MERITI ED ERRORI DI SAMUEL HAHNEMANN


    Hahnemann fu un uomo del suo tempo, imbevuto di misticismo romantico e intransigente nei confronti di colleghi, avversari e discepoli; ma non per questo gli si possono negare alcuni meriti importanti, che peraltro gli erano riconosciuti perfino dai suoi avversari, e che sono testimoniati dal grande successo che egli raggiunse nella sua tarda maturita'. I meriti di Samuel Hahnemann devono essere valutati rispetto al contesto della medicina del primo ottocento, della quale egli capi' e critico' lucidamente i difetti e nego' i pregi.
    Tra il XVII e il XX secolo la medicina attraverso' una lunga rivoluzione: con le scoperte degli anatomici e dei fisiologi del Rinascimento [1], la tradizione Galenica era stata in gran parte confutata, ma alle nuove conoscenze non si accompagnava che un limitato miglioramento delle possibilita' terapeutiche. Di fatto all'inizio del settecento il medico sapeva che le teorie antiche erano inadeguate o false e le moderne incomplete, ma non aveva a disposizione farmaci piu' efficaci degli antichi. La farmacologia non rimaneva soltanto indietro rispetto alla fisiologia, ma diventava una sorta di anacronismo illogico: veniva dimostrata sostanzialmente inutile eppure era impossibile sostituirla con qualcosa di meglio. Il settecento porta alla medicina la grande innovazione dell'anatomia patologica [2], che aumenta pero' l'incongruenza tra la conoscenza e le possibilita' terapeutiche, perche' evidenzia delle lesioni che nessun farmaco noto puo' ragionevolmente guarire. I medici ed i chirurghi piu' attenti non mancano di riconoscere la situazione, sia per propria cultura che per l'esperienza quotidiana [3].
    Alcune terapie dell'ottocento erano efficaci: il chinino per la malaria, il succo di limone per lo scorbuto, il decotto di digitale come cardiotonico, l'oppio come sonnifero e analgesico. Altre sono blande: vari decotti vegetali con azione lassativa o diuretica. Molte erano dannose, prima tra tutte il ricorso indiscriminato al salasso mediante flebotomia o sanguisughe.
    Hahnemann riconobbe assai presto nella sua carriera di medico che la gran parte delle terapie in uso erano inutili o dannose e fu un instancabile critico dell'applicazione dei metodi "eroici", terapie esagerate, che spesso portavano il paziente a morte. Critico' le approssimazioni della medicina convenzionale dell'epoca che di fatto usava farmaci senza conoscerne gli effetti e sostenne un approccio piu' empirico, quello del proving, per cui gli effetti di ogni singolo farmaco dovevano essere studiati sugli individui sani. Sebbene l'idea fosse essenzialmente erronea, perche' non c'e' garanzia che l'effetto terapeutico sul malato sia correlato a quello osservato sul sano, era innegabilmente un progresso rispetto all'uso indiscriminato di sostanze attive le cui azioni erano note in modo confuso e approssimativo. Molti medici dell'epoca, anche tra gli avversari dell'omeopatia, riconoscevano ad Hahnemann il merito di aver introdotto un approccio nuovo alla farmacologia, migliore del vecchio [4].
 
    Un altro argomento sul quale Hahnemann profuse ingegno ed alacrita' fu l'igiene individuale e sociale, in un'epoca in cui le citta' erano malsane e le condizioni socio-economiche dei lavoratori erano spesso disastrose. Infatti il primo ottocento in Germania e' legato non solo alla rivoluzione industriale ma anche allo sviluppo delle tesi socialiste che Marx avrebbe di li a poco formalizzato e le raccomandazioni che Hahnemann offriva ai suoi pazienti e pubblicava a proposito dell'igiene sono certamente illuminate e progressiste.
 
