LE DILUIZIONI OMEOPATICHE OGGI

    Le diluizioni omeopatiche divennero da subito il problema piu' ovvio dell'omeopatia. Anche se per qualunque medico la legge dei simili e' altrettanto problematica della legge degli infinitesimi, il problema posto da una diluizione che fa scomparire il farmaco dalla soluzione e' evidentemente piu' facile da apprezzare: dopo tutto il farmaco omeopatico e' acqua fresca, o palline di zucchero e questo colpisce immediatamente il pubblico. Anche la legge degli infinitesimi trovava la sua giustificazione nel vitalismo: Hahnemann pensava che la forza vitale contenuta nel farmaco (o almeno la sua essenza spirituale) fosse responsabile dei suoi effetti, ed e' evidente che una entita' di natura spirituale non puo' essere assoggettata a mere questioni quantitative. Caduta la forza vitale, il problema dell'assenza del farmaco dalla maggioranza dei rimedi omeopatici diventa un grosso ostacolo teorico all'accettazione dell'omeopatia.
    Gli omeopati moderni, con l'aiuto di alcuni chimici e fisici evidentemente interessati alla medicina omeopatica ma poco documentati sui suoi principi, hanno formulato due possibili spiegazioni, non alternative, del funzionamento di preparati che non contengono piu' nessuna molecola del principio attivo:
1) i clusters di solvente;
2) le onde elettromagnetiche.
Nonostante le buone intenzioni dei loro male informati consulenti, le spiegazioni proposte dagli omeopati moderni sono entrambe ridicolmente insufficienti; prima di considerarle in dettaglio e' importante sottolineare alcuni dati di fatto:
- l'efficacia delle terapie omeopatiche nel migliore dei casi e' modesta e non giustifica in nessun modo le presunte proprieta' dei preparati omeopatici: non siamo qui nella condizione di dover spiegare il meccanismo micoscopico e invisibile di un effetto clinico evidente.
- Le prove biologiche dell'azione dei preparati omeopatici sono nulle: in vari esperimenti e' stato richiesto ad omeopati di assumere un farmaco omeopatico o acqua pura e riconoscere il primo dai suoi effetti, e in nessun caso gli omeopati hanno avuto risultati migliori di quelli ottenibili per puro caso. Questo vuol dire che neppure l'esperto distingue attraverso i suoi effetti il rimedio omeopatico ad alta diluizione dall'acqua pura [1], e getta ulteriori sospetti sulla legge dei simili, perche' il rimedio non causa sintomi, e soprattutto non causa i sintomi che gli sono stati attribuiti dagli omeopati e sulla base dei quali viene scelto per curare le malattie.
- A tutt'oggi, nonostante le teorie proposte, non esiste nessun test chimico o fisico in grado di distinguere un preparato omepatico a diluizione media o alta (uguale o superiore a circa 10c-12c) dall'acqua pura (o dal solvente impiegato). Infatti alcuni esperimenti suggeriscono che il preparato omeopatico potrebbe possedere qualche proprieta' fisica che lo distingue dall'acqua pura ma in nessun esperimento e' mai stato possibile identificare un preparato omeopatico ad alta diluizione dalle sue proprieta' fisiche: la differenza tra il preparato e l'acqua, per ora, e' stata notata soltanto da chi sapeva a priori quale era il preparato e quale l'acqua. E' superfluo dire che i farmaci normali sono facilissimi da identificare, con mezzi chimici e fisici.
- Fin dai tempi di Hahnemann, un preparato omeopatico puo' essere somministrato al paziente in almeno tre forme distinte: liquido; liquido adsorbito su globuli o pastiglie di zucchero; per inalazione (il paziente deve annusare [2] profondamente il preparato liquido). Al di la' della loro assurdita', le spiegazioni proposte per l'azione di preparati omeopatici diluiti contemplano soltanto la prima modalita' di somministrazione e sono inapplicabili alla seconda (la piu' usata) e alla terza.
 
