sovente si trovano contradetti nella sua Opera. L'Ipotesi di Sennerto cade da se medesima: sicche' s'era riservato a Willis col soccorso di Lower d'illuminare una materia inviluppata da si' folte tenebre, riducendola al sistema ingegnoso stabilito, e ricevuto ancora oggi giorno.
      Qui e' necessario d'osservare, come abbiamo fatto di sopra, che le gengive putride, e la gonfiezza delle gambe fino al tempo d'Eugaleno erano state riguardate come i segni patognomonici dello Scorbuto. Quest'ultimo riguarda come tale un polso piccolo, frequente, e ineguale, con uno stato particorlare dell'orina (65). Willis in veruno dei casi che riporta per confermare la descrizione che da di questa malattia, non parla niente di questo stato del polso; in tutta la sua Opera non ne fa veruna menzione, eccettuato che sotto il titolo di pulsus inordinatus (66) Egli lo riporta con cinquanta altri sintomi, senza riguardarlo come un segno piu' caratteristico dello Scorbuto, che la paralisia, le convulsioni, e tutti gli altri sintomi dei quali fa l'enumerazione dal principio fino alla fine. Fa in seguito la spiegazione di quel che egli intende per questo pulsus inordinatus (67), dice, quest'e' un polso ineguale, intermittente, accompagnato da frequenti deliquj, e che si osserva solamente nello Scorbuto il piu' inveterato; ma in nessun luogo da' lo stato del polso come particolare, o come un segno di questa malattia. Quantunque egli riguardi i segni dell'orina come molto essenziali (68), non ostante la descrizione che ne fa, differisce sotto qualche rapporto da quella d'Eugaleno (69).
      Fra questi due Autori vi e' ancora una differenza molto essenziale; Eugaleno che aveva veduti molti malati piu' che il Willis, se crediamo alle sue parole, dice, che a suo tempo questa malattia era facile a guarire (70). Il suo libro in conseguenza e' ripieno di cure maravigliose, e molto pronte. A tempo di Willis al contrario, lo Scorbuto era molto piu' ostinato, riconosceva diverse cause ancora opposte; richiedeva dei metodi molto differenti per la sua cura; e niente cedeva ai semplici antiscorbutici vantati da Eugaleno.
      Ancora Willis ha data una descrizione di questa malattia differente da quella che n'hanno data tutti gl'altri Autori. Si puo' restarne convinti paragonando i sintomi portati dagl'uni, e dagl'altri (71). E' dunque molto naturale d'esaminare i segni particolari, e caratteristici che da' di queste differenti malattie, a fine di vedere se con qualche sorta di convenienza possono esser disposte sotto un medesimo nome, e riportate alla malattia della quale trattiamo.
      "I segni dello Scorbuto, dice, sono primieramente certe circostanze, e segni esterni che lo fanno sospettare avanti che si scorgano i sintomi i piu' univoci. Sicche', se qualcheduno e' nato da parenti scorbutici, che abbia vissuto con una donna, o altre persone scorbutiche; se abita i lidi del mare, o un paese paludoso, e mal sano; se ha sofferta una febbre di lunga durata, o qualche altra malattia cronica, ovvero se e' sollevato dai rimedj antiscorbutici: se una tal persona, dico, diviene valetudinaria, senza febbre, o senza segni certi d'alcuna altra malattia, noi possiamo supporre con ragione che ha contratto lo Scorbuto (72)."
      Ma in un altro luogo proveremo (73), che propriamente lo Scorbuto non e' una malattia ereditaria, e che non e' giammai contagiosa. Lo Scorbuto non e' la sola malattia, alla quale sono soggetti gli abitanti dei paesi marittimi, o dei luoghi umidi, e mal sani, e le persone che hanno sofferte delle febbri, o altre malattie. I primi [come in Olanda] sono spesso attaccati da febbri intermittenti, e irregolari le di cui apparenze sono molto fallaci. Noi in seguito esaminaremo la prova che egli tira dal trovarsi i malati sollevati dagli antiscorbutici; ma quel che egli aggiunge dopo, cioe' a dire, che gl'infermi devono esser senza febbre, e' cosa molto straordinaria. Eugaleno, Sennerto, e la maggior parte degli altri Autori, avevano poste espressameute le febbri fra i sintomi di questa malattia, appena Willis ne fa menzione, sicche' i segni che fin qui ci ha dati, sono equivoci, e insufficienti, supposto che il piu' delle volte non siano falsi.
      In verita' da' ad intendere piu' apertamente cio' che gli altri Autori avevano pronunziato, allorche' dice in ultimo luogo, che nello Scorbuto non ci deve esser segno di verun'altra malattia (74).
      "Secondariamente continova (75), gli altri segni di questa malattia sono suoi sintomi, ovvero effetti immediati. Siccome questi sono di varie specie, se ne fanno ordinariamente molte divisioni e si riducono a certe classi. Sicche', o questi sono proprj allo Scorbuto, o questi li sono comuni con altre malattie; questi si presentano nel principio, o nell'accrescimento, o nello stato della malattia, questi sono interni, o esterni. Si puo' distribuirli ancora secondo le differenti parti che attaccano, come la testa, il petto, il basso ventre, l'estremita', o l'abitudine del corpo, che e' l'ultimo ordine in cui noi gli abbiamo descritti."
      Se avesse seguitato il primo metodo di cui parla, e che, su l'esempio d'Ezio, non avelle descritti che i sintomi proprj, e particolari a quella malattia, o che egli l'avesse descritta nel suo principio, i suoi progressi, e i suoi differenti periodi, averebbe resa qualche chiarezza sopra questa materia. I primi Autori, e i piu' esatti avevano tutti seguito quest'ultimo metodo: in luogo che quello che adotta Willis e' molto meno esatto di quello d'Eugaleno. Riporta quasi tutte le malattie alle quali e' soggetto il corpo umano dal principio fino alla fine, senza dare verun segno distintivo per conoscere quando sono prodotte dallo Scorbuto, o da qualche altra causa. Quantunque Eugaleno attribuisca al veleno scorbutico altrettante malattie che Willis, da' non ostante, i segni caratteristici dell'orina, e del polso, mediante i quali si puo' riconoscere se vengono da questa, o da qualche altra causa, ma simili segni non si trovano niente affatto in tutta l'Opera di Willis.
      Si puo' domandare ancora quale e' l'idea che aveva quest'Autore dello Scorbuto. Noi non possiamo congetturarlo che da un luogo della sua Opera (76) ove pretende dare i segni distintivi d'alcune malattie scorbutiche particolari, talche' le paralisie, le convulsioni, la vertigine, l'idropisie, i tumori, e le ulcere: quest'e' ove noi troviamo la sola idea che dimostra aver avuta di questa malattia; se mettiamo a parte la sua teoria, la quale non puo' esser ricevuta prima che non si sappia cio' di che vuol render ragione mediante una ipotesi cosi' nuova, e cosi' straordinaria come quella, che ei propone.
      I principali diagnostici delle malattie scorbutiche di cui noi parliamo, sono secondo lui, i due seguenti. Il primo segno lo deduce dal cedere principalmente a i rimedj antiscorbutici. S'egli non intende per questo che le piante antiscorbutiche le piu' usate, come la coclearia, e la beccabunga, e il nasturzio, non merita maggior credenza, che Eugaleno. Quest'ultimo ci assicura che queste producono degli effetti straordinarj nelle paralisie, nelle convulsioni, nei letarghi, nelle idropisie ec. Non ostante l'esperienza che ne fano tutti i giorni i pratici ci prova il contrarlo: ma Willis non intende solamente i semplici antiscorbutici ordinarj. In questa occasione da' in un piu' grande assurdo di quel che pare a prima vista. Si trovano nel suo libro le indicazioni le piu' differenti ed un gran numero di rimedj antiscorbutici, le di cui virtu' sono delle piu' opposte. Allor quando uno di questi rimedj non ne riescisse, vuole che se ne provi un altro, e cosi' successivamente, fino a tanto che se ne riscontri qualcheduno felice che sollevi l'infermo (77). In conseguenza ci da' una si' gran quantita' di formule, che basterebbe per comporre una Farmacopeja: malgrado tutto questo vuole che la cura sia una prova della malattia. Questa certamente non prova niente da vantaggio la presenza dello Scorbuto, che quella d'ogni altra malattia di cui avrebbe potuto parlare.
      Non ostante si contenta d'un altro solo segno distintivo, che per servirmi de' suoi termini pone nella causa formale (78). Egli vuol dire che nello Scorbuto, il sangue, e gl'altri umori principalmente sono attaccati, e corrotti, senza che vi sia alcun vizio locale, ovvero ostruzione nei solidi, sopra tutto nei visceri: questa e' solamente una alterazione scorbutica di differente specie ora nel sangue, ora negli spiriti animali. Bisogna confessare che questa distinzione e' estremamente sottile, e delicata. Si sarebbe lusingato d'insegnare il mezzo di conoscere, quando la causa e' solamente nei fluidi, per esempio nelle paralisi, nelle idropisie, e nell'altre malattie delle quali parla. Non e' ella cosa assurda di caratterizzare cosi' i tumori, e le ulcere scorbutiche? (79) Ma egli ci risparmia la pena d'esaminare piu' a lungo tempo questa materia, contraddicendofsi dopo immediatamente, o almeno non conservando questa distinzione che tra lo Scorbuto incipiente , e lo Scorbuto confermato (80).
      Verso la fine della sua Opera sviluppa un poco il mistero, riporta il caso d'un Gentiluomo che pareva cosi' differente dallo Scorbuto, che dalla Lue Gallica, e s'esprime cosi': "Siccome questo caso propriamente non puo' esser riferito ad alcuna altra malattia, con ragione si puo' crederlo Scorbutico." (81)
      Willis e' stato copiato dalla maggior parte degii Autori che l'hanno seguito, soprattuto da Carleton, Hofmanno, e Boerhaave. Hofmanno l'ha seguitato nella distribuzione dei sintomi, e Boerhaave nella gran distinzione dello Scorbuto in caldo, o freddo, nell'ordine della cura, e nei rimedj che prescrive. Siccome gli Autori dei quali noi abbiamo parlato sono quelli, che sono stati i piu' stimati, io non affatichero' da vantaggio il Lettore con delle riflessioni sopra quelli che gli hanno seguitati (82). Son persuaso che naturalmente si presenteranno molte osservazioni a quelli che legeranno la terza parte di quest'Opera.
      Si puo' vedere nel Sydhenam qual fosse il sentimento di questo giudizioso Medico sopra questa malattia. In Kramer si troveranno le funeste conseguenze di simili scritti: Ma quanti infelici attacchi di questa malattia non debban eglino aver sofferti prima che la morte di molte migliaja di persone alla volta (83) abbia cominciato ad aprire gl'occhi? Questo soggetto somministra delle idee troppo triste per trattenercisi piu' lungo tempo.
      Eccoci adesso arrivati agli Autori che hanno fatte molte distinzioni di questa malattia. Queste somministreranno materia al seguente Capitolo, nel quale esamineremo se siano ben fondate.