    Non va dimenticato che Hahnemann si occupo' anche di terapia dei malati di mente, dimostrando grandi doti umane di apertura e comprensione nei confronti di malati che erano all'epoca emarginati e segregati, in modo spesso inumano. L'esperienza di Hahnemann con i malati di mente fu di breve durata: di fatto era iniziata quando il duca di von Sachsen-Gotha lo aveva chiamato a Georgenthal nel 1792-1793 per occuparsi di un singolo paziente al quale egli era legato, di nome Klockenbring. Poiche' il ricovero dei pazienti psichiatrici era costoso, Klockenbring rimase l'unico ricoverato di Georgenthal e quando egli si riprese dalla sua malattia psichiatrica, l'esperienza di Hahnemann come psichiatra si concluse. L'importanza di trattare il modo umano i malati di mente ed il rifiuto delle stigmate morali e sociali annesse alla malattia psichiatrica attraversava all'epoca l'Europa, ed era una bandiera dei medici francesi all'indomani della rivoluzione; il piu' noto tra gli psichiatri rivoluzionari era Philippe Pinel al quale in genere si attribuisce gran parte del merito della riforma dei manicomi iniziata alla fine del XVIII secolo. Hahnemann partecipo' moralmente a questo processo, ma il suo contributo e' modesto perche' la sua esperienza nel campo fu breve e non porto' ad una riorganizzazione delle istituzioni.
 
    In occasione dell'epidemia di colera che attraverso' l'Europa nel 1830, Hahnemann prese parte al dibattito tra i sostenitori della teoria miasmatica delle epidemie e la teoria del contagio [5], suggerendo con decisione la seconda (approssimativamente corretta) contro la prima (certamente erronea). E' certamente curioso che questo contributo di Hahnemann (che peraltro non era l'unico a sostenere la teoria del contagio), certamente illuminato, sia contrario alle sue ipotesi omeopatiche: infatti Hahnemann aveva sempre negato che la malattia avesse basi materiali, per sostenere che era invece di natura spirituale, come la forza vitale della quale perturbava l'equilibrio; ma negli scritti sul colera egli attribuisce invece la malattia a germi specifici, materialmente esistenti [6]. Forse Hahnemann intendeva sostenere che la forza vitale dei germi era responsabile della perturbazione della forza vitale dei malati. L'ipotesi di Hahnemann e' cosi' inusuale e fuori contesto rispetto al resto della teoria omeopatica che James Tyler Kent credeva di interpretare correttamente Hahnemann sostenendo l'esatto contrario e cioe' che i germi sono innocui.
 
    A conclusione di questa breve disamina si deve osservare che Hahnemann si occupo' di molti temi della medicina della sua epoca e pubblico' vari scritti con tematiche non ovviamente connesse all'omeopatia, nei quali, senza essere un vero pioniere, abbraccio' in genere le posizioni piu' ragionevoli e moderne. Questo Hahnemann non omeopata desta una certa simpatia: e' un medico e uno scienziato intelligente, capace di riconoscere e sposare posizioni di avanguardia. Quando pero' la scienza medica contemporanea va contro la sua creatura, l'illuminato lascia il posto al dogmatico, che rifiuta l'anatomia patologica e si appropria delle poche terapie notoriamente efficaci attribuendo loro una natura omeopatica che non possiedono.
 
 

 
 
IL SINTOMO NELL'IMMAGINARIO OMEOPATICO

 
    Uno strano contributo di Hahnemann alla medicina e' l'elaborazione di una complessa TEORIA DEL SINTOMO, che in parte va a merito e in parte a demerito del suo autore. Il sintomo, ben prima dell'epoca di Hahnemann, era considerato dai medici la guida alla diagnosi: il medico chiede al paziente di riferire le sue sensazioni soggettive (i sintomi), ed effettua l'esame oggettivo per scoprire eventuali anomalie anatomiche o fisiologiche (i segni della malattia); dalla valutazione ragionata dei sintomi e dei segni fa un'ipotesi sulla natura della malattia del paziente (la diagnosi) e mette in atto la terapia ritenuta idonea. Oggi ai segni della malattia abbiamo aggiunto innumerevoli indagini di laboratorio e per immagini, ma il processo non e' sostanzialmente cambiato. Galeno nel II secolo aveva paragonato il sintomo alle orme della lepre, che il cacciatore segue per trovare la preda (la malattia; la diagnosi), e aveva deriso quei medici suoi contemporanei che ritenevano che la malattia fosse fatta di sintomi, chiedendosi ironicamente se la lepre fosse fatta di orme [7]; molto piu' tardi Rene' Laennec (1781-1826) aveva sostenuto che senza diagnosi non e' possibile alcuna terapia razionale [8].
    Per Hahnemann il sintomo era qualcosa di molto piu' grande e fondamentale, sebbene in modo autocontraddittorio e confuso. Dipanare il pensiero di Hahnemann significa calarsi in ragionamenti e speculazioni in gran parte infondati; ma non farlo significa perpetuare le confusioni degli omeopati moderni, assai meno versati nel ragionamento del loro maestro.
Considereremo i seguenti aspetti del pensiero di Hahnemann:
la relazione tra sintomo e malattia;
i sintomi primari e secondari;
i sintomi individuali e l'individualizzazione della terapia;
la scoperta dei sintomi causati dai farmaci (
proving);
le ipotesi degli omeopati moderni;
 