 
    I CLUSTERS DI SOLVENTE
    I solventi, ed in particolare l'acqua, sono costituiti da molecole che interagiscono debolmente tra loro e che possono temporaneamente aggregarsi in specie di grappoli o, con termine inglese, clusters. Quando un soluto viene disciolto in un solvente, alcune molecole di quest'ultimo gli si dispongono intorno a formare la cosiddetta sfera di solvatazione, uno specifico cluster ordinato. L'ipotesi proposta dagli omeopati moderni vuole che le particolari modalita' di preparazione dei rimedi omeopatici favoriscano la formazione di sfere di solvatazione vuote (cioe' non contenenti il farmaco al loro interno), che manterrebbero l'attivita' biologica della molecola del farmaco. Questa ipotesi ha un gran numero di punti deboli:
- non esiste prova che i clusters vuoti si formino affatto, anzi l'ipotesi e' assai inverosimile;
- i clusters, vuoti o pieni che siano, sono strutture estremamente instabili, che costantemente si formano e si disgregano;
- quando un farmaco si combina con il suo recettore, in genere perde la sfera di idratazione: anche se i clusters vuoti si formassero, non c'e' nessuna ragione per la quale dovrebbero essere farmacologicamente attivi o comunque utili [
3];
- ovviamente le ipotesi esplicative proposte non sono applicabili per quei rimedi che devono essere dispersi in lattosio solido anziche' disciolti in acqua;
- i clusters non possono evaporare (evaporano molecole d'acqua isolate) e pertanto l'ipotesi non giustifica la somministrazione dei farmaci per via inalatoria;
- le molecole dei clusters si riaggregano in nuove sfere di idratazione se incontrano altre molecole solubili. Questo non succede (in teoria) durante le diluizioni, ma succede quando la soluzione viene usata per imbibire le palline di zucchero o quando viene ingerita dal paziente.
I difetti qui elencati sono piu' che sufficienti per respingere l'ipotesi, quindi conviene fermare qui la discussione, anche perche' una disamina piu' approfondita richiederebbe considerazioni alquanto complesse [4].
 
 
    LE ONDE ELETTROMAGNETICHE
    Mentre l'ipotesi dei clusters vuoti ha almeno il pregio di essere formulata in una forma comprensibile, l'ipotesi delle onde elettromagnetiche e' vaga ed imprecisa. In sostanza gli elettroni delle molecole di solvente che compongono la sfera di solvatazione del farmaco (vuota o piena), essendo queste ordinate, dovrebbero interagire tra loro e muoversi all'unisono, generando un campo elettromagnetico fluttuante caratteristico, che sarebbe responsabile dell'effetto del farmaco, anche a diluizioni alle quali questo non e' piu' presente. Poiche' questa ipotesi non e' alternativa alla precedente, ma dovrebbe completarla e perfezionarla, ne condivide anche tutti i difetti riscontrati sopra. Ne aggiunge inoltre di nuovi:
- le onde elettromagnetiche ipotizzate non sono mai state registrate; inoltre se il preparato emettesse energia in modo continuativo dovrebbe prima o poi "scaricarsi";
- l'accoppiamento tra elettroni (o tra protoni) delle molecole del solvente e' estremamente debole e non puo' ne' contribuire alla stabilita' dei clusters ne' opporsi all'interazione con altre molecole di solvente "vergini" di contaminazioni dovute al soluto;
- l'ipotesi non spiega in che modo le onde e i campi elettromagnetici eserciterebbero l'effetto farmacologico della molecola che dovrebbero sostituire.
 
 

 
 
TEORIE OMEOPATICHE MODERNE

    L'omeopatia ha conosciuto alcuni tentativi di evoluzione, in genere infelici, tra la meta' del XIX secolo e l'inizio del XX; oggi sembra essersi cristallizzata in una versione semplificata della teoria Hahnemanniana originale con occasionali influenze delle piu' implausibili elaborazioni successive. Le elaborazioni piu' plausibili sono state in genere scartate e abbandonate. In questa pagina si accenna a:
gli
omeopati a meta';
le (fantastiche) ipotesi di James T. Kent;
le teorie attuali.
Una storia dell'omeopatia, scritta con imparzialita' e stile gradevole dall'omeopata inglese Anthony Campbell e' disponibile in rete e contiene molte informazioni sui primi due argomenti discussi in questa pagina per chi volesse approfondirli senza affrontare i testi originali.
 
