Societa' Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare
 
 
 
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  Votazioni per il documento SIB su Gaza, limitatamente alla richiesta di interruzione delle collaborazioni scientifiche con le istituzioni israeliane (il testo integrale della versione preliminare e' riportato piu' in basso in questa pagina)  
  A) "... constatiamo che nel nostro paese molti scienziati auspicano, con buone ragioni, l'interruzione della collaborazione scientifica con lo stato d'Israele ..."  
  B) "... e con rammarico auspichiamo l'interruzione della collaborazione scientifica con lo stato d'Israele ..."  
     
   
   
 
 
 
Testo dell'appello (versione preliminare)

Come scienziati nell’ambito delle Scienze della Vita e della Medicina e membri della Società Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare (SIB) assistiamo con angoscia alla distruzione della terra di Gaza dove la dignità umana è stata definitivamente calpestata e le bombe hanno scavato abissi nelle coscienze di tutti noi.

Di fronte al brutale massacro di civili inermi avvenuto il 7 ottobre 2023 da parte di Hamas, l'attuale governo israeliano ha intrapreso un'azione militare che ha oltrepassato ogni soglia di comprensibilità, sia per la sua violenza e durata, sia per il coinvolgimento di un numero inaccettabile di civili. Come ha detto lo scrittore israeliano David Grossman: "...davanti a tanta sofferenza il fatto che questa crisi sia stata iniziata da Hamas il 7 ottobre è diventato irrilevante...Israele sta precipitando nell’abisso”. Oltre alle vittime dirette del conflitto, l'intervento dell'esercito israeliano ha provocato una devastante crisi umanitaria a Gaza, infliggendo condizioni di carestia estrema e ostacolando l'accesso degli aiuti umanitari a una popolazione stremata dalla fame e dalle malattie. Dopo 1 anno e mezzo di bombardamenti più di 50mila persone, di cui oltre la metà sono donne e bambini, sono state uccise, e quasi 150mila ferite. Inoltre, 2 milioni di civili palestinesi sono stati sfollati e continuamente spostati e almeno 10 mila bambini hanno perso i genitori.

La distruzione non ha risparmiato scuole e università, privando chi finora è sopravvissuto delle possibilità di istruzione e crescita culturale e professionale, ed ha decimato con la popolazione anche le competenze e capacità professionali del paese, insieme con quasi 300 membri dell’ONU, uccisi spesso insieme alle loro famiglie (insegnanti, medici, ingegneri che lavoravano nella logistica e nell’informatica). Sono stati uccisi più giornalisti in 1 anno e mezzo che in tutte le guerre svoltesi in Vietnam, nei Balcani e in Afghanistan messe insieme, creando un vuoto culturale e di informazione non soltanto a livello locale ma mondiale.

La risposta del governo israeliano al pur gravissimo attentato del 7 ottobre 2023 ha superato ogni esigenza difensiva ed è stata condannata dall’Assemblea Generale dell’ONU e dal suo segretario Antònio Guterres. Inoltre sono in corso i procedimenti per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nella Striscia di Gaza contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia e contro il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e contro il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant presso la Corte Penale Internazionale nei confronti dei quali è stato emesso un mandato di cattura internazionale. A riprova della sua imparzialità la CPI ha emesso analogo provvedimento nei confronti del comandante di Hamas. Esprimiamo la più grande fiducia in questi organismi internazionali e riteniamo molto grave il fatto che ne vengano ignorati i provvedimenti.

Riteniamo che la sicurezza di Israele e il suo diritto all'esistenza sarebbero molto meglio tutelate se lo stato d’Israele garantisse anche al popolo palestinese sicurezza e, soprattutto, prospettive di futuro, nell’ambito di una soluzione che preveda due stati o un unico stato plurietnico, per quanto nell’immediato queste soluzioni possano apparire difficili.

Ci schieriamo convintamente a favore degli intellettuali Ebrei e delle organizzazioni ebraiche israeliane e della diaspora che condannano le azioni del governo israeliano e auspicano una soluzione dell’annosa oppressione della popolazione palestinese residente nella cis-Giordania oltre che dei Gazawi. Questi intellettuali e queste organizzazioni hanno invocato azioni che spingano il governo israeliano ad interrompere le azioni militari contro la popolazione civile palestinese. Riteniamo che la comunità scientifica italiana ed internazionale in risposta a queste invocazioni abbia il dovere di esprimersi con azioni concrete. Già nel recente passato abbiamo aderito ad iniziative che chiedevano l’interruzione delle collaborazioni scientifiche con le istituzioni israeliane, quanto meno quelle finalizzate alla ricerca militare o dual use, così come avviene per la Federazione Russa fin dal 2022. Siamo perfettamente consapevoli che la ricerca scientifica, così come le manifestazioni artistiche, sportive e culturali, unisce i popoli

ma constatiamo che nel nostro paese molti scienziati auspicano, con buone ragioni,
oppure
ma con rammarico auspichiamo
l’interruzione della collaborazione scientifica con le istituzioni dello stato d’Israele, nel convincimento che questa decisione fornisca ai nostri colleghi israeliani, ai quali siamo legati da amicizia e stima, uno strumento per rafforzare la protesta contro il loro governo che molti di loro già esprimono quasi quotidianamente: l’isolamento non può essere soltanto minacciato ma deve essere agito perché il governo israeliano ne prenda atto. I nostri colleghi delle università israeliane sono scandalizzati quanto noi per la sistematica distruzione di università e scuole che ha luogo a Gaza e in cis-Giordania ed apprezzeranno il nostro sforzo per aiutarli a proteggere quelle ancora attive.

Chiediamo con fermezza che gli ostaggi israeliani ancora prigionieri di Hamas vengano immediatamente liberati, che gli aiuti umanitari arrivino subito alla popolazione di Gaza nella misura necessaria e che quest’ultima riceva rapidamente tutta l’assistenza di cui ha bisogno, e che contemporaneamente si giunga a un “cessate il fuoco”, in tutta l’area mediorientale, immediato e duraturo, rispettoso della dignità e dei diritti di tutti i popoli che vi hanno dimora.
 
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