NOTE DELL'AUTORE AL CAPITOLO PRIMO
(1) Ronseo e Ezio, i primi Autori che abbiano trattato dello Scorbuto, sebbene contemporanei, scrissero, senza aver avuto il vantaggio di veder le Opere l'uno dell'altro.
(2) Vedete part. 3. Cap. I.
(3) Intit. Quare apud Amstrodamum, Altenaviam atque alia vicina loca frequentissimeinfecter Scorbutus.
(4) Cap. 4
(5) Vid. Melch. Adam in vita Wieri
(6) Signa mali huius caracteristica, non alia sunt praeter duo illa (quorum supra meminimus) genuina symptomata, pathognomonica appellata, indubia mortis indicia, videlicet stomacace & sceletirbe; caetera symptomata ancipitia sunt, & vaga. Alberti Histor. scorbuti pag. 346.
(7) Pag. 10 e 201. Edizione d'Amsterdam nel 1720.
(8) Pag. 150 ove parla della lue Celtica, e dello scorbuto, come di due malattie nuove: "Utique etiam peculiare hic nostro saeculo fuit, ut quam longissime, latissimeque sua pomoeria dilatent, & diffundant: atque procul a generationis lue, locis, terminis ad incognita, & remota loca excurrant evagenturque, atque sub diametrali linea, qua sibi invicem, sub polorum opposizione opposita sunt, se mutuo quasi complectantur & inter se virus atque venenum suum communicent. Ita fit ut hodieetiam Germaniae, Angliae, Galliae, hic morbus innotescat, apud quos antea nequidem auditum eius nomen fuit." Egli dice l'stessa cosa nella sua lettera dedicatoria al conte di Nassau. Alcuni dei suoi editori hanno avuta a premura di sopprimer questa lettera nelle ultime edizioni; questa per altro e' una delle opere piu' curiose.
(9) Tam varii sunt effectus quos hic morbus edit, ut minimas omnium differentias numero comprehendere non magis fere possibile fit, quam arena maris numerare, p. 117.
(10) Parlando d'una febbre quotidiana scorbutica: Plures, dice mendaci quotidiana febris typo ab hoc morbo aegrotarunt, quam numero hic comprehendi queant, p. 231. E parlando dei dolori scorbutici in diverse parti del corpo: Describendis nominibus eorum qui ab his doloribus varie exercitati elapsis hisce annis fuere, vix sufficeret praesens charta, p 51. pag. 258. ripete che questi infermi erano quasi innumerabili
(11) Pag. 81.
(12) Quod ideo permittere Deus videtur, ut hoc modo iram suam adversus peccata ostendat, dum novis & incitatis morbis, & agritudinibus numquam prius cognitis, ac visis, mortale genus in isa sua visitat & castigat; ut etiam vulgus nostrus, morborum novitate admonitum, intelligat differentes huius temporis febres ac morbos esse ab iis, qui ante aliquot annos hmines afflixerunt. Agamus igitur Deo gratias, quod pro sua ifinita misericordia ac elementia tam benigne eos nbis revelare dignatus fit, p.222.
(13) Non e' molto tempo che il sig. Haller ha detto, che questo libro generalmente era riguardato come il migliore sopra lo scorbuto. Vide Boer. Method Stud. Medici.
(14) Pag. 14.
(15) Pag. 10 e 210
(16) Sezione 49. descrive con maggiore esattezza queste ulceri nelle prime pagine del suo libro, che ha copiate da Wiero.
(17) Ved. part.3 Cap.2. Foresto dice che lo stato dell'orina on e' di verun soccorso nella cognizione di questa malattia, ed ha scritti tre libri per provarne l'incertezza. Sebbene Reusnero non ne convenga punto con Foresto, nell'istessa maniera che Wiero da' una descrizione delle orine molto differente da quella che Eugaleno n'ha data in questa malattia. Per quello appartiene allo stato del polso descritto da Eugaleno, e che assicura essere il sintoma il piu' costante di questa malattia, pag. 30. e' da osservare, che egli e' il primo Autore che ne faccia menzione. Reusnero dice, che il polso e' sregolato, inordinattus, differisce in questo da tutti gli altri Autori, ma si vede chiaramente nella sua Opera che quest'e' un supposto derivato dalla sua teoria, e non una osservazione (vid. Reusner p. 382) egli lo fa lento nel medesimo tempo. Malgrado questo il polso, e l'orina, o l'uno, o l'altro convincono Eugaleno dell'esistenza dello Scorbuto, sebbene i sintomi differischino sotto altri rapporti, altrettanto che la peste dall'Idropisia: Sufficiant ad denotandam mali causam que ab urina, & pulsu indicia sumuntur, pag. 120. De his omnibus certum a pulsu & urina, vel ab horum alterutro, indicium est minimeque fallax, pag. 89. Citra alia indicia, non semel morbi cognitione nos sola urina deduxit, pag. 23.
Il nostro Autore non poteva forse scegliere dei segni piu' equivoci che quelli del polso, e dell'orina; non ostante da questi soli dipende che caratterizza tante differenti malattie si acute, che croniche: si sarebbe creduto che la gran fede che egli aveva all'orina, il piu' incerto di tutti i segni, nello spirito delle persone giudiziose avrebbe dovuto bastare per farli perdere il suo credito. Per quel che riguarda il polso, egli e' si variabile, secondo l'eta', il sesso, il temperamento, la situazione, le differenti circostanze dell'arteria, e tutto cio' che si chiamano cose non naturali influisce talmente sopra del medesimo, che il diagnostico polso da questo solo segno deve essere molto equivoco in tutte le qualita' di malattie. In effetto le descrizioni che da' dell'uno, e dell'altro sono dell'ultima assurdita', e la maggior parte dei casi che riporta alla fine della sua Opera sono manifestamente contradittori a i diagnostici che da' nella prima parte.
(18) Pag. 142. e in molti altri luoghi.
(19) Pag. 154.
(20) Diagn. 25, pag .212.
(21) Pag. 235.
(22) Pag. 145, 201, 206, 215, 235 e particolarmente pag. 50.
(23) Osservazione 15.
(24) Pag. 152.
(25) Diagnost. 15, pag. 236.
(26) Pag 124.
(27) Pag. 187 c. 189.
(28) Osservazione 72.
(29) Pag. 10.
(30) In molti luoghi dice che il numero era quasi innumerabile.
(31) Osservazione 47.
(32) Ultimo & dentium laxatio, sed quia haec plurimum sub morbis finem incidit, minus ad monstrandum morbum hunc ponderis habuit; quod prius aegrota ab hc morbo interfici potuit, quam ab hoc sign mobus cognosci.
(33) Osservazione 34.
(34) Et hac signa sunt Scorbuti pathognomonica, qua fine rei in qua sita sunt interitu abesse nequeant. Reusneri exercit. de Scorbuto pag. 328.
(35) Pag. 37, 127, ec.
(36) "Nam si quis nobis in his regionibus morbus occurrat rarus, vel etiam aliquis veteribus cognitus, sub aliis, & diversis, atque plurimum ab eorum descriptione discendentibus signis, statim mendacem ejus speciem suspectam habere oportet, & huc, atque ad hunc morbum cogitationes dirigere, diligenterque cum morbi mores, & causas ejus antecedentes tum pulsum, & urinam explorare, talia ne sint quae huic morbo conveniant, eumque quadam sui proprietate exprimant, & demonstrent." Poco dopo aggiunge "Non video quis praeterea dubitationis locus esse possit, nisi petpetuo cogitationibus nostris oberrare & incertum vagati velimus." pag. 179
(37) Pag. 227.
(38) Pag. 30.
(39) Se la critica di Eugaleno paresse troppo lunga, si deve considerare che questa e' la base di tutto il ragionamento della prima parte di quest'Opera. Non bisogna credere che questo sia il solo Autore che abbia pubbicate si' grandi assurdita', e che la critica che se ne fa non possa servire ad un serio rifiuto. Quelli che non sono versati nell'istoria di questa malattia, e che non si son presi la pena di leggere la bibliotheca, Part. III devono sapere che il suo Libro e' stato quasi intieramente trascritto da Sennerto, e Martini, e i suoi maggiori assurdi da Horstio, Lister e molti altri. Eugaleno averebbe meritati gli elogi, che se li davano, se quel che egli ha avanzato fosse stato confermato da i fatti, e dalle osservazioni: Da i loro scritti al contrario si vede, che assicurano la maggior parte delle cose intieramente sopra la fede d'Eugaleno; bisogna dunque necessariamente precipitarli nella fsua caduta.
(40) In his omnibus cum propter multiplicem symptomatum varietatem raritatemque causam subesse raram, & veteribus incognitam considerarem; post varias habitas mecum deliberationes, & diligentem pulsum urinarumque examinationem, tandem Scorbuto adscribendum inveni coniecturma meam, atque sokasmon de his, comprobante felici curationis eventu, pag. 30.
(41) Pag. 40.
(42) Ibid.
(43) Pag. 26, 42, 43.
(44) Pag. 44 Canon. ther. 11. item pag. 125.
(45) Observ. 54.
(46) Canon. ther. 13, pag. 44.
(47) Observ. 53.
(48) pag. 129, 147.
(49) Oberv. 69.
(50) Pag. 264, 263. Vid. Observ, 33 & 50.
(51) Observ. 32.
(52) Observ. 59.
(53) Observ. 59, pag. 192.
(54) Observ. 16 e 23.
(55) Pag. 63.
(56) Pag. 52.
(57) Pag. 40.
(58) "Futurum enim est, ut in morbi notitiam deductus, paucis diebus gravissimas quasque febres sit curaturus, quibus nulla veterum profuit curatio." Poco dopo aggiunge. "Quae quia a nemine hactenus satis animadversa sunt, quod sciam, hinc factum esse arbitror, quod tantopere vilescere apud nos, & in his regionibus Medicina coeperitutpote quae nulius febris curationem certo permitteret"; pag. 36. Ripete l'istessa cosa in un altro luogo. "Hoc fine arrogantia dicere possum, me certam harum febrium curationempromittere omnibus audere, qui nostris pareceptis ac monitis obtemperare, & in assumendis histe medicamentis consitium nostrum sequi non detrectant; siquidem (absit arrogantia dicto) non minus certo harum febrium curatio mihi nota est, atque digitorum numerus. Osserv. 56.
(59) Osserv. 59.
(60) Pag. 194, 197. item Osserv. 11.
(61) Pag. 108.
(62) Pag. 51.
(63) Pag. 263. ved. le pag. 60, 126, 137.
(64) Tract. de Scorbuto. Per dare al Lettore un idea delle conseguenze di tali scitti, e della grande stima, che questi Autori s'erano acquistata mediante le loro Opere, riportero' un passaggio di Moellenbroek. Questo Autore credeva scrivere sopra lo Scorbuto, dan do un trattato de Arthritide vaga scorbutica. Nell'introduzioge che pone in fronte della sua Opera, cosi' s'esprme: "Imo nullus fere iam morbus est, qui se non adjungat Scorbuus; unde nisi antiscorbutica interdum reliquis admisceat medicamenta, vix eos curabit Medicus, quod in praxi mea expertus sum non raro: & novi aliquos, qui Scorbutum ejusque antidota negligentes in morborum curatione, suum non potuerunt obtinere scopum: ac propterea meo exemplo educti, maximo cum aegrorum suorum emolumento, eadem postea exhibuere. Quamvis utem valde fequens fit Scorbutus, symptomatibus tamen variis occulatissimos saepe Medicos illudit, & decipit: immo ex milie medicis (ut scripsit Freitag Cent. I, Observ. 99) ne ternos quidem invenias Scorbuti sat gnares, ut se fingant Aesculapios: Hinc tantae aegrotorum strages, tanta mortalitas, tanta archiatrorum, nec dum gregriorum errata; ut statuas mereantur Fracastoriana splendidiores, aere pereniores, viri qui pennicillo plus quam Apelleo medicrum opprobrium nobis depinxerunt. Meraisset pyramidem Eugalenus, ni curationem subtituisset." Moellenbroek male a proposito fa questo rimprovero ad Eugaleno. Non pare che abbia ascosto niente di cio' che sapeva intorno la cura di questa malattia. Oltre di che rimette a Wiero da ventuna regole terapeutiche generali e ventinove particolari; nella maggior parte delle quali parla delle piante antiscorbutiche proprie a riempiere le differenti indicazioni. Cosi' se nei casi simili a quelli che egli descrive, queste piante non riuscissero, non bisogna per altro concluderne che egli abbia fatto un mistero della cura: tutta la sua Opera e' una prova del contrario. Willls pubblico' il suo Trattato quattro anni dopo di quello di Moellenbroek.
(65) Ved. Part. III.
(66) Pag. 228. ediz. d'Amsterdam.
(67) Pag. 254.
(68) Pag. 256.
(69) Pag. 229.
(70) Cognito morbo facile curatur; Eugal. pag. 140
(71) Ved. Part. III.
(72) Cap. 3, pag. 247.
(73) Cap. 4.
(74) Absque ulterius morbi certis indiciis.
(75) Cap. 3. pag. 347
(76) Cap. 5 pag. 274.
(77) Pag. 227.
(78) Pag. 274.
(79) Pag. 274.
(80) Pag. 275.
(81) Pag. 334
(82) Noi abbiamo un esempio recente delle cattive conseguenze che sono state cavate dall'Opere d'Eugaleno, Willis, ec. in una Tesi che fu sostenuta l'anno ultimo 1754 nelle scuole di Medicina di Parigi. Questa Tesi ha per titolo: An a diversa Scorbutici indole, & fede, morbi diversi? L'Autore vede da pertutto lo Scorbuto. Questa malattia secondo lui e' un Proteo; i suoi progressi sono piu' rapidi che il vento (pernicior vento); Ella e' contagiosa, ereditaria, acuta, cronica; i suoi effetti sono differenti, innumerabili, e intieramente opposti. L'umore scorbutico produce in Spagna le scrofe, la cholera morbus; in Francia il catarro, la tosse umida, il reumatismo; in Inghilterra il sudore Anglico, e la malinconia; in Olanda l'idropisia, l'Emicrania, e tutte le specie di febbri croniche, e intermittenti; in Svezia, tutte le sorte di dolori, e strappamenti d'intestini, e durante l'inverno una febbre purpurea che termina mediante la squammazione di tutto il corpo; in Irlanda delle volatiche rossiccie. Questo non e' tutto; L'Autore c'insegna ancora che lo Scorbuto e' la causa del broncocele tra gl'Abitanti delle Alpi, della Tisi ereditaria, dell'itterizia, e dell'infiammazione del fegato fra i Portughesi; del carbonchio, che frequentemente s'osserva nella bassa Lingua d'Oca; della timpanitide, della Gotta appresso gl'Italiani, della Lebbra in Egitto, della peste appresso i Turchi; del vajolo nell'Indie; della malatta del siam, ec. In una parola non vi e' veruna malattia che lo Scorbuto non produca. Ecco un piccolo abozzo del catalogo che da delle malattie scorbutiche: il ballo di S. Vito, l'Atrofia, la pietra, la mania, l'epilessia, l'apoplesia, il letargo, la paralisi, la diabete, la lienteria, la gotta, il furore uterino, il cancro delle mammelle, la passione isterica, la sterilita', immodicus veneri appetitus & c. Terminando questo lungo catalogo 1' Autore osserva, che certi Medici riguardano lo Scorbuto come la causa prossima di tutte le malattie, sopra tutto quando conducono alla languidezza. Agli amatori, e a i conoscitori del vero, lascia la cura di giudicare della giustezza di questa opinione, ma si vede bene, che egli ha gia' decisa la questione. Io non rendero' verun conto del restante di questa lunga Tesi, basta dire che l'istesso spirito ci regna dal principio fino alla fine. Non ostante noi dobbiamo esser obbligati all'Autore; la sua intenzione era delle migliori. In effetto qual vantaggio non avrebb'egli portato alla Medicina, se fosse arrivato a far vedere, che riportando in questa maniera tutte le malattie a una sola causa, si poteva guarirle mediante una sola classe di rimedj, cioe' gl'Antiscorbutici? Bisogna confessare che questa sarebbe la maniera di ridur l'arte ad una gran simplicita'.
(83) Ved. Kramer.