    LA "MEZZA OMEOPATIA" INGLESE
La teoria di Hahnemann si diffuse abbastanza rapidamente in Europa e negli Stati Uniti e entro qualche decennio dalla morte di Hahnemann gli omeopati erano alquanto numerosi. Per l'omeopatia uscire dai confini della Germania significo' affrontare ambienti culturali notevolmente diversi da quello d'origine e questo ebbe non poche ripercussioni sulla teoria. Hahnemann era tedesco e subiva la profonda influenza culturale del romanticismo, la corrente filosofica all'epoca dominante in Germania, vera radice della sua inclinazione al misticismo e al misterico (la natura spirituale della forza vitale, della malattia, del contagio, etc). In Inghilterra era invece ancora viva la tradizione culturale dell'empirismo ed i principali omeopati inglesi, Hughes e Dudgeon, rilessero Hahnemann in questa chiave e preferirono i suoi primi scritti, piu' legati alla sperimentazione pratica, agli ultimi, piu' misterici. All'inizio della sua carriera Hahnemann aveva usato diluizioni modeste, fino alla sesta centesimale (6c), necessarie a ridurre la tossicita' dei suoi preparati, ma non tali da far scomparire ogni molecola del farmaco. Hughes preferi' queste diluizioni a quelle successive e in pratica limito' la teoria di Hahnemann alla legge dei simili. Non mancano nell'opera di Hughes argute note critiche alle esagerazioni metodologiche di Hahnemann e di molti suoi seguaci:

 
"Le innovazioni che un uomo introduce ad un'eta' superiore a settantaquattro anni non sono a priori molto raccomandabili; e il fatto che la prima di esse fu il fissare la 30a diluizione conme la dose di base per tutte le medicine sia per il proving che per la terapia, non ci convince ad accogliere il resto con favore. Io credo che prendere come guida l'Hahnemann del 1830-1843 significhi fidarsi della sua senilita'." (
1: Hughes p. 90-91)
 
"Ma essi [gli omeopati moderni] non pensano di voler seguire Hahnemann nel rifiuto dell'anatomia patologica moderna, come egli rifiutava quella dei suoi tempi." (1: Hughes p. 83-84; si noti pero' che solo tra i mezzi omeopati inglesi l'anatomia patologica era considerata rilevante)
 
"E' stato inoltre osservato che ogni farmaco testato da Stapf e da von Gersdorff causava al primo manifestazioni erotiche e flatulenze al secondo; pertanto la relazione tra questi sintomi, se trascritti da queste persone, e la sostanza e' dubbia." (1: Hughes p. 22)
 
    A causa di queste posizioni che, essendo moderate e rispettose della scienza ufficiale, risultavano critiche nei confronti dell'ortodossia omeopatica,la teoria di Hughes fu sprezzantemente definita una omeopatia a meta', e quelli che la praticavano "mezzi omeopati".
    E' difficile negare considerazione e simpatia ai mezzi omeopati che cercano di correggere gli evidenti errori della teoria alla quale aderiscono e di farla confluire nella medicina convenzionale. I mezzi omeopati sono attenti alle problematiche teoriche dell'omeopatia e alle conquiste della scienza medica convenzionale e cercano una mediazione che si rivelera' alla fine impossibile; per questo le loro posizioni saranno respinte tanto dagli omeopati quanto dai medici convenzionali loro contemporanei. Purtroppo neppure la legge dei simili, fondamento stesso dell'omeopatia, puo' resistere all'evoluzione della medicina nel XX secolo, e questo condanna senza rimedio anche le posizioni moderate dei mezzi omeopati.
 
