LE TEORIE INFAMI: EUGENETICA E RAZZISMO

 
    LA SCIENZA DELLE RAZZE UMANE.
    Il concetto di razza viene dall'allevamento del bestiame ed era noto fin da tempi molto antichi; ma non era stato applicato all'uomo fino a tempi recenti. Gli antichi greci distinguevano tra "noi" e "loro" soprattutto su base linguistica (gli "altri" erano coloro che non parlavano il greco ed erano chiamati con disprezzo "barbari", cioe' balbuzienti); gli antichi romani distinguevano tra cittadini (cives) e clienti, ma erano disposti ad estendere la cittadinanza romana ai popoli conquistati. Nel medio evo e nel rinascimento la principale distinzione tra "noi" e "loro" era su base religiosa, tant'e' che si cercava di "redimere" mediante la conversione forzata anche i membri di popolazioni, come quella degli ebrei, che si identificavano sulla base della discendenza, oltre che sul credo religioso.
    Il razzismo nel senso corrente del termine si rifa a teorie pseudoscientifiche sorprendentemente moderne: il saggio "The races of men" del medico e antropologo scozzese Robert Knox (1791-1862) fu pubblicato la prima volta nel 1850 (e poi in una seconda edizione riveduta nel 1862), mentre quello del francese Arthur de Gobineau (1816-1882) "Essai sur l'inegalite' des races humaines" apparve nel 1853-1855. Molti commentatori hanno osservato che l'apparire delle teorie razziste seguiva un periodo di grande espansione coloniale ed hanno ipotizzato quindi che fosse in qualche misura politicamente motivato dal desiderio di giustificare il colonialismo. In genere questi autori teorizzavano sulla base di misurazioni di parametri fisici del corpo umano (craniometria e craniologia, misure dei rapporti tra le lunghezze del tronco e degli arti, etc.) e contribuirono a fondare la scienza dell'antropologia fisica. Poiche' pero' sottovalutavano grandemente la variabilita' statistica dei parametri che misuravano, le loro conclusioni si rivelarono del tutto inaffidabili fin da subito, come fu rilevato da molti medici tra i quali l'anatomo-patologo e antropologo Rudolf Virchow (1821-1902), fermo oppositore di tutte le ipotesi razziali.
    Ovviamente, a prescindere dalla (scarsa) credibilita' delle teorie che lo sostengono, il razzismo risulta in molti casi conveniente a chi lo pratica: infatti giustifica pretese e soprusi, fino al genocidio.
 
    RAZZE, ETNIE, POPOLAZIONI E GRUPPI
    Le teorie razziste si basavano su osservazioni empiriche ovvie, quali l'esistenza di gruppi umani contraddistinti da caratteri fisici ereditari osservabili (ad es. il colore della pelle) e su ragionamenti grossolani ma facilmente comprensibili al pubblico, che le facevano apparire plausibili. Il primo problema per una analisi storica di queste teorie e' quello di liberarsi dei pregiudizi e delle facili semplificazioni
    La razza, intesa come gruppo biologicamente definito e' prodotta mediante incroci selettivi, possibili per il bestiame, ma non per le popolazioni umane. Con lo sviluppo delle scienze naturali alla fine dell'ottocento, venne a formarsi il convincimento che fosse possibile identificare le diverse popolazioni umane sulla base di criteri anche biologici, e non solo culturali, religiosi e geografici.
    L'idea, pur se plausibile e anzi apparentemente realistica (si pensi alle differenze fisiche tra i membri delle diverse etnie), era semplicistica ed erronea: studi successivi hanno dimostrato al di la di ogni dubbio che nessuna popolazione umana presenta un grado di omogeneita' genetica comparabile a quello delle razze del bestiame. Uno tra i primi scienziati a stabilire questo punto (e ad opporsi, di conseguenza al razzismo) fu Virchow. Esistono ovviamente popolazioni umane grossolanamente distinguibili per alcuni caratteri fisici, il piu' ovvio ma non l'unico dei quali e' il colore della pelle, che sono definite etnie. Possiamo semplificare il concetto, in questi termini:
la razza e' un gruppo di individui geneticamente cosi' omogeneo che e' possibile identificarne dei tratti genetici comuni e riconoscere singolarmente ogni individuo come membro (o non membro) del gruppo. Nessun gruppo umano presenta un grado cosi' alto di omogeneita' genica, e in pratica le razze sono soltanto artificali, prodotte dagli allevatori o dai coltivatori mediante incroci selettivi ripetuti su molte generazioni.
l'etnia e' un gruppo di individui meno omogeneo della razza, tale per cui pur essendo geneticamente riconoscibile a livello collettivo, non consente di riconoscere in modo certo come membro (o non membro) nessun individuo singolarmente identificato. Il concetto di etnia e' meno ovvio di quello della razza, ma possiamo chiarirlo con un esempio. La popolazione italiana, con l'esclusione degli abitanti della Sardegna, presenta la seguente distribuzione percentuale dei gruppi sanguigni: zero=46%; A=41%; B=11%; AB=3%. Tra gli abitanti della Sardegna le percentuali sono invece: zero=50%; A=26%; B=19%; AB=5%. E' evidente che le due popolazioni sono geneticamente diverse: la frequenza del gruppo A in Sardegna e' poco piu' della meta' che nel resto d'Italia, mentre quella del gruppo B quasi il doppio. Questo identifica la popolazione della Sardegna come un gruppo relativamente distinto dal resto della popolazione italiana dal punto di vista genetico. La differenza genetica identifica i gruppi, ma non e' tale da consentire di identificare gli individui: un individuo di gruppo B potrebbe essere un Sardo relativamente comune oppure un non-Sardo un po' piu' raro. Tutto cio' che si puo' dire degli individui e' probabilistico: una certa combinazione di alleli in un individuo comporta una certa probabilita' che quell'individuo appartenga ad un certo gruppo piuttosto che ad un altro. Questo non vuol dire che i Sardi non esistono o non sono tali, ma soltanto che le evidenze biologiche non ci consentono di riconoscerli altro che in senso probabilistico.
    Ovviamente le etnie si distinguono in genere per criteri non genetici (ad es. la regione in cui abitano o la lingua che parlano) e i criteri genetici caratteristici sono definiti successivamente, quando ci sono. I confini delle etnie sono inoltre assai labili: ai confini delle loro rispettive aree di distribuzione le etnie tendono in genere a mescolarsi, e a perdere le loro caratteristiche genetiche distintive.
 