 


 

CAPITOLO SECONDO
Delle differenti divisioni dello Scorbuto in caldo, e freddo, acido, e alcalino, ec.

Gli Autori riunendo i sintomi scorbutici descritti dagl'uni, e dagli altri, e aggiungendone alcuni, nello spazio di settanta anni, arrivarono a moltiplicarne estremamente il numero. (1) Rapportarono allo Scorbuto quasi tutte le malattie alle quali e' sottoposto il corpo umano, ancora fino alla caducita' (2).
      L'esperienza giornaliera dei Pratici dovette subito convincerli dell'inefficacia d'un metodo curativo uniforme. I semplici antiscorbutici tanto vantati da Eugaleno non guarivano le malattie differenti, e complicate, poste sotto il nome di Scorbuto. Furono dunque in necessita' di far subito differenti distinzioni della malattia, e dopo delle divisioni, e suddivisioni. Siccome la materia Medica somministrava loro abbondantemente degli antiscorbutici, le di cui virtu' erano differenti, e opposte, gli convenne di distinguere i sintomi particolari, le malattie, o i periodi della malattia, nei quali ciascuno di questi rimedj conveniva in particolare. Ma si puo' egli domandare quale e' la malattia, ove divennero si' necessarie queste distinzioni? Pare evidentemente che questa sia quella che e' stata descritta da Eugaleno, Horstio, Sennerto, Willis, e Carleton, i quali sono stati sempre riguardati come i migliori Autori sopra lo Scorbuto. Ma se le osservazioni critiche, che abbiamo fatte sopra le Opere d'Eugaleno, e di Willis dei quali gli altri Autori non sono che copisti, sono ben fondate, queste distinzioni sono stabilite sopra degli assurdi, e il primo capitolo basta per distruggerli.
      Quando Willis introdusse il primo queste distinzioni, non furono universalmente ben ricevute. Chameau e molti altri per mezzo di ragioni molto forti rifiutarono la sua Ipotesi. Maynvaringe in questa occasione osserva, che non vi sono scorbuti essenzialmente differenti, ma che vi e' una certa molteplicita' di sintomi in questa malattia, piuttosto che qualche specifica differenza. Non ostante pare che quelli i quali hanno fatte le maggiori distinzioni hanno agito con maggior ragione degl'altri. Gedeone Harveo (3) Medico di Carlo Secondo Re d'Inghilterra, e' quello che ne ha fatte piu' degli altri. Osserva, che le piu' esatte distinzioni sono necessarie in questa malattia. Devono esser prese, dice egli:
      "I. Da i suoi differenti periodi; sicche' divide lo Scorbuto in imminente, di gia' esistente, recente, e inveterato: lo considera ancora secondo che si determina per un altra malattia, o per la morte.
      "II. Dalla sua origine, allora egli e' ereditario, contratto nel seno della madre, o accidentale. Quest'ultimo si suddivide in accidentale contratto per contagio, e accidentale contratto mediante qualche errore nelle cose non naturali.
      "III. Dalla parte principalmente affetta: cosi' si puo' darli il nome d'epatico, di splenico, o di stomatico.
      "IV. Dalla causa interna e allora puo' essere acido, o alcalino.
      "V. Prende sovente un nome particolare delle parti ove i sintomi sono fissi, o da qualche sintoma predominante: percio' si chiama Scorbuto della bocca, delle gambe, degli articoli, Asma scorbutica; reumatismo scorbutico, colica scorbutica, Diarrea, vomito scorbutico, Scorbuto flatulento, Ipocondriaco, Scorbuto cutaneo; ulceri, dolori scorbutici ec. Si potrebbe dire ancora Scorbuto della faccia.
      "VI. Si puo' dividerlo in Scorbuto occulto, e manifesto. Il primo non si fa conoscere per verun sintoma esterno, o evidente, si osserva solamente uno stato medio tra la sanita', e la malattia, una mancanza d'appetito, un indolenza, un peso ec.
      "VII. Lo divide ancora in Scorbuto d'una natura benigna, o maligna, d'Inghilterra, o d'Olanda di mare, o di terra."