    JAMES TYLER KENT
James Tyler Kent e'l'espressione di una omeopatia ignorante ed orgogliosamente massimalista tipica degli Stati Uniti all'inizio del XX secolo. Scrisse varie opere, tra le quali le "Lezioni di filosofia omeopatica" sono forse le piu' istruttive e caratteristiche [
6]. Non vale la pena di rileggere in dettaglio questo scritto, un commento dell'Organon apodittico ed arbitrario, ma e' interessante considerarne qualche citazione esemplificativa. L'affermazione

"The bacteria are the results of disease. In the course of time we will be able to show perfectly that the microscopical little fellows are not the disease cause, but that they come after, that they are scavengers accompanying the disease, and that they are perfectly harmless in every respect." (I batteri sono il risultato della malattia. Col tempo saremo capaci di dimostrare inequivocabilmente che questi microscopici esserini non sono la causa della malattia, ma vengono dopo; essi si nutrono di tessuti degradati e accompagnano la malattia, e sono completamente innocui sotto ogni punto di vista).

Questa sorprendente affermazione e' pronunciata (per iscritto) piu' di trent'anni dopo le grandiose e rivoluzionarie scoperte di Koch e Pasteur, evidentemente ignorando il rigore metodologico dei loro metodi; ed e' successiva anche alle prime ricadute terapeutiche e profilattiche di quelle scoperte: i vaccini di Pasteur, esempi di biotecnologia ante litteram, e il salvarsan di Ehrlich, primo chemoterapeutico veramente efficace contro la sifilide.
 
    TEORIE MODERNE
    Gli omeopati moderni e contemporanei si sono distaccati senza clamori dagli eccessi di Hahnemann e Kent, e hanno silenziosamente riformulato la teoria omeopatica in termini meno assoluti; hanno inoltre ridotto, nei fatti, le loro pretese terapeutiche. Hahnemann infatti si opponeva con veemenza alle terapie mediche e chirurgiche dell'epoca, ma questa posizione oggi sarebbe assurda e porterebbe in breve gli omeopati in tribunale. Gli omeopati moderni, pur promettendo mirabilia, applicano in pratica l'omeopatia a malattie minori, intrinsecamente benigne, che non compromettono le aspettative di vita del paziente, ed inviano al medico o al chirurgo i casi clinici piu' seri. Informano il paziente ed il pubblico evitando l'uso di concetti ovviamente screditati quali la forza vitale e in genere spiegano la legge dei simili ricorrendo all'affermazione che "i sintomi sono processi autoriparativi dell'organismo, che vanno incrementati ed appoggiati anziche' eliminati". Hanno dalla loro parte la scarsa tossicita' dei rimedi che prescrivono, specialmente per quanto riguarda i bambini, le donne incinte, gli anziani e le altre categorie di pazienti particolarmente sensibili ai possibili effetti collaterali dei farmaci convenzionali. Inoltre molti rimedi omeopatici sono "naturali" e quindi, nell'immaginario collettivo, "buoni", mentre molti farmaci della medicina convenzionale sono "chimici" o "artificiali" (cioe' prodotti da fabbriche anziche' estratti da piante) e quindi "cattivi". Il pregiudizio contro la chimica, che inquina, produce veleni e adultera i cibi, e' irrazionale: molti farmaci sintetici sono uguali o molto simili a molecole naturali ed hanno il vantaggio di una composizione accuratamente determinata e di un dosaggio preciso. Ad esempio il decotto di digitale, rimedio classico contro gli edemi declivi, deve la sua attivita' al fatto di contenere una miscela di sostanze attive sul cuore ma ha composizione qualitativa e quantitativa variabile ed e' molto piu' pericoloso del farmco che contiene una sola di queste sostanze accuratamente dosata.
    Sia la legge dei simili che quella degli
infinitesimi sono state rivisitate dagli omeopati moderni, per adeguarle al rifiuto dell'ormai definitivamente obsoleta spiegazione vitalistica. Hahnemann sosteneva che la forza vitale non poteva distinguere tra la malattia "naturale" del paziente e quella iatrogena, indotta dall'omeopata con i suoi rimedi; questo consentiva, secondo lui, di sostituire la seconda alla prima e portava la malattia sotto il controllo del medico. Uscita di scena la forza vitale, non c'e' piu' ragione per la quale il paziente non dovrebbe avere due malattie sovrapposte, quella naturale e quella iatrogena, e l'ipotesi originale deve essere rivista. Sembra che questo problema si sia posto alquanto presto dopo la morte di Hahnemann perche' Hughes, gia' nel 1893, criticava le maldestre rielaborazioni della legge dei simili dovute ad omeopati ai quali l'ipotesi di Hahnemann riusciva evidentemente ostica [5].
 
