COME ASSICURARE LA PROMOZIONE DI CHI MERITA?
(Fulvio Ursini)

      Credo che, se anche l'idea di avere un Collegio dei PO puo' essere motivata dal nobile intento di avere una rappresentanza ufficiale dei Biochimici a vari livelli istituzionali, lo scopo immediato ed impellente e' quello di fornire ad un gruppo di persone autorevoli (la Giunta) la autorevolezza per fare in modo, agendo sui Commissari, che dalle idoneita' emergano i piu' "bravi" o "meritevoli".

      Per raggiungere questo scopo abbiamo stilato uno Statuto e delle regole democratiche per eleggere la Giunta che comunque dovra' far riferimento all'Assemblea. E qui mi sorge il primo dubbio: e' corretto assumere che l'Assemblea voglia davvero che all'idoneita' arrivino solo i "migliori"? Il dubbio e' reso lecito dalla considerazione intrinseca che a priori si e' specificato che meta' dei membri dell'Assemblea non avrebbe i titoli per accedere al posto che attualmente occupa.

      Il contesto della politica della scienza in Italia e' poi drammatico. Credo che a tutti sia chiaro che la volonta' politica sia quella di aumentare la "produttivita' didattica" e diminuire i costi della ricerca, considerati forse superflui nell'attuale situazione di crisi. In pratica, dalla spending review emerge che saremo sempre piu' docenti di Scuola Media (forse Superiore) e meno scienziati.

      Serve quindi, in questo contesto, un nostro sforzo per "migliorare" la biochimica italiana?

Permettetemi qualche altra considerazione pessimistica ma, temo, realistica:
      Non e' ancora stato raggiunto il quorum per l'approvazione dello Statuto.
      Se decideremo di andare avanti e far votare la Giunta da un’Assemblea poco interessata, potremmo avere forse ancora meno successo. La Giunta quindi, se anche ci sara', non sara' rappresentativa in quanto non legittimata da una maggioranza. Se pensiamo poi che le "delibere" o le "indicazioni" di questa Giunta, pur ratificate dalla Assemblea come vuole lo Statuto, saranno facilmente recepite dai Commissari sorteggiati, siamo (a mio parere) probabilmente ingenui.
      Ho poi calcolato, su una base puramente teorica dei possibili candidati all'abilitazione -ricordando che il Governo ha praticamente disconosciuto le mediane- che ci vorrebbero circa quattro anni dedicando 20 minuti a candidato, lavorando otto ore al giorno e considerando i week end e le meritate ferie.
      Volendo identificare un numero realistico di "migliori" in tempi ragionevoli la Commissione non potrebbe quindi che operare solo sui dati bibliometrici con un approccio computazionale ed adottando soglie ben piu' alte della mediana.
      Questa selezione (o "decimazione" meritocratica) pero' non verrebbe facilmente accettata dai "referenti" degli esclusi che probabilmente sono loro stessi ben sotto la mediana, si ritrovano nel gruppo dei non approvanti il Collegio e per questi motivi non riconoscerebbero la autorevolezza di una Giunta che suggerisse alla Commissione la soglia elevata.

      Da tutto questo e' facile prevedere che ci saranno un'enormita' di idonei in un range di qualificazione enorme ed una distribuzione asimmetrica della gaussiana con uno skewing per i bassi valori . Decideranno allora le sedi, con buona pace della meritocrazia. La qualita' complessiva della biochimica italiana verra' quindi a dipendere unicamente dal budget delle sedi e non dalla reale valutazione scientifica. Lascio a voi la conclusione in funzione dell’auspicato "miglioramento" della biochimica.

      Mi domando se nell'attuale contesto, per il prestigio non solo della nostra materia ma della ricerca accademica in Italia, non sia il caso di applicare veramente la "meritocrazia". Ma questo deve avvenire a livello di Atenei e Dipartimenti, e non con i banali parametri premiali per ricerca e didattica dell'ANVUR che portano qualche soldino di FFO, ma con l'unica vera base della competizione: la qualita' del prodotto (il giovane formato e la produzione scientifica) che stimola la domanda di quel prodotto non standardizzato su base nazionale.

Non vedo, in conclusione, altra soluzione per fare del bene alla scienza ed alla cultura di questo Paese di adoperarci, ricordando Einaudi nei primi anni 50, per la abolizione del valore legale del titolo di studio. E' questo l'unico sistema per mettere in vera competizione gli Atenei che dovranno essere motivati, per produrre migliori laureati e quindi in funzione della domanda del loro prodotto, all'acquisizione dei migliori docenti che siano anche i migliori scienziati per massimizzare la qualita' dell'offerta formativa. Allora non serviranno piu' i concorsi e la "trasparenza"; ci penseranno gli Atenei a trovarsi i migliori docenti, se vogliono sopravvivere.

      Ci si riuscira' mai?

      Quello che oggi si puo' concludere e' che con questa maratone di abilitazioni non si favorisce altro che un appiattimento da cui sara' sempre piu' difficile risollevarsi.