Harveo e Carleton sono quasi i soli che diano i sintomi particolari alle differenti specie di Scorbuto mediante le quali si puo' conoscere, e distinguere l'une dall'altre. Gli altri Autori hanno ritrovata questa premura troppo penosa: In effetto era molto piu' facile di dare un lungo dettaglio dei sintomi, lasciando alla sagacita' dei Lettori la cura d'applicarne piu', o meno alle differenti specie di Scorbuto che avevano stabilite. Per questo bastava di ben intendere le loro teorie; per esempio, di sapere quando li zolfi erano nel sangue in maggiore, o minore quantita', quando questo fluido era troppo caldo, o troppo freddo, e finalmente quando tendeva ad una acrimonia acida, alcalina, muriatica ovvero ad una oleosa rancidita'.
      I primi, e migliori Autori (4) il di cui metodo curativo era semplice, uniforme e quasi sempre efficace, non ebbero veruna occasione di fare queste distinzioni, e attribuiscono generalmente questa malattia a un vizio della milza: questi la confusero con un'altra malattia molto differente descritta da Hipocrate (5); ma quando fu supposto, che dopo questi Autori, lo Scorbuto s'era sparso per contagio (6) sopra tutta la terra, che era ereditario (7), e che poche persone n'erano esenti (8), per sostenere queste mal fondate opinioni s'ebbe ricorfo all'Ipotesi. I principj di Galeno, la chimica, le meccaniche furono messe in uso seguendo il gusto dei differenti Autori, e la filosofia alla moda.
      La prima distinzione, che ne fu fatta, fu quella di Scorbuto caldo, e di Scorbuto freddo. Willis defini' il primo uno stato delli umori Zulfureo Salino, e il fecondo uno stato Salino Zulfureo. Gli Autori piu' moderni gli hanno dato il nome di Scorbuto alkalino, e di Scorbuto acido, questa distinzione e' ricevuta ancora oggi giorno. Vogliono dire per questo, che lo Scorbuto e' prodotto in differenti temperamenti, e in differenti occasioni mediante le cause le piu' opposte che immaginar si possa, tal che il freddo e il caldo, l'acido, e l' alkali, e che in conseguenza queste differenti specie richiedano dei molto differenti trattamenti; avendo fatto vedere l'esperienza che i rimedi salubri in una specie erano nocivi, e pericolosi ancora in un altra. Quest'era un seguito dell'Opera d'Eugaleno e d'altri simili scritti.
      Egli e' vero che il nome generale d'una malattia non ce ne fa sempre vedere la vera natura. Si deve esaminare con attenzione la costituzione del corpo, i differenti gradi della malattia, e tutte le altre particolari circostanze, a fine di tirarne con giustezza il pronostico, le indicazioni, e la cura della malattia: Ma le divisioni, e le distinzioni che si son fatte dello Scorbuto, sono inutili, imbarazzanti, e pericolose ancora, perche' esse tendono a confonderlo con altre malattie, con le quali non vi e' la minima analogia. Sovente in conversazione uno si serve del nome di Scorbuto freddo, o acido, e si trova frequentemente negli scritti di molti gran Medici. Io suppongo che quelli che ne fanno uso lo prendino nel senso delli Autori che l'hanno primieramente introdotto. Sicche' bastera' di far vedere cio' che intendevano questi Autori per questo termine.
      Poco tempo dopo che comparve l'Opera d'Eugaleno, si venne in cognizione, che aveva descritti molti sintomi della malattia ipocondriaca. Sennerto in conseguenza, come per scusarsi d'aver copiato questo Autore, nella sua prefazione ci avverte, che se noi viviamo in un paese ove le Scorbuto non sia punto comune, noi troveremo almeno nella sua opera molti sintomi dell'affezione ipocondriaca. Non ostante, come tutti gl'altri Autori sistematici, egli ha descritta quest'ultima malattia in altri luoghi delle sue Opere, come intieramente differente dallo Scorbuto.
      Questi Autori confondendo le due malattie, gettarono nella maggior dubbiezza quelli che vennero dopo di loro. Willis e tutti i settatori d'Eugaleno sostengono che vi e' una molto grande affinita' tra lo Scorbuto e la malattia ipocondriaca; ma siamo stati molto imbarazzati per assegnare dei giusti limiti a queste due malattie, e per determinare in che cosa differischino l'una dall'altra. Alcuni hanno creduto che fossero si' strettamente unite, che non fosse possibile di descriverle separatamente. (9) Riverio che non conosceva questa malattia che dalle relazioni delli Autori, congetturava, che questa fosse l'affezione ipocondriaca congiunta ad un certo grado di malignita'. Altri credettero, che quest'ultima fosse nel suo principio. Ma l'opinione piu' generale fu (10) che la passione ipocondriaca terminava sovente nello Scorbuto, e che quest'ultima malattia altra cosa non era che la prima, portata al suo maggior grado; Gli Autori i piu' giudiziosi, come Pitcarnio, Coebburn (l'ultimo dei quali fu molto a portata di vedere delli scorbutici) dissero espressamente che se per il nome di Scorbuto freddo si deve intendere qualche cosa, altro non e' che la malattia ipocondriaca. Per convincersene, non vi e' da leggere che Carleton: Quest'e' il solo Autore di riguardo che abbia distinto lo Scorbuto acido per i suoi sintomi, e per la sua cura. (11)
      Questo certamente farebbe rispettar troppo l'autorita' d'Eugaleno di dare, come egli ha fatto il nome di Scorbuto alla malattia ipocondriaca, e ad alcuna delle sue specie, alle febbri pestilenziali, a i cancri, a i buboni ec. Non basta il dare per ragione che il tempo, e il costume hanno consacrato i termini: L'ignoranza, e il costume non devono avere verun privilegio perche' sono contrarj all'avanzamento delle scienze, e delle arti.
      La malattia ipocondriaca secondo Sydenham (12) appresso gli uomini e' la medesima, che la passione isterica appresso le donne. La maggior parte dei Medici convengono con lui, tolte appresso a poco alcune piccole differenze. Ma queste malattie non hanno veruna connessione con lo Scorbuto: La loro sede, la loro causa, e sopra tutto i loro sintomi sono intieramente differenti di maniera che e' molto difficile di trovare un sintoma costante che le sia comune. E' sorprendente che Autori molto celebri abbiano voluto persuaderci, che cause cosi' opposte come il caldo, e il freddo, i sali alkali, e acidi dovessero produrre il medesimo ordine di sintomi, e la medesima alterazione del sangue; perche' se avesero creduto, che queste producessero dei sintomi differenti, averebbero certamente specificati quelli che sono proprj a ciascheduna di queste cause. Nell'istessa guisa che Boerhaave, e Hofmanno dopo aver dato un dettaglio regolare dei sintomi in cui questi differischino estremamente l'uno dall'altro, assegnano tutti due una sola, e medesima, causa immediata di tutti li Scorbuti. Suppongono che questa sia una separazione straordinaria del siero dalla parte rossa, e che la prima e' disciolta, tenue, e acre, mentre che l'ultima e' troppo spessa e viscosa. Boerhaave vuole che si diano differenti nomi allo Scorbuto, secondo la differente acrimonia dei sali, o olj (13) che predominano in questa sierita': sicche' deve esser chiamata muriatico, acido-austero, fedid-alkalino, rancid-oleoso ec. (14).
      Sarebbe stato da desiderare che dopo avere assegata per sola causa immediata di tutte le specie di Scorbuto (quantunque differenti che fossero ad altri riguardi) questa dissoluzione del sangue, e questa separazione della parte sierosa dalla rossa con una si' grande acrimonia nella sierosita', sarebbe stato, dico, da desiderare, che questi Autori ci avessero date alcune migliori ragioni per sostenere questa opinione. Qui bisogna aver ricorso a Moellenbroek il primo Autore di questa ipotesi, nel suo libro De varis, seu Arthritide vaga Scorbutica.
      Ma prima d'allontanarci, conviene osservare, che quest'Autore ha descritta come scorbutica una malattia che Wiero riguarda come molto differente dallo Scorbuto, e della quale egli ha data il primo la descrizione in un trattato, che ha per titolo De morbis aliquot hactenus incognitis. In questo trattato noi troviamo, che questa era particolare agli abitanti della Westfalia, e lo Scorbuto all'Olanda ec. Henrico Bra avendo mandato al Foresto la descrizione di questa malattia (die varen), quest'ultimo confessa ingenuamente che non l'aveva gia' mai osservata, sebbene fossero cinquant'anni che ei praticava la medicina; crede che questa sia una malattia nuova, molto differente dallo Scorbuto (15), ma ritorniamo al nostro soggetto.
      Moellembroek nel suo trattato che chiama della gotta vaga scorbutica (16) pretende che la causa immediata dello Scorbuto, sia un sale volatile scorbutico. Osserva, che questo sale deve essere volatile perche' altrimenti sarebbe troppo aderente alle parti come nella vera gotta, e i dolori non potrebbero mutar situazione cosi' prontamente come lo fanno nella gotta scorbutica (17). Per l'istessa ragione, la sierosita' deve esserne il veicolo, come il liquido piu' proprio a trasportarla prontamente da un luogo all'altro. Non si puo' punto attribuire questa funzione agli altri umori viscosi che abbondano nelle costituzioni scorbutiche, il di cui sangue cavato dalle vene prova l'esistenza. In segno assegna questi umori viscosi come la causa della putrefazione delle gengive, e d'alcuni altri sintomi (18).
      Hoffmanno appresso a poco fa il medesimo ragionamento (19): ei crede, che la salivazione, i dolori vaghi, e le emorragie ordinarie in questa malattia, sono prodotte mediante la dissoluzione, e l'acrimonia della sierosita', e mediante la separazione di quel che egli chiama le parti solide del sangue. Egli riguarda la viscosita' di quest'ultime come la causa dei dolori fissi, dei tumori ec.
      E' per altro certo che una tale alterazione del Sangue non esiste punto in questa malattia. Tutto questo viene evidentemente provato mediante le sezioni delle quali qui dopo noi daremo l'istoria (20). Le apparenze del sangue degli scorbutici dell'equipaggio di Milord Anson terminarono di togliere tutti i dubbj (22). In qualunque grado di malattia che questo fosse, e da qualunque parte che sortisse il sangue, la parte crassa era sempre intieramente disciolta e niente si separava dalla parte sierosa (22). Si osservava molto meno ancora questa separazione singolare della parte rossa, e della parte sierosa, che si e' riguardata come la sola causa immediata dello Scorbuto e che e' stata alla base della Teoria, e della pratica.
      Dall'altra parte e' cosa assurda il supporre che la parte rossa del sangue sia densa, e viscosa allora quando la putrefazione e' giunta ad un cosi' alto grado come nello Scorbuto. Tutte l'esperienze sopra del sangue cavato dalle vene fanno vedere che il coagulo si discioglie prontamente mediante la putrefazione (23). L'istessa cosa certamente deve aver luogo in tutte le malattie putride. Il sentimento di quelli che fanno consistere il metodo curativo di quella malattia nella correzione dei sali acidi, o alkali, o tendenti all'alkalico, o all'acido che suppongono nel sangue degli scorbutici, e' soggetto a molte difficolta'.
      Noi gli possiamo accordare che nelle prime strade ci possono essere dei sali, o degli umori che abbiano i segni, e le proprieta' di quel che si chiama acido, o alkali; Ma siccome il sangue d'un animale vivo non e' stato giammai trovato acido, o alkali (24) egl'e' molto difficile di potergli arcordare l'esistenza di questa qualita', in questo fluido, allorche' queste non si manifestano mediante verun segno certo. Questi segni secondo tutti gl'Autori di questa teoria, devono principalmente mostrarsi nelle prime strade. Ma nel maggior grado di Scorbuto caldo putrido, al quale s'e' dato il nome d'alkalescente il malato per l'ordinario non perde l'appetito, non ha verun rapporto putrido, ne' veruno dei segni dati da questi Autori, come le prove d'una tendenza all'alkalescenza nello stomaco, e negl'intestini. Ordinariamente non ci si osserva ne' un calore, ne' una sete eccessiva, che si supponeva accompagnar sempre l'alkalescenza del sangue. La maggior parte degli scorbutici hanno al contrario buon appetito senza calore ne' sete ancora fino alla morte. Naturalmente non si sarebbe aspettato di trovare in questa malattia, sopra tutto nella specie che si chiama muriatica (25) una sete eccessiva, e con desiderio estremo delle bevande rilassanti e acquose. Pare ancora, almeno secondo i principj della Chimica che le bevande fossero i rimedj i piu' convenienti, e i piu' efficaci in una simile acrimonia del sangue. Hoffmanno gran Chimico (26) che ammette differenti sali nel sangue, come cause delle differenti specie dello Scorbuto, osserva che non ci e' niente di si' ridicolo, quanto le pene, e le premure che si danno per correggerli per mezzo dei sali opposti. "Io provero' (dice) che non vi e' che una sola maniera di correggere i sali morbosi di qualunque specie si siano, questo si fa trattenendoli in una sufficiente quantita' d'acqua; questo mezzo e' il piu' sicuro ed il piu' efficace." Il suo ragionamento e' almeno plausibile perche' e cosa certa che l'acqua e' il dissolvente proprio di tutti i sali.
      Il significato delle parole, acido, e alkali, non e' stato sufficientemente spiegato, e limitato, perche' possino servire di fondamento solido ad alcuna teoria delle malattie (27) eccettuato di quelle delle prime strade, perche' le sostanze medesime che generalmente si riguardano come acide, o come alkaliche, quantunque siano nella loro maggior purita', non tralasciano per questo di differire estremamente fra loro mediante le loro proprieta', e sopra tutto mediante i loro effetti sopra il corpo umano (28). Tali sono per esempio gli acidi le di cui virtu' sono differenti secondo che questi sono fermentati, o non fermentati, vegetabili, o minerali, i primi attenuano il sangue, gl'altri lo coagulano (29). Similmente gl'alkali fissi differiscono molto dagl'alkali volatili benche' puri, ma siccome non si puo' averli che di rado nella loro purita', le loro virtu', e le loro proprieta' devono variare ancora all'infinito, secondo che questi sono differentemente preparati e secondo le loro differenti combinazioni con altre sostanze. Finalmente l'esperienza che sola deve decidere in queste occasioni rovescia intieramente questa teoria. La pratica fa vedere che le piante alkalescenti, il nasturzio, le cipolle, la senapa, i ravanelli sono di una grande utilita' nello Scorbuto caldo, putrido, di mare la di cui causa e' attribuita ad un alkali. Certi Autori sedotti da questa teoria avevano condannate queste piante come nocive, e perniciose nello Scorbuto arrivato al suo maggior grado. Ma se n'ha una prova dimostrativa del contrario nell'esempio riportato dal Bachstrom e da altri, di quell'infelice, che fu lasciato in Groenlandia e che guari' mediante il solo uso della Coclearia (30), e nell'esperienza di tutti i nostri Spedali di marina, ove gli scorbuti i piu' putridi, arrivati al suo maggior grado sono sempre guariti con l'uso dei brodi fatti con una gran quantita' di cavoli, di sedani, di cavoli cappucci, di porri, e d'altre piante alkalescenti. L'esperienza fa vedere ancora che le piante, e i frutti acidi sono d'una grande utilita' negl'istessi casi. Da tutto questo si vede l'incertezza di simili teorie. Ci si deve contare ancora altrettanto meno, quanto che, nuove esperienze hanno fatto vedere che le sostanze putride, sono differenti dalle alkaliche (31). Non ostante sulla supposizione che queste sostanze avessero una gran somiglianza fra loro, che non differissero che per il grado, sopra del quale era stata fondata l'ipotesi che noi combattiamo, sopra questo fondamento sono state raccomandate nello Scorbuto molte preparazioni chimiche poco convenevoli, e sopra tutto dei sali d'una natura opposta all'acrimonia predominante, e molto vantati in simili casi: gran quantita' d'infermi ne sono state le vittime infelici. Ricordiamoci di questa massima Chymia egregia ancilla medicinae; non alia pejor domina: La medicina non ha miglior serva che la' chimica, ma non ha ancora padrona peggiore.

