COME RICONOSCERE LE MEDICINE NON SCIENTIFICHE

 
    Le teorie mediche non scientifiche sono piuttosto varie e disomogenee e non e' possibile fornire criteri univoci per distinguerle da quelle scientifiche: l'analisi deve essere condotta caso per caso. Le piu' difficili da valutare sono naturalmente le teorie a scopo piu' limitato, quali ad es. quelle che negano l'eziologia virale dell'AIDS, che possono essere riconosciute soltanto da un confronto esaustivo dei dati di letteratura. Le teorie mediche non scientifiche piu' globali contengono pero' con grande frequenza errori abbastanza caratteristici, facilmente riconoscibili:
 
    1) SEMPLIFICAZIONE NOSOLOGICA. Una teoria medica che pretenda di interpretare e curare "il cancro" o addirittura "le malattie" senza altre distinzioni e' certamente non scientifica. Le malattie sono infatti tra loro diverse e disomogenee, ed il primo sforzo della scienza medica e' classificarle. L'omeopatia ed il magnetismo riducono tutte le malattie ad una unica categoria, rispettivamente la perturbazione della forza vitale o del fluido magnetico dell'organismo. Questo semplicismo nosologico era gia' obsoleto alla fine del 1700 e divenne rapidamente assurdo: all'inizio del 1900 era gia' ovvio che esistevano malattie dovute a carenze alimentari (le avitaminosi), malattie infettive, malattie genetiche, ed altre ancora e la pretesa che tutte potessero essere curate con lo stesso metodo (magnetico o omeopatico) era gia' inammissibile. Oggi osserviamo spesso medici che pretendono di curare "il cancro", non la leucemia mieloide acuta o il carcinoma del colon, ignorando le grandi differenze di comportamento di queste malattie. Il falso scienziato (in buona o in mala fede) non si accontenta di risolvere un problema: il suo obbiettivo e' "il Problema".
 
    2) SCARSA QUALITA' METODOLOGICA. Molte medicine non scientifiche sono costruite su congetture e ragionamenti basati su una o poche osservazioni empiriche; per sostenerle i loro fautori selezionano i soli dati favorevoli e ignorano o respingono i dati contrari. In molti casi gli stessi dati favorevoli sono incerti o deboli, difficili da riprodurre, e prossimi al limite di sensibilita' del metodo impiegato. Quasi sempre le medicine non scientifiche ammettono soltanto dati clinici e non impiegano o addirittura respingono i dati biochimici o microbiologici, gli studi su animali, etc. Occasionalmente ricorrono a teorie astruse, comprensibili ai soli esperti del campo: ad esempio alcuni omeopati pretendono che la legge delle diluizioni sia spiegabile ricorrendo alle teorie fisiche quantomeccaniche o relativistiche. In linea di massima queste teorie (fondatissime nel loro ambito) non hanno relazione evidente coi fenomeni che dovrebbero spiegare e comunque non sono comprese dai fautori delle medicine alternative che le invocano.
 
    3) INDIVIDUALIZZAZIONE DEI CASI CLINICI. Alcune teorie mediche alternative pretendono che la terapia debba essere individualizzata, cioe' costruita su misura per ogni specifico paziente. Come un vestito cucito su misura da un sarto e' piu' elegante di un pret a porter, cosi' una terapia su misura dovrebbe essere piu' efficace di una generica. Questo concetto, che esercita una certa suggestione sul paziente, non manca di una vaga plausibilita': e' evidente che ogni schema terapeutico puo' richiedere adattamenti per tenere conto delle necessita' di singoli pazienti, che potrebbero essere allergici ad un farmaco, o soffrire particolarmente dei suoi effetti collaterali. Pero' se il concetto dell'individualizzazione viene spinto troppo avanti ogni paziente diventa un caso unico e ogni terapia diventa un esperimento tentato per la prima volta e viene a mancare qualunque base per predirne il risultato. Infatti ogni paziente viene trattato una volta sola (o poche) e la decisione se la terapia e' efficace o meno dipende dal confronto tra il campione dei casi trattati e non trattati (o diversamente trattati); l'individualizzazione rende impossibile il confronto.
    Una vera individualizzazione della terapia e' possibile nel caso di alcune malattie croniche per le quali esistono terapie valutabili su tempi relativamente brevi. In questi casi e' possibile applicare protocolli studiati per i casi singoli, nei quali il paziente viene periodicamente riesaminato e la terapia viene aggiustata di conseguenza; in pratica i riesami successivi usano come "linea di base" i precedenti. Protocolli di questo tipo si applicano, ad esempio, alle malattie psichiatriche croniche per le quali la terapia viene aggiustata sul paziente in funzione della sua risposta ai farmaci che riceve. Un metodo di questo genere non puo' essere applicato se la terapia ha una durata lunga (ad es. la psicoanalisi), o se la malattia, essendo progressiva, non consente il confronto tra le diverse valutazioni successive (ad es. l'aterosclerosi).
 