    A parte va considerato il caso, frequente, del gruppo psicologico-culturale, un gruppo formato da individui che ritengono di avere una origine ed un destino comune, a prescindere dalla loro effettiva struttura genetica (che puo' confermare o smentire la loro pretesa). In molti casi di popolazioni estese e' stato possibile dimostrare che le etnie genetiche tendono a formare anche gruppi culturali: ad esempio il prof. Cavalli Sforza ha dimostrato che gli alberi genetici delle popolazioni corrispondono abbastanza bene ai gruppi linguistici. I membri del gruppo psicologico-culturale possono avere una fortissima identita' di gruppo e desiderare o credere di avere una conseguente identita' biologica (di essere cioe' etnie o stirpi definite) cosa che non sempre e' vera. A volte il gruppo psicologico si da uno statuto ufficiale e delle regole di appartenenza e diventa un gruppo politico normato (dal club degli scacchi ai cittadini di uno stato moderno).
    Un esempio abbastanza peculiare di gruppo psicologico normato e' quello degli Ebrei i quali si sentono membri di una comunita' identificata in parte in base a considerazioni religiose e in parte in base a considerazioni genealogiche (l'essere figli di madre ebrea). Si deve osservare che la discendenza materna e' un concetto genealogico ma non biologico: e' ovvio che l'eredita' dei caratteri e' sia paterna che materna. Sono stati effettuati molti studi interessanti sulla natura dell'ebraicita' ai quali rimando il lettore interessato [1, 2].
 
    CHI E' RAZZISTA?
    Le ideologie razziste del novecento, che si sono rese responsabili dei crimini piu' efferati della storia, erano sistemi teorici totalitari che si appoggiavano sulle scienze della razza (Hitler citava Gobineau come un ispiratore) ma non si limitavano a queste. I loro elementi principali erano i seguenti:
 
l'umanita' e' divisa in razze geneticamente definite ed invariabili nel tempo
le razze possono essere facilmente individuate sulla base di caratteristiche fisiche, psicologiche e morali ben definite
le razze possono essere classificate e ordinate; alcune sono superiori (migliori) altre inferiori (peggiori)
le caratteristiche della razza sono individualmente possedute da ciascuno dei suoi membri; e per converso ogni individuo puo' essere assegnato con certezza alla razza cui appartiene
la progenie di individui di razza diversa (i meticci) e' inferiore, spesso addirittura peggiore del genitore di razza inferiore.
 