 
    RELAZIONE TRA SINTOMO E MALATTIA
    Hahnemann non rifuggiva dalle categorie diagnostiche usuali dell'epoca e nell'Organon sono nominate molte malattie identificate dalla medicina convenzionale: la malaria, lo scorbuto, il rachitismo, il vaiolo, etc. [ad es. in Organon, VI ed., par.38]. La diagnosi implica non solo il corretto riconoscimento dei sintomi, ma anche l'assegnazione dell'insieme di essi (la sindrome) ad una categoria definita (la malattia): cioe' Hahnemann nomina la malaria o il vaiolo come se fosse d'accordo con l'opinione comune che queste sono malattie ben identificate (cosa che le ricerche successive hanno confermato al di la di ogni dubbio).
    Nelle sue speculazioni piu' teoriche, pero' Hahnemann suggeriva che la diagnosi sia arbitraria, che qualunque complesso di sintomi possa presentarsi, e addirittura che una terapia incompletamente omeopatica (cioe' effettuata con un farmaco che riproduce solo una parte dei sintomi del paziente) possa guarire solo una parte dei sintomi [
9]. Questa ipotesi contraddice il concetto stesso di malattia e di diagnosi, ed e' evidente che non si po' guarire la meta' della malaria o due terzi dello scorbuto; dunque Hahnemann adotta e non adotta la nosologia della medicina convenzionale.
    Secondo Hahnemann, la malattia e' una entita' unica e indivisibile, la perturbazione della forza vitale; il sintomo e' la manifestazione di questa anomala condizione. In questo concetto il sintomo non e' l'indizio della malattia, e' la malattia stessa, o almeno la parte di essa che il paziente ed il medico possono osservare:
 
"It is clear that human diseases are nothing but groups of certain symptoms and that they are destroyed and changed into health (the process of all true cure) by means of medicinal substances, but only by those that can artificially produce similar disease symptoms." (E' chiaro che le malattie umane non sono altro che gruppi di alcuni sintomi e che esse sono distrutte e cambiate nello stato di salute (il processo di ogni vera cura) mediante le sostanze medicinali, ma soltanto quelle che possono artificialmente produrre sintomi simili.) Organon, VI ed., par.71.
 
"... all diseases are only dynamic disturbances of the vital principle and are not caused by anything material ..." (... tutte le malattie non sono che disturbi dinamici del principio vitale e non sono causate da nessuna cosa materiale ...) Organon, VI ed., nota al par. 282; ma si veda anche il rifiuto dell'anatomia patologica nel par.74 e sue note.
 
    Poiche' la componente spirituale della malattia (l'alterazione della forza vitale) e' inscindibilmente connessa a quella osservabile (l'insieme dei sintomi), senza l'intermediazione della lesione anatomica, secondo Hahnemann guarire tutti i sintomi significa guarire la malattia:
 
"To change diseases into health the only thing that must be removed is the totality of the subjective and objective symptoms." (Per cambiare la malattia in salute, la sola cosa che deve essere eliminata e' la totalita' dei sintomi soggettivi ed oggettivi.) Organon VI ed., par.22
 