    4) RIFIUTO O DISINTERESSE PER LE PROVE CONTRARIE. In linea di massima e' possibile provare quasi qualunque teoria se si scelgono le evidenze sperimentali compatibili e si ignorano quelle contrarie, una pratica che gli anglosassoni chiamano "to cherry pick the evidence" (scegliere le prove favorevoli come si scelgono le ciliege piu' mature e si lasciano le altre sull'albero). Anche la teoria cosmologica di Tolomeo, secondo la quale il sole ruota intorno alla Terra puo' vantare alcune conferme (calcolo di posizioni di stelle e pianeti) ed e' quindi mantenibile se si finge di ignorare le evidenze contrarie. L'omeopatia e' quasi paradigmatica in questo senso: ad esempio gli omeopati fingono di ignorare che tutti gli esperimenti sul proving hanno dato esito negativo (cioe' i rimedi omeopatici non producono i sintomi che gli vengono attribuiti) e Hahnemann citava l'esperimento della Cinchona per la malaria ma non quello del succo di limone per lo scorbuto.
 
    5) RIDUZIONISMO E RIDUTTIVISMO. Si chiama riduzionismo la semplificazione per cui si assume che il tutto sia esaurientemente descritto come una somma di parti. Il riduzionismo attribuisce ad un livello di organizzazione semplice i fenomeni osservabili nel sistema complesso: ne sono esempi i modelli iatromeccanico e iatrochimico della medicina seicentesca e i neuroni fi e psi del "Progetto di una psicologia" di Freud. In una teoria coerentemente riduzionistica tutte le proprieta' del sistema sono risultanti (cioe' possedute in piccolo da almeno alcuni dei suoi componenti) e nessuna e' emergente (cioe' posseduta da nessuno dei componenti isolati ma soltanto dall'insieme organizzato).
    Si chiama riduttivismo la semplificazione per cui si assume che i sistemi complessi derivino dall'aggregazione ordinata di poche unita' costitutive semplici. Un esempio di riduttivismo e' l'assunzione diffusa che le caratteristiche anatomo-fisiologiche dell'organismo siano spiegabili come determinate esclusivamente dalla genetica o da fattori ambientali (vedi sotto). L'omeopatia e' riduttivistica in quanto presume che la terapia sia spiegabile mediante il solo principio della legge dei simili (ma non e' riduzionistica in quanto adotta la premessa del vitalismo, che impedisce di ricondurre la fisiologia alla chimica o alla fisica).
    Ipotesi riduzionistiche e riduttivistiche sono ampiamente impiegate nella fisica e non di rado hanno, in quel campo, grande successo. A causa di questo successo esercitarono un grande fascino sui ricercatori di altri campi e in particolare sui fisiologi della scuola tedesca della meta' dell'ottocento che si proposero come obbiettivo di spiegare la fisiologia esclusivamente in termini chimico-fisici. L'impresa, sebbene per molti versi meritoria incontro' grandi ostacoli anche perche' il riduttivismo e' per certi versi antitetico al riduzionismo, e non e' facile conciliarli entrambi nella stessa teoria.
 