    E' superfluo dire che tutte queste idee sono false, ma e' interessante osservare la miscela di elementi oggettivi ma falsi (razze, genetica, etc.) ed elementi soggettivi ed arbitrari (la valutazione di inferiorita'-superiorita'; la responsabilita' oggettiva per cui il membro della razza inferiore e' lui stesso inferiore; le implicazioni etiche che trasformano superiore in buono e inferiore in cattivo). Molte o tutte queste premesse erano presenti nelle teorie razziste, ma la loro associazione non fu mai cosi' ferma come nelle ideologie politiche totalitarie, ed in particolare nel nazismo. Un punto interessante, comune a tutte le teorie razziste, e' il secondo di questo elenco: tutti i razzisti accomunano in modo caotico elementi oggettivi dell'antropologia fisica (ad es. il colore della pelle o la forma del cranio) con elementi della psicologia sociale, spesso soggettivi e mal definiti (il "carattere" dei popoli), e persino con elementi della cultura della popolazione considerata (linguaggio, costumi e usanze). Come conseguenza alle razze vengono attribuiti anche mdi di pensare e di agire ritenuti caratteristici.
    La principale ragione per la quale i regimi totalitari usavano e costruivano il peggio delle teorie razziste e' che sotto questi regimi la scienza e la propaganda erano totalmente asservite e pertanto avevano vita facile anche le teorie piu' false, purche' fossero gradite al dittatore. E infatti mai gli "scienziati" razzisti furono bravi scienziati, ed anzi in molti casi non furono scienziati affatto, basti dire che in Italia il direttore della rivista "La difesa della razza", organo ufficiale del razzismo fascista, era Telesio Interlandi che non era laureato, ed il segretario di redazione era Giorgio Almirante, laureato in Lettere: nessuno dei due era biologo o medico o antropologo o aveva una preparazione almeno approssimativa in questi campi.
 
    L'EUGENETICA: UNA (ERRONEA) TEORIA MEDICA DEL PRIMO NEOVECENTO
    L'eugenetica e' una teoria scientifica nata nel tardo ottocento, come corollario o conseguenza dell'evoluzionismo, ed in particolare dell'evoluzionismo Darwiniano. Il primo scienziato che tento' di formalizzarla fu Sir Francis Galton (1822-1911), un cugino di Charles Darwin, nell'opera "Inquiries into Human Faculty and Its Development" del 1883. Al contrario della maggioranza degli scienziati dell'epoca, Galton non ignorava i principi della probabilita' e della statistica, una scienza che aveva contribuito anzi a fondare e ad applicare ai dati della biologia; e un suo saggio del 1907 si intitola appunto "Probability, the Foundation of Eugenics". La tesi principale di Dalton e' semplice: nella popolazione compaiono a volte individui particolarmente dotati per qualche caratteristica fisica o psicologica; i discendenti di questi pero', in genere, risultano meno dotati del genitore ("regressione verso la media"; una conseguenza del riassortimento dei caratteri ereditari dei genitori). E' possibile ed anzi auspicabile incoraggiare i matrimoni tra genitori ugualmente dotati per evitare la regressione verso la media e favorire lo stabilizzarsi dei caratteri genetici piu' favorevoli; questo dovrebbe portare nel lungo termine al miglioramento della specie umana. E' evidente l'ingenuita', comune con le teorie razziste, con la quale Galton pensava di identificare i caratteri piu' favorevoli a discapito di quelli meno favorevoli. Infatti se l'allevatore puo' selezionare i caratteri migliori delle mucche (ad es. la maggiore produzione di latte) o delle pecore (ad es. la maggiore produzione di lana), lo statista non puo' ne' identificare i caratteri migliori della popolazione umana, ne' forzare i matrimoni allo scopo di incrementarne la diffusione.
    L'eugenetica ebbe una certa diffusione come teoria medico-igienica nel primo novecento ma poiche' era inapplicabile e poiche' ne furono sviluppate implicazioni raccapriccianti ed eticamente inaccettabili (ad es. impedire la riproduzione degli individui meno dotati), in pratica mori' da se. Di fatto una sola applicazione vagamente collegata all'eugentica e' sopravvissuta: il counseling genetico alle coppie formate da individui portatori di malattie genetiche riconosciute (ad es. la beta talassemia), che ha contribuito a ridurre l'incidenza di queste malattie.
    Il nazismo adotto' l'eugenetica mescolandola al razzismo: il mezzo scelto fu il divieto legale dei matrimoni misti, dove per misto si intendeva tra individui di razze diverse; ma neppure il nazismo riusci' ad imporre completamente alla popolazione tedesca questa limitazione.
 
    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E NOTE
    1: The Invention of the Jewish People, Schlomo Sand, Verso (2009) (ed. It. L'invenzione del popolo ebraico, Rizzoli, 2010).
    2: The Beginnings of Jewishness: Boundaries, Varieties, Uncertainties, Shaye J.D. Cohen, University of California Press (2001).

 

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