NOTE DELL'AUTORE AL CAPITOLO SECONDO
(1) Dopo l'anno 1604 quando scrisse Eugaleno.
(2) Omnes qui ex senio moriuntur moriuntur ex scorbuto, Dolacus.
(3)Non bisogna confondere questo Gedeone Harveo, col celebre Guglielmo Harveo, che scopri' la circolazione del sangue.
(4) Ronseus, Wierus, Echtius, Albertus, Brucaeus, Brunner & c.
(5) Ved. Part. III Cap. I.
(6) Tacite serpit insidiosum virus ab hospite in hospitem, spiritus, lecti, mensae, poculorum communione. Charleton pag. 17. Contagium celere, Boerhaave.
(7) Fuere qui libris suis Scorbutum legarent jure possidendum hereditario, Charleton pag. 17. Ved. Willis pag. 242.
(8) Nemo fere hodie ab eo plane immune existit: Dolaci Encyclopedia Vid. Cap. I. p. 30. Una pustula sopra la pelle bastava per far supporre lo scorbuto.
(9) Etmullero, Doleo
(10) Quella di Moellembroek, di Barbette, di Decbers & c.
(11) Pag. 140 dice che lo Scorbuto ha una si' grande affinita' con l'affezione ipcondriaca, che non differisce che mediante certi gradi.
(12) Vid. Dissert. Epist. ad Guill. Cole.
(13) Vix equidem plura suphurum saliumque genera in hermeticorum ergasteriis, quam in sanguine Sorbuticorum est reperiret; Charleton, pag. 58.
(14) si potrebbe domandare a Boerhaave che ha descritti i sintomi particolari nel principio, nel progresso, o alla fine della malattia, a quale specie di Scorbuto appartengano i sintomi che ei riporta, e il loro si regolare progresso. Aphorism. 1151. Dalla sua maniera di descriverli, e dai rimedj prescritti nella sua materia Medica pare che siano propri a tutte le specie; suppone per esempio che la putrefazione delle gengive, che e' il segno Patognomonico di questa malattia, come in seguito noi lo proveremo, e' un sintoma comune allo Scorbuto caldo, come allo Scorbuto freddo; che sono le specie le piu' opposte della malattia, ved. Aphor. 1163. In verita' il suo trattato sopra lo Scorbuto non e' che una compilazione di differenti Autori. Ha cavati i sintomi dalla Collezione di Sennerto, e la cura da Willis: nelle sue lezioni ne avverte i suoi scolari. Ma chiunque leggera' gl'Autori dai quali ha cavati la descrizione dei sintomi, come Wiero, Ezio, ec. vedra' chiaramente che hanno descritta una malatia molto differente da quella di Willis. Il metodo curativo di quest'ultimo, puo' convenire alle malattie che ha descritte; ma niente conviene alla malattia descritta da i primi sotto il nome di Scorbuto.
Ho sentito dire che Boerhaave aveva descritta una cacochimia sotto il nome di Scorbuto. Ma se per questa non s'intende che una cacochimia scorbutica, che deve essere la medesima cosa che la malattia conosciuta sotto il nome di Scorbuto; perche' confondere i termini, e farne delle cattive applicazioni? Questa maniera d'esprimersi deve far confondere la malattia, ed ha avute delle conseguenze molto funeste, io non ne riportero' che un solo esempio. Il Mercurio puo' esser riguardato come un veleno nello Scorbuto; Kramer ci fa intendere che quattrocento scorbutici perirono miserabilmente per essersi serviti di questo rimedio (ved. la lettera del Dottor Granger part. 2 Cap. 2). Non ostante Boerhaave Aphor. 1151 n. 4 lo raccomanda in uno stato della malattia ove certamente egli deve esser mortale. Altri Autori hanno dato nel medesimo errore, e si sono serviti della stessa autorita' per darli maggior peso. Ved. Heuchero.
Egli e' vero, dice, che un rimedio salubre in una specie di Scorbuto, e' mortale in un altra. Ma come conciliare tutto questo con le cause che egli assegna di questa malattia? Pare che devono tutte produrre il medesimo effetto, sia che queste agischino unitamente, o separatamente (bisogna eccettuarne la china, che ei mette al rango delle cause di questa malattia, e che e' un molto buono antiscorbutico). Supponghiamo per un momento quali producessero degli effetti differenti, quale contrassegno troviamo noi nei suoi aforismi sopra questa malattia per distinguere un rimedio nocivo da un salbre? Come io ho di gia' osservato, da l'uniformita' la piu' regolare dei sintomi, e i segni patognqmonici dimostrano essere i medesimi in tutte le specie di Scorbuto. Io rispettero' sempre l'autorita' d'un si grand'uomo purche' questoo non segua alle spese della verita', e al detrimento del genere umano. Ma gli si puo'far una maggiore opposizione, quest'e' l'esperienza del Medico che e' stato piu' a portata di vedere degli scorbutici, che e' stato testimonio della morte di molte migliaia di persone senza che gli Aforismi di Boerhaave gli siano stati di veruna utilita'. Non nisi unica species veri Scorbuti datur, eaque foetida, putrida & c. gravissiums est error, quamlibet cacochymiam etiam cachexiam & c. Scorbutum putare, quam versus scorbutus species cacochymiae singularis fit. Kramer, Ep. pag. 27-28. Tali termini cosi' vaghi non sono in effetto che un sotterfugio dell'ignoranza, e tali termini durante lungo tempo sono stati rimproverati alla Medicina. Antiquorum cacochymia, & modernorum Scorbutus, aequalia habent fata; nam nomen suum in omnibus illis affectibus dare debent, ubi causae morborum. Junker, conspect. Medic. tab. 69.
(15) vid. Observ. Medic. lib.
(16) Pag. 11.
(17) Pag. 12.
(18) Pag. 18.
(19) Medicin. Systematic. Tom. 4, part. 5, Cap. 1.
(20) Part. 2, Cap. 7.
(21) Ibid.
(22) Tutto questo e' confermato da Kramer ved. part. 3 e le osservazioni di Granger Cap. 5, part. 2.
(23) Per mezzo dell'esperienze di Pringle, la parte crassa si discioglie la prima mediante la putrefazione, la parte sierosa resiste molto piu' lungo tempo, e dimostra che le particelle septiche, o putride sono imprigionate principalmente nel coagulo; di maniera tale che parrebbe, che l'acrimonia dovesse risedere particolarmente in questa parte del sangue: Ved Pringle Osserv. sopra ie malattie dell'armate, nell'appendice Exp. 42.
(24) Sebbene l'orina recente di quelli che hanno preso il rimedio della Sig. Stephens faccia effervescenza con gl'acidi, non per questo si e' in diritto di concludere che il loro sangue sia alkalino: La ragione e' sensibile. I nostri Chirurghi di vascello i piu' sperimentati si son serviti con vantaggio delle pillole fatte col sapone, l'aglio e la scilla per la guarigione di molte migliaia di marinari, che lo Scorbuto aveva ridotti in uno stato miserabile. Quest'era il loro ordinario rimedio, e' stato, messo in uso ancora in molti Spedali, sopra tutto in quello di Gibraltar. Questo somministro' uno dei piu' forti argomenti contro l'opinione di quelli che riguardano lo Scorbuto putrido, come d'una natura alkalescente.
(25) Altronde noi proveremo che questa distinzione e' chimerica. Part. 2 Cap. 1.
(26) Medic. rat. system. Tom. 4, Part. 5, Cap. 1.
(27) Frustra quaerimus limites quibus utralibet species contineri deteat. Hinc quam recte ii faciant, non difficilis est coniectura, qui theorias, non chymicas modo, sed & Medicas, eos acidorum elcaliumque doctrina confingunt, dum ne vocabulorum quidem vim intelligunt. Joan. Freind Praelect. Chym. pag. 12.
(28) Vid. Hoffman Observ. Physic. Chym. lib. 2, Observ. 29, 30.
(29) Gl'acidi minerali coagulano il sangue negli animali vivi; quanto agli acidi vegetabili, il fatto non e' ancora molto chiaro. Vi sono dell'esperienze pro, e contra. Boerhaave ha trovato che l'aceto scioglieva il sangue, ma l'aceto che ha impiegato non era bastantemente concentrato.
(30) Quantunque non sia cosi' acre che quella dei nostri paesi, non ostante possiede questa qualita': Vedete la lettera del Sig. Maude sopra la coclearia di Groenlandia part. 2, Cap. 5 questa basta per rigettare la falsa opinione in cui si e', che gl'acidi siano convenienti nell Scorbuto putrido.
(31) Ved. l'esperienze di Pringle.