    6) DETERMINISMO E AMPIO RICORSO ALLE DIMOSTRAZIONI NEGATIVE. Il determinismo e' discusso in un'altra pagina di questo sito; in questa sede ci interessa il suo uso in connessione alle dimostrazioni negative. Un tipico esempio di dimostrazione negativa e' il seguente: esiste una predisposizione genetica accertata alla schizofrenia; pero' la genetica non spiega completamente il determinarsi della malattia quindi esistono anche fattori ambientali. L'argomentazione e' apparentemente logica ma usa cio' che non si e' osservato (la genetica non spiega tutto) per dimostrare l'esistenza di qualcosa (il ruolo causale dei fattori ambientali): ed e' ovvio che cio' che non si e' osservato non puo' essere usato come dimostrazione di nulla. Dove sta l'imbroglio? Non esiste garanzia della premessa maggiore di questa argomentazione: cioe' che non vi siano altri fattori causali della malattia in questione che quelli ambientali e quelli genetici. In particolare l'uso implicito del determinismo trascura i fattori stocastici (probabilistici). Si consideri l'esempio seguente: il situs viscerum inversus e' una condizione anatomica rara nella quale gli organi interni hanno una disposizione speculare rispetto a quella usuale ed ha un determinante genetico noto: e' causato da un solo gene (inv) ereditabile secondo la trasmissione autosomica recessiva. Dal punto di vista del genotipo la popolazione e' costituita da individui Inv/Inv, Inv/inv (entrambi con fenotipo rectus) e inv/inv. Il fenotipo degli individui inv/inv e' rectus nel 50% dei casi e inversus nel rimanente 50% e sono descritti casi di gemelli monozigoti discordanti (uno col sito rectus, l'altro con l'inversus); inoltre la cosa e' accertata al di la di ogni dubbio nel topo. Poiche' la posizione dei visceri viene decisa nelle prime settimane di vita intrauterina, quando i gemelli monozigoti condividono perfino il corion e la placenta, e' assai difficile immaginare che esistano fattori ambientali capaci di differenziarli. La spiegazione del fenomeno e' semplice: il gene Inv codifica per una proteina che agisce come un organizzatore dello sviluppo embrionale; in sua assenza (individui omozigoti per l'allele recessivo inv) lo sviluppo avviene casualmente e ci sono il 50% delle probabilita' che il fenotipo sia rectus e altrettante che sia inversus. L'unico determinante causale del situs viscerum inversus e' genetico ma il nesso causale e' probabilistico anziche' deterministico; se pero' applicassimo a questo caso la legge di cui sopra arriveremmo all'erronea conclusione che ai fini di determinare il situs viscerum inversus l'ambiente ha una influenza altrettanto grande della genetica.
 
    7) APPROCCIO NATURALISTICO ALLA SCIENZA EMPIRICA. Il naturalismo e' lo studio dei fenomeni naturali come essi si presentano, ed in alcuni casi e' l'unico approccio possibile. In molti altri casi pero' oltre all'osservazione naturalistica e' possibile l'esperimento scientifico, nel quale il fenomeno di interesse viene riprodotto in un sistema a condizioni controllate; e spesso la manipolazione delle condizioni sperimentali chiarisce i rapporti causali tra le variabili. Alcune teorie mediche non scientifiche pretendono che l'osservazione naturalistica abbia lo stesso valore dell'esperimento e si basano sulla fantasiosa elucubrazione su fenomeni noti, mentre negano il valore dell'esperimento come "non naturale". Un campione del naturalismo pseudo-scientifico fu Freud che, di fronte alle critiche rispondeva paragonando la psicoanalisi all'astronomia che, a suo parere, non farebbe esperimenti. Freud era palesemente in malafede: infatti egli conosceva l'esperimento del pendolo di Foucault che citava laddove lo riteneva utile alla sua argomentazione; era inoltre a conoscenza del fatto che l'astronomia ha grandi capacita' predittive (in relazione alla posizione futura dei corpi celesti), mentre riconosceva che la psiconalisi era incapace di predizioni.
 
    8) INTERESSE PREVALENTE O ESCLUSIVO PER LA TERAPIA. La medicina scientifica fa dipendere la terapia dalla diagnosi e la diagnosi da una accurata conoscenza di molte scienze complementari: anatomia, istologia, biochimica, fisiologia, etc. Le medicine non scientifiche mostrano spesso un sublime disinteresse per le scienze complementari della medicina, che interessano poco al paziente e non hanno un immediato controvalore economico. L'omeopatia ha addirittura una sua elementare "scienza" alternativa e incompatibile con la scienza ufficiale; le false terapie anticancro si basano su fumosi ragionamenti, del tutto distaccati dalle conoscenze scientifiche moderne.
 
 
    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
    1: sui determinanti genetici e stocastici del situs viscerum inversus si vedano:
Gedda L, Sciacca A, Brenci G, Villatico S, Bonanni G, Gueli N, Talone C. Situs viscerum specularis in monozygotic twins. Acta Genet Med Gemellol (Roma). 1984;33(1):81-5.
McGrath J, Horwich AL, Brueckner M. Duplication/deficiency mapping of situs inversus viscerum (iv), a gene that determines left-right asymmetry in the mouse. Genomics. 1992 Nov;14(3):643-8.
Layton, W. M., Jr. (1976) J. Hered. 67, 336-338.
 

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