Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia "B"
Seminari Pedagogici On-line per i Docenti

 
UNA RIFLESSIONE SUI METODI DI STUDIO SPONTANEAMENTE ADOTTATI DAGLI STUDENTI:
IL CHIUSONE E LA SBOBINA
spunti di aggiornamento didattico per i docenti dei Corsi di Medicina e Chirurgia

      Contrariamente a quanto di solito presentato su questo sito web, in questa pagina intendo commentare una presentazione effettuata da un rappresentante degli studenti nellla riunione di Novara della Conferenza Nazionale dei Presidenti di Corso di Laurea (31 marzo-1 aprile 2017). Quanto contenuto in questo documento e' pertanto una opinione personale, non suffragata da dati sperimentali, ma, tutt'al piu', dalla mia esperienza di docente.
      In sostanza il rappresentante degli studenti di Medicina e Chirurgia ha rivelato alla platea dei Presidenti di CLM che il metodo di studio mediamente favorito dagli studenti e' la sbobina: lo studio della trascrizione registrata delle lezioni tenute dal docente, di solito in un breve ma intenso periodo di tempo immediatamente precedente all'esame (il chiusone).

      La rivelazione e' stata accolta con generale ma simulata meraviglia: i Presidenti devono rispettare gli obblighi del ruolo. Io sono certo che molti di noi, io per primo, hanno studiato almeno alcuni esami utilizzando il metodo della sbobina e del chiusone (di qui in avanti, per brevità SC). Inoltre questo metodo appartiene da sempre all'universita' italiana, presso la quale in altri tempi era sistematico l'uso di dispense e trascrizioni di lezioni del docente, talvolta addirittura pubblicate da case editrici e copisterie locali.
      Non credo possano esservi dubbi sul fatto che il metodo SC non sia un buon metodo di studio, soprattutto, mi pare, per due ragioni: in primo luogo cio' che e' rapidamente appreso e' spesso rapidamente dimenticato e dura nella memoria l'espace d'un matin, sperabilmente il mattino dell'esame. Si spiega cosi', a mio parere, il fatto che molti studenti che hanno superato l'esame di Chimica e Propedeutica Biochimica, ricordano poco di questa materia il giorno dell'esame di Biochimica; lo stesso vale per l'Anatomia nel giorno dell'esame di Fisiologia, etc. In secondo luogo il metodo SC porta ad uno studio passivo e acritico, volto ad apprendere quante piu' nozioni possibile, nella titale assenza di qualunque problematizzazione del sapere: lo studente anziche' capire problemi cerca di mandare a memoria soluzioni. In aggiunta il metodo SC non e' compatibile con l'apprendimento di altro che nozioni leggibili e ripetibili verbalmente. Non consente, ad esempio, il superamente di un esame di Anatomia Patologica che includa una prova sul cadavere o il riconoscimento di un vetrino, o di un esame di semeiotica medica che includa il riconoscimento di un soffio cardiaco in un paziente.