 


CAPITOLO TERZO
      Della distinzione che ordinariamente si fa in Scorbuto di mare, e Scorbuto di terra.

Questa malattia e' sempre stata molto comune sul mare, oggi giorno si conosce perfettamente sopra quest'elemento, a motivo dei frequenti viaggj nelle parti piu' recondite della terra. I suoi sintomi benche' in gran numero, sono regolari, e costanti, di maniera che il piu' ignorante marinaro dal primo viaggio di lungo corso che fa n'acquista una esatta cognizione. Ma siccome era stato supposto che lo Scorbuto facesse perire molte persone sopra la terra, senza vi si scorgessero i sintomi ordinari dello Scorbuto di mare neppure i piu' equivoci, fu necessario determinare una specie differente da quello di mare, e dargli il nome di Scorbuto di terra. Tutto questo era necessario per salvare la reputazione del Medico, e per giustificare l'idea che ei aveva della malattia. Questa distinzione e' messa sovente in uso in conversazione, e si trova ancora negli scritti di certi Autori. Per giudicare della sua giustezza, noi esamineremo qui qual certezza abbiamo che questa malattia sia l'istessa su la terra, e sul mare, e quali sono le prove particolari sopra le quali possiamo fondarci per assicurare l'identita' di due malattie che attaccano differenti persone in differenti climi, e in differenti occasioni.
      I fenomeni, che si presentano a nostri sensi in una malattia, sono i sintomi o i diagnostici. Propriarnente si da' loro il nome di sintomi, sia che questi siano la causa immediata, ovvero gl'effetti. Un sintoma fa parte della malattia, e tutti i sintomi presi insieme costituiscono la malattia; dalla loro unione noi tiriamo delle conclusioni.
      Questi sintomi prendono il nome dei segni patognomonici, o dimostrativi, quando son proprj alla natura della malattia, e che l'accompagnano piu' costantemente. Questi segni sono i distintivi i piu' evidenti che si possa avere dell'esistenza dell'identita' delle malattie; una forte prova della loro identita' si ha ancora, se queste sono prodotte dalle medesime cause, e guarite dai medesimi rimedj.
      I. Quanto a i segni patognomonici dello Scorbuto, se noi paragoniamo i suoi sintomi, con son descritti da Ezio, Wiero, e tutti gl'altri Autori fino a Eugaleno (1) con le descrizioni, che si trovano nelle relazioni dei viaggj, principalmente in quella del viaggio di Milord Anson (2), noi ci scorgeremo una perfetta conformita' nei segni essenziali (3) e dei fenomeni si' singolari, che non si presentano in verun'altra malattia, sicche' la putrefazione delle gengive, la gonfiezza delle gambe, e le macchie, che caratterizzano la malattia descritta dagl'uni, e dagl'altri, con la rigidezza dell'articolazione del ginocchio che ordinariamente nel suo progresso ci si congiunge, non s'osservano, che nello Scorbuto. Un sintoma particolare a questa malattia si e', che quelli che ne sono attaccati sebbene in apparenza stanno bene, ad ogni piccolo moto ovvero ad ogni piccolo sforzo sono soggetti a cadere in svenimento e sovente a morire improvisamente.
      Gl'Autori di Medicina hanno descritta questa malattia come particolare a certi paesi. Nei loro scritti troviamo che un anno fu epidemica in tutto il Brabante (4), e durante alcuni altri anni in Olanda (5). Sebbene Foresto avesse delle frequenti occasioni di vedere delle persone di mare attaccate da questa malattia, in tutte le sue osservazioni non troviamo che il caso d'un solo marinaio. Egli conferma la verita' delle descrizioni che da' dello Scorbuto dall'istoria delli ammalati che non erano giammai stati sul mare, alcuni dei quali dovevano essere, fortemente attaccati poiche' morivano improvisamente con gran maraviglia di quelli che leggono l'istoria della loro malattia. Egli riporta un esempio d'una simil morte.
      Dodoneo (6) che ha scritto molto bene sopra lo Scorbuto, non fa menzione d'alcun marinaro attaccato da questa malattia; tra le altre riporta il caso d'una persona, che l'aveva contratto in una prigione (7). E' da osservare in effetto che Olao Magno che ha data il primo un esatta descrizione dello Scorbuto in Europa, ne parla come d'una malattia che affligge le citta' assediate (8). I sintomi, che ei riporta sono i medesimi di quelli, che si osservano costantemente sul mare. Adriano Junio Medico Olandese, istorico, e contemporaneo di Ronseo verso il medesimo tempo n'ha data una molto elegante descrizione (9). Molti Autori ancora hanno chiamato lo Scorbuto di mare la malattia Olandese, fra gl'altri il celebre Francesco Gemelli Carreri che ha scritte in Italiano le migliori relazioni dei viaggi che si abbiano. In effetto i sintomi di questa malattia sono oggi giorno uniformi tanto sul mare che su la terra, in Olanda (10) in Groelandia (11) in Ungheria (12), a Cronstad (13), a Wibourg (14), in Scozia (15) ec. Tutto questo prova bastantemente l'assurdita' dell'opinione di molti Autori, che hanno assicurato che lo Scorbuto aveva intieramente mutata faccia, dopo le prime descrizioni che erano state pubblicate.

II. Per quello che appartiene alle cause, sono le medesime tanto sul mare, che su la terra; Perche' in seguito noi proveremo diffusamente (16) che tutte quelle che concorrono alla produzione di questa malattia sopra il mare, si riscontrano ancora sopra la terra. Ma siccome queste sussistono piu' lungo tempo, e che sopra questo primo elemento sono portate ad un maggior grado, la malattia ordinariamente perviene ad un maggior grado di malignita'. Tutto questo basta per rifiutar gl'Autori, che pretendono che questa malattia sia particolare a i Marinari, e che sia prodotta dagli alimenti grossolani dei quali si servono sul mare, dall'acqua corrotta, e dall'aria del mare. Di piu' l'osservazione di tutti quelli, che hanno praticata la Medicina sul mare, prova quanto Eugaleno (17) Willis e i loro settatori s'ingannano, allorche' assicurano che la malattia che descrivono e' propriamente una malattia di mare. Si puo' dire l'istessa cosa delle differenti specie di Scorbuto che Boerhaave fa venire dalle cause delle quali qui di sopra noi abbiamo gia' parlato.
      Ma noi abbiamo da fargli dei rimproveri molto piu' severi; perche' le loro Opere piuttosto che essere utili a i pratici, allorche' hanno da trattare il vero Scorbuto, sono piu' tosto pericolose. Io credo, che non vi sia bisogno d'altra prova che la lettera di Kramer al Collegio dei Medici di Vienna. La loro dottrina ha posto in errore alcuni dei migliori scrittori; per un solo esempio io citero' Sinosseo. Quest'Autore ha descritta la malattia dopo l'osservazione; ma egli ha presi male a proposito i suoi rimedj in questi Autori. Sono moralmente sicuro che senza questo ella non sarebbe stata ad un cosi' alto grado in cui ella lo fu allora a Cronstad, ed al quale ordinariamente arriva tutte le primavere: parendo, che diminuisca ogni anno in questa Citta' piuttosto mediante la mutazione del tempo, che per mezzo dei soccorsi dei Medici.