    La RIELABORAZIONE MODERNA DELLA LEGGE DEI SIMILI e' semplicistica: tutti i sintomi sono secondari ed il concetto stesso di sintomo primario e' abolito. Il sintomo secondario e' reattivo e tende a favorire la guarigione; il farmaco omeopatico lo stimola ulteriormente e quindi utilizza i meccanismi riparativi dell'organismo stesso come strumenti di guarigione [7]. L'interpretazione ha alcuni ovvi difetti: non e' vero che i sintomi siano tutti reattivi ne' che tutti i sintomi reattivi favoriscono la guarigione: ad esempio le convulsioni non sono tentativi di guarire l'emorragia cerebrale (ed infatti Hahnemann le classificherebbe giustamente tra i sintomi primari), e le allergie sono effettivamente dovute a reazioni dell'organismo, ma non tendono per questo verso la guarigione. Gli omeopati moderni, consapevolmente o incosapevolmente, costruiscono la loro argomentazione su una generalizzazione arbitraria: non e' possibile discutere i "sintomi" tutti insieme in modo indiscriminato, ed il tentativo di Hahnemann di classificarli in primari e secondari, seppure insufficiente, era meritorio.
    Una conseguenza della virtuale abolizione del sintomo primario e' la parallela abolizione della diagnosi, che gia' negli scritti di Hahnemann aveva scarso risalto:
 
"Homeopathy would be an especially appropriate referral for patients in whom a diagnosis cannot be established. Homeopathy's advantage derives from its individualizing the remedy to the uniqueness of the patient's symptoms, bypassing the need for diagnosis altogether. " (L'omeopathia potrebbe essere particolarmente appropriata per quei pazienti nei quali non e' possibile stabilire una diagnosi. Il vantaggio dell'omeopatia deriva dall'individalizzazione del rimedio per l'unicita' dei sintomi del paziente, che supera del tutto la necessita' della diagnosi.) Gray (2000), "Homeopathy: science or myth?", North Atlantic Books, Berkeley, CA., USA, p.157.
 
    Gli omeopati moderni non sembrano preoccuparsi del fatto che malattie diverse possono avere sintomi simili, almeno nelle loro fasi iniziali, e che pertanto un paziente sofferente di un cancro dello stomaco potrebbe ricevere lo stesso trattamento di uno sofferente di gastrite. Ma i loro pazienti dovrebbero essere avvertiti di questa possibilita' che a loro potrebbe forse interessare.
    In parallelo con le rielaborazioni semplicistiche della legge dei simili e con l'abolizione del sintomo primario, gli omeopati moderni aumentano l'importanza di quei concetti originali di Hahnemann che intendono mantenere, forse a immaginario compenso di cio' che in sordina decidono di abbandonare. Hahnemann aveva sempre sottolineato che la legge dei simili si applica a tutti i sintomi del paziente, ed anzi che i sintomi caratteristici e suoi propri sono piu' importanti di quelli comuni (anche Freud, un secolo dopo, porra' una questione simile). Gli omeopati moderni sottolineano questo aspetto del pensiero di Hahnemann e presentano come un grande vantaggio delle terapie omeopatiche il loro essere "individualizzate" e tagliate su misura per il paziente. E' forse un bene che la terapia sia individualizzata? A prima vista, il paziente potrebbe pensare di si, per la stessa ragione per la quale l'abito fatto su misura dal sarto costa piu' caro ed ha maggior pregio del pret a porter. Ma una riflessione piu' attenta dovrebbe metterci in guardia contro l'individualizzazione eccessiva della terapia: infatti quanto piu' una terapia e' individualizzata, tanto minore e' la sua casistica e, al limite, ogni paziente potrebbe ricevere la sua terapia, diversa da quella di chiunque altro. Questo implicherebbe che ogni paziente e' il primo a provare la sua terapia e che non c'e' garanzia alcuna di successo. La standardizzazione della terapia praticata dalla medicina convenzionale consente invece casistiche estese e costituisce il fondamento della "medicina basata sull'evidenza"; l'eventuale personalizzazione puo' rendersi necessaria se paziente presenta allergie o sintomi collaterali dovuti ad uno dei farmaci impiegati, ma quanto piu' ci si sposta dai protocolli terapeutici meglio studiati, tanto meno si sa dell'efficacia.
 