      Ciononostante il successo indubbio del metodo SC merita attenta considerazione ed il suo superamento non puo' basarsi sulla raccomandazione o anche l'applicazione pratica da parte del docente di metodi teoricamente migliori. E' molto facile discutere di flipped classroom o di problem based learning citando esperimenti didattici svolti in condizioni controllate; molto piu' difficile far cambiare allo studente il metodo di studio che lui preferisce, ed ottenere risultati proficui. Di fatto, a mio parere, al momento il metodo SC non ha reali alternative almeno nell'universita' italiana e conviene quindi perfezionarlo. Le ragioni sono numerose:
1) Il metodo SC e' quello spontaneamente scelto dallo studente. Il metodo scelto dall'utente ha un vantaggio psicologico certo su qualunque metodo imposto o suggerito dall'alto. Ovvero importare la flipped classroom e farla funzionare deve superare un handicap iniziale di fiducia da parte dello studente.
2) Il metodo SC consente allo studente, alla fine delle lezioni, di chiudere la giornata di studio e pensare ad altro. I nostri studenti sono adolescenti o giovani adulti, non professionisti che seguono un corso intensivo di perfezionamento. Fanno, ed e' bene che facciano, molte altre cose oltre a studiare, dallo sport all'amore e all'amicizia, dall'impegno sociale agli hobbies. Molti metodi alternativi prevedono invece un sostanziale impegno dello studente al di fuori della lezione. Se ad uno studente e' richiesto di passare un pomeriggio a preparare la flipped classroom del giorno dopo anziche' uscire con il partner e' ovvio che il suo entusiasmo per il metodo di studio che gli viene proposto sara' scarso. Si noti che il metodo SC massimizza il tempo libero da dedicare alle altre attivita' perche' concentra nel tempo lo studio estraneo alla lezione, liberando i pomeriggi e le serate dei periodi non destinati al chiusone.
3) Il metodo SC svincola il momento didattico delle lezioni da quello dell'esame. Questo e' irrilevante se l'esame segue immediatamente al corso di lezioni, ma e' molto vantaggioso in caso di separazione temporale tra i due momenti. Ad esempio molti nostri studenti rimangono un po' indietro e si ritrovano a seguire le lezioni di un anno di corso successivo a quello del quale preparano gli esami.
4) Il metodo SC e' molto adatto qualora lo studente venga bocciato ad un esame. Un esame non superato e' una tipica causa di ritardo che mette lo studente nella condizione descritta nel precedente punto 3. Anche nel caso in cui lo studente si avvalga di una sessione di recupero e pertanto il suo studio non si sovrapponga a corsi diversi da quelli per i quali prepara gli esami, la stessa esistenza delle sessioni di recupero implica un'ampia separazione temporale tra le lezioni e l'esame.
5) Il metodo SC consente allo studente che sia rimasto assente ad una o piu' lezioni di recuperarne i contenuti. Questo accade con frequenza, perche' allo studente e' richiesto un obbligo di presenza per il 67% delle lezioni, ed e' quindi considerato tollerabile il 33% di assenze. Nel primo anno di corso e' usuale che gli studenti si immatricolino con grande ritardo rispetto all'inizio dei corsi ed il numero di lezioni mancate puo' eccedere il massimo teorico previsto. In tutti gli anni di corso vengono iscritti studenti trasferiti da altri atenei, ai quali vengono riconosciuti gli esami precedentemente sostenuti. Questo spesso comporta obblighi di integrazioni di esami spesso incompatibili con la logica dei corsi integrati. Anche in questi casi il metodo SC risulta funzionale.
6) Il metodo SC e' molto economico per l'impegno dello studente perche' accoppia perfettamente la preparazione al tipo di esame piu' frequentemente utilizzato (scritto o orale). Di fatto l'esame scritto o orale e' sostanzialmente una forma di comunicazione narrativa, nella quale lo studente riferisce una serie di nozioni e ragionamenti appresi. Peggio ancora l'esame a quiz, che non richiede neppure di ripetere un ragionamento (anche se a volte un quiz fatto particolarmente bene puo' giovarsi di un ragionamento). Cambiare questo richiede immaginare modalita' di esame diverse (citavo sopra l'esame di anatomia patologica sul cadavere o quello di semeiotica sul paziente).