 
    I SINTOMI PRIMARI E SECONDARI
    Hahnemann, che aveva una notevole cultura medica ed un certo talento di osservatore, aveva distinto i sintomi in due classi:
i SINTOMI PRIMARI, espressione del danno inferto alla forza vitale nel corso della malattia;
i SINTOMI SECONDARI, o reattivi, dovuti alla reazione della forza vitale che cerca di opporsi ai precedenti e di avviare un processo di guarigione.
    Oggi siamo in grado di definire con precisione le cause di molti sintomi e spesso riconosciamo in essi al tempo stesso l'espressione del danno anatomo-funzionale e la reazione dell'organismo; ma la distinzione di Hahnemann mantiene un certo valore non foss'altro teorico. Hahnemann pensava che in genere i sintomi secondari fossero esattamente opposti a quelli primari: ad es. se un arto viene immerso in acqua fredda, l'iniziale ipotermia (primaria) e' seguita da un aumento della circolazione e della temperatura (reazione secondaria) [
10].
    Sintomi primari e secondari sono caratteristici anche delle intossicazioni e delle terapie (che per Hahnemann sono intossicazioni intenzionali), ed Hahnemann specifica che quando si studiano i sintomi indotti da nuovi rimedi omeopatici (pratica del "proving") bisogna essere attenti a catalogare i soli sintomi primari, perche' la terapia omeopatica si fa soltanto sui questi sintomi: ovvero, secondo Hahnemann, un rimedio e' omeopatico ad una certa malattia di un certo paziente se i sintomi primari che esso induce nell'individuo sano sono il piu' possibile simili ai sintomi primari del paziente. C'e' una certa logica nella decisione che i sintomi secondari non contano nella scelta della terapia omeopatica: infatti il medico controlla la malattia iatrogena, non la reazione della forza vitale del paziente.
 
 
    SINTOMI INDIVIDUALI E SINTOMI COMUNI
    La distinzione tra sintomi primari e secondari non esaurisce la classificazione usata da Hahnemann che separava i sintomi individuali, caratteristici del paziente, da quelli comuni, caratteristici della malattia. Ancora una volta Hahnemann seguiva la piu' antica tradizione, pur senza usarne i termini, ed era ritornato
ai propria ed ai communia.
    Le conseguenze di questa distinzione sono molto importanti per la teoria: in primo luogo Hahnemann riteneva che i sintomi individuali fossero piu' rilevanti per la scelta del rimedio; in secondo luogo egli accusava la medicina convenzionale di privilegiare i sintomi comuni, che sono pochi o al limite uno soltanto, per la diagnosi e la scelta della terapia.
    Un grande vanto di Hahnemann (e degli omeopati moderni) e' l'INDIVIDUALIZZAZIONE della terapia, che comporta pero' una fede cieca nel determinismo, non giustificata dalle nostre conoscenze. Il risultato dell'individualizzazione non e' una terapia su misura per il paziente, ma una scelta totalmente arbitraria che privilegia i sintomi caratteristici del paziente lasciando una enorme discrezione al giudizio soggettivo dell'omeopata. Nessuna garanzia puo' essere fornita che una simile procedura porti al successo o all'insuccesso terapeutico, perche' solo la standardizzazione del protocollo terapeutico consente di raccogliere le casistiche necessarie a dimostrare l'efficacia terapeutica.
 
 
    IL PROVING
    All'epoca di Hahnemann l'azione dei farmaci usati nella terapia era nota in modo molto approssimativo: di alcuni farmaci "si conosceva" l'efficacia specifica (ad es. la Cinchona per la malaria o il succo di limone per lo scorbuto); di altri erano noti gli effetti sull'organismo sano mentre altri ancora appartenevano alla tradizione medica piu' antica. La teoria di Hahnemann, secondo la quale l'effetto dei farmaci doveva essere sistematicamente determinato sull'individuo sano (tecnica definita "proving") apparve a molti come una innovazione di grande valore ed Hahnemann ne era giustamente orgoglioso. Ben presto pero' il proving si rivelo' un'arma a doppio taglio e le polemiche che Hahnemann ingaggiava con i medici suoi contemporanei, indifendibili perfino per il suo biografo ufficiale
Hahel [11], peggiorarono le cose. Infatti in primo luogo il proving, condotto in assenza di controlli e nell'ingenua assunzione che ogni sensazione provata dal soggetto fosse dovuta al farmaco che aveva assunto, generava liste infinite di sintomi e sensazioni disparate, difficilmente credibili. In secondo luogo Hahnemann e molti suoi seguaci presero ad aggiungere alle liste di sintomi provati dagli sperimentatori sani i sintomi delle malattie che il farmaco aveva guarito (cosiddetto "proving clinico"). Alla fine del 1800 le liste di sintomi erano cosi' complesse e confuse che l'omeopata R. Hughes cerco' didi ripulirle, escludendo i sintomi ottenuti mediante provings clinici e alcuni dei sintomi meno credibili [12]; ma gli omeopati suoi contemporanei non lo seguirono ed il suo lavoro e' oggi in gran parte dimenticato.
La situazione attuale della materia medica omeopatica e' confusa: i provings sono ormai classici, e includono molti sintomi spuri (alcuni rimedi ne causerebbero piu' di 1000) ma, come descritto piu' oltre, in tests condotti in "cieco" (cioe' senza avvertire lo sperimentatore se sta prendendo il rimedio o una pillola apparentemente identica ma priva di attivita') hanno dimostrato che neppure gli omeopati riconoscono i loro rimedi. Inoltre l'ipotesi originale di Hahnemann e' caduta: per la grandissima maggioranza dei farmaci l'effetto terapeutico e' del tutto indipendente dai sintomi indotti nell'individuo sano.
 