III. La cura delle malattie scorbutiche contratte sopra il mare, o sopra terra, e' intieramente la medesima. Per convincersene non v'e' che da leggere le osservazioni di Bachstrom, e di Kramer, e molte altre istorie riportate in questo Trattato. Si vedra' ancora che i primi rimedj, che il caso fece scoprire al volgo, e che sono stati raccomandati dai primi Autori, oggi giorno sono i piu' stimati, e i piu' efficaci. Ogni Pratico che ha trattate simili malattie non ha bisogno d'altra prova di questi fatti, che della sua esperienza. Finalmente se e' necessario d'aggiugnere l'Autorita' a queste prove convincenti, io alleghero' quella del dotto Signor Mead (18). Gl'avvenimenti straordinarj riportati nei viaggi di Milord Anson, lo porteranno a fare delle esatte ricerche sopra questa materia. Egli si trattenne con questo Signore; esamino' gl'originali delle osservazioni de suoi Chirurghi, e concluse in conseguenza che questa malattia era la medesima che lo Scorbuto di terra, e che non differiva se non nel grado di malignita'
      Se si obietta a questo, che quantunque lo Scorbuto di mare si ritrovi sovente sopra la terra, e quantunque sia, come e' stato provato dimostrativamente la sola malattia descritta dai primi Autori come particolare a i paesi freddi e paludosi che abitavano, se si obietta dico, che s'intende nientedimeno per quel che puo' esser chiamato Scorbuto di terra, per distinguerlo dal primo, una malattia o una classe di malattie i di cui sitomi sono differenti da quelli dello Scorbuto di mare, e dei paesi paludosi; allora e' necessario di definire, di descrivere, e di caratterizzare questa specie singolare, a fine di distinguerla dalla prima. Questo sarebbe rendere un gran servizio al genere umano, ma quest'e' quel che verun Medico ha fatto fin qui. Gl'Autori moderni i piu' celebri, come Boerhaave, Hofmanno e Pitcarnio non hanno fatta veruna distinzione di questa specie, ne' nelle cause, ne' pure nel diagnostico, ne' in veruna parte della descrizione, che danno di questa malattia. Io cito questi Autori, perche' hanno avuta una pratica molto estesa, oltre il vantaggio d'aver letti tutti i libri che sono stati scritti sopra questa materia.
      Si puo' dire ancora che vi sono certe malattie, come l'eruzioni cutanee, delle ulceri, una specie di mal di denti ec. alle quali da lungo tempo si e' dato il nome di scorbutiche, termine introdotto da i nostri Predecessori, del quale la maggior parte dei Pratici son convenuti di servirsi oggi giorno, e che forse necessario di conservare, non essendo cosi' facile d'assegnare un nome proprio a ciascheduna malattia, o al caso di ciascun malato in particolare. Per rispondere a questo, bisogna subito esaminare in qual maniera, e in qual tempo questo termine divenne si' generale e perche' queste ulceri, la rogna ec. furono nominate scorbutiche. Io credo, che non vi sia alcun dubbio, che subito si dia questo nome alle ulceri, e all'eruzioni cutanee, che non cosi' prontamente cedono a i rimedj (19). Musgrave (20) ci fa intendere che il timore dello Scorbuto, nell'ultimo secolo, aveva si' fortemente spaventata tutta l'Europa, come dalle formule dei Pratici di quel tempo viene dimostrato, che tutta l'arte Medica pareva fosse stata impiegata a combattere questa generale calamita', si credeva, che si sarebbe unito a tutte l'altre malattie (21) e che averebbe loro comunicata la sua malignita'; Sicche' questo termine fu originariamente consacrato dall'ignoranza e dalla falsa idea che questa malattia fosse estremamente generale. In verita' noi averebbamo qualche pena a concepire come Autori, le di cui opinioni sono si' assurde, tal che quelle, che si son riguardate come le migliori sopra lo Scorbuto, e che hanno introdotto questo nome generale, siano potute arrivare ad un cosi' alto grado di reputazione, se noi non sapessimo per esperienza quanto si e' portati ad ammirare tutto cio' che e' straordinario. Pare che noi abbiamo la facolta' di scorgere gli errori leggieri, mentre che le maggiori assurdita' ci feriscono, ci sorprendono, s'impadroniscono della nostra ragione, e fanno della verosimiglianza, un nuovo motivo di credenza. Poche persone oggi giorno vogliono impiegare il loro tempo alla lettura di questi Autori: Cosi' il loro merito e' poco esaminato, e si stimano sopra la fede degli altri.
      Se s'obietta ancora che la denominazione di queste malattie deve esser conservata, perche' ella e' generalmente ricevuta oggi giorno, io rispondero', che sul medesimo principio si puo' conservare i termini i piu' ridicoli in tutte l'arti. Questa medesima difficolta' si presento' al Cancellier Bacone, e a i primi riformatori delle scienze in Europa. La dotta ignoranza del loro secolo (se e' permesso d'esprimersi cosi') era ascosta sotto il denso velo d'un giargone intelligibile. Ma per la solida restaurazione delle scienze s'accorsero, che era necessario di bandire tutt'i termini, che ad altro fine non erano stati introdotti, che per occultarne le imperfezioni.
      Vi sono poche persone che abbiano avuta occasione di leggere piu' Autori di me sopra lo Scorbuto. Vi sono pochi libri, ovvero osservazioni sopra questa malattia che io non abbia vedute. Ora tutte le novita' son soggette alle contradizioni: Io non mi sarei esposto ad avanzare una dottrina sraordinaria, se con qualche sorta di convenienza avessi potuto caratterizzare qualche specie di Scorbuto differente da quello, che fa il soggetto di questo trattato. Ma allorche' io volsi tentare di farlo, non trovai neppure due Autori che fossero d'accordo, la cui dottrina fosse stabilita sopra dei fatti, e delle osservazioni. Io osservai, che dieci casi, a i quali dieci Pratici davano il nome di scorbutici, esaminati, e paragonati non avevano neppure la minima analogia gli uni con gl'altri. In questa occasione, averei potuto seguire l'esempio d'alcuni Autori, e disapprovando le prime distinzioni, introdurne delle nuove conformi all'opinione ricevuta nel paese (e cosi' addotando gl'errori volgari averei procurato di stabilirli e confermarli), o a dei nuovi principj, e allora averei potuto moltiplicare gl'assurdi come fa qualche pratico particolare che crede essere in diritto di dare a quel che gli piace il nome di Scorbuto, senza esser fondato per farlo ne' sopra l'autorita' dei buoni Osservatori ne' sopra i veri principj della Medicina.
      Un trattato completo sopra le cause, la cura ec. di tutte le malattie alle quali comunemente si da' il nome di Scorbuto, sarebbe d'una grande utilita'; Ma questa non e' una cosa facile a farsi, e averebbamo potuto egualmente aspettarci che un Autore, il quale fosse vissuto in un paese o in un tempo, in cui s'attribuivano a i sortilegj le malattie le piu' ostinate, e le piu' straordinarie, e che si fosse data la pena di bandire dalla Medicina simili errori, avsse potuto darci un trattato di malattie, e di fenomeni differenti che erano attribuiti a questa malattia immaginaria.
      E' stata cosa ordinaria dei Pratici ignoranti, e pigri, il riportare tutti i casi nei quali non intendevano ne' l'una, ne l'altra di questee cause. Quest'e' l'osservazione d'un dotto Pratico moderno (22). Per quel che appartiene alla necessita' di ritenere il nome, se si vede che una parola vuota di senso sia necessaria in Medicina; si vulgus vult decipi decipiatur: io non ostante mettero' avanti gl'occhi gl'effetti perniciosi di questi termini vaghi, e indeterminati. Se l'utilita' del genere umano non e' un motivo sufficiente per fare abbandonare tali denominazioni, io temo forte che ogn'altra ragione sia inutile.
      Primieramente i giovani Pratici, e gli studenti di Medicina credono non ignorar niente della loro arte, da che sanno questo nome generale di Scorbuto, che comprende quasi tutte le malattie; perche' nelle differenti farmacopee, si' comuni oggi giorno possono trovare un gran numero di formule per la cura di questa malattia.
      Secondariamente i vecchj Pratici riportando allo Scorbuto (23) molte differenti, e singolari malattie, impediscono i veri progressi della loro arte. Non ostante non vi e' che un solo mezzo mediante il quale si possa sperare di perfezionare la Medicina. Questo mezzo consiste nell'Istoria esatta, e fedele delle malattie, accuratamente distinte l'une dall'altre, su l'esempio dei Botanici nella descrizione delle Piante. Le malattie della pelle oggi giorno compongono una classe molto numerosa. G1'antichi si son presa molta pena per distinguer l'une dall'altre; ed hanno trattata lungamente questa materia. Ma i Moderni dal maggior grado della lebbra, fino alla rogna e alle volatiche ordinarie l'hanno poste quasi tutte sotto il nome di Scorbuto (24). Con queste hanno confusa la gotta rosacea, la tigna, la maggior parte delle eruzioni cutanee ordinarie nella primavera, l'erisipela ec. E' stato riguardato ancora lo Scorbuto, come la causa delle ulcere dysepulotiche (25) sopra tutto di quello delle gambe, e di molte altre malattie la di cui natura e' delle piu' opposte al vero Scorbuto. Le cause di tutte queste differenti malattie convenevolmente non possono esser poste sotto veruna delle divisioni dello Scorbuto che sono state introdotte fin qui, e per questo mezzo non si puo' neppure conoscere la loro natura particolare, che e' quel che assolutamente e' necessario per la loro cura.
      In terzo luogo finalmente per mezzo di queste vaghe distinzioni sono arrivati a confondere il vero Scorbuto, in maniera tale che alcune volte i migliori Pratici allor quando si presenta non lo riconoscono. Questa fu la causa della morte di tante migliaja di Tedeschi in Ungheria (26) ove il Medico dell'Armata, e tutto il Collegio dei Medici di Vienna col soccorso di tutti i libri che sono stati scritti sopra questa materia, non potettero in veruna maniera rimediare a questa terribile calamita'. Per questa medesima ragione, un gran numero di malati sono tutto giorno trattati in una maniera poco convenevole come devono averlo osservato quelli che conoscono lo Scorbuto; come pure ne son venuti ancora i perniciosi metodi stati raccomandati sul mare, e che sono stati troppo spesso messi in pratica.