      L'ultimo punto della discussione precedente ha implicazioni estremamente rilevanti, che hanno peso politico. Infatti il metodo SC risulta molto economico non solo per lo studente, ma anche per il docente e per la struttura. Superare il metodo SC e' prima di tutto un problema di risorse umane e materiali e in carenza di queste conviene tenerselo ben stretto e migliorarlo, anziche' cambiarlo. E' evidente che includere negli esami prove pratiche anziche' limitarsi a prove svolte con modalita' narrativa, se non addirittura con quiz a risposta chiusa implica un enorme impegno del docente, non soltanto in occasione dell'esame ma durante il corso. L'impegno per la didattica pratica, professionalizzante puo' essere facilmente calcolato come segue: 1 CFU di didattica frontale corrisponde a 12 ore di lezione ex cathedra del docente, piu' 13 di impegno di studio autonomo dello studente. Se un corso ha 150 studenti 12 ore/docente equivalgono a (12+13)x150=3750 ore/studente. Pertanto la didattica frontale classica ha un rapporto di 3750/12 = 312,5 ore/studente per ora/docente. Nel caso della didattica pratica professionalizzante il calcolo e' piu' complesso perche' richiede di fissare un parametro aggiuntivo, la dimensione del gruppo di studenti che il docente puo' seguire nell'evento didattico (si veda la tabella qui sotto). Alcune attivita' possono essere svolte in aula all'intero corso (ad esempio: l'interpretazione di un reperto radiologico o di un elettrocardiogramma); altre invece richiedono gruppi piccoli (ad esempio: l'auscultazione cardiaca effettuata sul paziente). La dimensione del gruppo risulta quindi compresa tra limiti relativamente ampi, supponiamo tra 6 e 150 studenti. 1 CFU professionalizzante di 25 ore implica un impegno in ore/studente pari a 3750, identico a quello della lezione frontale, ed un impegno in ore/docente compreso tra (150/6)x25=625 (per 25 gruppi di 6 studenti ciascuno) e 25 (per l'attivita' svolta in aula a tutti i 150 studenti del corso). Il rapporto ore/studente per ora/docente varia quindi tra 150 e 6(!). Questo rapporto implica un enorme impegno del docente (cioe' della struttura): al suo valore limite di 625 ore/docente per CFU professionalizzante a piccoli gruppi, implica la necessita' di 5 docenti che usino tutte le 120 ore di attivita' didattica previste dalla normativa per erogare un solo CFU professionalizzante a 25 gruppi di 6 studenti! Ovvero richiederebbe 300 docenti per erogare i 60 CFU professionalizzanti previsti nell'ordinamento dei CLM di Medicina e Chirurgia! E questo, naturalmente, nell'assunzione completamente irrealistica che questi 300 docenti svolgessero la loro attivita' didattica soltanto nell'ambito di un CLM; mentre noi sappiamo bene che i nostri docenti sono mediamente impegnati su vari Corsi di Laurea sia in Medicina e Chirurgia che nelle Professioni Sanitarie.

costo delle diverse tipologie didattiche misurato in termini di impegno del docente per ogni CFU erogato
tipologia didatticadimensione grupponumero dei gruppi (per un corso di 150 studenti)ore/docente per CFU frazione dell'impegno docente (120 ore/anno)
frontale classica 150 1 12 10%
professionalizzante in aula 150 1 25 21%
professionalizzante a grandi gruppi 50 3 75 62,5%
professionalizzante a gruppi di media dimensione 15 10 250 208% (richiede oltre 2 docenti)
professionalizzante a piccoli gruppi 6 25 625 520% (richiede oltre 5 docenti)
Fabbisogno complessivo di docenti per un CLM di 150 studenti/anno che eroghi 300 CFU di didattica frontale e 60 CFU di didattica professionalizzante con un impegno medio di 250 ore docente/CFU: >150 con rapporto docenti:studenti pari a 6:1 e impegno esclusivo dei docenti sul CLM (non devono insegnare in altri CdL/CdS)


      Alla luce delle considerazioni sopra esposte, appare a chi scrive che il metodo SC non sia superabile nelle presenti condizioni dell'universita' italiana, e che sia invece opportuno cercare di gestirlo e ottimizzarlo. Alcuni suggerimenti in tal senso sono i seguenti:
1) invitare i docenti a rendere disponibile il materiale didattico e possibilmente l'outline delle lezioni, meglio se con modalita' informatiche: in pratica invitare i docenti a fornire una sbobina ufficiale del proprio corso.
2) Integrare nella sbobina ufficiale la presentazione delle problematiche culturali pertinenti alla materia, utilizzando anche contenuti informatici interattivi; questo puo' riuscire persino piu' facile sul web che nella lezione frontale classica perche' la modalita' informatica facilita la partecipazione individuale.
3) Invitare i docenti a massimizzare, nei limiti del possibile e del ragionevole, il ricorso a modalita' simulate per le attivita' di didattica professionalizzante, utilizzando preferibilmente le risorse di simulazione disponibili sul web (alcune delle quali linkate a questo sito), ed integrare la simulazione didattica nelle modalita' di esame (ad esempio chiedere allo studente di riconoscere in sede di esame un suono cardiaco ascoltato da una registrazione, piuttosto che escludere questa richiesta dalle modalita' di esame o fare un esame sul paziente, poco praticabile). In pratica questo significa che, pur continuando a fare tutta la didattica professionalizzante che riesce a fare, il docente dovrebbe compiere lo sforzo di integrarne una parte (simulata e resa disponibile con modalita' informatizzate) nella sbobina che lui stesso fornisce agli studenti: se la sbobina e' inevitabile ci conviene migliorarla!

      Pagina aggiornata il giorno 7 febbraio 2018.
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