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    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E NOTE
 
    1: Gli esperimenti nei quali gli omeopati si sono rivelati incapaci di distinguere i rimedi ad alta diluizione dall'acqua pura sono vari; il lettore interessato puo' consultare i seguenti:
Vickers A.J., van Haselen R., Heger M. (2001) "Can homeopathically prepared mercury cause symptoms in healthy volunteers? A randomized, double blind placebo-controlled trial." J. Altern. Complement. Med. 7, 141-148.
Vickers A., McCarney R., Fisher P., van Haselen R. (2001) "Can homeopaths detect homeopathic medicines? A pilot study for a randomised, double-blind, placebo controlled investigation of the proving hypothesis." Br. Homeopath. J. 90, 126-130.
Goodyear K., Lewith G., Low J.L. (1998) "Randomized double-blind placebo-controlled trial of homoeopathic 'provbing' for Belladonna C30." J. R. Soc. Med. 91, 579-582.
 

    2: Sull'assorbimento dei rimedi omeopatici per inalazione si veda Organon VI ed., par.246(nota) e 288; V ed. par.288 e 290.
 

3: Molte evidenze empiriche, tra le quali quelle cristallografiche sono le piu' ovvie, dimostrano che la molecola del farmaco si spoglia della sua sfera di idratazione per combinarsi con il suo recettore, e la coppia farmaco-recettore e' stata paragonata a quella chiave-serratura. Le sfere di idratazione vuote, se esistessero, sarebbero analoghe al calco della chiave e non avrebbero la forma e le proprieta' chimiche necessarie per combinarsi con il recettore; di fatto si avrebbe una inutile coppia calco della chiave-serratura.
 

4: I lettori che hanno familiarita' con la chimica avranno notato che le ipotesi sull'azione dei rimedi diluiti violano i principi della termodinamica. Infatti se si confronta una diluizione non molecolare (sopra 12c) con il diluente si osserva che la composizione chimica dei due sistemi e' la stessa (e' presente in entrambi il solo solvente) e pertanto la differenza, se esiste, deve essere di natura fisica. Il rimedio, grazie alla succussione, dovrebbe essere uno stato termodinamico eccitato del solvente. L'energia delle succussioni pero' e' troppo piccola per produrre uno stato eccitato semistabile: trenta succussioni di un recipiente contenente 100 ml di solvente effettuate manualmente (al modo di Hahnemann) possono fornire all'incirca 5 piccole calorie (meno di una piccola caloria per mole di acqua, se l'acqua e' il solvente, la quantita' di energia necessaria per riscaldare il liquido di 0,05 gradi centigradi). Si deve considerare che il processo delle diluizioni seriali disperde anche l'energia delle succussioni precedenti, nella stessa misura in cui disperde il soluto, e pertanto ogni diluizione successiva possiede soltanto la sua quota di eccitazione meccanica e non eredita nulla dalle precedenti.
 

5: R. Hughes (1893) A manual of pharmacodynamics, VI ed., B.Jain Publ. New Delhi, India, ed. 2001.
 

6: James Tyler KENT
LECTURES ON HOMOEOPATHIC PHILOSOPHY". Il testo e' disponibile sul web
 
7: Sul sintomo come tentativo di guarigione dell'organismo si veda ad esempio:
"[The Similia Principle] makes more sense, however, when symptoms are viewed as attempts on the part of the body to heal itself." (La legge dei simili diventa ragionevole se si considerano i sintomi come tentativi da parte del corpo di guarirsi.) Gray B. (2000) "Homeopathy: science or myth?" North Atlantic Books, Berkeley, CA, USA p.9.
 

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