 
    LE IPOTESI DEGLI OMEOPATI MODERNI
    Poiche' oggi le ipotesi vitalistiche sanno di stregoneria e sono diventate impresentabili, gli omeopati moderni le hanno silenziosamente eliminate dalla teoria, ed hanno sostituito la forza vitale con concetti quali la capacita' autoregolativa dell'organismo (cosiddetta
wisdom of the body), o cio' che l'organismo ha in piu' delle sue parti [14]. E' inutile dire che questi concetti sono tratti dalla scienza medica convenzionale, nella quale hanno altri nomi e caratterizzazione assai piu' precisa (omeostasi; proprieta' emergenti del sistema). Cio' che gli omeopati moderni mancano di riconoscere e' che negare la natura spirituale della forza vitale di Hahnemann vanifica molti dei suoi ragionamenti e precetti.
Nell'ambito di questa forza vitale despiritualizzata, gli unici sintomi rilevanti alla terapia sono quelli che Hahnemann chiamava secondari; molti omeopati moderni respingono del tutto i sintomi primari e ritengono di semplificare e rendere piu' forte la teoria assumendo che:
 
[The law of similars] "makes more sense, however, when symptoms are viewed as attempts on the part of the body to heal itself." (La legge dei simili diventa piu' ragionevole quando si guarda ai sintomi come tentativi da parte del corpo di guarirsi). [Gray, 2000, p.9].
 
    Hahnemann, come abbiamo visto, non pensava affatto che tutti i sintomi fossero "tentativi da parte del corpo di guarirsi": questa definizione puo' riferirsi soltanto ai sintomi secondari, ed anche questi non sono necessariamente autoterapeutici. E' ovvio che Gray (il quale peraltro segue omeopati precedenti) riscrive la teoria semplificandola: i sintomi sono tentativi di guarigione e la terapia mediante i simili serve a stimolarli e amplificarli. Hahnemann aveva invece sostenuto che esistono sintomi primari (non reattivi, della malattia) e sintomi secondari (reattivi) e che la terapia omeopatica passa attraverso la sostituzione della malattia naturale con quella iatrogena.
    Potrebbe sembrare che l'innovazione sia in fondo minore: la nuova teoria e' piu' plausibile dell'originale e mantiene la legge dei simili. Ci sono due ottime ragioni per respingere questa innovazione:
1) non e' vero che tutti i sintomi siano tentativi di guarigione, ed anzi spesso portano a morte il paziente: qui Hahnemann aveva ragione contro i suoi superficiali seguaci. Ad esempio le convulsioni non arrestano le emorragie cerebrali, la caduta dei denti non guarisce lo scorbuto, le crisi dolorose non arrestano il decorso della tabe dorsale e cosi' via.
2) Come aveva notato l'omeopata R. Hughes il quale criticava questa semplificazione gia' alla fine del XIX secolo, Hahnemann riteneva che la legge dei simili si applicasse soltanto ai sintomi primari e aveva composto la sua materia medica raccogliendo quelli che riteneva essere i sintomi primari di ciascun farmaco. Una cura nella quale il farmaco e' scelto confrontando i sintomi reattivi del paziente con quelli (primari) riportati nei trattati di Materia Medica non e' omeopatica e non obbedisce alla legge dei simili.

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    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E NOTE
 
1: Il manifesto della nuova anatomia del Rinascimento e' considerato il De humani corporis fabrica di Andrea Vesalio del 1540; quello della nuova fisiologia l'Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus di William Harvey del 1628.
 

2: Il padre dell'anatomia patologica moderna e' Giovanni Battista Morgagni che nel 1761, all'eta' di ottant'anni, pubblica il suo De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis.
 