NOTE DELL'AUTORE AL CAPITOLO TERZO
(1) Ved. Part. III.
(2) Ibid.
(3) Si deve fare attenzione alle differenze che necessariamente devono trovarsi fra le descrizioni date dai Medici, e i dettagli dati da Persone di mare.
(4) Dodoneo, Foresto
(5) Ronseo.
(6) Praxis Medica, & Observationes.
(7) Angli maritimis commerciis dediti, & natura potissimum stomacace affliguntur. Sive id fit cerevisiae potu ex aquis palustribus coctae, sive ex aeris putredine, coelique nebulis, aut vaporibus, huius nosri instituti explicare non est. Historia stirpium.
(8) Ved. part. III, Cap. 1.
(9) Holandiae itaque peculiari dono natura dedit provetum laetum Britannica herba (in seguito la chiama coclearia), quam praesentanei remedii vim praebere in profliganda sceletyrbe, & stomacace experiuntur, cum incolis exteru quoque quibs malis dented labuuntur, genuum compages solitur, artiis invalidi fiunt, gengivae putrescunt, color genuinus, & vividus, in facie disperit, livescunt crura, ac in tumorem latum abeunt. Hist. Bataviae Cap. 15.
(10) Vedete le osservazioni di Pringle sopra le malattie dell'armate, pag. 10.
(11) Acta Haffnien. vol. 5, Obs. 75.
(12) Kramer.
(13) Sincree.
(14) Nitzch.
(15) Vedete la lettera del Sig. Granger part. 2, Cap. 2.
(16) Part. 2, Cap. 2.
(17) Eugaleno praticava a Embdem, e negl'altri luoghi della Frigia Orientale, ove l'aria fredda, umida, e grossolana, le acque crude, e mal sane delle quali si servono gl'abitanti della Costa, e il crassus, & nauticus victus, per servirmi dei suoi termini rendevano lo Scorbuto generale. Non ostante bisogna convenire che questa malattia gia' mai ci fu cosi' epidemica, ne' cosi' fatale che sopra i Vascelli. Tutte le cause, alle quali Eugaleno attribuisce, si trovano riunite, e portate al maggior grado sul mare che su la terra. Di trecento cinquanta uomini la di cui sanita' era confidata alla mia cura, ottanta furono attaccati da questa malattia; io ho veduti mille scorbutici in un medesimo Spedale, ma non ho gia' mai osservato che veruno di loro avesse le malattie descritte da Eugaleno. Di tutti quelli che hanno praticata la medicina sul mare non ho veduto persona che adotti i principj di questo Autore, e che supponga che tutte le malattie siano complicate con lo Scorbuto; veruno di loro pretende che le malattie le piu' straordinarie che si presentano sul mare siano (come Eugaleno lo supponeva a Embdem, e a Amburgo) lo Scorbuto ascosto sotto ingannatrici apparenze, e che queste non possino esser guarite senza gli antiscorbutici, i quali di rado mancano in queste occasioni. I nostri Chirurghi dei vascelli, i Medici, e Chirurghi delli spedali di Marina in alcuni dei quali non ci erano meno di mille malati, certamente non averebbero mancato d'osservare l'efficacia degli antiscorbutici, e l'indispesabile necessita' di farne uso. Il giornale de] Sig. Yves e' una prova della varieta' delle malattie, che si presentano sul mare senza la minima complicanza con lo Scorbuto; Ved. al fine del Cap. 1, part. 2. Se come Eugaleno lo pretende, lo Scorbuto mette sovente l'infermo nel sepolcro prima che le gengive, e le gambe siano attaccate, o che compariscano delle macchie sul corpo, quest'e' un fatto che noi non abbiamo mai osservato. Ma quantunque si possa condannare con giustizia Eugaleno, come l'Autore' di questi assurdi, quelli che l'hanno seguito non ostante hanno fatto un maggior male riducendoli in sistema. Sono stati proposti dei metodi, e dei rimedj non solo inutili, ma ancora per la maggior parte molto pericolosi.
(18) Discours upon the scurvy, pag. 77.
(19) Vid. Sydenham
(20) de Arthritide Symptomatica pag. 98.
(21) Ved. la nota n. 2, Cap 1. (una quantita' di Medici del nostro tempo, ancora dei piu' celebri, sono di questo sentimento. Una malattia resiste ella, ai rimedj, ha ella qualche cosa di singolare? Non hann'eglino verun dubio ad accusare un vizio Scorbutico. Credono eglino ancora scorgere questo veleno in tutte le malattie croniche, come altri vedono della malignita' in tutte le malattie acute, ove non conoscono cosa alcuna. E' egli possibile che si faccia illusione a questo punto? Che cosa! perche' una malattia e' ribelle, bisogna necessariamente che ella sia scorbutica, gallica o scrofolosa. Lo sregolamento delle digestioni, il vizio dei denti nei vecchi, le malattie della pelle, le volatiche, ed altre eruzioni cutanee nei ragazzi, i dolori reumatici ec. non potrebbon'eglino sussistere nello Scorbuto? Ma gli antiscorbutici, dicon eglino, riescono alcune volte in questo caso. Sono d'accordo. Ma questi rimedj antiscorbutici non posson eglino dunque guarire che lo Scorbuto? La loro virtu' attenuante, saponacea, aperiente, non puo' ella essere efficace che in questo caso? Cosa si direbbe d'un Medico il quale assicurasse che la cancrena e' della natura delle febbri intermittenti vernali, per aver osservati dei buoni effetti della china in queste malattie? Confessiamolo, dire che certe malattie ostinate sono scorbutiche, questa e' una onesta maniera di confessare che non ci si conosce niente. Ma e' inutile di trattenersi piu' lungo tempo sopra questo soggetto, il Sig. Lind provera' bastantemente quanto questa opinione e' lontana dalla verita').
(22) Mos adeo invaluit ut hodie Medici imperitiores, si quando ex certis signis neque morbum, nec causam eius rite possunt cognoscere, statim Scorbutum praetendant, & pro causa scorbuticam acrimoniam accusent. Deinceps non raro accidit, ut adfectus quidam saepe plane singularis, cui portentosa spastico-convulsiva iunguntur symptomata, in artis exercitio occurrat, & tunc usu receptum est, ut illum vel ad fascinum, vel ad malum Scorbuticum rejiciant. Frid. Hoffm. Medic. system. Tom. 4, pag. 369.
(23) Notandum est, quod quando multa symptomata numerantur, tunc esse cogitandam de nomine congeriem morborum indicante, ut Scorbutus. Waldischmid Praxis Medic. rationalis.
(24) Il Dottor Pringle osserva con ragione, che il nome di Scorbuto, che si da generalmente alla rogna, e a differenti specie di macchie cutanee ec. e' molto improprio. Osserva, che la rogna e' incognita nei luoghi paludosi dei Paesi bassi, ove il vero Scorbuto e' molto frequente, e molto cattivo. Nel vero scorbuto (dice) vi e' sempre una putrefazione d'umori, lenta, ma generale, in luogo che la rogna, e le macchie cutanee attaccano le persone i di cui umori sono molto differentemente costituiti. Le vere macchie scorbutiche sono d'un colore livido, non sono niente coperte di croste, ne' s'alzano punto sopra la pelle ec. ved. il cap. sopra la rogna nelle Osservazioni sopra le malattie dell'Armate. Nell'Appendice osserva che lo Scorbuto muriatico, e putrido niente differiscono l'uno dall'altro, e che la specie di qteesta malattia, che si suppone venire da un acido, e' molto impropriamente nominata.
(25) Si da il nome di Dysepeulotiche alle ulceri che difficilmente cicatrizzano.
(26) Vide Krameri Epist. de Scorbuto.

 


CAPITOLO QUARTO
      Dello scorbuto contratto nel seno della madre, ereditario, e contagioso.

Sopra le cause, e la propagazione di questa malattia vi sono stati differenti sentimenti. Alcuni hanno creduto che si contraesse nel seno della madre, e che parenti scorbutici ne trasmettessero a i loro figli i terribi1i semi. E' stato pensato ancora che qualche volta questa malattia riconosceva la sua origine da un nutrimento Scorbutico.
      Horstio (1) aveva un discernimento cosi' penetrante, che s'accorse che l'avo poteva infettare il suo nipote, quantunque il suo proprio figlio fosse esente da questa malattia. Attribui' il progresso del contagio in Olanda al costume che vi e' di darsi dei baci salutandosi. Riguarda con compassione la sorte degl'infelici fanciulli, che tutto il mondo e' obbligato ad abbracciare, temendo d'offendere la loro famiglia. Non e' niente sorpreso che questa malattia sua si' comune nelle citta' anseatiche (*) e nella bassa Sassonia , non servendosi a tavola, che d'un solo bicchiere, essendovi quasi sempre fra i convitati qualche Scorbutico, le di cui gengive son putride, e la di cui saliva puo' infettare tutta la compagnia. Sennerto assicura che si comunica per mezzo degli amplessi venerei. Boerhaave, Hoffmanno e quasi tutti gli Autori la riguardano come una malattia contagiosa. Carleton credeva che la maggior parte delle persone la contraessero piu' per contagio che in qualunque altra maniera.
      Molti di questi chimerici sentimenti non richiedono alcun serio rifiuto. Non vi e' in effetto niente di piu' probabile che lo Scorbuto sia quel che si puo' chiamare una malattia ereditaria, o contratta nel seno della Madre. Di rado noi vegghiamo che arrivi ad un alto grado senza l'influenza d'alcune cause esterne sensibili, l'esperienza fa vedere che allor quando e' leggiero e incipiente si puo' il piu' delle volte prontamente, e facjlmente guarirlo.
      E' molto importante d'esaminare sollecitamente, se e' realmente contagioso, come arditamente l'hanno assicurato la maggior parte degli Autori; Non si possono conoscere gl'effetti dei veleni contagiosi, che a posteriori; i ragionamenti a priori non servono a niente. Questi Autori dunque averebbero dovuto darci delle Istorie contestate da persone che fossero state infette in questa maniera, senza che le altre cause che tutto giorno producono questa malattia ci avessero niente influito: Ma quest'e' quel che non fanno in veruna parte. Noi al contrario vegghiamo, che per tutto ove e' stata generale questa calamita', si e' riconosciuto, che ella era dovuta a delle cause potenti, e universali, e che nel tempo in cui e' stata maggiormente epidemica, quelli che hanno prese le misure convenienti per sottrarsi dall'influenza di queste cause, non ne sono stati niente attaccati. Quest'e' la ragione per cui in Ungheria, ove fece si' grande strage, non e' gran tempo fra le truppe Tedesche, il Medico dell'Armata fu sorpreso che nessuno ufiziale ancora il piu' subalterno ne fosse attaccato. (2)
      Nel mare, ove la frequenza di questa malattia somministra le maggiori occasioni per decidere questa questione, non e' giammai stata riguardata come contagiosa; se lo fosse stata, e' impossibile che non se ne fossero accorti, o che non fosse conosciuta. Siccome si conoscono per mezzo di funeste esperienze, i progressi rapidi e le grandi stragi che fanno tutte le malattie contagiose, le febbri, le disenterie ec. fra un numero di persone si' strettarnente riserrate per impedire che non si comunichino da vantaggio vi e' il costume di mettere in uso molte precauzioni. Si separano gl'infermi, dal restante dell'equipaggio, si gettan via i letti, e gl'abiti di quelli che son morti. Quando si e' arrivati in un porto, si sbarcano quelli che sono attaccati da queste malattie; si pulisce dopo il vascello e si profuma. Ma siccome una lunga, e costante esperienza ha bastantemente provato, che lo Scorbuto non e' niente contagioso, non si prendono giammai queste sorte di precauzioni. Nei casi leggieri, e quando ancora le gengive sono molto putride, si tengono gl'ammalati a bordo, e li' si guariscono. Non vi e' verun esempio che queste persone abbiano giammai infettato il restante dell'equipaggio, o che quelli che sono sbarcati abbiano portata l'infezione nelli Spedali benche' in moltre altre occasioni le malattie contagiose introdotte in quelli Spedali ci facessero grande strage.
      Quando lo Scorbuto e' epidemico sopra del Mare, attacca regolarmente quelli, che da cause manifeste ci son disposti; Di primo lancio non vi e' che i semplici marinari che ne siano attaccati durante lungo tempo, i domestici sovente si sottometton all'istessa sorte, e quantunque si servino dei medesimi bicchieri, e dell'istesso vasellame dei loro padroni, di rado si vede che un ufiziale, ancora il piu' subalterno, ne sia attaccato.
      Io potrei riportare molti fatti ben testimoniati i quali senza lasciare alcun dubbio, provano, che questa malattia in veruna maniera si comunica ne' bevendo nel medesimo bicchiere, ne' dormendo nell'istesso letto, neppure ancora per il piu' intimo contatto; Ma e' inutile di moltiplicare le prove d'una cosa si' universalmente conosciuta; l'esempio seguente puo' bastare. Un Prigioniere Francese fu attaccato di Scorbuto sul vascello del Re il Salisbury. La putrefazione delle sue gengive era arrivata ad un si' alto grado, che io non ho giammai osservata la simile. La sua bocca ancora in una certa distanza, gettava un fetore insopportabile. Non ostante quantunque bevesse nell'istesso bicchiere e mangiasse nell'istesso piatto, che cinque de suoi compagni, durante quindici giorni, questi non ne furono niente attaccati, e arrivarono al porto in perfetta sanita'.
      Questa malattia neppure si comunica mediante l'infezione dei Cadaveri. Le dissezioni fatte a Parigi (3) dei soggetti i piu' putrefatti morti di questa malattia non hanno mai prodotto veruno effetto di questa specie.
      Da tutto questo si puo' giudicare quanto si sono ingannati gl'Autori, che hanno creduto, che questa terribile calamita' sparsa si fosse per contagio sopra tutta la terra da i paesi Settentrionali di dove ha presa la sua origine.

NOTE DELL'AUTORE AL CAPITOLO QUARTO
(1) Tractatus de Scorbuto
(2) Kramer.
(3) Ved. Memorie dell'Accad. delle Scienze, anno 1699, p. 237.

NOTA DEL TRADUTTORE
(*) Epiteto che si da a certe certe citta' della Germania, le quali hanno stailita fra loro una lega offensiva e difensiva.