3: Ad esempio Ambroise Pare', chirurgo militare, rinuncia alle terribili medicazioni dell'epoca e si limita a pulire e fasciare le ferite, ottenendo migliori risultati, che commenta con la frase divenuta famosa: "io l'ho bendato e Dio l'ha guarito", una dichiarazione dell'inutilita' delle terapie disponibili.
 

4: Tra gli altri Hahel, il piu' famoso biografo di Hahnemann, cita (p.170) Hufeland professore di medicina a Berlino ed editore di una rivista medica sulla quale Hahnemann pubblicava frequentemente i suoi articoli.
 

5: La teoria miasmatica delle epidemie, sostenuta gia' da Ippocrate, attribuisce la causa delle epidemie al fatto che ciascun abitante del luogo colpito e' esposto, indipendentemente da ciascun altro, a fattori ambientali comuni (aria malsana, stagione umida o secca, etc.). La teoria del contagio, riportata tra gli altri da Tucidide a proposito della peste di Atene, sostiene che la malattia epidemica si trasmette da un individuo all'altro e richiede il contatto interumano. Entrambe le teorie possono essere vere, a seconda della malattia considerata: ad esempio l'ipotiroidismo ipoiodico potrebbe rientrare tra le epidemie miasmatiche mentre l'influenza o il morbillo rientrano tra quelle contagiose. Il colera e la febbre gialla, attivamente dibattuti all'epoca di Hahnemann non si confanno propriamente a nessuna delle due, e rappresentano varianti delle epidemie contagiose nelle quali il germe e' trasmesso in modo indiretto dall'individuo malato al sano, senza bisogno di contatto diretto.
 

6: I germi non sono una scoperta di Hahnemann: erano stati osservati dai primi microscopisti, ed in particolare dal naturalista olandese van Leeuwenhooek alla fine del milleseicento; ma non era certo che fossero responsabili di malattie.
 

7: cit. in Coulter, 1994, Divided Legacy, vol.I, p.276; in effetti Galeno i medici della scuola razionalista non annettevano al sintomo altra importanza che quella di permettere la diagnosi della condizione morbosa sottostante; la diagnosi, a sua volta, era essenziale per la scelta della terapia. Per contro Hahnemann riteneva, con ridicolo anacronismo, che i sintomi costituissero l'
intera parte materiale della malattia, e che oltre a questi vi fosse soltanto la perturbazione della forza vitale, di natura spirituale. E' implicito nella teoria di Hahnemann, ed e' stato esplicitato ad es. da Gray (2000), che la diagnosi e' irrilevante ai fini della scelta della terapia omeopatica.
 
8: cit. in Nuland S.B. (1988) "I figli di Ippocrate", ed. It. Mondadori, Milano, 2002.
 

9: Organon VI ed., aforismi 162-168.
 

10: Sui sintomi primari e secondari si veda Organon, VI ed. par. 63-67; si veda inoltre Hughes 1893, A manual of pharmacodynamics, B. Jain, New Delhi, India, 2001, Lecture V.
 

11: "... Hahnemann used to imagine himself able to despatch his opponent with a few severe, general phrases and with rather irrelevant retorts." Hahel R. (1922) Samuel Hahnemann, his life and work, B. Jain New Delhi, India, ed. 2003, p.125. "Unfortunately Hahnemann was again on this occasion induced to commit lamentable exaggerations about the dynamic effects of high potencies." ibid. p.126.
 

12:
Campbell A.; Hughes cit.
 

13: Il termine "wisdom of the body" fa riferimento alle capacita' autoriparative del nostro corpo ed e' usato da D. Ullman.
 

14: Dooley T., "Beyond flat earth medicine", Timing, San Diego, CA, USA, 1995.
 

15: Che il sintomo sia espressione di un processo riparativo e' sostenuto da molti omeopati moderni; la citazione riportata e' di Gray B., "Homeopathy, science or myth?", North Atlantic Books, Berkeley, CA, USA, 2000; ma il lettore puo' consultare anche Bellavite P. e Signorini A. "The emerging science of homeopathy", North Atlantic Books, Berkeley, CA, USA, 2002.
 

16: Hughes 1893, A manual of pharmacodynamics, B. Jain, New Delhi, India, 2001, Lecture V, p.67-70

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